Eletto in un anno di Giubileo, il 1700, fu il grande sconfitto della guerra di successione spagnola. Il 19 marzo 1721 moriva dopo oltre 20 anni di pontificato l'urbinate Clemente XI, al secolo Giovanni Francesco Albani.
Giovanni Francesco Albani nacque a Urbino il 23 luglio 1649. Il padre Carlo apparteneva a una nobile famiglia di origini albanesi, mentre la madre Elena Mosca era di una famiglia di marchesi di Pesaro. Il nonno Orazio Albani era stato senatore di Roma durante il pontificato di Urbano VIII.
A 11 anni Giovanni venne mandato a Roma a studiare al Collegio dei Gesuiti, tappa obbligata per la formazione dei nobili rampolli del Centro Italia. Appassionato di latino e greco, si laureò in utroque iure alla Sapienza di Roma.
Scelse di proseguire la carriera di giurista, elaborando gli statuti dei monasteri di Farfa e Subiaco e scrivendo la bolla Romanum Decet Pontificem di Innocenzo XII, che condannava il nepotismo. Fu consigliere personale di Innocenzo XII e Alessandro VIII ed entrò a far parte dell'Accademia letteraria di Cristina di Svezia.
Nel 1687 entrò in pianta stabile nell'organigramma della Curia Romana come Segretario dei Brevi Apostolici, incaricato di redigere i documenti pontifici. Il 10 aprile 1790, a 40 anni, venne creato cardinale diacono di Santa Maria in Aquiro da Alessandro VIII, optando subito dopo per la diaconia di Sant'Adriano al Foro. La legge, allora, non prevedeva l'ordinazione sacerdotale per la creazione a cardinale. Venne nominato anche governatore di Rieti, Sabina e Orvieto.
Nel 1691 partecipò al Conclave che elesse Innocenzo XII. Si decise a diventare sacerdote solo nel settembre 1700, pochi giorni prima della morte di Innocenzo XII, avvenuta il 27 settembre a 85 anni dopo quasi un anno di infermità (non era riuscito nemmeno ad aprire la Porta Santa del Giubileo la notte di Natale del 1699). Albani era stato appena promosso cardinale presbitero di San Silvestro in Capite.
L'Europa, alla morte del Papa, era sull'orlo di una guerra. Il sovrano asburgico Carlo II, su indicazione di Innocenzo XII, essendo senza eredi, aveva nominato suo successore Filippo d'Angiò, nipote del Re Sole. Il 9 ottobre 1700 si aprì il Conclave all'interno del Palazzo Apostolico.
Il favorito era l'anziano cardinale Ferdinando Marescotti, nunzio apostolico emerito, esperto in diplomazia. Era però inviso al Re Sole, che oppose su di lui il diritto di veto. Un mese dopo la morte del Papa, a Conclave in corso, si spense anche Carlo II, e l'Impero d'Austria dichiarò che non avrebbe accettato una Spagna in mano borbonica.
Sia l'ala francese che quella spagnola dei cardinali, di fronte all'imminenza del conflitto, virarono immediatamente su Albani, considerato un diplomatico equidistante dalle due parti e consigliere degli ultimi 2 Pontefici, anche se non era ancora vescovo. Albani chiese 3 giorni di tempo per valutare l'accettazione della candidatura, riluttante a prendere il timone della Chiesa alla vigilia di una guerra tra le maggiori potenze europee.
Il 23 novembre 1700, a 51 anni, Giovanni Francesco Albani venne eletto Papa all'unanimità. Scelse il nome di Clemente XI in onore di San Clemente I, la cui ricorrenza cadeva proprio quel giorno. Non essendo vescovo, venne consacrato il 30 novembre successivo dal Sottodecano del Collegio Cardinalizio Emmanuel Théodose de La Tour d'Auvergne, Grande Elemosiniere di Francia. L'incarico di Decano era vacante da luglio, quando era morto a 87 anni il cardinale Alderano Cybo-Malaspina, e proprio il cardinale d'Auvergne a dicembre venne eletto Decano.
La prima decisione di Clemente XI fu prolungare di un anno il Giubileo del 1700 per festeggiare la sua elezione. Ne indirà altri 2: nel 1706 per chiedere la pace e nel 1715 per chiamare i cristiani alle armi contro i turchi. Nel conflitto si schierò dalla parte dei Borbone di Francia e l'Austria, per ritorsione, occupò nel 1708 Bologna e la Romagna. Il Papa fu costretto a trattare la resa e nel 1709 riconobbe Carlo VI d'Asburgo, fratello dell'imperatore, come Re di Spagna. Fu l'ultimo conflitto tra Austria e Stato Pontificio.
Nel 1714 la guerra di successione finì e al Papa vennero sottratti Mantova e Comacchio. L'anno precedente Clemente XI aveva lanciato l'interdetto sul Regno di Sicilia, che voleva escludere la Santa Sede dalle immunità ecclesiastiche e dai privilegi. Il Re Vittorio Amedeo II di Savoia espulse tutto il clero dalla Sicilia per 5 anni, fino al concordato che pose fine alla crisi.
Nel conflitto tra Venezia e Impero Ottomano, fu necessario l'intervento dell'Impero d'Austria nel 1716 per attenuare la sconfitta cristiana. Fu l'ultima guerra tra cristiani e ottomani. Fu Clemente XI a far erigere nel 1711 l'obelisco davanti al Pantheon e a elevare l'arcidiocesi di Lisbona a Patriarcato, titolo che mantiene tuttora insieme a Venezia.
Clemente XI morì il 19 marzo 1721, a 71 anni, dopo un malessere improvviso dovuto forse a un colpo di freddo. Aveva chiesto una sepoltura umile e venne così inumato nel pavimento della cappella del Coro dei Canonici della Basilica di San Pietro.
L'8 maggio successivo venne eletto come suo successore il cardinale Michelangelo Conti, che scelse il nome di Innocenzo XIII.
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