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150° - Infallibilità papale

In virtù della promessa fatta da Gesù a Pietro, il Papa è preservato dalla possibilità di errore sulla dottrina inizialmente consegnata alla Chiesa e conservata nella Scrittura e nella tradizione. Il 18 luglio 1870 veniva pubblicata dal Concilio Vaticano I l'enciclica Pastor Aeternus, in cui veniva proclamato il dogma dell'infallibilità papale. Il Concilio venne interrotto per non riprendere più.


Il Concilio Vaticano I fu il XX della Chiesa, il primo dopo oltre tre secoli. Aperto da Pio IX l'8 dicembre 1869, venne sospeso il 18 luglio 1870 con la proclamazione dell'infallibilità papale. Verrà chiuso solo nel 1960 da Giovanni XXIII prima dell'apertura del Concilio Vaticano II

Nonostante sia stata messa nero su bianco solo 150 anni fa, di infallibilità papale si discuteva già nel Medioevo. I teologi ritenevano infatti che la Chiesa fosse infallibile, cioè che lo Spirito Santo la proteggesse dalla contraddizione della sua stessa dottrina fondante. A maggior ragione, data questa premessa, anche il Pontefice doveva essere infallibile.
Una delle pietre angolari dei dogmi cattolici, inoltre, è sempre stato quello della supremazia papale: il Romano Pontefice, in quanto Vicario di Cristo, è pastore della Chiesa universale e ha pieni, supremi e universali poteri su tutta la Chiesa ovunque nel mondo. 
L'infallibilità, in questa teoria, sarebbe uno dei carismi concessi da Cristo alla Chiesa, il supremo grado di partecipazione alla sua autorità divina. Fino al Concilio Vaticano I, la Chiesa si era limitata ad affermare che Cristo assiste il Papa durante il suo magistero ordinario, senza affrontare la questione dell'infallibilità.
La Pastor Aeternus stabilisce le condizioni per cui si possa parlare di infallibilità. Il Papa, da solo o insieme ai vescovi di tutto il mondo, parla ex cathedra, cioè definisce una dottrina riguardante la fede e la morale e approvata da tutta la Chiesa. 
La dottrina non prevede che la Chiesa e il Papa siano infallibili quando parlano di nuove dottrine perché ognuna dev'essere conforme alla tradizione e alla Sacra Scrittura. Non tutta la dottrina cattolica, inoltre, è infallibile. La Congregazione per la Dottrina della Fede ha distinto 3 tipi di dottrina: quella ritenuta rivelata da Dio; quella adottata in modo definitivo dopo un solenne proclama del Papa o di un Concilio Ecumenico o dopo un proclama non solenne del Papa che riaffermi l'insegnamento della Chiesa; quella sottoposta all'autorità dei vescovi ma non dichiarata infallibile. Nella prima categoria ricadono tutti gli insegnamenti contenuti nella Sacra Scrittura, nella seconda dogmi come la transustanziazione, l'immacolata concezione di Maria, il sacerdozio maschile e la stessa infallibilità papale. 


La Consegna delle Chiavi del Perugino (1482) nella Cappella Sistina. L'infallibilità papale discende dal Primato di Pietro, ossia sul riconoscimento dell'autorità di Pietro sugli altri Apostoli. Secondo i cattolici, essendo Pietro il primo vescovo di Roma, la sua autorità universale si trasmette ai suoi successori, i Papi

La Chiesa cattolica si distinse fin dai primi secoli per il riconoscimento del primato di Pietro, ossia della superiorità del santo su tutti gli altri apostoli. In quanto primo vescovo di Roma, questa superiorità si sarebbe trasmessa anche ai suoi successori, che ancora oggi siedono sulla Cattedra di San Pietro. Questa teoria non si accompagnò nei primi secoli con una pretesa di infallibilità del Papa, che emerse forse nel Medioevo dal francescano francese Peter Olivi. 
La prima testimonianza visibile è una formula di Ormisda del 519: "La Chiesa non ha mai errato e mai errerà". La formula si riferisce però all'integrità della tradizione cattolica trasmessa intatta nei secoli, non particolarmente alla figura del Pontefice. Nello stesso periodo San Gregorio Magno stabilì che gli insegnamenti dei primi 4 Concili Ecumenici (Nicea, Costantinopoli, Efeso e Calcedonia) avevano lo stesso valore dei 4 Vangeli. Il Papa avrebbe potuto cambiare i decreti di un Concilio precedente tranne che per gli articoli riguardanti la fede, in cui l'autorità di un Concilio ecumenico (presieduto dal Papa) veniva considerata maggiore rispetto a quella del solo Papa.
Il cammino verso amplissimi poteri al Papa continua con il Dictatus Papae di Gregorio VII nel 1075, in pieno conflitto con l'imperatore Enrico IV di Svevia, in cui si stabilisce, oltre al fatto che la Chiesa non ha mai sbagliato nè sbaglierà mai, il fatto che nessuno possa giudicare il Papa, unico custode della tradizione degli Apostoli. 
Il primo caso in cui la figura del Papa plenipotenziario emerse con chiarezza fu la disputa tra i francescani conventuali e spirituali. Questi ultimi sostenevano che Gesù e gli Apostoli non avevano mai posseduto niente e che quindi la Chiesa dovesse fare lo stesso, anche perché i Papi precedenti l'avevano dichiarato come articolo di fede. Giovanni XXII reagì con furore: nel 1323 dichiarò "false ed eretiche" le teorie degli spirituali, li privò di qualunque proprietà e interpretò la propria decisione come non contraddittoria rispetto al magistero della Chiesa. La riflessione, con Guido Terreni e Francesco di Sales, andò avanti. Fu la Pontificia Università San Tommaso d'Aquino, chiamata Angelicum, a schierarsi per l'infallibilità con due rettori: Vincenzo Ferre e Domenico Gravina.


Pio XII è stato l'unico Papa a fare uso esplicito dell'infallibilità papale dopo la sua proclamazione, quando nel Giubileo del 1950 proclamò il dogma dell'Assunzione di Maria. È riconosciuta universalmente come infallibile anche la proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione da parte di Pio IX nel 1854, anche se precedente alla Pastor Aeternus

L'infallibilità papale è ancora oggi, a 150 anni di distanza dalla sua formalizzazione, un tema non univoco. C'è ancora dibattito sulla sua frequenza, tra chi pensa che sia comune e chi pensa che sia rara. La Chiesa si limita ad affermare che non tutto quello che dice il Papa è infallibile e che un'esplicita rivendicazione dell'infallibilità papale probabilmente non la vedremo mai più.
Le encicliche? Pio XII ha stabilito che non sono infallibili, ma contengono insegnamenti a cui i teologi devono attenersi. Il punto più dibattuto rimangono le canonizzazioni dei santi. La consuetudine, tuttavia, non le ritiene attinenti alla sfera dei precetti divini, perché le vite dei santi riaffermano i principi contenuti nella Scrittura e sono ad essa successive. Oltretutto, la presenza fisica dei santi in Paradiso non è uno degli insegnamenti ritenuti essenziali dalla Chiesa. 
Il dibattito è proseguito anche sulla storia: quali documenti e atti pontifici del passato possono essere considerati infallibili? Dopo il 1870, soltanto Pio XII utilizzò l'infallibilità papale per proclamare il dogma dell'Assunzione di Maria durante il Giubileo del 1950. Prima, lo stesso Pio IX proclamò il dogma dell'Immacolata Concezione nel 1854, poco prima delle apparizioni di Lourdes. In entrambi i casi si trattava di dogmi già di credenza comune e la proclamazione fu preceduta dalla consultazione dei vescovi.
Per il resto, nel 1985 il teologo Klaus Schatz identificò altri 5 storici documenti papali considerati infallibili:
  • Lettera a Flaviano di Papa Leone Magno (449) -> esplicita la doppia natura di Cristo, divina e umana insieme, recepita dal Concilio di Calcedonia;
  • Lettera di Papa Agato (680) -> sulle volontà di Cristo, recepita dal Terzo Concilio di Constantinopoli;
  • Benedictus Deus di Benedetto XIII (1336) -> le visioni di salvezza dei beati si verificano già dopo la morte e non solo al momento del Giudizio Universale;
  • Cum Occasione di Innocenzo X (1653) -> condanna 5 proposizioni di Giansenio come eretiche;
  • Auctorem Fidei di Pio VI (1794) -> condanna varie proposizioni gianseniste del Sinodo di Pistoia come eretiche.
La Congregazione per la Dottrina della Fede ha identificato come infallibile anche la lettera apostolica Ordinatio Sacerdotalis di Giovanni Paolo II (1994), anche se non proclamata ex cathedra, in quanto conferma dell'insegnamento secolare della Chiesa, che riserva l'ordinazione sacerdotale solamente agli uomini.

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