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60 ° - Assassinio di JFK

Uno degli eventi che ha segnato la storia degli Stati Uniti, il quarto e finora ultimo caso di assassinio di un Presidente Usa in carica. Il 22 novembre 1963 a Dallas veniva ucciso John Fitzgerald Kennedy, un caso di cronaca di rilevanza mondiale ma mai chiarito fino in fondo.

John Fitzgerald Kennedy, detto JFK, è stato il 35° Presidente degli Stati Uniti dal 1960 alla morte, avvenuta il 22 novembre 1963 a Dallas per mano di Lee Harvey Oswald, a sua volta ucciso 2 giorni dopo dal gestore di night club Jack Ruby. Al momento della morte Kennedy aveva solo 46 anni

John Fitzgerald Kennedy nacque a Brookline, nel Massachussets, il 29 maggio 1917. Era il secondo di 9 figli di una famiglia molto in vista: il nonno materno era stato per molti anni sindaco della città e il padre era ambasciatore. Arrivò a frequentare l'università a Princeton e Harvard, quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale. Inizialmente riformato per una piccola frattura alla colonna vertebrale, nel dicembre 1941, anche grazie all'intervento del padre, venne infine arruolato, partecipando a varie operazioni di guerra nel Pacifico e ottenendo il grado di sottotenente di vascello, al comando della motosilurante PT-109, di stanza nelle Isole Salomone.
Il 2 agosto 1943 la PT-109 venne speronata e distrutta da un cacciatorpediniere giapponese. Kennedy, incurante delle condizioni della sua colonna vertebrale, trascinò per 3 miglia a nuoto un compagno ferito e fece altre 5 miglia andata e ritorno per cercare di intercettare un incrociatore americano, mettendo in sicurezza i superstiti. Per questo episodio, Kennedy ottenne numerose onorificenze militari, la promozione a tenente e il congedo con onore nel 1945, qualche mese prima della fine della guerra. La notte gli lasciò però numerosi strascichi fisici: contrasse la malaria, venne operato di ernia al disco e gli venne diagnosticata anche un'insufficienza renale.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale ereditò il sogno del fratello maggiore Joseph, morto in un incidente aereo nel 1944, ed entrò in politica. Candidato del Partito Democratico, divenne sindaco di Boston, rieletto per due mandati. Nel 1952 venne eletto al Senato, ma i suoi problemi alla colonna vertebrale gli causarono comunque lunghi periodi di assenza. Sfruttò il periodo di riposo forzato scrivendo Profiles in Courage, 8 biografie di senatori che rischiarono la carriera pur di non rinnegare i propri ideali, che vinse il Premio Pulitzer nel 1957. Colpito da anemia, Kennedy riuscì infine a risolvere i suoi problemi di salute utilizzando una scarpa dal tacco più alto dell'altra, essendosi reso conto che aveva una gamba più corta di oltre un centimetro.
Nel 1956 Kennedy si candidò alla vicepresidenza degli Stati Uniti, ma il Partito Democratico gli preferì Estes Kefauver. Venne comunque rieletto il repubblicano Dwight Eisenhower, ex generale eroe della Seconda Guerra Mondiale, ma la popolarità di Kennedy continuò a crescere. Sconfiggendo Lyndon Johnson, Adlai Stevenson e Hubert Humphrey, nel 1960 ottenne la nomination democratica, con Johnson come candidato vicepresidente, nonostante i reciprochi attacchi durante la campagna. Dopo il primo dibattito televisivo tra candidati alla presidenza trasmesso in tv, Kennedy sconfisse il candidato repubblicano Richard Nixon per 303 delegati a 219 (49,72% a 49,55% come percentuali). A 43 anni, divenne il più giovane Presidente eletto degli Stati Uniti, il primo cattolico. 

John Fitzgerald Kennedy venne ucciso alle 12.30 del 22 novembre 1963 a Dallas, in Texas, dove si era recato in visita. Gli spari lo raggiunsero tra Elm Street e Dealey Plaza, mentre era diretto al Trade Mart, dove avrebbe dovuto tenere un discorso. Rimase ferito anche il governatore del Texas John Connelly, che sedeva di fronte a lui

Kennedy battezzò il proprio programma di politica interna con il termine di "Nuova Frontiera"; esso includeva iniziative come l'assistenza medica per le persone anziane e sole, aiuti federali al sistema educativo e dell'istruzione pubblica e la creazione di un dipartimento per l'edilizia abitativa e lo sviluppo urbano. Vista l'opposizione del blocco conservatore, tuttavia, il Presidente preferì sempre, nella sua breve Presidenza, concentrarsi sulla politica estera e sulla lotta al nemico sovietico.
In piena guerra fredda, Kennedy si dimostrò immediatamente ostile al regime di Fidel Castro, che aveva preso il potere a Cuba nel 1959 sostituendo il dittatore filoamericano Fulgencio Batista. Per questo diede ordine alla Cia di proseguire con il piano già avviato durante l'operazione Eisenhower di uno sbarco di esuli anticastristi sull'isola per rovesciare la dittatura castrista. Il 17 aprile 1961, dopo un bombardamento aereo (gli americani tentarono anche di far ricadere la colpa su cubani ribelli dipingendo gli aerei come quelli cubani), 1453 esuli cubani sbarcarono nella Baia dei Porci, operazione che culminò in un totale fallimento che macchiò anche l'immagine di Kennedy come uomo votato alla pace: più di 1000 uomini furono catturati e poi liberati in cambio di 53 milioni di dollari di aiuti umanitari e furono abbattuti 9 bombardieri e 2 navi da guerra. 
La crisi con Cuba raggiunse però il suo apice quando l'Unione Sovietica iniziò a rifornire Cuba di armamenti e nell'ottobre 1962 vennero scattate dalla Cia foto satellitari che mostravano siti per missili balistici a medio raggio. Il Presidente decretò il blocco navale a Cuba per impedire alle navi sovietiche di attraccare con i missili e solo dopo giorni si giunse a un accordo sulla crisi dei missili, con la mediazione di Giovanni XXIII e delle Nazioni Unite: Chruscev accettò di ritirare i missili e in cambio Kennedy si impegnò a rispettare in futuro la sovranità di Cuba.
In compenso, Kennedy fu l'ideatore dei Peace Corps, corpo di volontari americani per portare aiuto alle nazioni sottosviluppate del Terzo Mondo. Nel 1961, inoltre, l'URSS di Nikita Chruscev impedì qualunque accesso a Berlino Ovest e la barriera centrale divenne il Muro di Berlino, che rimase in piedi fino al 1989. Proprio a Berlino si recherà il 26 giugno 1963, pronunciando il famoso discorso "Ich bin ein Berliner". 
Kennedy fu anche il Presidente che intensificò l'impegno americano in Vietnam, aumentando la collaborazione tecnologica e lo schieramento di consiglieri militari nel Vietnam del Sud, senza però mai voler schierare truppe su larga scala, decisione che invece verrà presa dal suo successore Lyndon Johnson. Kennedy fece comunque in tempo ad assistere a un colpo di Stato nel Vietnam del Sud, con l'assassinio del Presidente Ngo Dinh Diem e del fratello, sostituiti dal generale Duong Van Minh. 

JFK venne sepolto con tutti gli onori il 25 novembre successivo al Cimitero Nazionale di Arlington. Gli succedette alla presidenza il suo vice Lyndon Johnson, che giurò sull'Air Force One che riportava a Washington la salma di Kennedy e vincerà poi le presidenziali del 1964, dove stravinse contro il repubblicano Barry Goldwater

A posteriori, si scoprì che Kennedy aveva un atteggiamento molto blando nei confronti della sicurezza, violando anche i regolamenti dei servizi segreti e permettendo rilassatezze di ogni genere agli agenti di scorta, compreso l'attardarsi alla sera a bere. Quando il Presidente annunciò di volersi recare in visita a Dallas, tuttavia, il livello di sicurezza venne innalzato. Kennedy, tuttavia, decise di confermare la visita, nonostante un mese prima Adlai Stevenson, ambasciatore Usa alle Nazioni Unite, vi era stato aggredito, e anzi chiese di utilizzare una macchina senza capote. Addirittura la notte prima della visita la Cia ricevette informazioni su un possibile attentato da parte di un gruppo rivoluzionario.
In generale, l'atmosfera a Dallas era tutto fuorché cordiale. La mattina dell'attentato il Dallas Morning News uscì con una pagina listata a lutto, pagata da tre industriali locali, con un elenco di tutte le presunte imputazioni al Presidente per il suo operato. Erano anche stati diffusi finti volantini da ricercato con le stesse accuse.
Tuttavia, la visita in Texas era strategica per compattare le fila del Partito Democratico in vista di una ricandidatura del Presidente alle elezioni 1964, a cui mancava solo un anno, e riconquistare consenso con alcuni provvedimenti favorevoli al Texas, Stato chiave per l'elezione. 
Dopo l'arrivo all'aereoporto Love Field di Dallas, il 22 novembre 1963 il corteo presidenziale si diresse al Trade Mart, dove il Presidente avrebbe pronunciato un discorso. Kennedy era seduto su una limousine Lincoln, sui sedili posteriori accanto alla moglie Jacqueline, mentre davanti sedeva il governatore del Texas John Connolly.
Durante il transito tra la folla, in Elm Street, alle 12.30, due colpi di fucile raggiunsero il Presidente, uno dei quali alla testa (il primo trapassò anche Connally, che si salvò). La limousine si diresse immediatamente al Parkland Memorial Hospital di Dallas, dove Kennedy arrivò in condizioni disperate e già alle 13 venne dichiarato morto. Lyndon Johnson subentrò quindi immediatamente come Presidente degli Stati Uniti. 
Il corpo di Kennedy venne quindi imbarcato sull'Air Force One diretto a Bethesda per l'autopsia. A bordo, Johnson giurò come Presidente degli Stati Uniti.
Imputato per l'assassinio del Presidente fu Lee Harvey Oswald, impiegato alla Texas School Book Depository. Arrestato e interrogato, verrà però ucciso due giorni dopo nei sotterranei del commissariato di Dallas durante il transito verso il carcere da Jack Ruby, gestore di un night club cittadino. Johnson affidò a Earl Warren, Presidente della Corte Suprema, l'incarico di presiedere una commissione d'inchiesta sull'attentato a JFK, la Commissione Warren, che concluse nel 1964 che Oswald fosse l'unico responsabile dell'assassinio di Kennedy. 
Il 25 novembre 1963, dopo solenni funerali nella cattedrale di San Matteo di Washington, Kennedy venne sepolto nel Cimitero Nazionale di Arlington. 
Kennedy è stato il quarto e ultimo Presidente degli Stati Uniti a essere assassinato mentre era in carica dopo Abraham Lincoln nel 1865, James Garfield nel 1881 e William McKinley nel 1901.

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