Una delle principali figure del pensiero psicologico, psicoanalitico e filosofico del Novecento europeo, inizialmente affine a Freud ma poi autore di un orientamento estremamente differente e personale. Il 26 luglio 1875 nasceva Carl Gustav Jung, iniziatore dell'omonimo orientamento nella psicoanalisi.
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| Karl Gustav Jung nacque a Kesswil, nel cantone svizzero di Turgovia, il 26 luglio 1875. Inizialmente ammiratore di Freud, arriverà poi a distaccarsene, diventando una delle principali figure intellettuali del pensiero psicologico, psicoanalitico e filosofico del Novecento |
Carl Gustav Jung nacque il 26 luglio 1875 da Paul Achilles Jung, teologo e pastore protestante, ed Emilie Preiswerk a Kesswil, Svizzera, nel cantone di Turgovia. Dopo poco la famiglia si trasferì a Sciaffusa e nel 1879 a Klein Hüningen, periferia di Basilea, dove il padre diventò rettore della pieve e cappellano nel manicomio della città.
Jung fu un bambino solitario, figlio unico per 9 anni, fino alla nascita della sorella Johanna Gertrud, detta Trudi . Il suo amico d'infanzia Albert Oeri ricordò il primo incontro con Carl, quando entrambi erano molto piccoli: lo descrisse come "un mostro di asocialità", concentrato sui propri giochi, il contrario di ciò che aveva conosciuto all'asilo, dove i bambini giocavano, si picchiavano e stavano sempre insieme. I due restarono amici per tutta la vita, fino alla morte di Jung.
Al liceo fu suo insegnante Jacob Burckhardt, critico d'arte e tra i più importanti storici del Novecento, che gli parlò di Johann Jakob Bachofen, uno storico che stava lavorando su un'idea originale di storiografia, fondendola con filosofia e sociologia. Secondo la sua concezione, i primordi della storia umana sono caratterizzati da una successione di fasi in cui dapprima sarebbe prevalso l'elemento materno (e con esso i simbolismi della terra e dell'acqua, il diritto naturale, la promiscuità sessuale, la comunità dei beni) e in seguito quello paterno (e con esso i simbolismi celesti, il diritto positivo, la monogamia, la proprietà privata). Il passaggio tra queste fasi sarebbe avvenuto attraverso momenti di potere violento delle donne (amazzonismo), dapprima come ribellione alla supremazia fisica del maschio nei primordi della civiltà e poi come degenerazione della fase classica del matriarcato cosiddetto demetrico, visto da Bachofen come "poesia della storia", ordinato secondo le pacifiche ed eque leggi della madre terra.
Queste frequentazioni lo portarono fin da giovane a sviluppare un'intesa passione per la lettura, dalla letteratura alla filosofia, dalla teoria della religione allo spiritualismo (Mörike, Goethe, Immanuel Kant, Schopenhauer). Il libro che più lo colpì fu Così parlò Zarathustra di Friedrich Nietzsche, che citò nei Ricordi: "Come per il Faust di Goethe, si trattò di un'esperienza terribile", scrisse.
Nel 1895, a 20 anni, Jung s'iscrisse all'Università di Basilea e nel 1900 si laureò in medicina e chirurgia con la tesi Psicologia e patologia dei cosiddetti fenomeni occulti, in cui descriveva accuratamente i presunti fenomeni medianici che accadevano a sua cugina Hélène Preiswerk detta Helly. Già durante il corso di laurea aveva iniziato a lavorare all'istituto psichiatrico di Zurigo, il Burghölzli.
Nel 1903 sposò Emma Rauschenbach, da cui avrà 5 figli: Agathe Niehus, Gret Baumann, Franz Jung-Merker, Marianne Niehus e Hélène Hoerni. Nel 1905, a soli 30 anni, divenne Direttore del Burghölzli e docente all'Università di Zurigo, dove rimase fino al 1913.
La personalità, secondo Jung, è un "complesso", un insieme strutturato di rappresentazioni, consce e meno consce, dotate di una carica affettiva. La psiche umana è quindi un insieme indeterminato e indeterminabile di complessi, tra i quali l'"Io", il complesso che ha il controllo della coscienza ed è in relazione con tutti gli altri. Quando questa relazione s'indebolisce o si spezza, gli altri complessi si fanno autonomi, inconsci, e cominciano a dirigere l'azione, con un processo di dissociazione, origine del disagio psichico.
Concordando con le interpretazioni date da Sigmund Freud nei confronti dei fenomeni psichici, cominciò una fitta corrispondenza con lo psicanalista più celebre dell'epoca, che incontrò a Vienna nel 1907 e con cui pochi mesi dopo scrisse un libro.
Nel 1909, con Freud e l'ungherese Sàndor Ferenczi, Jung si recò alla Clark University di Worcester (Massachusetts), negli Stati Uniti d'America, per un ciclo di conferenze e ricevette la laurea honoris causa in Legge. Durante il viaggio in nave verso gli Stati Uniti Freud e Jung analizzarono l'uno i sogni dell'altro, ma Freud, a detta di Jung, ebbe un atteggiamento di reticenza su alcuni particolari della sua vita privata che invece sarebbero serviti a Jung per una migliore interpretazione. Secondo Jung, il motivo di questa reticenza era la possibile compromissione della sua autorità, come se temesse che Jung potesse diventare più capace e celebre di lui. Fu allora che Jung cominciò a mettere in discussione la stima nei confronti di Freud. Nel 1910 Jung divenne presidente dell'Associazione Psicoanalitica Internazionale e direttore dello Jahrbuch, rivista ufficiale della società e veniva ritenuto da tutti come il futuro successore di Freud alla guida del nascente movimento psicoanalitico.
Nel 1912 Jung pubblicò il suo testo fondamentale La libido: simboli e trasformazioni (o Simboli della trasformazione), dove erano presenti i primi disaccordi con Freud e il primo abbozzo di una concezione finalistica della psiche, ripresa nelle conferenze sulla psicoanalisi (Fordham Lectures) tenute da Jung nello stesso anno a New York. L'aspetto centrale delle differenze teoriche tra Jung e Freud risiedeva in un diverso modo di concepire la libido: mentre per Freud il "motore primo" delle azioni della psiche risiedeva nella pulsionalità sessuale, Jung proponeva di riarticolare ed estendere il costrutto teorico di libido, rendendolo così comprensivo anche di altri aspetti pulsionali costitutivi dell'energia psichica.
La sessualità, da costrutto unico e centrale in Freud, passava ad essere un costrutto importante ma non esclusivo della vita psichica. La libido, in questa concezione, è energia psichica in generale, motore di ogni manifestazione umana, sessualità ma non solo e va al di là di una semplice istinto proprio perché non interpretabile solo in termini causali. Le sue "trasformazioni", ossai l'infinita varietà di modi in cui la libido si manifesta all'uomo, sono dovute alla presenza di un particolare apparato di conversione dell'energia, la funzione simbolica.
Il termine "simbolo" è inteso da Jung in modo diverso da Freud, che aveva assimilato il concetto di simbolo a quello di segno. Ma mentre il segno mette insieme in modo convenzionale qualcosa con qualcos'altro, il simbolo è un segno particolare in cui, pur rimanendo l'elemento semiotico del rinvio, questo non è diretto a una realtà determinata da una convenzione, ma alla ricomposizione di un intero, come se significante e significato fossero due metà. Altra differenza: se Freud interpretava le fantasie inconsce come puri segni di pulsione, inaccettabili per la coscienza, per Jung esse sono, se interpretate adeguatamente dall'Io, simboli di nuove realizzazioni psichiche. Solo così si rende conto del carattere costitutivamente aperto al nuovo della psiche, non ancorata al passato in un'inarrestabile coazione a ripetere. Anzi, la funzione trascendente della psiche è capace di superare le opposizioni proprio mediante la produzione di simboli e opera affinché vi sia "individuazione", processo sintetico che coinvolge gli opposti che costituiscono l'uomo, nel quale egli si riconosce nella sua autonomia dagli stereotipi culturali. L'adattamento ha quindi una funzione decisiva, diviso in una fase di distinzione degli opposti e in una di integrazione.
Il conflitto tra Freud e Jung crebbe ulteriormente al 4° congresso dell'Associazione Psicoanalitica, svoltosi a Monaco nell'agosto del 1913 e a ottobre si ebbe la rottura ufficiale: Jung si dimise dalla carica di direttore dello "Jahrbuch" e da presidente dell'Associazione e uscì definitivamente dal movimento psicoanalitico per fondarne uno proprio.
Jung non condivideva, a livello personale, neppure il culto della personalità che si era creato attorno a Freud, considerato il padre indiscusso della psicoanalisi, cammino percorso quasi come un eroe tragico, al prezzo di isolamento e ostracismo da parte del mondo accademico, e nessuno osava contraddire il maestro o esprimere un punto di vista dissonante.
Finalmente libero dalla presenza di Freud, Jung iniziò ad accentuare sempre più l'originalità del suo pensiero, a partire dalla concezione dell'inconscio. Per Freud l'inconscio alla nascita era vuoto e durante la vita si riempiva di quanto per la coscienza era inutile o dannoso per l'Io attraverso un processo di rimozione. Invece per Jung la coscienza nasceva dall'inconscio, che aveva quindi già una sua autonomia. Inoltre, per Jung, la psicoanalisi di Freud teneva poco conto della persona nel suo contesto vitale e, per questo, iniziò a parlare di psicologia analitica, strumento per guarire le patologie psichiche a partire dalla concezione del posto dell'uomo nel mondo, per adattare la propria anima alla vita e coglierne le potenzialità di espressione e specificità individuale tramite un percorso chiamato "individuazione".
Jung ipotizzò poi che la trasformazione della libido e i suoi simboli avessero alla base alcune "immagini primordiali", collettive e immutabili, che concorrono, come serbatoio originario dell'immaginazione, alla formazione dei simboli tramite una funzione trascendente che proietta l'individuo sul piano d'un pensiero inconscio collettivo. Se la coscienza riesce a sviluppare un atteggiamento positivo nei confronti di questi simboli, l'individuo può liberarsi del disagio riaffrontandolo da un punto di vista diverso, o trascendentale. A questo punto, è in grado di differenziarsi da queste matrici collettive di senso e dagli istinti primordiali e integrare i valori universali custoditi dalla cultura, trovando una modalità personale di attuarli.
Dopo la separazione da Freud, Jung venne attaccato da gran parte dell'ambiente psicoanalitico ed ebbe una crisi nervosa che lo impegnò per 6 anni, una fase che verrà ribattezzata "malattia creativa". Alla fine del 1913, Jung, che aveva quattro figli (Agathe Regina, Anna Margaretha detta "Gret", Franz Karl e Marianne, detta "Nannerl") e aspettava da Emma la quinta e ultima figlia (Emma Hélène, detta "Lil"), incontrò Antonia Wolff, detta Toni, che da paziente si trasformò in analista e quindi in amante. La moglie fingerà per anni di ignorare la relazione.
Con il tempo, Jung cominciò ad attrarre attorno a sé un proprio gruppo di pazienti, studenti e analisti tra cui l'americana Edith Rockefeller McCormick, che con la ricchezza quasi smisurata della sua famiglia aiutò Jung a sviluppare una sua scuola analitica, lo Psychologischer Club di Zurigo, nato nel 1913 e ancora attivo.
Nel 1921 Jung espone nell'opera Tipi psicologici un altro concetto fondamentale del suo pensiero, il tipo. Nell'opera gli individui vengono infatti classificati secondo "tipologie psicologiche", a seconda del carattere del loro adattamento. I tipi si articolano attorno alla basilare polarità introverso/estroverso e alla conseguente distinzione di due individui tipici fondamentali. Per spiegare le rilevanti differenze individuali all'interno di questi due gruppi, Jung crea un'ulteriore ripartizione in funzioni psichiche: pensiero, sentimento, sensazione e intuizione, secondo la teoria umorale dei quattro temperamenti. L'appartenenza a uno di questi 4 sottogruppi è determinata dalla funzione privilegiata nel corso dell'adattamento, a cui l'individuo, a partire dall'infanzia, affida le sue principali speranze di riuscita. La combinazione tra i due "assi" (introversione/estroversione e le 4 funzioni) dà luogo a 8 tipi psicologici individuali.
Nel processo di individuazione, per Jung è necessario che l'Io sia infatti consapevole del proprio atteggiamento psicologico dominante o esclusivo: solo superando un'unilaterale adesione a un modo di rappresentare la realtà, l'individuo può affermare la propria autonomia dai modelli collettivi accettati inconsapevolmente. La scelta del tipo psicologico a cui l'individuo appartiene corrisponde infatti più a esigenze collettive che individuali. Mostrare il valore delle opzioni trascurate dallo sviluppo è il compito dell'individuazione, scopo e pratica fondamentale della psicologia analitica.
Tra gli studi, viaggi e servizio militare Jung non ebbe mai molto tempo per la pratica, ma accrebbe la propria fama consultando alcune delle persone più in vista della Germania dell'epoca, di cui il più celebre è lo scrittore Hermann Hesse, che riceverà il Premio Nobel per la Letteratura nel 1946. A 50 anni Jung riuscì, come aveva in mente da tempo, a costruire una casa (detta "Turm", torre) nel villaggio di Bollingen, affacciata sul lago di Zurigo. Durante la sua costruzione, Jung organizzò nel 1925 una spedizione in Africa, dove conobbe, durante il viaggio in nave, la nobildonna inglese Ruth Bailey, che, dietro richiesta di Jung, vivrà poi con lui alla morte della moglie Emma, nel 1955. La spedizione "Bugishu", verso il Kenya e l'Uganda attraverso il Monte Elgon, venne filmata con una cinepresa e portò Jung a conoscere lo sciamanesimo e i riti delle popolazioni indigene.
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| La Torre di Bollingen, costruita nel 1923 da Jung su un terreno acquistato dallo psicanalista sul lago di Zurigo. Finì per abitarvi 6 mesi all'anno, per ampliarla sempre di più e per risiedervi stabilmente fino alla morte, il 6 giugno 1961, a quasi 91 anni |
Intanto, la sua fama di psicologo cresceva. Un caso che lo consacrò come esperto di fama mondiale fu quello della giovane russa Sabine Spielrein, che Jung riuscì a guarire dalla schizofrenia. La ragazza, che aveva anche avuto una travagliata relazione sentimentale con Jung, si avvicinerà poi all'anziano Freud e diventerà anche lei medico e psicoanalista freudiana. In seguito si scoprirà che Freud copiò da un saggio di Sabine la teoria sulla pulsione di morte, ovvero la spinta inconscia, contrapposta alla pulsione di vita, verso la distruzione, l'autodistruzione e il ritorno a uno stato di quiete inorganica, un'energia autodistruttiva che può manifestarsi in aggressività, sadismo, masochismo e tendenze negative, comprese le esperienze traumatiche ripetitive. La storia di Sabine Spielrein sarà poi al centro di numerosi libri e film.
Jung teorizzò quindi i concetti di animus e anima, cioè l'immagine maschile presente nella donna e l'immagine femminile presente nell'uomo, che si manifesta in sogni e fantasie ed è proiettata sulle persone del sesso opposto, più frequentemente nell'innamoramento. L'immagine dell'anima o dell'animus ha una funzione compensatoria con la persona, è la sua parte inconscia e viene tenuta in forte considerazione nel percorso di individuazione.
La psiche si compone di una parte inconscia, individuale e collettiva, e di una conscia: la dinamica tra le due parti è considerata da Jung come ciò che permette all'individuo di affrontare il percorso per realizzare la propria personalità nel processo di individuazione. In questo percorso l'individuo si scontra con delle organizzazioni archetipiche inconsce della propria personalità e solo affrontandole potrà dilatare maggiormente la propria coscienza.
Tra questi archetipi Jung elenca la Persona, l'Ombra, l'Animus e l'Anima e il Sé.
La Persona, nel senso latino di maschera teatrale, è l'aspetto pubblico che ogni persona mostra di sé, come un individuo appare nella società, nel rispetto di regole e convenzioni, rispecchia ciò che ognuno di noi vuol rendere noto agli altri, ma non coincide con ciò che realmente si è. Jung individua ad esempio nella Grande Madre una delle maggiori potenze dell'inconscio, un archetipo di grande e ambivalente potenza, allo stesso tempo distruttrice e salvatrice, nutrice e divoratrice. L'Ombra è la parte della psiche più sgradevole e negativa, coincide con gli impulsi che l'individuo tende a reprimere, impersona tutto ciò che l'individuo rifiuta di riconoscere e che nello stesso tempo influisce sul suo comportamento, esprimendosi con tratti sgradevoli del carattere o con tendenze incompatibili con la parte conscia del soggetto. L'Ombra riflette in larga parte l'Es freudiano. Il Sé è invece il punto culminante del percorso di realizzazione della propria personalità, nel quale si unificano tutti gli aspetti consci e inconsci del soggetto. Jung elenca anche altri archetipi, che rappresentano immagini universali, positive e negative insieme (il Vecchio Saggio, l'Apollo), nominate attraverso figure mitiche, religiose o leggendarie, in particolare di divinità e infine definite "potenze numinose".
Questo pensiero portò Jung ad essere tra i pochi a ritenere che gli omosessuali non dovessero essere criminalizzati e che fossero in grado di relazionarsi normalmente nella società. L'omosessualità era solo un'immaturità psicologica, in cui l'Animus e l'Anima si scambiavano le funzioni. Riguardo al sesso, Jung pensava che andasse sperimentato solo per poterlo poi superare e accedere alla spiritualità completa.
Gli studi di Jung in materia sono intrisi di una forte spiritualità orientale: "Allorché visitai l'antica pagoda di Turukalukundram (India meridionale), un Pandit locale mi spiegò che gli antichi templi erano intenzionalmente ricoperti all'esterno da cima a fondo da sculture oscene, per ricordare all'uomo comune la sua sessualità. Lo spirito, disse, è un grande pericolo, perché Yama (il dio dei morti) porta subito via con sé gli imperfecti, se si prendono direttamente la via spirituale. Le raffigurazioni erotiche esistono per ricordare agli uomini il loro Dharma (legge), che impone l'adempimento delle norme comuni dell'esistenza. Soltanto dopo aver compiuto il Dharma, essi possono accedere alla via spirituale. Le oscenità tendono a risvegliare la curiosità erotica dei visitatori del tempio, affinché non dimentichino il loro Dharma: altrimenti non lo realizzerebbero. Solo chi è stato abilitato dal suo karma (il destino raggiunto tramite le opere compiute in precedenza) e chi è destinato allo spirito, può trascurare senza rischi questo ammonimento. E, poiché non avrà alcun senso per lui. Ecco perché all'ingresso del tempio vi sono le due seduttrici che invitano all'adempimento del Dharma: perché solo così l'uomo comune può raggiungere un superiore sviluppo spirituale. Poiché il tempio rappresenta il mondo intero, in esso sono riprodotte tutte le attività umane, e poiché la gente pensa più o meno sempre al sesso, la maggior parte delle immagini del tempio sono di natura erotica. Per questo anche il lingam (fallo) sta nella cavità sacra dell'adyton (il sancta sanctorum), nel garbha-grha (recipiente del seme). Il Pandit era un seguace del tantra".
Riguardo al matrimonio e al rapporto di coppia scrisse: "La maggior parte degli uomini è eroticamente cieca, poiché commette l'imperdonabile malinteso di scambiare l'Eros con la sessualità. L'uomo crede di possedere la donna quando la possiede sessualmente: ma mai la possiede meno di allora. Per la donna la sola relazione che conti è quella erotica. Per lei, il matrimonio è una relazione con in più la sessualità".
Jung negherà sempre di aver fatto uso di sostanze psichedeliche né di averle consigliate o prescritte ad altri, anzi mise in discussione l’utilità degli psichedelici per la crescita personale e si oppose al loro uso terapeutico. Riconosceva che le sostanze psichedeliche potevano essere in grado di aprire le porte dell’inconscio, ma non ne riconosceva il carattere terapeutico e trasformativo.
Già nel 1918, alla fine della Grande Guerra, Jung aveva messo in guardia contro il crescente nazionalismo tedesco: "Il cristianesimo ha scisso il barbaro germanico in una metà superiore e una metà inferiore, rimuovendo la parte oscura e addomesticando la parte superiore per adattarla alla civiltà. Via via che la concezione cristiana del mondo va perdendo di autorità, sentiamo che la "bionda bestia" si agita sempre più minacciosamente nel suo carcere sotterraneo, pronta a balzare all'aperto ad ogni istante con conseguenze devastatrici".
Nel 1930 Jung fu nominato Presidente onorario dell'Associazione tedesca di psicoterapia. L'Associazione venne sciolta dal nazismo nel 1933 e sostituita con un'altra di carattere internazionale: Jung, cristiano, ne era Presidente. Molti psicoanalisti ebrei, espulsi da quella tedesca, poterono così entrare a far parte della nuova Associazione grazie a un articolo inserito da Jung nello statuto fondativo. Gli psicoanalisti ebrei, per questo, proposero che Jung ne venisse nominato Presidente a vita. Tuttavia, nel 1934, sotto la pressione di Hitler in quanto tedesco, accettò di apporre una clausola, definita "di sicurezza", per cui la percentuale di psicanalisti ebrei non poteva superare il 10%.
Nel 1936 Jung tenne una conferenza, "Il concetto d'inconscio collettivo", in cui, a proposito del regime nazista e del fanatismo del popolo tedesco, disse: "Se trent'anni fa qualcuno avesse osato predire che il nostro sviluppo psicologico tendeva a una reviviscenza delle persecuzioni medievali degli ebrei, che l'Europa avrebbe di nuovo tremato davanti ai fasci romani e al passo cadenzato delle legioni, che le persone ancora una volta avrebbero fatto il saluto romano come duemila anni fa, e che un'arcaica svastica, invece della croce cristiana, avrebbe attratto milioni di guerrieri pronti a morire, ebbene sarebbe stato accolto come mistico folle. E oggi? Anche se può sorprendere, queste cose assurde sono diventate un'orribile realtà".
Jung si guadagnò quindi la fama di oppositore del nazismo: per la sua fama non subì conseguenze da Hitler, che affidò però la presidenza dell'Istituto tedesco per la ricerca psicologica e Psicoterapia di Berlino, il più prestigioso della Germania, a Mathias Heinrich Göring, cugino di Hermann Göring, Vicecancelliere del Reich e numero due di Hitler.
Con Aspetti del dramma contemporaneo, nel frattempo, Jung rifletté sull'archetipo Wotan/Odino, che secondo lui risiedeva nell'inconscio collettivo dei tedeschi, popolo guerriero dall'epoca dei barbari germani: esso è il dio della guerra e della distruzione, ma anche della rinascita nella mitologia norrena e germanica. Se in Hitler si manifestava il primo aspetto, quello violento, Jung sperava che emergesse nei tedeschi anche il secondo.
Jung sarà comunque oggetto di critiche perché non rinunciò alla sua carica di membro dell'Istituto di Berlino, ormai considerato a livello internazionale una semplice emanazione del regime; mantenne anche l'incarico di caporedattore della rivista Zentralblatt für Psychotherapie, periodico controllato dal regime.
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| La psicologia analitica di Jung, sviluppata autonomamente da quella di Freud a partire dal 1912, segue nella propria indagine un metodo finalistico, il cui obiettivo è la ricerca del senso dei processi inconsci e della sofferenza psichica attraverso il simbolo e un complesso procedimento psicologico, chiamato individuazione |
Al congresso fondativo della rivista, Jung tentò di riconciliarsi con il vecchio maestro Freud, definendolo perseguitato e riconoscendogli, in un lungo discorso, il merito della scoperta dell'inconscio. Si offrì anche di aiutarlo finanziariamente quando nel 1938, dopo l'Anschluss, scelse di fuggire dall'Austria a Londra, ma Freud rifiutò. Jung sosterrà in seguito che la propria presenza in questi organismi avrebbe permesso di salvaguardare l'attività degli psicoterapeuti tedeschi di origine ebraica: nel 1939, alla vigilia dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Jung comunque rassegnerà le dimissioni da tutti gli incarichi e continuerà a operare da libero professionista e docente universitario in Svizzera.
A differenza di altri accademici tedeschi che si allinearono al regime, Jung non avrà mai la tessera del Partito Nazista e non elogerà mai la politica di Hitler, il quale infatti arrivò ben presto a negargli l'accesso nel territorio della Germania; ; anche Giappone, Italia e Ungheria, alleati di Hitler, gli negarono il visto e Jung si trasferì quindi a Basilea, dove iniziò a insegnare all'università. Ben presto le sue opere vennero bruciate o mandate al macero nei Paesi sotto il controllo nazifascista e il suo nome figurò nella Lista Otto, che conteneva gli autori vietati in Germania e nei territori occupati, accanto a Freud, Karl Marx e Thomas Mann. Jung per tutta la guerra ebbe molta paura di una possibile vittoria dell'Asse o di un'eventuale invasione della Svizzera proprio per via del fatto che era inviso al regime hitleriano.
Dopo aver visto Hitler e Mussolini a una parata nel 1939 a Berlino, Jung descrisse il Führer come un tipo "sciamanico", mentre il Duce e Stalin rappresentavano il "capovillaggio"; Mussolini era l'uomo della "forza fisica" ma Stalin era "solo un bruto, un contadino furbo, una belva istintiva e possente, di gran lunga il più potente di tutti i dittatori".
In quegli anni ampliò la casa di Bollingen, sul lago di Zurigo, la Torre, dove viveva ormai 6 mesi all'anno, costruita nel 1923 come edificio circolare a forma di torre, a cui ne aggiunse altre 3. Dopo la morte della moglie, nel 1955, aggiunse un altro piano e, ormai anziano, vi si ritirò definitivamente, nonostante fosse priva di elettricità e di acqua ed estremamente silenziosa. Per questo, la fondazione che curerà la pubblicazione dell'opera di Jung negli Stati Uniti si chiama La Torre.
Dopo la guerra, iniziò a interessarsi sempre più anche del paranormale, conducendo analisi ed esperimenti parapsicologici e convincendosi di essere un sensitivo. Diceva di aver avuto diverse premonizioni e una visione nel 1913 che annunciava la rovina dell'Europa, cioè la Grande Guerra. Jung sosteneva che i fenomeni paranormali fossero segnali dell'inconscio collettivo, come i sogni sono spie dell'inconscio individuale, e cominciò un lavoro analitico su sé stesso, a base di tutta la sua opera, annotando sogni, fantasie e disegnandole anche (immaginazione attiva), in quello che sarebbe diventato il Libro Rosso. Il Libro non venne mai pubblicato: gli eredi autorizzarono la visione dell'opera solo nel 2001 e la pubblicazione del saggio, di intonazione profetica e ispirato allo stile di Nietzsche, solo nel 2009.
Già nel 1916, di ritorno da un viaggio a Gerusalemme, aveva scritto un'opera dal tenore fortemente paranormale, i Sette sermoni ai morti. Nel 1920 Jung disse di aver visto un fantasma mentre si trovava in una villa in Inghilterra: una notte mentre era a letto aprì gli occhi e vide accanto a sé una vecchia che lo fissava. Saltato giù dal letto accese una candela e la visione era sparita. Jung iniziò ad organizzare regolari sedute spiritiche e si dice che durante una di esse un pesante tavolo di noce si rovesciò, mentre subito dopo un coltello per tagliare il pane, custodito in un cassetto, si spezzò in 4 parti con un rumore simile a un colpo di pistola. Jung tendeva a spiegare la maggior parte dei fenomeni come manifestazioni di inconsci turbati e particolarmente sensibili, ma certi fenomeni erano, a suo parere, inspiegabili, avvicinandosi a una posizione possibilista. In un libro/intervista del 1950 fu più scettico e spiegò la visione del 1920 come un'illusione ipnagogica semi onirica derivante dal ricordo di un'anziana paziente affetta da carcinoma, che lui aveva memorizzato. In definitiva, pur credendo all'aldilà, Jung collegava il paranormale alle sue teorie sull'inconscio e gli archetipi.
Tra le sue esperienze mistiche Jung sperimentò una forte connessione agli eventi passati, come durante la visita nel 1913 al mausoleo di Galla Placidia a Ravenna, dove vide un mosaico, raffigurante Cristo che salva san Pietro dalle acque del lago di Tiberiade, che Jung interpretava come un simbolo inconscio di rinascita psicologica. In realtà quel mosaico non esisteva (è il battesimo di Cristo nel fiume Giordano) se non nelle intenzioni originali dei costruttori.
Nel 1944 ebbe un incidente domestico e si fratturò una gamba, e, durante il ricovero, un successivo infarto dovuto a embolia polmonare, che gli causò una perdita di coscienza per 3 settimane. Quando si riprese sostenne di aver avuto, in coma, un'esperienza di pre morte, comprendente un'esperienza extracorporea in cui disse di aver visto la Terra dallo spazio, descrivendo una situazione simile a quella che vivranno i primi astronauti, visioni di un luogo luminoso e viaggi "extradimensionali".
Disse: "In stato di incoscienza ebbi deliri e visioni che dovettero cominciare quando ero in pericolo di vita e mi curavano con ossigeno e iniezioni di canfora. Mi pareva di essere sospeso nello spazio, sotto di me, lontano vedevo il globo terrestre avvolto in una splendida luce azzurrina e distinguevo i continenti e l'azzurro scuro del mare. Proprio ai miei piedi c'era Ceylon e dinanzi a me, a distanza, l'India. La mia visuale comprendeva tutta la Terra; la sua forma sferica era chiaramente visibile e i suoi contorni splendevano di un bagliore argenteo, in quella meravigliosa luce azzurra. In molti punti il globo sembrava colorato o macchiato di verde scuro, come argento ossidato. Sulla sinistra, in fondo, c'era una vasta distesa, il deserto giallo rossastro dell'Arabia; come se l'argento della terra in quel punto avesse preso una sfumatura di oro massiccio. Poi seguiva il Mar Rosso e lontano potevo scorgere anche un lembo del Mediterraneo, oggetto particolare della mia attenzione. Tutto il resto appariva indistinto. Vedevo anche i nevai dell'Himalaya coperti di neve, ma a quella distanza c'era nebbia e nuvole. Non guardai per nulla verso destra. Sapevo di essere sul punto di lasciare la Terra. Più tardi mi informai dell'altezza a cui si dovrebbe stare nello spazio per avere una vista così ampia: circa 1500 chilometri. La vista della Terra a tale altezza è la cosa più meravigliosa che avessi mai visto. Ero sospeso nello spazio cosmico, e io pure fluttuavo per il cosmo. È impossibile farsi un'idea della bellezza e dell’intensità dei sentimenti durante quelle visioni. Furono la cosa più tremenda che io abbia mai provato".
Jung descrisse una sorta di meteorite, come una casa, simile a certi blocchi di granito di Ceylon, nei quali viene a volte scavato un tempio: la porta ha lampade accese e a destra siede, in attesa, un indù a gambe incrociate nella posizione del loto: "Quando mi avvicinai ai gradini che portavano all'entrata accadde una cosa strana: ebbi la sensazione che tutto il passato mi fosse all'improvviso tolto violentemente. Tutto ciò che mi proponevo, o che avevo desiderato o pensato, tutta la fantasmagoria dell'esistenza terrena, svanì, o mi fu sottratta: un processo estremamente doloroso. Nondimeno qualcosa rimase: era come se adesso avessi con me tutto ciò che avevo vissuto e fatto, tutto ciò che mi era accaduto intorno. Potrei dire: era tutto con me e io ero tutto ciò. Consistevo di tutte queste cose, per così dire: consistevo della mia storia personale e avvertivo con sicurezza: "Questo è ciò che sono. Sono questo fascio di cose che sono state e che si sono compiute”. Questa esperienza mi dava una sensazione di estrema miseria e al tempo stesso di grande appagamento. Non vi era più nulla che volessi o desiderassi. Esistevo, per così dire, oggettivamente: ero ciò che ero stato e che avevo vissuto".
Fanno parte di queste credenze nel paranormale gli scritti che Jung pubblicò nel 1952 sulla sincronicità: secondo questa spiegazione alcuni fenomeni avvengono in modo sincrono, senza che vi siano correlazioni di causa/effetto, poiché hanno un'origine, fine e significato comuni e sono parte di uno stesso meccanismo attribuibile ad una sorta di "destino". Jung, da parte sua, era anche affascinato dalla fisica quantistica e dalle particelle subatomiche, che possono scomparire e apparire in altri punti remoti, collegati da misteriose connessioni, nonché dalla teoria del multiverso, oltre che dalla relatività di Einstein e gli studi di Schrödinget. Lo psicanalista vedeva tutte queste teorie, se non come possibili conferme scientifiche dei suoi concetti psicologici sulla sincronicità e il paranormale, come prova di una diffusione di tali concetti e dell'estensibilità di tali dinamiche.
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| Jung cercò di ricondurre alla sua teoria psicologica varie altre branche del sapere, dalla religione all'astrologia, passando per il paranormale, gli Ufo e i mandala, che come il suo processo psicologico, per ricreare qualcosa di già esistente finivano per esprimere qualcosa di nuovo e unico |
Il fisico teorico e sperimentale Wolfgang Pauli, Premio Nobel per la Fisica nel 1945, suo paziente, collaborò con Jung agli studi sulla sincronicità in una ricerca nota come Il quarto escluso. La sincronicità veniva proposta come modello per risolvere molti dei dubbi di quello fisico tradizionale, basato su 3 elementi: tempo, spazio e causalità. Il "quarto escluso" è stato appunto dato il nome di sincronicità. In analogia alla causalità, che agisce in direzione della progressione del tempo e mette in connessione fenomeni che accadono nello stesso spazio ma in istanti diversi, come per esempio l'entanglement quantistico, Jung e Pauli ipotizzano anche l'esistenza di un principio che metta in connessione fenomeni che accadono nello stesso tempo ma in spazi diversi. Oltre lo svolgimento di un evento conforme al principio in cui in tempi diversi accadono avvenimenti provocati da una medesima causa, ne esisterebbe quindi un altro in cui accadono avvenimenti nello stesso tempo ma in due spazi differenti perché, essendo casuali, non sono direttamente provocati da un effetto, risultando così aderenti a un principio di atemporalità.
Gli ultimi lavori e scritti di Jung si concentrarono sull'alchimia. L'ultimo libro, del 1956, è Mysterium Coniunctionis, che tratta del matrimonio sacro o "alchemico" tra il Sole e la Luna. In particolare, Jung identificava le analogie esistenti tra i processi alchemici e quelli legati alla sfera dell'immaginazione, in particolare a quella onirica. Secondo Jung, le fasi attraverso le quali avverrebbe l'opus alchemicum avrebbero una corrispondenza nel processo di individuazione, inteso come consapevolezza della propria individualità e scoperta dell'essere interiore. La Grande Opera, con cui l'alchimista tenta la fabbricazione della pietra filosofale, diventa la metafora del procedimento di individuazione, mentre l'alchimia non sarebbe altro che la proiezione nel mondo materiale degli archetipi dell'inconscio collettivo e il procedimento per ottenere la pietra filosofale rappresenterebbe l'itinerario psichico che conduce alla coscienza di sé e alla liberazione dell'io dai conflitti interiori.
Il processo è riconoscibile tramite le sue tappe, assimilate da Jung alle fasi di realizzazione della Grande Opera: nigredo, albedo, rubedo. La nigredo degli alchimisti è caratterizzata dall'archetipo dell'Ombra, ossia il rimosso oscuro; l'albedo è l'incontro con l'archetipo dell'Anima per il maschio e l'Animus per la donna. Esiste un'altra sottofase, la citrinitas, che è l'incontro con il Vecchio Saggio, archetipo che corrisponde alla figura femminile della Grande Madre, in cui sono rinchiuse tutte le potenzialità dell'individuo, ossia la sua previsione, la sua capacità di ragionamento e la sua esperienza, meta finale della psicologia e l'evoluzione che rappresenta. La rubedo, infine, la fase in cui l'alchimista crea la pietra filosofale, è l'incontro con l'archetipo del Sé, la summa del percorso di individuazione. Jung studiò anche approfonditamente l'astrologia e collego anch'essa alle sue teorie sui tipi psicologici.
Riguardo alla sfera religiosa, Jung era cristiano protestante, di confessione riformata (ossia quella tipicamente svizzera che deriva da Calvino e Zwingli), ma nutrì sempre interesse per le tradizioni orientali e in generale straniere. Tuttavia, riteneva che l'uomo occidentale dovesse comunque rimanere legato alle proprie tradizioni archetipiche, non aderendo a religioni orientali. Sosteneva di non credere a nulla per tradizione, ma affermava di "credere per esperienza": "Tutto ciò che ho appreso nella vita, mi ha portato passo dopo passo alla convinzione incrollabile dell'esistenza di Dio. Io credo soltanto in ciò che so per esperienza. Questo mette fuori campo la fede. Dunque io non credo all'esistenza di Dio per fede: io so che Dio esiste". E proseguiva: "Questo non vuol dire: "So che esiste un Dio determinato (Zeus, Yahweh, Allah, il Dio trinitario, ecc.)", ma piuttosto: "So che sono palesemente confrontato con un fattore in sé sconosciuto e che chiamo Dio in consensu omnium... In quanto so di una collisione con una volontà superiore nel mio proprio sistema psichico, so di Dio, e se volessi tuttavia osare l'ipostatizzazione in sé illegittima della mia idea, direi: "So di un Dio al di là del bene e del male che è altrettanto in me quanto in ogni luogo al di fuori di me".
Jung ebbe sempre molto rispetto della religiosità dei suoi pazienti, senza coinvolgerla troppo nella terapia o metterla in dubbio. È ancora oggetto di disputa, tuttavia, se nella sua teoria ci sia una distinzione reale tra l'uomo e Dio o se quest'ultimo non si riduca a una produzione o una mera interpretazione della psiche di qualcosa che direttamente non può essere sperimentato, anche perché una nozione come l'archetipo, affascinante, ma vaga e ambigua, è l'unico tramite che possa essere esperito. Non è nemmeno chiaro se Jung ritenesse ammissibile o credesse davvero a una rivelazione storica, irriducibile al soggetto e all'analisi psicologica: Jung infatti rifiutava la possibilità che fosse mai avvenuta fisicamente la risurrezione di Gesù, per il semplice fatto che i morti non resuscitano, e la nozione di peccato o di male sembra essere sempre da lui ricondotta al disordine mentale, alla deviazione o al disagio psichico.
Riguardo all'Islam, fece molto discutere un raffronto che Jung fece tra Maometto e Hitler: "Non sappiamo se Hitler sia in procinto di fondare un nuovo Islam. È già a buon punto; è come Maometto. L’emozione in Germania è islamica; propensa alla guerra e islamica. Sono tutti ubriacati da un dio selvaggio".
In ambito cattolico, definì la proclamazione del dogma dell'Assunzione di Maria da parte di Papa Pio XII nel 1954 come un fatto positivo, al punto da ritenerla "l'evento più rilevante della storia del cristianesimo dai tempi della Riforma", definendo l'atto del Papa "petra scandali per una mente priva di sensibilità psicologica", affermando che "il metodo che il Papa adopera per dimostrare la verità del dogma ha senso per la mente psicologica". Jung aveva esplorato anche il dogma della Immacolata concezione e l'importanza data dalla Chiesa alla Madonna e dell'Assunzione apprezzava l'estensione di fatto della Trinità a una "quaternità", che apriva il cristianesimo alla dimensione sacra femminile e, quindi, alla totalità.
Jung riteneva molto importante anche l'elemento pagano dell'inconscio collettivo occidentale: "Secondo me, il fatto che questo perturbamento o questa reviviscenza dell'inconscio abbia avuto luogo intorno all'anno 1800 deve essere messo in rapporto con la Rivoluzione francese, che non fu tanto una rivoluzione politica quanto una rivoluzione spirituale. È stata una colossale esplosione di tutto il materiale infiammabile che si era accumulato fin dall'età dell'Illuminismo. La deposizione ufficiale del cristianesimo, attuata dalla rivoluzione, deve aver fatto una profondissima impressione sul pagano inconscio che è in noi, perché da allora non ha più requie. Nel più grande tedesco del tempo, Goethe, questo elemento pagano poté vivere e respirare e in Hölderlin poté gridare a gran voce la gloria dell'antica Grecia. Dopo di allora la scristianizzazione della concezione del mondo ha compiuto grandi progressi, nonostante occasionali movimenti reazionari. Insieme con questo processo è venuta l'importazione di divinità straniere. Accanto al feticismo e allo sciamanismo già ricordati, la prima importazione è stata quella del buddismo, diffuso da Schopenhauer".
Jung, nella sua vecchiaia, scrisse anche 4 saggi sui maṇḍala, i disegni rituali buddisti e induisti, dopo averli studiati per oltre 20 anni. Secondo Jung, durante i periodi di tensione psichica, figure mandaliche possono apparire spontaneamente nei sogni per portare o indicare la possibilità di un ordine interiore. Il mandala, quindi, non è solo un'affascinante forma espressiva ma, agendo a ritroso, esercita anche un'azione sull'autore del disegno, perché in esso si nasconde un effetto magico: l'immagine ha lo scopo di tracciare un magico solco intorno al centro, un recinto sacro della personalità più intima, un cerchio protettivo che evita la "dispersione" e tiene lontane le preoccupazioni provocate dall'esterno; oltre a operare al fine di restaurare un ordinamento precedentemente in vigore, un mandala persegue anche la finalità creativa di dare espressione e forma a qualcosa che tuttora non esiste, a qualcosa di nuovo e di unico. Il secondo aspetto è ancora più importante del primo ma non lo contraddice poiché, nella maggior parte dei casi, ciò che vale a restaurare il vecchio ordine, comporta simultaneamente qualche nuovo elemento creativo.
Collegandosi a ciò, Jung si occupò anche di un fenomeno nuovo e di grande interesse per l'epoca, ossia gli Ufo, pubblicando nel 1958 il saggio Un mito moderno. Le cose che si vedono in cielo, interpretazione psicologica del fenomeno e ricapitolazione delle sue principali idee sulla psiche, in cui lanciava il suo ultimo messaggio e le proprie speranze e timori sul futuro dell'umanità.
Per Jung la coscienza del nostro tempo è lacerata, frammentata da un contrasto politico, sociale, filosofico e religioso di eccezionali dimensioni. L'Io si è troppo allontanato dalle sue radici inconsce; le "meraviglie" della scienza e della tecnica sembrano diventare forze distruttive. I dischi volanti rappresentano quindi visioni, oggettivazioni fantastiche di un inconscio troppo duramente represso. Quindi, nella sua teoria, diventava possibile che un archetipo provocasse una determinata visione. Jung considera con distacco e ironia l'esistenza degli Ufo come fenomeno fisico, sebbene non lo escluda per certo, visto che ciò confermerebbe 'ipotesi che esista una sincronicità tra inconscio e fenomeno reale.
Jung morirà il 6 giugno 1961, a quasi 91 anni, dopo una breve malattia cardiovascolare, nella Torre, sul lago di Zurigo. La figlia Gret racconterà così i suoi ultimi momenti: "È rimasto immobile per 24 ore prima di morire e non rispondeva più a nessuna sollecitazione, era molto lontano ormai. I suoi ultimi respiri erano così meravigliosi e liberi che non c'era spazio nel mio cuore per la tristezza. Un quarto d'ora dopo la sua morte, con un boato spaventoso, un fulmine a ciel sereno ha lacerato per tutta la sua lunghezza uno dei pioppi del giardino".




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