L'ultimo Papa benedettino, restauratore del potere papale post napoleonico e della Compagnia di Gesù. Il 20 agosto 1823 moriva a 81 anni Pio VII, al secolo Gregorio Chiaramonti.
Barnaba Chiaramonti nasce a Cesena il 14 agosto 1742. È il penultimo figlio del conte Scipione Chiaramonti e della marchesa Giovanna Ghini, che in seguito si farà monaca carmelitana a Fano. I Chiaramonti erano in stretti rapporti con la famiglia nobile dei Braschi, a cui apparterrà il suo predecessore Pio VI: Cesena, infatti, darà alla Chiesa due Papi consecutivi, per un totale di quasi 50 anni.
Entrato nel Collegio dei Nobili di Ravenna, a 14 anni lasciò gli studi per farsi monaco, entrando nel monastero benedettino di Santa Maria del Monte di Cesena. Come novizio, scelse il nome di Gregorio, proseguendo gli studi a Padova e Roma, al Collegio di Sant'Anselmo, all'interno dell'abbazia di San Paolo Fuori le Mura.
Divenuto docente di teologia, Gregorio inizia a insegnare nei conventi benedettini a Parma e Roma. La sua carriera prende una svolta con l'elezione papale del concittadino Giovanni Angelo Braschi, che il 15 febbraio 1775 ascende al Soglio Pontificio con il nome di Pio VI. Braschi, infatti, lo nomina, a soli 33 anni, priore dell'Abbazia di San Paolo Fuori le Mura.
Il 16 dicembre 1782, a 40 anni, viene nominato vescovo di Tivoli. Succede a Giulio Matteo Natali, mancato ad agosto. Viene consacrato il 21 dicembre successivo dal cardinale Francesco Saverio de Zelada, Archivista, Bibliotecario e Arciprete della Basilica di San Giovanni in Laterano.
Il 14 febbraio 1785, a 42 anni, viene nominato vescovo di Imola. Succede al cardinale Giovanni Carlo Bandi, mancato a marzo 1784, zio di Pio VI. Il 27 giugno successivo viene creato cardinale presbitero di San Callisto da Pio VI. Sulla sede di Imola non fece mai mistero delle sue idee progressiste, sostenendo la conciliabilità del Vangelo con la democrazia e per un forte carisma personale.
Dal 1798 iniziò un periodo molto difficile per la Chiesa. In quella data, infatti, le truppe di Napoleone invadono lo Stato Pontificio e deportano l'anziano Pio VI in Francia, lasciando la Curia Romana vacante e i cardinali in fuga o in carcere. Il Papa, in un breve mai pubblicato, aveva autorizzato i cardinali a tenere il Conclave nel luogo in cui essi si trovassero a maggioranza relativa, nel caso in cui a Roma fosse impossibile.
Il 29 agosto 1799, a 81 anni, Pio VI morì in prigionia a Valence, in Francia, venendo sepolto nel locale cimitero come un cittadino qualunque. Il Decano del Collegio Cardinalizio Giovanni Francesco Albani, a cui spettava l'onere di trovare un luogo adatto per il Conclave, accettò l'offerta dell'imperatore Francesco II d'Asburgo di convocare i cardinali a Venezia, da poco annessa all'Impero Austriaco. Sarà l'ultimo Conclave a svolgersi al di fuori di Roma. Albani scelse come sede la Basilica di San Giorgio Maggiore, sull'omonima isola, con l'annessa abbazia come sede del Collegio Cardinalizio.
I cardinali iniziarono lentamente ad arrivare a Venezia, mentre i porporati già presenti celebrarono i novendiali per la morte del Pontefice. Il numero di cardinali, peraltro, era il più risicato da tre secoli: i porporati, infatti, erano appena 46, di cui solamente 35 riuscirono a raggiungere Venezia. Essendo deceduto il Camerlengo senza essere sostituito, il Collegio Cardinalizio elesse come suo successore il nipote di Pio VI, Romoaldo Braschi-Onesti.
Il cardinale Albani aprì il Conclave il 30 novembre 1799, in modo da avere un Papa già eletto all'apertura del Giubileo del 1800, prevista per il 24 dicembre. Purtroppo, ciò non fu possibile, visto che le votazioni si protrassero per oltre 3 mesi. I candidati, infatti, erano pochi e il peso di ogni singolo voto era molto grande, visto il numero ristretto di cardinali.
Il Sacro Collegio si ritrovò diviso tra i cardinali Alessandro Mattei e Carlo Bellisomi, sponsorizzato dalla monarchia asburgica, che cercò in ogni modo di interferire nell'elezione. Con una maggioranza richiesta di 24 voti, nessuno volle concedere a Bellisomi i 5 voti che gli mancavano. Tutte le candidature proposte nei mesi successivi caddero una a una, per infermità del candidato o per il veto dell'imperatore.
Fu infine il cardinale Antonio Dugnani a proporre la candidatura di Chiaramonti per superare lo stallo. L'interessato tuttavia rifiutò: non solo non era interessato al papato, ma era anche fortemente contrario alla condizione posta dall'imperatore per consentirne l'elezione, ossia la nomina del cardinale Ludovico Flangini, Uditore della Rota Romana, come Segretario di Stato. Tuttavia, il suo nome divenne ben presto l'unica alternativa possibile, in quanto tra i pochi non bruciati, non compromesso con alcuna monarchia e non toccato da veti.
Il 14 marzo 1800, a 57 anni, il cardinale Gregorio Chiaramonti venne eletto Papa all'unanimità. Messo davanti al fatto compiuto dell'elezione, accettò, assumendo il nome di Pio VII, in omaggio al predecessore e mantenendo il titolo di vescovo di Imola. Sarà l'unica volta nella storia in cui un Conclave farà saltare l'apertura di un anno giubilare, che non si sarebbe poi in alcun modo celebrato. Dopo l'iniziale soddisfazione per l'elezione, Francesco II offrì a Pio VII il suo aiuto per tornare a Roma in cambio di Bologna, Ferrara, Imola e Ravenna. Pio VII rifiutò e l'imperatore negò l'autorizzazione all'incoronazione nella Basilica di San Marco, motivo per cui la cerimonia si tenne nella Basilica di San Giorgio Maggiore.
Il nuovo Papa ricevette da Napoleone l'autorizzazione al rientro a Roma e alla restaurazione dello Stato Pontificio, che avvenne a luglio 1800, anche in questo caso con la contrarietà di Francesco II. Nominato il fedele Ercole Consalvi Segretario di Stato, firmò con Napoleone un Concordato nel 1801 in cui ristabiliva la Chiesa francese e rapporti diplomatici tra Francia e Santa Sede. In cambio, Napoleone voleva dal Papa un'incoronazione imperiale. In segno di pace, l'imperatore concesse anche la restituzione della salma di Pio VI, che venne trasportata a Roma passando per Genova e Pisa. Infine, il 17 febbraio 1802 Pio VII celebrò i solenni funerali e ne ordinò la sepoltura nelle Grotte Vaticane. Sarà l'unica volta nella storia in cui un Papa celebra i funerali di un altro Papa insieme al 5 gennaio 2023, quando Papa Francesco ha celebrato i funerali del Papa emerito Benedetto XVI.
Nel 1804 il Papa si recò a Parigi per incoronare Napoleone nella cattedrale di Notre Dame, riorganizzando nel contempo le diocesi francesi e ricevendo sinceri attestati di stima dalla popolazione. Le frizioni ricominciarono nel 1805, quando Napoleone annullò il matrimonio del fratello Girolamo con l'americana Elizabeth Patterson, prerogativa che da Concordato spettava solo al Papa.
Napoleone decise infine di marciare nuovamente su Roma: il 2 febbraio 1808 la città venne nuovamente occupata dai francesi e lo Stato Pontificio venne annesso alla Francia. Pio VII venne nuovamente arrestato, come il predecessore e, insieme al cardinale Bartolomeo Pacca, suo Segretario di Stato, incarcerato a Grenoble. Napoleone, tuttavia, vedendo la reazione di sdegno dei monarchi cattolici, scelse di tenerlo prigioniero in Italia, portandolo a Savona, nel Palazzo del Vescovado, dove arrivò dopo 42 giorni di viaggio. Al papa venne chiesto di riconoscere l'investitura dei vescovi francesi, cosa che concesse solo dopo 2 anni in forma verbale, provato dalla febbre e dalla prigionia.
Nel 1812 Napoleone, dopo tre anni a Savona, ordinò che venisse trasferito nel castello di Fontainebleau, vicino a Parigi, dove lo avrebbe personalmente incontrato di ritorno dalla Campagna di Russia. Durante il valico del passo del Moncenisio, le condizioni di salute del Papa si aggravarono al punto che gli venne impartita l'estrema unzione. Nel 1813, dopo un iniziale cedimento, ritirò la propria firma dall'umiliante Concordato imposto dalla Francia e dichiarò nulle le nomine dei vescovi francesi e gli atti da loro compiuti.
Il 19 ottobre 1813 Napoleone venne sconfitto a Lipsia e, vista la penetrazione delle truppe nemiche in Francia, ordinò che facesse ritorno a Savona. Tuttavia, durante il viaggio, folle plaudenti salutarono il passaggio del Papa e Roma venne liberata. Messo alle strette dagli eventi politici, il 31 marzo 1814 Napoleone lo condusse infine a Bologna e lo liberò. Il Papa si recò a Imola, diocesi che continuava formalmente a reggere, Forlì, la natale Cesena, Ravenna e Loreto. Infine, il 24 maggio 1814 rientrò trionfalmente a Roma, al Palazzo del Quirinale, dopo 4 anni e 10 mesi di prigionia.
Dopo aver ristabilito la Compagnia di Gesù, inviò il cardinale Consalvi al Congresso di Vienna, che ristabilì lo Stato Pontificio nei confini pre napoleonici. Tuttavia, nel 1815, un attacco del Re di Napoli Gioacchino Murat lo constrinse a fuggire nuovamente da Roma per tre mesi, dove toccò Genova, Torino, Bologna e Firenze, rientrando a Roma il 7 giugno. Roma divenne in seguito meta di famiglie regnanti in esilio, tra cui molti familiari di Napoleone, verso cui Pio VII si dimostrò eccezionalmente magnanimo.
Anziano e provato da un pontificato lungo e travagliato, il 6 luglio 1823 Pio VII cadde e si ruppe un femore. Le sue condizioni di salute peggiorarono rapidamente e il Papa morì il 20 agosto 1823, a 80 anni. Si chiudeva così, dopo oltre 23 anni, il secondo pontificato (all'epoca) più lungo della storia, immediatamente dopo il suo predecessore Pio VI (24 anni e 6 mesi).
Il cardinale Consalvi pagò il monumento funebre a Bertel Thorvaldsen, protestante, all'interno della Basilica di San Pietro, unica opera d'arte della Basilica realizzata da un artista non cattolico.
Il 28 settembre successivo gli succederà il cardinale Annibale Della Genga, eletto Papa con il nome di Leone XII.
Nel 2021, su impulso della diocesi di Savona - Noli, si è aperto il processo di beatificazione di Pio VII.
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