L'uomo della vittoria nella Seconda Guerra Mondiale, ma anche l'ideatore dei gulag e dell'Holodomor. Il 5 marzo 1953 moriva a 74 anni Iosif Stalin, dittatore dell'Unione Sovietica e Segretario Generale del PCUS per 31 anni.
Iosif Vissarionovič Džugašvili nacque a Gori il 6 dicembre 1878. La Georgia indipendente allora non esisteva e il Paese era una semplice provincia dell'Impero Russo. Figlio di un calzolaio e di una contadina, visse l'infanzia in un contesto familiare difficile. A 10 anni venne iscritto alla Facoltà Teologica Ortodossa di Gori, al termine della quale si iscrisse al Seminario Teologico Ortodosso di Tbilisi.
Proprio negli anni nella capitale si avvicinò alle idee marxiste, in particolare all'ala più rivoluzionaria, unendosi all'organizzazione Terzo Gruppo. Le sue idee socialdemocratiche e la propaganda che portava avanti gli valsero l'espulsione dall'università all'ultimo anno, con un'autorizzazione comunque a insegnare nelle scuole elementari.
Iosif venne quindi ammesso a vent'anni all'Osservatorio Fisico di Tbilisi come calcolatore e osservatore. Nel mentre continuò il suo attivismo, tenendo i primi comizi e organizzando quindici giorni di sciopero nelle officine ferroviarie della città. Nel 1901 ne venne ordinato l'arresto, ma Iosif riuscì a fuggire ed entrò in clandestinità.
Si trasferì a Batumi, dove venne arrestato e deportato per tre anni in Siberia. Scarcerato nel 1904, tornò a Tbilisi dove iniziò a costruire i primi soviet di operai e contadini. Pubblicò il suo primo saggio, fondò un periodico socialista e, nel 1905, incontrò per la prima volta Vladimir Lenin a Tampere, in Finlandia.
In quegli anni il futuro dittatore iniziò anche un'attività di brigantaggio tra Georgia e Azerbaigian per guadagnare risorse per il Partito Operaio Socialdemocratico Russo (POSDR). Iosif venne arrestato altre due volte, nel 1908 e nel 1913, spendendo un totale di altri 7 anni in prigione. Nel 1912 venne chiamato da Lenin a far parte del Comitato Centrale del neonato Partito Comunista dell'Unione Sovietica (PCUS).
Nel 1917, durante il periodo della Rivoluzione d'Ottobre, rifondò e assunse la direzione della Pravda, fondata da Trotskij nel 1908 e chiusa dopo poco tempo per mancanza di fondi. A novembre entrò nel governo provvisorio sovietico, che firmò l'uscita della Russia dalla Grande Guerra nel 1918, come commissario per le minoranze. Fu lui a elaborare la Dichiarazione dei Popoli della Russia, un documento che sanciva l'autonomia delle varie nazionalità all'interno del nuovo Stato sovietico e a gestire gli accordi di pace con l'Ucraina.
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Stalin morì all'alba del 6 marzo 1953 nella sua villa di Kuncevo, alla periferia di Mosca, all'età di 74 anni. Aveva avuto un ictus 5 giorni prima, quando era chiuso nella sua stanza blindata, ed era stato soccorso un giorno dopo perché le guardie non osavano disturbarlo |
Con l'avanzare della malattia di Lenin, durante gli anni della guerra civile con i menscevichi crebbe la rivalità tra Trotskij e Iosif, che nel frattempo si era guadagnato il soprannome di Stalin ("Uomo di ferro") per la sua rigidità nell'organizzare il conflitto sul fronte meridionale, dove si trovava anche la sua terra natale. Con Trotskij condivise tuttavia l'opposizione alla politica di "esportazione" della rivoluzione verso Polonia e Germania voluta da Lenin, ritenendo più opportuno consolidare il fronte interno.
Durante l'offensiva verso Varsavia, Stalin rifiutò di eseguire gli ordini, dirottando le sue truppe su un inutile tentativo di conquista di Leopoli e contribuendo alla sconfitta dell'Armata Rossa. Al Congresso del PCUS nel 1921 l'operato di Stalin venne aspramente criticato e nel suo testamento politico Lenin lo accusò di anteporre le proprie ambizioni personali all'interesse del partito, ritenendolo perciò implicitamente inadatto a succedergli.
Nonostante questo, nel 1922 venne nominato Segretario Generale del Comitato Centrale del PCUS, formando una triade (troika) di governo insieme a Grogorij Zinov'ev e al generale Sergej Kamenev, trasformandola in un organo di affiancamento a Lenin, ormai sempre più stanco e malato, che nel frattempo aveva introdotto la NEP (Nuova Politica Economica) per risollevare l'Unione Sovietica dalla povertà e dall'isolamento in cui era finita dopo la fine della guerra. La troika estromise Trotskij dal potere, sostenendo che fosse necessario concentrare tutte le risorse sulla conservazione della rivoluzione in Unione Sovietica.
Lenin morì a soli 53 anni il 21 gennaio 1924 a seguito di aterosclerosi cerebrale. Ben presto Stalin iniziò a raccogliere grandi consensi nel partito con le sue tesi, mettendo in minoranza Zinov'ev e Kamenev, che nel 1926 vennero espulsi dal partito insieme a Trotskij, che venne confinato in Kazakistan ma riuscì a scappare in vari Paesi: Francia, Turchia, Svizzera, Norvegia e Italia, fino al Messico, dove venne assassinato con una picconata alla testa il 21 agosto 1940 dall'agente del Kgb Ramon Mercader.
Rimasto padrone indiscusso dell'Unione Sovietica, dagli Anni '30 Stalin iniziò una politica basata su culto della personalità e "grandi purghe", condannando a morte o incarcerando l'intera vecchia guardia bolscevica leninista, compresi Zinov'ev e Kamenev, giustiziati nel 1936. Molti oppositori politici venivano mandati al confino in Siberia, nei cosiddetti "gulag", campi di lavoro forzato. In totale, durante gli anni dello stalinismo si stima che circa 780mila persone siano state condannate a morte.
Sul piano estero, nel 1934 l'Unione Sovietica venne ammessa nella Società delle Nazioni e strinse alleanze con i Paesi antifascisti, Francia e Cecoslovacchia su tutti, e fu l'unico Stato a sostenere la repubblica spagnola contro Franco. Temendo un'invasione tedesca, dopo la Conferenza di Monaco del 1938, a cui l'Unione Sovietica non venne invitata, Stalin si convinse che era impossibile stringere un'alleanza con Francia e Inghilterra e promosse ministro degli Esteri Vjaceslav Molotov, dell'opinione opposta, che 23 agosto 1939 strinse il Patto Molotov-Ribbentrop, un trattato di non aggressione con la Germania nazista.
Sul fronte economico, Stalin si propose di far uscire la Russia dal suo status agricolo, rendendola un Paese moderno. Per farlo, scelse di puntare sull'industria pesante varando nel 1929 i Piani Quinquennali, che portarono a un incremento nella produzione di carbone, ferro, acciaio e petrolio nell'intento di sviluppare una moderna industria meccanica, chimica e automobilistica.
L'URSS rimase in posizione di sostanziale isolamento anche allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, ma le cose cambiarono con l'avvio dell'Operazione Barbarossa, che si rivelerà decisiva per le sorti del conflitto. Il 22 giugno 1941 Germania e Italia avviarono l'invasione dell'Unione Sovietica, penetrando senza difficoltà fino a pochi chilometri da Mosca. Stalin, dopo gli insuccessi iniziali, ordinò la fucilazione del comandante generale del Fronte Occidentale e del comandante della Quarta Armata, emettendo il famoso ordine: "Non un passo indietro!".
L'Unione Sovietica riuscì a costruire una linea difensiva e a mantenere il possesso delle città principali (Mosca, Leningrado e Stalingrado). La battaglia di Mosca nel dicembre 1941 e, soprattutto, la resistenza durante i sei mesi del lunghissimo assedio di Stalingrado, dal luglio 1942 al febbraio 1943, furono la svolta. Fu infatti l'Armata Rossa a ricacciare indietro i tedeschi e occupare la Germania, arrivando per prima a Berlino e Vienna e a liberare il lager di Auschwitz il 27 gennaio 1945. In totale, però, lo sforzo bellico costò all'Unione Sovietica ben 26 milioni di vite, tra militari e civili, rendendola lo Stato che ha pagato il prezzo più alto del conflitto in termini di vite umane.
Alla Conferenza di Potsdam dell'agosto 1945 la Germania e la città di Berlino vennero divise in 4 zone di occupazione, con la parte orientale riservata ai russi, divisione terminata nel 1949 con la nascita di Germania Est e Ovest. Visti i disagi creati dai due Stati, nel 1952 Stalin propose uno Stato tedesco unitario e neutrale, proposta rifiutata dall'Occidente che stava per ottenere l'adesione della Germania Ovest alla Nato. Il Muro di Berlino verrà costruito dal suo successore Nikita Chruscev nel 1961.
Sul lato est, invece, l'Unione Sovietica occupò il Sachalin e la parte settentrionale della penisola di Corea: il primo territorio è tuttora russo, mentre nel 1948 nacque la Corea del Nord. In Cina, invece, Stalin prima della guerra aveva appoggiato i comunisti di Mao Zedong fin dal 1936, mentre la fazione nazionalista di Chiang Kai-Shek era appoggiata da Germania e Italia. Dopo la proclamazione della Repubblica Popolare Cinese nel 1949, i rapporti tra Mao e Stalin divennero ottimi e la collaborazione tra i due Paesi si intensificò, con il supporto della Russia ai primi piani quinquennali della Cina nel 1953. Nel 1960, con Chruscev, i rapporti tra i due Stati si faranno molto più tesi. Nella Guerra di Corea (1950 - 1953) Cina e URSS appoggiarono insieme la Corea del Nord.
Stalin subì un colpo apoplettici nella notte tra il 28 febbraio e il 1° marzo 1953 nella sua villa di Kuncevo. Il dittatore era chiuso nella sua stanza e le guardie ne forzarono la porta blindata solo la sera successiva. Stalin aveva già perso l'uso della parola e della parte destra del corpo ed ebbe una lenta agonia, fino all'alba del 5 marzo 1953, quando morì a 74 anni. Dopo solenni funerali di Stato, venne sepolto nel mausoleo di Lenin nella Piazza Rossa di Mosca e nel 1961 traslato nella necropoli delle Mura del Cremlino.
Stalin non aveva designato alcun successore nè ideato un sistema che garantisse un pacifico passaggio di potere. Il Comitato Centrale del PCUS optò quindi per una leadership collettiva di 8 membri del Partito. In breve tempo, tuttavia, emerse come suo successore, leader de facto dell'Unione Sovietica e Segretario Generale del Partito Comunista Nikita Chruscev, che riuscì a far imprigionare e condannare a morte il ministro degli Interni Lavrentij Berija.
Si stima che sotto la dittatura di Stalin siano complessivamente state uccise 2,9 milioni di persone, tra condannati ai lavori forzati, condannati a morte e deportati nei gulag.
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