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70° - Fondazione della Repubblica Popolare Cinese

Il 1° ottobre 1949 Mao Zedong proclamava la nascita della Repubblica Popolare Cinese. Con capitale a Pechino, la Cina è lo Stato più popoloso al mondo e, il secondo per economia e il quarto per estensione. Una nascita travagliata, che passa per la fine di un impero secolare, un'invasione e un numero spropositato di guerre civili. Una vicenda che ha consegnato alla storia la figura di Mao Zedong.

Il 1° ottobre 1949 Mao Zedong proclama la nascita della Repubblica Popolare Cinese



Il 12 febbraio 1912, con la deposizione dell'imperatore bambino Pu Yi, cessava di esistere dopo duemila anni l'Impero Cinese, fondato nel 221 a.C.. Venne instaurata la Repubblica di Cina e come primo presidente si insediò Sun Yat-Sen, il rivoluzionario a capo del moto Xinhai che aveva posto fine al potere imperiale. Il governo provvisorio aveva sede a Nanchino, a sud, perchè il nord era in mano all'esercito Beiyang, comunemente chiamato "i signori della guerra". Sun ottenne alle elezioni il controllo di entrambi i rami del Parlamento, ma il generale Yuan Shikai, comandante dei Beiyang, minacciò una seconda rivoluzione. 
Il Parlamento cedette ed elesse Yuan come Presidente della Repubblica nel 1913, con un mandato di cinque anni. Ben presto il generale iniziò ad assumere comportamenti sempre più autoritari fino a far assassinare il candidato primo ministro del Kuomintang Song Jiaoren e a proclamarsi imperatore con il nome di Hongxi nel 1915.  
La restaurazione provocò la rivolta delle province meridionali, capeggiate dallo Yunnan, che dichiararono guerra a Hongxi. Dopo la sconfitta nel Sichuan e messo alle strette dall'opposizione interna, l'imperatore rinunciò ufficialmente al trono il 22 marzo 1916 e morì tre mesi dopo. Il nuovo impero era durato meno di un anno.
Il 7 giugno 1916 il Parlamento elesse come nuovo Presidente Li Yuanhong, membro dei Beiyang ma in disaccordo con Hongxi. Non fu trovato un accordo per la creazione di un esercito nazionale, ma fu la Grande Guerra il tema esplosivo. Il presidente Li, insieme a Sun Yat-Sen, erano contrari, mentre il premier Duan Qirui era favorevole a combattere al fianco dell'Intesa. Quando vennero resi noti alcuni prestiti sospetti versati dal governo giapponese, alleato dell'Intesa, a favore di Qirui il presidente Li lo costrinse alle dimissioni e incaricò il generale Zhang Xun di mediare con i ribelli al suo seguito. Ma il 1° luglio 1917 Zhang entrò militarmente nella capitale e ripristinò sul trono imperiale Pu Yi, deposto cinque anni prima. Le truppe Beiyang non gli erano favorevoli e, per il timore di una sconfitta militare, Zhang si dichiarò disponibile a trattare. I negoziati fallirono: i repubblicani lanciarono l'assalto a Pechino e Zhang fu costretto a fuggire. Li preferì dimettersi da presidente e gli successe il vice Feng Guozhang. Sun Yat-Sen si trasferì al sud, dando inizio a un governo di opposizione e a una guerra a bassa intensità. Duan Qirui venne reintegrato come premier e dichiarò guerra alla Germania il 14 agosto 1917.

Pu Yi, ultimo imperatore della Cina dopo più di duemila anni, venne deposto nel 1912, quando aveva solo sei anni e regnava da tre. Nel 1932 venne dichiarato Imperatore dei Manchukuò dagli invasori giapponesi, da dove verrà cacciato dai sovietici nel 1945, alla fine della guerra. Muore nel 1967 a Pechino, a 61 anni. Con lui si estinse la dinastia Qing, che regnava dal 1644.



La Cina era un Paese spaccato in due. A parte un contingente di operai in Francia, l'unica mossa cinese fu un enorme prestito dal Giappone con il pretesto di costruire un esercito di un milione di uomini da inviare in Europa, che invece fu usato per reprimere il dissenso interno. Al nord, invece, gli uomini del presidente Feng Guozhang, che volevano trattare con il sud, si trovarono contro quelli del premier Duan Qirui, che invece lo volevano conquistare. Il 10 ottobre 1918, però, Feng terminò il suo mandato e fu sostituito con Xu Shichang, vicinissimo a Duan. 
La svolta successiva avvenne l'anno dopo. La morte di Feng aprì la possibilità di un dialogo con il sud, sabotato da Duan Qirui. L'ira del presidente Xu portò alla guerra Zhili-Anhui, dal nome delle cricche che sostenevano le parti in conflitto. Il 14 luglio 1920 la battaglia decisiva portò alla sconfitta di Qirui, che lasciò Pechino. Xu sciolse allora il Parlamento provvisorio creato dall'ex premier con lo scopo di redigere una Costituzione. Venne scelto come premier Jin Yunpeng, figura di compromesso, e convocate elezioni per l'anno successivo. Invalidate, perché vi presero parte soltanto 11 province. 
Il potere, di fatto, ricadde nelle mani di Zhang Zuolin, capo della provincia del Fentiang, che sostituì il premier con uno a lui fedele, ma venne cacciato dall'altro signore della guerra Wu Peifu, antigiapponese. La guerra civile che ne seguì portò alla vittoria di Peifu, che costrinse Zhang a ritirarsi in Manciuria. 
Il primo atto del governo di Wu fu chiedere le dimissioni del Presidente Xu Sinchang perché eletto da un Parlamento illegittimo. L'11 luglio 1922 venne rieletto Li Yuanhong, al suo terzo mandato. Li si scontrò ben presto con Cao Kun, ufficiale superiore di Wu, che lo mise in stato d'accusa e destituì. Lo stesso Cao Kun venne eletto Presidente nel 1923 con una nuova Costituzione.
Nel 1924 il generale Qi Xieyuan, governatore del Jiangsu, si scontrò con Lu Xongjiang, governatore dello Zhejiang, per il controllo della città di Shanghai. Wu si scherò con il Jiangsu e si ritrovò opposto a Zhang e Sun Yat-Sen. La seconda guerra Zhili-Fengtian volgeva rapidamente a favore dei primi quando il generale Feng Yuxiang tradì e mise agli arresti domiciliari il presidente Cao Kun. Wu lasciò il fronte e tentò di tornare a Pechino, ma venne sconfitto a Tientsin
Il nord era quindi passato sotto il controllo del Fentiang. Il nuovo Presidente Huang Fu espulse l'ex imperatore Pu Yi da Pechino ma non soddisfece le aspettative di Feng e Zhang. I due decisero quindi di cancellare la Costituzione, sciogliere il Parlamento e nominare Duan Qirui amministratore delegato provvisorio, con poteri di Presidente e premier insieme. Duan istituì un tavolo con Sun Yat-Sen, che ancora controllava il sud, per raggiungere la riunificazione, ma Sun morì il 12 marzo 1925 per un cancro al fegato.
Si rese quindi necessaria una nuova resa dei conti. Quando il generale Guo Songling disertò dall'esercito di Feng Juxiang, l'ennesima guerra civile portò alla vittoria dell'esercito di Zhang e Wu, alleati contro Duan.
I contrasti tra Zhang e Wu e la debolezza economica portarono a due anni di anarchia. I meridionali lanciarono nel 1927 la Spedizione del Nord contro Pechino, comandata dal giovane generale Chiang Kai-Shek, ma fallita. Contro Zhang, rimasto dominatore nella capitale, si rivoltò il governatore dello Shianxi Yan Xishan, che costrinse il Presidente alla fuga entrando a Pechino. Yan trattò così con Chiang Kai-Shek per riunificare la Cina, ufficializzata il 29 dicembre 1928. Zhang era morto a giugno, quando il treno dove viaggiava fu fatto esplodere dai giapponesi a Huanggutun.

Chiang Kai-Shek, leader del governo nazionalista della Cina, venne sconfitto da Mao Zedong negli ultimi anni della guerra civile cinese, cominciata nel 1927 e sospesa a causa del conflitto mondiale. Nel 1949 proclamò la continuazione della Repubblica di Cina, fondata nel 1912 dopo la deposizione dell'imperatore Pu Yi, sull'isola di Taiwan. Rimarrà Presidente fino alla morte, avvenura a Taipei il 5 aprile 1975, a 88 anni.



Il nuovo Stato, però, con capitale a Nanchino, era tutt'altro che pacificato. Nel 1931 l'esercito giapponese finse di subire un attentato nella stazione di Mukden e invase la Manciuria, contro la risoluzione della Società delle Nazioni, da cui Tokyo fuoriuscì. La tensione venne placata quando i giapponesi accettarono di non governare in prima persona ma di installare il governo fantoccio dei Manchukuo.
Il movimento comunista, invece, sembrava vicino all'annientamento. Resistevano alcune piccole repubbliche nel Jianxi, nel sudest, destinate a capitolare in breve tempo. Per salvarsi, un giovane comandante di nome Mao Zedong propose un azzardo: un trasferimento di oltre seimila chilometri fino a nord. La Lunga Marcia passerà alla storia: degli 80mila partiti, arrivarono soltanto in 7mila dopo un anno esatto. 
Alla fine del 1936, Chiang Kai-Shek venne preso prigioniero a Xi'An da Zhang Xueliang, figlio dell'ex Presidente, e dal generale Yang Huncheng per costringerlo a stipulare un patto di alleanza con i comunisti in funzione antigiapponese, il Secondo Fronte Unito
Una schermaglia tra l'esercito cinese e quello giapponese il 7 luglio 1937 diede inizio alla seconda guerra sino-giapponese
La guerra arrivò ben presto a una fase di stallo. Nazionalisti e comunisti si accaparravano il potere e si rafforzavano anziché pensare alla creazione di un'industria pesante che avrebbe potenziato l'esercito. Il Giappone, invece, dovette concentrarsi dal 1941 sulla Seconda Guerra Mondiale.

Un giovane Mao Zedong parla ai comunisti prima della Lunga Marcia del 1934-35. Rimase formalmente Presidente della Repubblica Popolare Cinese per soli dieci anni, fino al 1959. Uomo forte della Cina, rimarrà a capo del Partito Comunista e della Commissione Militare Centrale fino alla morte, avvenuta il 9 settembre 1976, a 82 anni. È sepolto in un mausoleo in Piazza Tienanmen a Pechino.



Dopo le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki del 1945, il Giappone si arrese. Il trattato di pace imponeva a Tokyo di arrendersi all'esercito nazionalista e non a quello comunista, e così l'Unione Sovietica, con l'operazione Tempesta d'Agosto, occupò la Manciuria e distrusse l'Armata del Kwantung, ossia la branca di esercito giapponese che la presidiava. Le città divennero fortini dei nazionalisti, le campagne dei comunisti. Nemmeno la mediazione degli Stati Uniti, affidata al generale George Marshall, potè impedire lo spettro dell'ennesima guerra civile. 
Nonostante il supporto offerto dagli Stati Uniti a Chiang Kai-Shek, le sue truppe prostrate da vent'anni di guerra non poterono nulla contro la guerriglia di Mao Tse-Tung, anche se il sostegno dell'Unione Sovietica fu assai blando. Nel 1949 le truppe comuniste entrarono a Pechino e Nanchino, sede del governo nazionalista. 
Il 1° ottobre 1949 Mao Zedong proclamava la nascita della Repubblica Popolare Cinese, con capitale Pechino. Chiang Kai-Shek, dopo la caduta dell'ultima roccaforte Chongqing, si rifugiò a Taiwan, dove continuò la Repubblica di Cina sotto la protezione degli Stati Uniti. La guerra finì ufficialmente nel 1950, quando l'invasione cinese di Taiwan sembrava imminente. Solo lo scoppio della Guerra di Corea garantì la sopravvivenza del governo di Chiang Kai-Shek, dal momento che gli Usa non poterono più permettersi una sconfitta totale sul fronte cinese. Fino al 1971 fu Taipei a occupare il seggio cinese al Consiglio di Sicurezza dell'ONU.  

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