Il 24 maggio 1822 l'Ecuador ottiene l'indipendenza dalla Spagna, a seguito della Battaglia di Pichincha, confluendo nella confederazione della Grande Colombia. L'autonomia totale arriverà solo 8 anni più tardi, nel 1830.
L'Ecuador, in origine, era frammentato tra varie tribù, tra cui i Mantena e i Canari. Intorno al 1460 l'Impero Inca, proveniente dall'odierno Perù, estende la sua dominazione anche all'area ecuadoriana con la forza: sotto Tùpac Yupanqui, l'Impero annette i territori Canari, costringendoli a emigrare verso il nord dell'Impero. Negli anni successivi gli Inca consolidano il potere sulla zona, con accordi commerciali e alleanze matrimoniali, ma non si addentrano nella foresta amazzonica, considerata sacra.
Alla morte di Huayna Capac, figlio di Tùpac Yupanqui, l'Impero viene diviso tra i due figli: Atahualpa, primogenito, riceve la parte nord, con capitale Quito, mentre il fratello Huàscar la parte sud, mantenendo la capitale Cuzco. Poco dopo l'arrivo degli europei nel continente, nei primi anni del '500, l'Impero Inca si consuma in una guerra civile fratricida: Atahualpa marcia su Cuzco, uccide il fratello e l'intera famiglia reale a lui fedele e riunifica l'Impero.
Quando il contingente spagnolo, guidato da Francisco Pizarro, arriva in Sudamerica nel 1526, trova l'Impero dilaniato dalla guerra civile, rendendo ancora più semplice l'operazione di conquista. Nel 1532 Pizarro organizza un incontro con Atahualpa, nel forte di Cajamarca. Pizarro ordina all'Imperatore Inca di convertirsi al cattolicesimo e dichiararsi vassallo della Spagna, suscitando la reazione indignata di Atahualpa, che rifiuta gettando la Bibbia a terra. Gli spagnoli, come rappresaglia, massacrano tutti gli Inca presenti e catturano Atahualpa, che promette di coprirli d'oro in cambio della vita. Tuttavia, dopo un processo farsa, Pizarro ordina la morte di Atahualpa per strangolamento.
Con la promessa di ottenere l'oro dell'imperatore, gli spagnoli si alleano con i Canari del condottiero Ruminahui per marciare su Quito ma, una volta raggiunta la capitale, non trovano l'oro e sterminano gli alleati Canari.
Gli spagnoli si dedicano a fondare nuove città, che ancora oggi sono i centri principali dell'Ecuador: Guayaquil nel 1538, Loja nel 1548, Cuenca nel 1557 e Ibarra nel 1606. Nel 1563 gli spagnoli stabiliscono a Quito la capitale amministrativa della regione, parte del Vicereame del Perù.
Il destino di Quito, tuttavia, è tormentato. La città diventa più volte bersaglio di attacchi da parte dei pirati, il più grande dei quali fu il doppio assalto del 1687 da parte di George d'Hout, Picard e Groniet, che lascia la città semidistrutta e saccheggiata.
Nel corso dell'Ottocento è in Ecuador che nascono i primi moti indipendentisti del Sudamerica. Il 10 agosto 1809 il governo locale, guidato da Juan de Salinas, dichiara l'indipendenza dell'Ecuador. Anche se il tentativo viene soppresso nel giro di due mesi dalle truppe del colonnello Manuel Arredondo y Pellegrìn, che circondano la città e giustiziano i responsabili, Quito si guadagna il titolo di "Luce delle Americhe" per il suo ruolo di avanguardia nel processo d'indipendenza dell'America Latina. Il 10 maggio è ancora oggi festa non ufficiale dell'indipendenza.
I veri moti di indipendenza iniziano nel 1820. Il 9 ottobre il dipartimento di Guayaquil, guidato dal poeta Josè Joaquin de Olmedo, si dichiara indipendente, insieme a molte delle province costiere come Esmeraldas e Cuenca. La battaglia decisiva avviene il 24 maggio 1822 a Pichincha: l'Ecuador, a seguito della vittoria grazie ad Antonio Josè de Sucre, si unisce alla Grande Colombia di Simòn Bolìvar, fondata tre anni prima, che comprendeva anche Colombia, Venezuela e Panama. A Guayaquil si tiene uno storico incontro tra i due grandi padri dell'indipendenza del Sudamerica, Simon Bolìvar e Josè de San Martìn, autore dell'indipendenza di Argentina, Cile e Perù. I due concordano sulla necessità di un Sudamerica unito, il primo come repubblica e il secondo come monarchia.
Il sogno della Grande Colombia di Simòn Bolìvar muore con il suo fondatore, anzi, leggermente prima. Nel 1830 il generale Juan Josè Flores è il primo capo di Stato dell'Ecuador indipendente, rapidamente deposto e seguito da una serie di brevi mandati sempre più autoritari fino a Gabriel Garcìa Moreno, nel 1860.
Inizia anche una disputa territoriale con il Perù, che aveva occupato territori rivendicati dall'Ecuador in base a spartizioni che risalivano al periodo coloniale e siglato un trattato autonomo con il Brasile nel 1851, ignorando le altre rivendicazioni. L'Ecuador sigla trattati con il Brasile nel 1904 e con la Colombia nel 1916. Solo nel 1935, con la mediazione degli Stati Uniti, i due Paesi avviano negoziati, con il ritiro del Perù due anni dopo senza nulla di fatto.
Ecuador e Perù arrivano alla guerra nel 1941, durante la Seconda Guerra Mondiale, quando i secondi occupano la provincia di El Oro. Dopo un anno, con la mediazione ancora una volta degli Stati Uniti, l'Ecuador viene costretto ad accettare un trattato di pace che riconosca le annessioni peruviane. Nel 1944 la Rivoluzione di Maggio depone il dittatore Carlos Arroyo Del Rìo, aprendo la strada alla democrazia.
Negli Anni '60 le compagnie straniere iniziano a sfruttare il petrolio dell'Ecuador, costruendo un oleodotto nel 1972 che rende lo Stato il secondo esportatore di petrolio del Sudamerica. Nello stesso anno un colpo di Stato depone il Presidente Josè Maria Velasco Ibarra in favore del generale Guillermo Rodrìguez. Rodrìguez viene poi deposto nel 1976 da un altro golpe guidato dall'ammiraglio Alfredo Poveda, che, dopo proteste di massa, predispone un piano per il ritorno alla democrazia, avvenuto nel 1979 con l'elezione di Jaime Roldòs Aguilera.
Negli Anni '80 ricominciano le schermaglie con il Perù nella frontiera meridionale, che culminano in una guerra su larga scala nel 1995, la Guerra del Cenepa. Nel 1998 la disputa cessa definitivamente con l'Atto di Brasilia, un trattato di pace di cui si fanno garanti Stati Uniti, Argentina, Brasile e Cile.
Nel 2000 l'Ecuador, per affrontare le ristrettezze economiche, abbandona il sucre e adotta il dollaro e nel 2008 dichiara illegittimo il debito contratto dai precedenti regimi autoritari e, pur potendo, rifiuta di onorarlo, andando in un'anomala forma di default.
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