Uno degli eventi spartiacque della storia del Novecento, ma anche uno dei misteri insoluti più misteriosi. Il 13 maggio 1981 Mehmet Ali Ağca sparò tre colpi contro Giovanni Paolo II, ferendolo gravemente. Il Papa si salvò in modo quasi miracoloso.
La notorietà di Ali Ağca comincia nel 1979, quando diventa protagonista di pesanti minacce nei confronti di Giovanni Paolo II, appena eletto. Se non avesse cancellato il viaggio in Turchia, che farà nel mese di novembre, gli avrebbe sparato di persona, diceva, come rappresaglia per l'assedio della Grande Moschea della Mecca, in Arabia Saudita, dove per oltre un mese un gruppo di estremisti islamici aveva sequestrato decine di fedeli. Dopo due settimane di assedio da parte delle forze speciali saudite, il leader Mohammed Abdullah al-Qahtani venne ucciso e il suo vice Juhayman al-Otaybi catturato insieme ad altri 67 miliziani, poi tutti condannati a morte per decapitazione. Ağca riteneva responsabile dell'attacco l'America e l'Occidente e il Papa era il "leader mascherato dei crociati".
Nel 1980 Ağca cominciò a viaggiare in Europa per creare una rete sotterranea di amicizie, con base a Sofia, in Bulgaria. Il 10 maggio 1981 arrivò a Roma in treno da Milano insieme a 3 complici, un turco e due bulgari. Il piano sarebbe stato organizzato da Zilo Vassilev, responsabile militare dell'ambasciata bulgara in Italia. Ağca e il complice Oral Celik avrebbero dovuto sparare a Giovanni Paolo II, creare una piccola esplosione come distrazione e rifugiarsi nell'ambasciata bulgara.
Il piano scattò il 13 maggio 1981. Ağca e Celik attesero scrivendo cartoline la fine dell'udienza generale in Piazza San Pietro, come ogni mercoledì pomeriggio. Sapevano che il Papa avrebbe fatto un giro tra i fedeli con la papamobile scoperta.
Alle 17:17, subito dopo aver preso in braccio una bambina, Ali Ağca sparò 4 colpi al Papa da distanza ravvicinata. L'attentatore fuggì, si liberò della pistola lanciandola sotto un camion, ma venne catturato dal capo della sicurezza Camillo Cibin e da una suora. Celik invece non sparò un colpo e fuggì. I proiettili ferirono anche due turiste americane, Ann Odre e Rose Hall.
Giovanni Paolo II venne immediatamente trasportato al Policlinico Gemelli, dove suo Segretario don Stanislaw Dziwisz, oggi cardinale, gli diede l'Unzione degli Infermi. Il primo proiettile gli aveva perforato l'addome. Dopo un intervento di 5 ore e mezza, nonostante la perdita di 3 litri di sangue, il Papa sopravvisse. Dato che l'attentato era avvenuto nell'anniversario delle apparizioni di Fàtima (13 maggio 1917), Giovanni Paolo II attribuì sempre la sua guarigione all'intercessione della Madonna. Il Papa dovette subire un secondo intervento per un'infezione contratta in ospedale e non si riprese completamente fino all'autunno.
Nel Natale 1983 Giovanni Paolo II volle incontrare Ali Ağca, condannato all'ergastolo, perdonandolo, anche se il contenuto della loro conversazione è rimasto segreto. Il terrorista cambiò continuamente versione durante gli interrogatori. Nel 2000 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi gli concesse la grazia e Ağca venne estradato in Turchia, dove scontò 10 anni di reclusione per l'assassinio del giornalista Abdi Ipekci nel 1979. Dal 2010 Ağca è un uomo libero. Rimase sempre in contatto con il Pontefice, che volle anche incontrare anni dopo la sua famiglia.
Il 13 maggio 1982, nel primo anniversario dell'attentato, Giovanni Paolo II si recò in visita a Fàtima e fece incastonare uno dei proiettili nella corona della Madonna, impedendo di fatto ogni perizia su di esso. Anche in quell'occasione fu vittima di un attentato: il sacerdote spagnolo Juan María Fernández y Krohn tentò di colpirlo con una baionetta, senza riuscirci.
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