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900° - Apertura del Primo Concilio Lateranense

Il nono Concilio nella storia della Chiesa, il primo a svolgersi in Occidente. Il 18 marzo 1123 si apriva, nella Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma, il Primo Concilio Lateranense, chiuso l'11 aprile successivo, convocato da Callisto II dopo il Concordato di Worms.

Il Primo Concilio Lateranense fu il primo nella storia a essere celebrato in Occidente e si tenne nella Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma dal 18 marzo all'11 aprile 1123, convocato da Papa Callisto II

Il Concilio seguiva un atto storico per il Medioevo, ossia il Concordato di Worms, che poneva fine alla lotta per le investiture dopo quasi un secolo. Nel 1073 Gregorio VII, eletto per acclamazione spinse verso l'autonomia e la superiorità della Chiesa rispetto al potere imperiale. Nel 1059 Niccolò II aveva stabilito le norme che regolano il Conclave, in cui l'elezione del Papa è riservata ai soli cardinali, visto che nel 1046 l'imperatore Enrico III era sceso in Italia per partecipare al Concilio di Sutri e aveva deposto tutti i tre contendenti al soglio pontificio, ognuno espressione di una fazione della nobiltà romana e residente in diverse zone di Roma dopo la fuga di Benedetto IX (che tornerà Papa altre 2 volte, caso unico nella storia). Enrico III aveva quindi fatto eleggere il vescovo di Bamberga Suidger con il nome di Clemente II, che lo incoronò imperatore in San Pietro la notte di Natale ma morì nemmeno un anno dopo.
Nel 1073, però, era l'impero a trovarsi in una situazione precaria: Enrico III era morto prematuramente a soli 39 anni e l'erede al trono era il giovane Enrico IV, ancora minorenne, con la debole moglie Agnese di Poitou come reggente e una ribellione in Sassonia da affrontare. Nel 1075 Gregorio VII emanò il Dictatus Papae, una bolla che conteneva 27 proposizioni che enunciavano la superiorità del potere papale su qualunque altro, compreso quello imperiale. Enrico, che ancora non era stato incoronato, rispose convocando nel 1076 un Sinodo della Chiesa tedesca a Worms, che non riconobbe la bolla papale e anzi arrivò a giudicare invalida la sua elezione, dichiarandolo deposto. Gregorio rispose scomunicando l'imperatore: era il ribaltamento dei ruoli rispetto al padre, in cui era stato l'Impero a imporre il vertice della Chiesa. Il carisma del Papa portò rapidamente vescovi e principi tedeschi dalla sua parte, che diedero a Enrico tempo un anno per ottenere la riabilitazione papale, altrimenti sarebbe stato considerato deposto.
Enrico IV fu quindi costretto a scendere in Italia, a Canossa, dove il Papa era ospite della contessa Matilde, e chiedere formalmente perdono. La leggenda dice che l'imperatore venne fatto attendere per 3 giorni al gelo fuori dal castello in abito da penitente. Gregorio VII, comunque, revocò la scomunica, appena 5 giorni prima dell'avvio della dieta che, ad Augusta, avrebbe dovuto sancire la deposizione dell'imperatore. 
Alcuni principi tedeschi, comunque, elessero come imperatore il duca Rodolfo di Svevia, accusando Enrico di pratiche simoniache. Il duca ottenne l'appoggio papale ma la sua rivolta venne stroncata con le armi da Enrico nel 1080, causando una seconda scomunica papale. Enrico reagì nominando Papa l'arcivescovo Guiberto di Ravenna. Gregorio VII, per parte sua, stipulò allora un trattato di pace con i normanni di Roberto d'Altavilla e Roberto il Guiscardo, che erano stati scomunicati, ritirando ogni provvedimento e ogni pretesa papale sui territori dell'Italia meridionale, in cambio di difesa militare se necessario.

Ildebrando di Soana, monaco cluniacense, venne eletto Papa per acclamazione (quindi contravvenendo alle norme canoniche) nel 1073 con il nome di Gregorio VII. Dopo aver costretto all'umiliazione di Canossa l'imperatore Enrico IV, fu costretto a fuggire da Roma dopo il Sacco del 1081 e morì in esilio nel 1085 a Salerno, dove la sua tomba si trova ancora oggi

Nel 1081 Enrico IV decise di risolvere la diatriba contro Gregorio VII con la forza, calando sull'Italia. Dopo 7 mesi di assedio, l'imperatore conquisto la maggior parte di Roma ed elesse al soglio pontificio Guiberto di Ravenna con il nome di Clemente III. I normanni giunsero in soccorso del Papa, ma misero la città a ferro e fuoco. Il Sacco di Roma del 1081 fu il secondo della storia dopo quello dei Goti nel 410 e prima di quello dei lanzichenecchi di Carlo V nel 1527. 
In breve, tuttavia, Gregorio VII divenne talmente impopolare per la serie di sventure che aveva attirato sulla città da essere costretto all'esilio a Salerno, sotto la protezione di Roberto d'Altavilla, dove morì nel 1085. Clemente III rimarrà a Roma fino al 1094, prima di fuggire a Ravenna. 
Per tre anni i cardinali non riuscirono a eleggere un Papa, salvo Desiderio di Montecassino, Papa Vittorio III, durato appena 10 mesi. Nel 1088 a Terracina venne eletto Papa Ottone di Lagery, che assunse il nome di Urbano II e impresse una decisa politica antiimperiale, approfittando del fatto che Enrico IV era occupato a fronteggiare rivolte in Baviera e Lorena, quest'ultima contro il suo stesso figlio, il re di Germania Corrado. Nel 1094 il Papa tornò a Roma e nel 1095 si recò in Francia, al Concilio di Clermont, dove pronunciò un appello alla cristianità a prendere le armi per liberare la Terrasanta, indicendo la Prima Crociata.
Nel 1099 a Urbano II succedette Pasquale II (Rainerio Raineri di Bleda, anch'egli monaco cluniacense), che appoggiò la congiura contro l'imperatore ordita dalla moglie Adelaide e dal secondo figlio, che portò all'incarcerazione e deposizione di Enrico, che morirà in esilio a Liegi nel 1106 ancora scomunicato e senza poter essere sepolto in terra consacrata.
Enrico V, una volta salito al trono, si dimostrò comunque ostile a rinunciare alle investiture, ma trattò con Pasquale II scendendo in Italia, anche per il desiderio di essere incoronato, a differenza del padre. Nel 1111 le due parti arrivarono a un compromesso: l'imperatore rinunciò alle investiture secolari ma in cambio ottenne che i vescovi cedessero le insegne, vale a dire i diritti su città, ducati, marchesati, pedaggi, valute sui mercati che detenevano in base alle loro funzioni amministrative. Nonostante la forte opposizione della maggior parte dei cardinali, Pasquale II accettò di incoronare Enrico imperatore, ma durante la cerimonia quest'ultimo si rimangiò la parola. Al rifiuto di Pasquale di incoronarlo, Enrico rispose imprigionandolo e costringendolo a firmare il Privilegio di Ponte Mammolo, che non solo lo dichiarava incoronato ma gli conferiva il potere esclusivo di investitura.
L'imperatore si attirò tuttavia in questo modo il malcontento dei principi tedeschi, che appoggiarono la decisione papale di convocare un Concilio che annullasse il documento l'anno successivo e, nel 1114, la scomunica papale, a cui Enrico rispose annettendo i domini di Canossa. Alla morte di Pasquale II nel 1118 venne eletto Giovanni di Gaeta con il nome di Gelasio II, che rifiutò qualunque trattativa con l'imperatore per paura di venire imprigionato. Enrico V, come il padre, nominò allora un antipapa, il francese Maurice Bourdin, come Gregorio VIII, e occupò Roma. Gelasio fuggì prima a Gaeta, poi a Benevento, Marsiglia e nel monastero di Cluny, dove morì a gennaio 1119 dopo poco più di un anno di pontificato.

Il 23 settembre 1122 il Concordato di Worms siglato tra Papa Callisto II e l'imperatore Enrico V poneva fine alla lotta per le investiture. Il documento è il riconoscimento dell'autonomia del papato rispetto al potere imperiale e stabilisce che in Germania l'investitura imperiale precedesse quella papale, mentre nel resto dell'impero sarebbe stato il contrario, ma la scelta dei vescovi sarebbe stata appannaggio solo del Papa

Il Conclave, riunito nel monastero di Cluny, elesse Guido dei Conti di Borgogna, arcivescovo di Vienne, come Papa Callisto II. Nel 1120 il Papa rientrò a Roma e iniziò una complessa serie di negoziati, in cui giocò un ruolo chiave il cardinale Lamberto da Bologna, vescovo di Ostia e suo futuro successore con in nome di Onorio II nel 1124.
La trattativa vera e propria prese avvio quando il Papa accettò di ritirare la scomunica contro Enrico V senza alcuna penitenza in cambio. La lotta per le investiture finì così ufficialmente il 23 settembre 1122 con la firma del Concordato di Worms, in 
base a cui l'imperatore rinunciava al diritto di investire i vescovi dell'anello e del bastone pastorale, simboli del loro potere spirituale, riconoscendo solo al Pontefice tale funzione, e concedeva che in tutto l'impero l'elezione e la consacrazione dei vescovi fossero libere. Il Papa, a sua volta, riconosceva all'imperatore il diritto, in Germania, di essere presente alle elezioni episcopali e di investire i prescelti dei loro diritti laici feudali. Inoltre, soltanto in Germania, l'investitura feudale precedeva quella episcopale, mentre nei territori di Italia e Borgogna dell'Impero rimanevano in vigore le regole precedenti.
La fine della lotta per le investiture e la riconosciuta autonomia del papato dal potere imperiale portarono così alla convocazione di un Concilio, il Primo Concilio Lateranense, a Roma nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Era il primo Concilio dopo trecento anni e il primo a svolgersi in Occidente. Il precedente, infatti, era stato il Quarto Concilio di Costantinopoli (869-870), prima dello Scisma d'Oriente del 1054.
Il Concilio, su cui ci sono scarse informazioni, servì come solenne conferma dei risultati raggiunti con il Concordato, a partire dalla separazione delle autorità temporali e spirituali e il divieto dei monarchi di interferire nelle elezioni papali. L'assise si aprì il 18 marzo 1123 e si chiuse l'11 aprile successivo, dopo aver approvato 25 canoni. Il Concilio sarà seguito a stretto giro dal Secondo Concilio Lateranense, convocato nel 1139 da Innocenzo II

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