Se si riveleranno vere le anticipazioni sulla prossima riforma della Curia Romana, sarà una delusione e un disastro.
La Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium stabilisce che la Curia dev'essere al servizio del Papa e del collegio episcopale, non solo del Papa. E' un tentativo per far smettere ai curiali di rappresentarsi come un potere intermedio tra il Papa e i vescovi.
Il lavoro della Curia come servizio è un punto su cui Francesco ha insistito molto e sa che questo richiederà un cambiamento nella cultura e nel modo di pensare. Enfatizzare il servizio è cosa buona, ma scriverlo non significa farlo accadere.
Altro punto: siccome l'evangelizzazione è il cuore della Chiesa secondo Francesco, anche la Curia dev'esserne strumento. Ma per quanto suoni molto bene, non funzionerà.
E' un tentativo folle. Gli uffici centrali delle aziende non vendono i prodotti, ma gestiscono le persone sul campo, che vendono i prodotti. La Curia è un'organismo burocratico, non uno strumento di evangelizzazione, e dovrebbe supportare gli altri nel lavoro di evangelizzazione.
Negli anni '80 la maggior parte delle diocesi americane rinominò le loro cancellerie "centri pastorali". Mai l nuovo nome non le rese pastorali, e hanno continuato a fare esattamente le stesse cose di prima.
La bozza svelata dalla rivista spagnola Vida Nueva crea un nuovo Dicastero per l'Evangelizzazione fondendo la Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli e il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Subordinata a esso sarebbe la Congregazione per la Dottrina della Fede.
Nella Chiesa, quando due entità vengono fuse vuole spesso dire che in realtà una delle due viene chiusa, come con le parrocchie. Sembra il destino del Pontificio Consiglio più recente, voluto da Benedetto XVI nel 2010. E questo potrebbe anche voler dire un arretramento della Congregazione per la Dottrina della Fede come controllo dottrinale sulle azioni del Papa e della Curia.
Chi ha elaborato la bozza non sembra realmente sapere cosa faccia la Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. Il suo compito principale è selezionare nuovi vescovi nei territori di missione, cioè Africa e Asia. E per questo ha molto più in comune con la Congregazione per i Vescovi che con qualsiasi altro dicastero.
Il piano di riforma sembra anche non capire le moderne pratiche di management. Molti rabbrividiscono all'idea che la Chiesa possa imparare qualcosa dalle multinazionali, ma chiunque abbia studiato la storia della Curia Romana sa che ha sempre preso spunto altrove. Dall'Impero Romano, dalle cancellerie francesi del XIV secolo, dalle corti reali e dalle monarchie assolute. Perché ora non dovrebbe imparare dalle entità internazionali moderne?
Ma come potrebbe essere un diverso piano di riforma della Curia Romana?
1) Il principale sforzo dovrebbe essere quello di mantenere e potenziare la Segreteria per l'Economia, darle l'autorità di imporre pratiche di bilancio e di business su tutto il resto del Vaticano. La disobbedienza causa il licenziamento. La Segreteria dovrebbe avere il controllo su tutto il denaro e gli investimenti, compresi quelli della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.
2) Creare un ufficio risorse umane, che si occupi di selezione del personale, training, aggiornamento e promozioni di tutti i ministri consacrati, incluse le norme per vagliare i candidati al sacerdozio, gestire i seminari e selezionare i vescovi.
Il Vaticano dovrebbe poi decidere se vuole organizzare la Curia Romana per aree geografiche o linee di prodotto. Oggi è strutturata con un misto di entrambe le idee.
3a) In un'organizzazione divisa per aree geografiche, ogni continente avrebbe un suo ufficio che gestisce le relazioni con le conferenze episcopali dei vari Paesi. Ogni ministero stabilisce se e quanto si possa sperimentare in un Paese, ossia decentralizzare in deroga alla legge generale.
Attualmente la Congregazione per le Chiese Orientali si occupa di Medio Oriente, India ed Europa orientale, quella per l'Evangelizzazione dei Popoli di Africa e Asia e quella per i Vescovi di tutto il resto. Hanno grande potere nel regolare le nomine, meno nel declinare le linee di prodotto a seconda delle sensibilità locali.
3b) Quali sono le linee di prodotto della Chiesa? La Parola, i sacramenti e la carità.
La prima - dottrina, insegnamento e teologia - è competenza della Congregazione per la Dottrina della Fede, la seconda - sacramenti, testi, riti e traduzioni - spetta a quella per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Entrambe sono garanzia di uniformità per tutti.
La terza, dopo la soppressione nel 2016 del Pontificio Consiglio "Cor Unum", è divisa tra il suo erede, il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, e la Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. Ma il Vaticano non ha mai controllato la carità ultralocale, ed è uno dei motivi per cui è un settore in cui la Chiesa fa un ottimo lavoro.
4) Al Vaticano manca anche un ufficio ricerca e sviluppo. L'innovazione non sarebbe necessaria se tutti ascoltassero scrupolosamente la gerarchia cattolica, se le celebrazioni fossero sempre affollatissime e se i poveri vedessero sempre soddisfatti i loro bisogni. Siccome però bisogna guardare in faccia la realtà, è evidente che il prodotto non vende. E allora bisogna essere creativi.
5) Creazione di un unico ministero per le relazioni esterne, con Capi di Stato e leader di altre religioni.
6) Creazione di uno speciale organo di giustizia che giudichi gli abusi sessuali e finanziari di membri del clero.
Molti liberali pensano che la via maestra per riformare la Curia Romana sia farvi entrare sempre più laici, specialmente donne. La realtà insegna che non basta: ci sono laici e donne che lavorano nelle cancellerie diocesane di tutto il mondo, e a volte sono peggiori dei consacrati.
La riforma della Curia così come si prospetta non dovrebbe entusiasmare. Sarebbe quasi utile pensare che getti il Vaticano in un tale caos da cui in futuro si possa prendere spunto. E varare una riforma, questa volta vera.
Tradotto e rielaborato da National Catholic Reporter
La Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium stabilisce che la Curia dev'essere al servizio del Papa e del collegio episcopale, non solo del Papa. E' un tentativo per far smettere ai curiali di rappresentarsi come un potere intermedio tra il Papa e i vescovi.
Il lavoro della Curia come servizio è un punto su cui Francesco ha insistito molto e sa che questo richiederà un cambiamento nella cultura e nel modo di pensare. Enfatizzare il servizio è cosa buona, ma scriverlo non significa farlo accadere.
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Il Palazzo di Propaganda Fide in Piazza di Spagna a Roma, progettato da Gianlorenzo Bernini nel 1640 su ordine di Urbano VIII |
Altro punto: siccome l'evangelizzazione è il cuore della Chiesa secondo Francesco, anche la Curia dev'esserne strumento. Ma per quanto suoni molto bene, non funzionerà.
E' un tentativo folle. Gli uffici centrali delle aziende non vendono i prodotti, ma gestiscono le persone sul campo, che vendono i prodotti. La Curia è un'organismo burocratico, non uno strumento di evangelizzazione, e dovrebbe supportare gli altri nel lavoro di evangelizzazione.
Negli anni '80 la maggior parte delle diocesi americane rinominò le loro cancellerie "centri pastorali". Mai l nuovo nome non le rese pastorali, e hanno continuato a fare esattamente le stesse cose di prima.
La bozza svelata dalla rivista spagnola Vida Nueva crea un nuovo Dicastero per l'Evangelizzazione fondendo la Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli e il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Subordinata a esso sarebbe la Congregazione per la Dottrina della Fede.
Nella Chiesa, quando due entità vengono fuse vuole spesso dire che in realtà una delle due viene chiusa, come con le parrocchie. Sembra il destino del Pontificio Consiglio più recente, voluto da Benedetto XVI nel 2010. E questo potrebbe anche voler dire un arretramento della Congregazione per la Dottrina della Fede come controllo dottrinale sulle azioni del Papa e della Curia.
Chi ha elaborato la bozza non sembra realmente sapere cosa faccia la Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. Il suo compito principale è selezionare nuovi vescovi nei territori di missione, cioè Africa e Asia. E per questo ha molto più in comune con la Congregazione per i Vescovi che con qualsiasi altro dicastero.
Il piano di riforma sembra anche non capire le moderne pratiche di management. Molti rabbrividiscono all'idea che la Chiesa possa imparare qualcosa dalle multinazionali, ma chiunque abbia studiato la storia della Curia Romana sa che ha sempre preso spunto altrove. Dall'Impero Romano, dalle cancellerie francesi del XIV secolo, dalle corti reali e dalle monarchie assolute. Perché ora non dovrebbe imparare dalle entità internazionali moderne?
Ma come potrebbe essere un diverso piano di riforma della Curia Romana?
1) Il principale sforzo dovrebbe essere quello di mantenere e potenziare la Segreteria per l'Economia, darle l'autorità di imporre pratiche di bilancio e di business su tutto il resto del Vaticano. La disobbedienza causa il licenziamento. La Segreteria dovrebbe avere il controllo su tutto il denaro e gli investimenti, compresi quelli della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.
2) Creare un ufficio risorse umane, che si occupi di selezione del personale, training, aggiornamento e promozioni di tutti i ministri consacrati, incluse le norme per vagliare i candidati al sacerdozio, gestire i seminari e selezionare i vescovi.
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Palazzo del Sant'Uffizio, sede della Congregazione per la Dottrina della Fede. Progettato - tra gli altri - da Michelangelo, è stato la sede dell'Inquisizione e delle carceri pontificie |
Il Vaticano dovrebbe poi decidere se vuole organizzare la Curia Romana per aree geografiche o linee di prodotto. Oggi è strutturata con un misto di entrambe le idee.
3a) In un'organizzazione divisa per aree geografiche, ogni continente avrebbe un suo ufficio che gestisce le relazioni con le conferenze episcopali dei vari Paesi. Ogni ministero stabilisce se e quanto si possa sperimentare in un Paese, ossia decentralizzare in deroga alla legge generale.
Attualmente la Congregazione per le Chiese Orientali si occupa di Medio Oriente, India ed Europa orientale, quella per l'Evangelizzazione dei Popoli di Africa e Asia e quella per i Vescovi di tutto il resto. Hanno grande potere nel regolare le nomine, meno nel declinare le linee di prodotto a seconda delle sensibilità locali.
3b) Quali sono le linee di prodotto della Chiesa? La Parola, i sacramenti e la carità.
La prima - dottrina, insegnamento e teologia - è competenza della Congregazione per la Dottrina della Fede, la seconda - sacramenti, testi, riti e traduzioni - spetta a quella per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Entrambe sono garanzia di uniformità per tutti.
La terza, dopo la soppressione nel 2016 del Pontificio Consiglio "Cor Unum", è divisa tra il suo erede, il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, e la Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. Ma il Vaticano non ha mai controllato la carità ultralocale, ed è uno dei motivi per cui è un settore in cui la Chiesa fa un ottimo lavoro.
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Il C8 è stato istituito il 28 settembre 2013 da papa Francesco. E' diventato C9 ad aprile 2014, con l'ingresso del Segretario di Stato Parolin, ed è stato ridotto a C6 a ottobre 2018 |
4) Al Vaticano manca anche un ufficio ricerca e sviluppo. L'innovazione non sarebbe necessaria se tutti ascoltassero scrupolosamente la gerarchia cattolica, se le celebrazioni fossero sempre affollatissime e se i poveri vedessero sempre soddisfatti i loro bisogni. Siccome però bisogna guardare in faccia la realtà, è evidente che il prodotto non vende. E allora bisogna essere creativi.
5) Creazione di un unico ministero per le relazioni esterne, con Capi di Stato e leader di altre religioni.
6) Creazione di uno speciale organo di giustizia che giudichi gli abusi sessuali e finanziari di membri del clero.
Molti liberali pensano che la via maestra per riformare la Curia Romana sia farvi entrare sempre più laici, specialmente donne. La realtà insegna che non basta: ci sono laici e donne che lavorano nelle cancellerie diocesane di tutto il mondo, e a volte sono peggiori dei consacrati.
La riforma della Curia così come si prospetta non dovrebbe entusiasmare. Sarebbe quasi utile pensare che getti il Vaticano in un tale caos da cui in futuro si possa prendere spunto. E varare una riforma, questa volta vera.
Tradotto e rielaborato da National Catholic Reporter
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