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75° - Inizio della Guerra di Corea

Uno dei più gravi conflitti avvenuti in Asia, subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, in piena Guerra Fredda. Il 25 giugno 1950 iniziava la Guerra di Corea, con l'invasione del Sud alleato degli Stati Uniti da parte del Nord comunista. La guerra durerà 3 anni, fino al 27 luglio 1953.

La Guerra di Corea scoppiò il 25 giugno 1950 a seguito dell'invasione del Sud, alleato degli Stati Uniti, da parte del Nord comunista. Ufficialmente non è mai finita: il 27 luglio 1953 è stato firmato un armistizio che ha portato all'attuale demarcazione tra i due Stati, ma mai un trattato di pace definitivo

La spartizione dell'Asia fu oggetto di trattative tra le maggiori potenze mondiali a Seconda Guerra Mondiale ancora in corso, come avvenne per l'Europa a Yalta. Con la Conferenza del Cairo, dal 22 al 26 novembre 1943, Stati Uniti, Regno Unito e Cina si accordarono per l'indipendenza della penisola coreana, fino a quel momento in mano al Giappone, come "nazione neutrale". Anche l'Unione Sovietica, dopo un'iniziale riluttanza, accettò questa soluzione, sebbene l'URSS confinasse per un breve tratto con il nuovo Stato. Il Giappone aveva stipulato con l'URSS un trattato di non aggressione dopo il 1931, quando l'Impero del Sol Levante aveva annesso la regione cinese della Manciuria, mentre la Mongolia restava uno Stato comunista alleato dei sovietici.
Il confine tra i rispettivi territori, tuttavia, non era condiviso e durante la guerra i due eserciti arrivarono più volte a contatto. L'11 maggio 1939, in particolare, i due eserciti si scontrarono a Khalkhin Gol: dopo 2 mesi di scontri, la 6ª Armata giapponese, del tutto priva di mezzi corazzati all'altezza di quelli avversari, si arrese. 
La zona, tuttavia, non fu teatro di aspri scontri durante la guerra fino al 1945, quando il Giappone rimase l'unica nazione in guerra contro gli Alleati. Nell'agosto 1945, in contemporanea con le bombe atomiche statunitensi su Hiroshima e Nagasaki, l'Unione Sovietica iniziò una devastante avanzata in Manciuria, occupando tutta la regione, le isole Curili, la parte meridionale dell'isola di Sachalin e la penisola di Corea fino al 38º parallelo, dove avvenne l'incontro con gli statunitensi che, di comune accordo, la stavano attaccando a da sud.
Il 16 agosto 1945 i giapponesi venivano definitivamente cacciati dalla Corea e pochi giorni dopo, il 2 settembre 1945, firmeranno la resa, che certificò la fine della Seconda Guerra Mondiale dopo 6 anni. La penisola di Corea, dunque, era temporaneamente occupata dai due eserciti, che in teoria avrebbero dovuto abbandonare in breve tempo le rispettive posizioni per favorire la creazione di uno Stato neutrale. Gli statunitensi iniziarono però a temere l'accerchiamento comunista del Giappone, ora non più nemico ma alleato. 
Il comando strategico statunitense inviò quindi a Stalin una carta geografica della penisola coreana tratta da un numero del National Geographic, con un tratto di penna al 38º parallelo, che sarebbe dovuto essere il confine tra due zone di occupazione temporanee, in attesa di uno Stato unitario. Stalin accettò: l'Unione Sovietica non era ancora in possesso della bomba atomica, il cui recente utilizzo aveva guardato con timore, e non intendeva inimicarsi eccessivamente gli Stati Uniti. La Cina era un Paese a pezzi, il governo era nazionalista ma era in corso una sanguinosa guerra civile, e il teatro asiatico era secondario rispetto a quello europeo. In breve tempo, però, sorsero comitati popolari comunisti in tutta la penisola, con l'obiettivo di creare un unico Stato satellite di Mosca: venne costituito anche un Partito Comunista Coreano con sede a Seul, nella sfera di occupazione americana.
L'8 settembre 1945 gli statunitensi presero quindi possesso della penisola coreana a sud del 38° parallelo, dove installarono un Governo temporaneo allineato alle potenze occidentali, in attesa di elezioni unitarie. A partire dal 1946, tuttavia, a causa della Guerra Fredda, non si trovò intesa tra Usa e URSS per data e modalità delle elezioni. Nel 1947 sarà l'ONU a fissare la data per le elezioni generali, ma ai suoi funzionari venne impedito l'ingresso nella zona d'occupazione sovietica.
Per mantenere l'ordine, il generale John Hodge, comandante delle forze statunitensi, aveva lasciato in posizioni chiave molti ufficiali giapponesi vista la loro esperienza del territorio, con l'obiettivo di sostituirli gradualmente con americani e coreani. Hodge istituì il Korean Advisory Council, una sorta di Parlamento (non eletto, USAMGIK) come raffigurazione della rappresentanza popolare di fronte all'occupante statunitense. La maggioranza dei seggi venne assegnata dal generale al nuovo Partito Democratico Coreano, allineato agli Stati Uniti e composto da grandi proprietari terrieri, affaristi e ufficiali del precedente governo coloniale giapponese. Al Partito Comunista (PRK) furono offerti dei seggi, ma il partito rifiutò e accusò il Consiglio di collaborazionismo con i giapponesi. L'USAMGIK, come primo atto, rifiutò di riconoscere il Governo provvisorio della Repubblica Popolare di Corea (PRK), voluto dall'Unione Sovietica, accusandola di sospetto comunismo.
In entrambe le zone, quindi, la sovranità del popolo coreano venne annullata e la popolazione si ribellò. Dopo due anni di trattative infruttuose, si giunse all'insediamento di due regimi contrapposti e al ritiro delle rispettive occupazioni. Il 13 agosto 1948 nasceva la Corea del Sud, che come primo atto dichiarò fuorilegge i comunisti; un mese dopo, il 9 settembre 1948 anche la Corea del Nord dichiarava la propria indipendenza. Nel dicembre 1948 l'Armata Rossa lasciava il Paese e nel giugno 1949, dopo alcune esitazioni, anche gli statunitensi fecero lo stesso.
La situazione, però, era incandescente, viste le opposte ideologie tra i due Stati. Il confine al 38° parallelo era oggetto di continue scaramucce e imboscate tra i due Stati, le rispettive opposizioni erano oggetto di repressione ed erano all'ordine del giorno attentati e provocazioni. 
La Corea del Nord, con 8,33 milioni di abitanti, istituì una dittatura comunista con capitale a Pyongyang, presieduta da Kim Il-Sung; la ben più popolosa Corea del Sud, con 19,37 milioni di abitanti, insediò un governo nazionalista con capitale a Seul presieduto da Syngman Rhee. Ufficialmente, entrambi gli Stati avevano come priorità la riunificazione nazionale.
Il 1° ottobre 1949, con la vittoria di Mao Zedong, nasceva la Repubblica Popolare Cinese, che iniziò attivamente a supportare la Corea del Nord. Kim Il-Sung iniziò quindi a organizzare un'offensiva che avrebbe dovuto annettere la Corea del Sud. Il suo Stato, infatti, contrariamente a quanto si potrebbe pensare oggi,
 era meglio armato e più sviluppato industrialmente della parte sud. Kim Il-Sung aveva appena 38 anni, oltre metà dei quali li aveva però trascorsi sul campo di battaglia. Era infatti nato nel 1912 nel povero villaggio di Mangyongdae da una famiglia di contadini antigiapponesi, tanto che nel 1920 la sua famiglia era stata costretta a emigrare in Manciuria, ancora non occupata dal Giappone.
A soli 13 anni Kim aveva quindi aderito al neonato Partito Comunista di Corea e a 17 era stato condannato a 2 mesi di carcere dalle autorità cinesi proprio a causa della sua militanza politica. Quando i giapponesi invasero la Manciuria nel 1931, Kim si unì ai guerriglieri comunisti cinesi, che iniziarono presto a operare anche in Corea. Venne quindi addestrato dall'Armata Rossa a Chabarovsk, in Unione Sovietica, e a soli 25 anni divenne capitano.
Viste le sue capacità, idee e conoscenza del territorio, nel 1946, ad appena 34 anni, era stato scelto da Stalin come capo del Comitato Popolare Provvisorio, ossia la branca del Partito Comunista Coreano che governava il Nord, visto che il partito aveva sede a Seul, nel settore d'occupazione statunitense. Quando divenne chiaro che la riunificazione non era possibile, i sovietici confermarono Kim Primo Ministro della Repubblica Popolare Democratica di Corea (RDPC). Un mese prima era nata la Corea del Sud come repubblica, forma di Governo che Kim Il-sung non accettava. Come gli altri Paesi satelliti dell'Unione Sovietica, il Partito comunista si fuse con diversi gruppi più piccoli per formare il Partito del Lavoro della Corea del Nord, che nel 1949 si unì alla sua controparte del Sud (nel frattempo diventata fuorilegge) per diventare il Partito del Lavoro di Corea, con Kim come Presidente. Il 25 giugno 1949 i comunisti sudcoreani avevano iniziato un'insurrezione contro il Governo di Seul, che aveva condotto a una brutale repressione, allo smantellamento definitivo del Partito Comunista di Corea, e a una strage di 30mila persone nella città di Jeju.
Kim avviò un grande piano di indottrinamento comunista della popolazione, per prepararla a una guerra di invasione contro il Sud. 
Fra il 1946 e il 1949 oltre 10mila giovani ufficiali nordcoreani vennero inviati nelle accademie militari sovietiche per studiare e nel 1948 venne introdotta la leva obbligatoria e l'intera popolazione venne militarizzata. Inoltre, la Corea del Nord aiutò militarmente la Cina di Mao, che era in guerra contro Chiang Kai-Shek: nel 1947 ben 2 divisioni di volontari, in tutto 40mila uomini, vennero inviati in Cina a combattere contro i nazionalisti. Al loro rientro, Kim si ritrovò soldati temprati dalla guerra e pratici di tattiche militari avanzate.
Nel dicembre 1949 la Corea del Nord iniziò ad ammassare truppe a ridosso del confine: 150mila uomini, 280 carri armati e 210 aerei da combattimento. Nel frattempo, Kim iniziò anche a infiltrare nel Sud bande di guerriglieri comunisti, introducendo 5000 miliziani comunisti, che però vennero sconfitti nel giro di pochi mesi con l'aiuto degli Stati Uniti.
Kim si convinse quindi che l'attacco frontale fosse l'unico modo per rovesciare il Governo di Seul. D
al febbraio 1950 vennero sospese le licenze ai militari e avviata in gran segreto la mobilitazione generale, con l'allestimento di piani d'attacco. Vennero avviate esercitazioni militari al confine della Cina e in Manciuria, quindi in territorio cinese, lontane da occhi indiscreti. Nel marzo 1950 la Cina, nell'ambito della propria guerra civile, aveva invaso l'isola di Hainan cacciandone i nazionalista ed eliminando così una possibile base di soccorso per la flotta statunitense. Gli Stati Uniti erano inoltre già impegnati sia nella protezione di Taiwan sia nel soccorso alla Francia in Vietnam, per cui non sembrava possibile che si impegnassero in un'altra guerra. Inoltre, i servizi segreti non avevano avvertito alcun sentore di pericolo in Corea del Sud, solo le solite scaramucce al confine. Si scoprirà in futuro solo una nota della CIA, che avvertiva di interi villaggi nordcoreani limitrofi al confine evacuati e che lo stato maggiore nordcoreano avesse ricevuto dai sovietici un piano d'invasione dettagliato, trasmesso senza l'utilizzo di telefono o telegrafo ma a mano. Il Segretario di Stato americano Dean Acheson, comunque, dichiarò il 12 gennaio 1950 che, per l'Amministrazione Truman, la Corea non rientrava tra gli interessi americani e nel perimetro difensivo statunitense: infatti, gran parte delle forze armate Usa era stata ridispiegata a Taiwan.
La Corea del Sud poteva unicamente contare su meno di 100mila soldati con scarso addestramento ed equipaggiamento. Nelle retrovie si trovavano soltanto 50.000 poliziotti con pochissimi aerei da combattimento, nessun elicottero, poche decine di carri armati leggeri, nessuna nave, nessuna motovedetta costiera e pochissima artiglieria pesante e scarse pure le leggere. 
L'attacco alla Corea del Sud venne quindi ufficialmente proposto da Kim, nell'ottica di una riunificazione nazionale, sia all'Unione Sovietica che alla Repubblica Popolare Cinese già nell'autunno 1949. Stalin, fresco del danno d'immagine conseguente al blocco di Berlino da lui voluto nel 1948, risolto dagli statunitensi risposero con un ponte aereo, volevano aprire un altro fronte di guerra per gli americani. Mao, invece, era debitore al leader nordcoreano, che aveva inviato parte del suo esercito a sostenere i comunisti cinesi nella guerra civile. Infatti Stalin promise solo aiuti bellici e forniture alimentari, mentre Mao inviò istruttori militari e mise a disposizione gli aeroporti cinesi in Manciuria, ritenuti al sicuro dai bombardamenti statunitensi.

Kim Il-Sung è stato 48 anni dittatore della Corea del Norddalla fondazione, nel 1948, alla morte, avvenuta l'8 luglio 1994, a 82 anni, per un attacco cardiaco. Ha dato vita all'attuale generazione di dittatori della Corea del Nord, i Kim: gli successe prima il figlio Kim Jong-Il (1994 - 2011) e poi il nipote Kim Jong-Un (dal 2011)

Iniziarono quindi le manovre di avvicinamento all'attacco. Nell'aprile 1950 il Governo nordcoreano accusò pubblicamente l'esercito sudcoreano di aver effettuato oltre 2600 incursioni armate oltreconfine per compiere omicidi mirati, razzie, rapimenti, saccheggi, incendi dolosi per turbare l'ordine sociale, fomentare disordini e guadagnare posizioni strategiche a ridosso del confine. 
Il 30 maggio il Presidente della Corea del Sud Syngman Rhee perse la maggioranza assoluta in Parlamento; come misura (falsamente) distensiva, Kim propose un'elezione generale per l'intera penisola riunificata, da tenersi tra il 5 e l'8 agosto, e la settimana dopo inviò tre plenipotenziari a Seul per negoziare un piano di pace in vista di una conferenza per la creazione di un'assemblea costituente, da tenersi a Haeju, al confine, tra il 15 ed il 17 giugno, ponendo però clausole talmente provocatorie da risultare inaccettabili al Governo sudcoreano.
Il 21 giugno, nel frattempo, l'intero l'esercito nordcoreano aveva terminato in gran segreto la mobilitazione generale e si era portato a ridosso del 38º parallelo. La Corea del Nord accusò di nuovo l'esercito della Corea del Sud di aver iniziato un pesante bombardamento d'artiglieria il 23 e 24 giugno e addirittura di esser penetrato per diverse ore ad Haeju. Nel tardo pomeriggio del 23 giugno, osservatori militari statunitensi di pattuglia lungo il confine notarono un incremento del numero di truppe nordcoreane ma non ritennero la cosa preoccupante, scambiando l'attività del nemico per un'esercitazione militare.
Kim, 
per scatenare l'attacco, contava su alcuni fattori, oltre alla sorpresa, come la debolezza industriale e militare del nemico, la presenza di numerosi simpatizzanti comunisti anche al sud, il massiccio rifornimento di aerei a reazione e di carri armati da parte dei sovietici e la contemporanea apertura dei mondiali di calcio in Brasile, che avrebbero distolto almeno parzialmente l'attenzione dei mass media.
L'esercito nordcoreano, forte di 350mila uomini, con 500 carri e 2000 pezzi d'artiglieria, aprì il fuoco d'artiglieria a partire dalle 4 del mattino del 25 giugno 1950, approfittando anche della giornata piovosa. Pochi minuti dopo, 10 divisioni di fanteria e 1 corazzata attraversarono la frontiera. La direttrice principale dell'avanzata nordcoreana fu rappresentata dalla strategica penisola di Ongjin, oggi in Corea del Nord. 
L'esercito sudcoreano era del tutto impreparato, addestrato più per compiti di polizia interna o al massimo per azioni di controguerriglia. La Corea del Sud non diede la notizia dell'attacco prima delle 10, circa 6 ore dopo l'invasione, che stava già procedendo speditamente. Già nel pomeriggio del primo giorno di guerra aerei nordcoreani bombardarono l'aeroporto di Seul e l'ex base statunitense di Gimpo. L'inizio del conflitto fu fulmineo, sia a causa della mancata dichiarazione di guerra da parte della Corea del Nord sia a causa della trascuratezza in cui versava l'esercito sudcoreano. Mentre le sue truppe erano già penetrate profondamente in territorio nemico, ormai alle porte di Seul, Kim dichiarò ufficialmente  guerra alle 11, adducendo come pretesto un inesistente attacco nemico presso Haeju, non lontano dal confine.
L'ONU si riunì d'urgenza, approvando una risoluzione per il cessate il fuoco con ripristino dello status quo ignorata da Kim. I cittadini statunitensi vennero evacuati via mare dal porto di Incheon, mentre Kim decretava la generale chiamata alle armi per liberare il Paese, mobilitando anche i riservisti e l'ambasciata statunitense di Seul veniva evacuata. L'ONU decretò sanzioni economiche contro la Corea del Nord.
Gli statunitensi, comunque, accorsero in soccorso della Corea del Sud: il 27 giugno, uno stormo dell'aeronautica abbattè 3 aerei nemici mentre scortava l'evacuazione dei civili da Seul e il Presidente Harry Truman ordinò appena 2 giorni dopo alla marina e all'aviazione di intervenire in aiuto alla Corea del Sud, contro le aspettative del Nord. 
Fu solo allora che il mondo fu portato a conoscenza dell'invasione e della sua reale portata: 120mila uomini su 10 divisioni avevano varcato simultaneamente il confine e invaso il sud, che disponeva in quel momento di sole 4 divisioni, e avevano già occupato Seul, distante appena 40 km dal confine.
Gli Stati Uniti ottennero in 24 ore anche l'autorizzazione formale all'intervento militare: grazie all'assenza di Jakov Malik, delegato dell'URSS, ritiratosi per protesta contro la presenza della Cina nazionalista anziché di quella comunista, gli Stati Uniti ottennero dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU un voto favorevole all'intervento militare, con il solo voto contrario della Jugoslavia. Il Presidente Harry Truman si mostrò però indeciso se fornire solo appoggio logistico e consiglieri militari all'esercito sudcoreano in rotta o sostenere l'idea del generale Douglas McArthur, proconsole americano in Giappone, che proponeva l'invio di truppe sul campo. Dopo alcuni giorni di discussione, prevalse la seconda opzione: il 7 luglio Truman nominava il generale MacArthur a capo del Far East Command (FEC).
La Far East Air Force (FEAF), agli ordini del tenente generale George E. Stratemeyer, iniziò subito a intercettare l'aviazione nordcoreana a sud del 38º parallelo, arrivando a bombardare l'aeroporto di Pyongyang. Tuttavia, per un mese  le forze di terra statunitensi impiegate man mano non furono comunque in grado di fermare l'avanzata della Corea del Nord. Anzi, l'1/2 luglio 3 battaglioni di fanteria vennero annientati; il 16 luglio 30 soldati Usa, gravemente feriti e disarmati, e il loro cappellano vennero uccisi dai nordcoreani (massacro di Tunam) e il 20 luglio a Tachon, la 24ª divisione di fanteria, frettolosamente inviata al fronte, perse 6000 uomini e il suo comandante William F. Dean fu catturato.
L'offensiva di Kim venne rallentata, ma non arrestata, permettendo di organizzare un perimetro difensivo attorno alla città portuale di Busan, all'estremo sudest della Corea del Sud, il cosiddetto quadrilatero di Busan. Intanto, il Governo Usa iniziò a inviare ingenti rinforzi in Giappone per costituire un'armata di sbarco, l'8ª, al comando del generale Walton Walker, il cui quartier generale avanzato fu posto nella città di Taegu. Il Giappone garantì l'utilizzo di basi militari sul proprio territorio e supporto navale.
Nel frattempo, su mandato delle Nazioni Unite, si era venuta a creare una forza internazionale, costruita ed organizzata dagli Stati Uniti, che comprendeva 18 Paesi: Corea del Sud, Stati Uniti d'America, Gran Bretagna, Canada, Australia, Filippine, Turchia, Paesi Bassi, Francia, Nuova Zelanda, Thailandia, Etiopia, Grecia, Colombia, Belgio, Sudafrica, Lussemburgo e, come supporto navale, il Giappone, anche se ancora non faceva parte dell'ONU. Altre nazioni inviarono personale medico, come Danimarca, Norvegia, India, Svezia e Italia, anche se anch'essa ancora non faceva parte dell'ONU (l'ingresso è datato 1955, dopo 10 anni di attesa). I vertici militari statunitensi diramarono un comunicato alle truppe combattenti in cui s'impegnavano a concludere la campagna bellica entro Natale con l'occupazione dell'intera nazione coreana e a riportare a casa le truppe entro il Capodanno".
Le truppe dell'ONU riuscirono a rallentare l'avanzata nordcoreana fino a bloccarla del tutto. Il 3 agosto vennero fatti saltare i ponti sul fiume Naktong per ritardare la penetrazione nordcoreana nell'ultimo lembo di territorio sudcoreano rimasto libero e proprio i durissimi scontri su questo corso d'acqua bloccarono definitivamente l'avanzata. Il primo scontro tra l'esercito nordcoreano e quello alleato avvenne il 5 agosto. Il piano di MacArthur era resistere all'avanzata e nel frattempo pianificare uno sbarco alle spalle del nemico per chiuderlo con una manovra a tenaglia. Gli strateghi cinesi previdero quest'eventualità e consigliarono ai nordcoreani di arretrare, ma Kim non ascoltò.
Il 15 settembre, quando il maggior generale Edward M. Almond condusse un attacco anfibio contro il porto di Incheon, vicino al 38º parallelo, per prendere alle spalle l'esercito nordcoreano, che si era spinto eccessivamente lontano dalle proprie linee di rifornimento. Gli statunitensi erano ben informati: la notte del 1º settembre, il Servizio informazioni della Marina aveva inviato un gruppo di ricognitori (nome in codice Operazione Trudy Jackson) sotto il comando del tenente di vascello Eugene F. Clark sull'isola di Yonghung-do, all'imbocco del porto di Incheon, per rilevare la consistenza delle difese nordcoreane e l'entità delle loro truppe.
I dati trasmessi vennero utilizzati per bombardare a tappeto col napalm la fortezza di Wolmi-do, anch'essa sita sulla spiaggia d'Incheon, in diverse ondate a partire dal 13 settembre. I 43 bombardieri eliminarono le forze nordcoreane trincerate nella fortezza resero possibile lo sbarco in tre spiagge limitrofe a Incheon, la prima delle quali (Pohang-Goryongpo) venne raggiunta alle 6:30 del 15 settembre. 
Le armate nordcoreane non si aspettavano un attacco 200 km più a nord. Le forze nordcoreane, che da settimane premevano contro il perimetro di Busan, improvvisamente erano intrappolate in una gigantesca sacca, qualora da Incheon le forze delle Nazioni Unite avessero letteralmente "tagliato in due" la penisola coreana. A questo punto fu il panico tra gli invasori, con una ritirata improvvisa e caotica, tornando in appena due settimane oltre il confine, con massacri di popolazione inerme durante il ritiro.
Seul venne abbandonata immediatamente e ripresa dalle forze americane nel giro di 2 giorni. Il 28 settembre, a 13 giorni dallo sbarco, venne raggiunto il 38º parallelo, confine ufficiale tra le due Coree. Il giorno seguente il Presidente Truman autorizzò sia il dispiegamento dell'aviazione nelle basi della Corea del Sud che l'attraversamento del confine con lo scopo di abbattere il regime nordcoreano, con sistematici bombardamenti aerei sui centri militari e produttivi.
Il 9 ottobre sudcoreani e statunitensi a Kaesŏng varcarono il 38º parallelo, Kim si era precipitato a Pechino a implorare l'aiuto della Cina, dopo aver ricevuto un secco rifiuto da Stalin. Mao avvertì che l'invasione del territorio della Corea del Nord avrebbe avuto conseguenze serie, in particolare se fosse stato raggiunto il confine cinese. Gli statunitensi effettuarono una ricognizione aerea, che mostrava ben 850mila soldati cinesi ammassati lungo il fiume Yalu, che segnava il confine con la Corea del Nord. Ciononostante, nel giro di 10 giorni gli statunitensi occuparono Pyongyang, arrivando fino al confine cinese e spaccando il territorio nordcoreano in due. In altri due mesi, le forze Usa presero anche la città portuale di Chongjin.
Il generale MacArthur aveva più volte dichiarato alla stampa di non credere a un intervento diretto della Cina, mentre l'Unione Sovietica si limitò ad un appoggio logistico. Invece, il 18 ottobre 1950 la Cina inviò in Corea oltre 180mila soldati, alle cui spalle erano pronti altri 120mila uomini di rincalzo, che in breve ricacciarono le truppe americane al di là del 38º parallelo.

Il generale Douglas MacArthur era stato il comandante delle forze alleate in Asia durante la Seconda Guerra Mondiale e protagonista dell'avanzata verso il Giappone. Fu anche il comandante dell'esercito Usa e Onu nella Guerra di Corea, fino alla sua destituzione nel 1951 per "grave insubordinazione" verso il Presidente. Vivrà i suoi ultimi anni come eroe nazionale e consulente dei Presidenti americani fino alla morte, il 5 aprile 1964, a 84 anni, per una colangite biliare primitiva 

In questa fase emerse tutta la divergenza di rapporti tra Mao e Stalin, che i cinesi non riconoscevano come guida comunista mondiale. Quando Mao aveva preso il potere in Cina e si era recato in visita a Mosca, non venne trasportato con un volo di Stato ma dovette sobbarcarsi un estenuante viaggio ferroviario per l'intera tratta transiberiana, durato ben 2 mesi. Una volta giunto a Mosca, poi, venne fatto aspettare per ore prima di essere ricevuto da Stalin, con cui comunque firmò un accordo di collaborazione politico/militare. Nel 1990 alcuni ex funzionari cinesi dichiararono che ciò che indusse i cinesi a intervenire in Corea fu una vera e propria spaccatura tra il Partito Comunista Cinese e quello Sovietico e la volontà della Cina di ritagliarsi per la prima volta un ruolo di primo piano a livello internazionale, indipendente da quello russo.
Stalin infatti aveva rifiutato categoricamente qualunque partecipazione al conflitto, a partire dalla progettazione: "Non verserò una sola goccia del sangue dei miei soldati in un'operazione che considero del tutto fallimentare. Se gli americani ti cacceranno via, come credo, a calci nei denti, gli aiuti vai ad implorarli da Mao!", si dice abbia detto a Kim. MacArthur riteneva però che le truppe cinesi fossero troppo affaticate dalla guerra civile per poter ostacolare il piano statunitense di liberare l'intera penisola coreana. 
L'invasione cinese arrivò a impegnare 260mila soldati ed ebbe un effetto devastante sulle truppe degli Stati Uniti, costrette alla più clamorosa ritirata della loro storia militare. MacArthur s'accorse solo dopo 3 settimane della reale entità numerica dell'impegno cinese e del fatto che Mao agiva in disaccordo con l'Unione Sovietica. In particolare, l'attacco cinese si basava su grandi assalti notturni, chiamati attacchi "ad onda umana".
In un telegramma del 2 ottobre 1950 Mao chiese comunque ufficialmente l'aiuto di Stalin, anche solo per la copertura aerea dell'esercito e delle città cinesi di confine. Stalin ci rifletté, incoraggiato anche da una missione lampo del Primo Ministro Zhou Enlai a Mosca, anche perché la Cina aveva appena in mente di invadere anche il Tibet negli stessi giorni, cosa che accadde il 7 ottobre. Visto il rifiuto di Stalin, Mao decise in autonomia quindi d'intervenire militarmente in Corea del Nord: "Se permettiamo agli Stati Uniti di occupare tutta la Corea, il potere rivoluzionario nel Paese subirà una dura sconfitta e gli americani diventeranno incontenibili in Estremo Oriente". I generali cinesi avvertirono Mao della possibilità di bombardamenti americani sulle città cinesi, ma il leader lo considerò un rischio da correre. Quel che Mao non sapeva invece era che MacArthur aveva chiesto al Presidente Truman l'autorizzazione a sganciare la bomba atomica anche sulla Cina, replicando quanto fatto 5 anni prima con il Giappone, richiesta che venne respinta dal Presidente.
L'esercito cinese guadò il fiume Yalu, al confine con la Corea del Nord, la notte del 27 ottobre 1950, ma già da alcuni giorni 19 reparti cinesi erano entrati nel territorio integrando i nordcoreani. I soldati cinesi si riparavano in cunicoli sotterranei, da dove uscivano nel cuore della notte per attaccare col favore delle tenebre. Questa massa complessiva ammontava a 300mila uomini, sottostimati a soli 60mila dalla CIA. Nel frattempo il rigido inverno impediva l'arrivo regolare di rifornimenti di viveri ed armi alle truppe americane.
L'Esercito Popolare di Liberazione cinese lanciò quindi a sorpresa l'offensiva sconfiggendo le truppe dell'ONU. Dopo una prima resistenza, l'intervento in massa dei cinesi divenne irresistibile a partire dal 25 novembre, quando 300mila cinesi sfondarono, a costo di enormi perdite umane, le prime linee statunitensi. Con una tattica "a tridente", i cinesi sfondarono al centro, ricacciando i sudcoreani da Chosan e impegnando gli statunitensi a est e a ovest della città.
Le posizioni divennero impossibili da mantenere già dopo pochi giorni e, grazie all'aviazione, le truppe alleate iniziarono il ritiro dalla Corea del Nord. Mentre le truppe sudcoreane furono fin dall'inizio in rotta, gli statunitensi riuscirono a organizzare efficacemente la ritirata, pur abbandonando comunque ingenti quantitativi di materiale bellico di prim'ordine, subito raccolti dai cinesi, la cui arma d'ordinanza era il moschetto Hanyang 88 del 1895, mentre quella dei nordcoreani era la carabina d'ordinanza dell'esercito imperiale tedesco, il Mauser Karabiner 98k del 1898. Sarà il primo utilizzo massiccio dell'elicottero sui campi di battaglia per evacuare i feriti e le truppe assediate.
La risposta di MacArthur fu un blocco navale ai porti cinesi e l'avvio di contatti con Taiwan per una partecipazione dei nazionalisti cinesi al conflitto. L'8 novembre si svolse la prima battaglia aerea della storia in cui operarono unicamente aerei a reazione, vinta dagli statunitensi. La ritirata dell'esercito alleato proseguì per due mesi: 100mila soldati e 17.500 veicoli vennero evacuati da 109 navi e da un numero imprecisato di elicotteri. 
Il 5 dicembre 1950 i cinesi ripresero Pyongyang e per Capodanno si attestarono sul confine del 38º parallelo, riprendendo Seul il 4 gennaio. L'avanzata cinese era però ormai lenta e scoordinata a causa della lunghezza delle linee di rifornimento e perché la scarsa e scadente struttura logistica cinese non consentiva operazioni fulminee. I cinesi vennero fermati il 15 gennaio a circa 80 km dal confine, sulla linea Suwon/Wonju/Samcheok, esausti e dopo aver subito pesantissime perdite, causate in particolare dalle 177mila tonnellate di bombe sganciate dagli statunitensi.
Il 25 gennaio le truppe ONU scatenarono quindi un'altra controffensiva: l'aeroporto di Seul venne occupato il 10 febbraio, la città di Wonju il 28 febbraio e Seul il 14 marzo. Questa volta furono i cinesi a ritirarsi in modo caotico, lasciando la Corea del Sud fino al 38º parallelo nel giro di un mese. Il dominio dell'aria statunitense divenne netto e neppure gli aviatori sovietici inviati da Stalin travestiti da cinesi e nordcoreani poterono nulla. Questa volta gli statunitensi estesero anche alla Manciuria. Il 7 aprile 1951 gli statunitensi varcarono il confine e penetrarono nuovamente in territorio nordcoreano.
A quel punto però il Presidente Harry Truman iniziò a temere un allargamento del conflitto e, visto che MacArthur insisteva a chiedere l'uso dell'atomica contro Pechino e iniziava a criticarlo in pubblico, il Presidente lo sostituì con il generale Matthew Ridgway, avviando pochi mesi dopo, di concerto con l'Unione Sovietica. le trattative per una conclusione concordata del conflitto.
La Cina rifiutò e portò avanti un secondo contrattacco, bloccato dopo soli 2 giorni ancora in territorio nordcoreano, e anche un terzo poco tempo dopo. Mao si risolse quindi a inviare a Kaesŏng alcuni delegati per un preliminare armistizio, che prevedeva, nelle intenzioni, il congelamento dei territori in quel momento occupati. Iniziò così una lunga ed estenuante guerra di posizione a cavallo del confine, fatta di attacchi e contrattacchi a ritmo continuo. La tattica del nuovo comandante in capo americano, nota come "tritacarne di Ridgway", che per bloccare le avanzate cinesi non solo faceva ampio uso di bombardamenti da parte dell'aviazione, ma anche del tiro dell'artiglieria pesante, terminato il quale, le truppe statunitensi passavano all'attacco sotto il fuoco di copertura delle mitragliatrici, con una vastissima perdita di uomini da parte del nemico.
Entrambi le le Coree erano esauste economicamente, eppure i negoziati non facevano progressi, soprattutto per il problema del rimpatrio dei prigionieri di guerra: i comunisti li rivolevano indietro tutti senza condizioni, mentre gli alleati rimanevano fermi per la libertà di scelta da parte dei catturati. Le trattative furono quindi sospese il 23 agosto: i comunisti costruirono in breve tempo 3 nuovi aeroporti a Aamcham, Taechon e Namsi, subito rasi al suolo dall'aviazione alleata nel mese di ottobre.
Il 12 novembre, dopo 3 mesi, i negoziati ripresero nel villaggio di confine di Panmunjeom. Nel mentre, gli alleati impiegarono l'aviazione per cercare di far giungere i comunisti a più miti consigli: il 5 marzo 1953, giorno della morte di Stalin, venne bombardata la città di Chongjin, prossima al confine sovietico. Dopo un anno, i cinesi si dichiararono pronti a far svolgere un referendum di autodeterminazione tra i prigionieri di guerra. Solo quando l'aviazione alleata iniziò a bombardare le dighe nordcoreane, i negoziati di pace accelerarono.
Il 27 luglio 1953 a Panmunjeom venne quindi firmato un armistizio temporaneo, che ristabiliva la situazione preesistente e la creazione di una zona demilitarizzata al confine tra i due Stati. Cinesi e statunitensi furono soddisfatti, mentre le due Coree non vollero riconoscere l'armistizio. Un comitato di supervisori formato da osservatori appartenenti a nazioni neutrali operò così fino al 1956 quando, in seguito agli incontri diplomatici di Ginevra non si arrivò ad un trattato di pace. Da allora, gli statunitensi mantengono 40mila soldati e arsenali nucleari in Corea del Sud. Il 25 maggio 2009, a seguito delle rinnovate tensioni fra le due Coree, la Corea del Nord si è unilateralmente ritirata dall'armistizio che però resta ancora in vigore.  
Il 27 aprile 2018 a Panmunjeom, dopo l'ottenimento della bomba atomica da parte della Corea del Nord, i due capi di Stato Kim Jong-un e Moon Jae-in, dopo le Olimpiadi Invernali di Pyeongchang, hanno ufficialmente avviato i negoziati per un trattato di pace con un obiettivo congiunto: la completa denuclearizzazione della penisola. Il trattato di pace, però, non è mai stato firmato, quindi la Guerra di Corea ufficialmente non è mai finita: è in vigore solamente una tregua che dura da 72 anni, la più lunga della storia.
La guerra, comunque, spinse gli Stati Uniti a intensificare la propria azione ostile verso i Paesi comunisti: nel 1951 fu firmato un nuovo trattato di pace con il Giappone e il Patto di Sicurezza nel Pacifico con Australia e Nuova Zelanda, mentre in Europa si iniziò il riarmo della Germania Ovest e furono concessi aiuti economici alla Spagna franchista e alla Jugoslavia, in rotta con l'URSS.
Il prestigio dell'Unione Sovietica venne notevolmente intaccato per non esser scesa in campo a favore dei suoi alleati, mentre il prestigio cinese si affermò invece notevolmente anche perché, il 7 ottobre 1950, la Cina aveva sfruttato la guerra per occupare il Tibet senza alcuna reazione da parte delle Nazioni Unite. Mentre Ridgway si ritirerà pochi anni dopo, il comandante in capo cinese, Peng Dehuai, cadde invece in disgrazia per le sue critiche nei confronti di Mao, venendo destituito nel 1959, arrestato nel 1966 e morì in carcere durante la Rivoluzione Culturale nel 1974 per carenza intenzionale di cure mediche e sepolto sotto falso nome, venendo riabilitato solo nel 1978, dopo la morte di Mao nel 1978.
Durante la Guerra di Corea era al fronte anche il figlio primogenito di Mao Zedong, il 28enne Mao Anying, suo successore designato. Il 24 novembre 1950 il quartier generale cinese in territorio nordcoreano subì un attacco aereo. Il generale e altri collaboratori riuscirono a salvarsi nascondendosi in una miniera abbandonata, ma il figlio di Mao e un altro soldato non fecero in tempo a lasciare la baracca. Mao Anying venne sepolto sul campo di battaglia in una fossa comune.
Quasi tutti i prigionieri verranno alla fine in gran parte rimpatriati da ambo le parti. Più di 14.000 cinesi e 7500 nordcoreani scelsero però di non essere riportati in patria, trasferendosi in Stati Uniti, Corea del Sud, Hong Kong e Singapore. Anche 325 sudcoreani, 21 statunitensi e 1 britannico scelsero di passare nel blocco comunista, vivendo in Cina, dove sposarono donne cinesi. Dei 21 statunitensi, 16 faranno poi ritorno negli Usa durante i 10 anni successivi, venendo messi sotto processo per diserzione. Il caso finì di fronte alla Corte Suprema, la quale sentenziò che, poiché tutti erano stati congedati con disonore all'atto della loro scelta di non essere rimpatriati, non si trovavano più sotto la giurisdizione delle forze armate. L'unico inglese, Andrew Condron, farà ritorno nel Regno Unito nel 1960 e venne congedato con onore senza conseguenze. Durante il conflitto 1 milione di nordcoreani emigrò in Corea del Sud, al seguito delle truppe ONU durante il ripiegamento nell'inverno 1950/1951.
La guerra ha lasciato profondissime cicatrici ancora vive oggi, non solo nelle Coree ma anche in Cina. Nel 1975, infatti, Kim Il-Sung tornò a Pechino a chiedere l'aiuto militare della Cina, in vista di una nuova invasione dopo il ritiro statunitense dal Vietnam, ma Mao Zedong e il suo braccio destro e futuro successore Zhou Enlai rifiutarono categoricamente di riportare il Paese in un nuovo sanguinoso conflitto.

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