Fu il più grande terremoto della storia del Giappone, il 4° per intensità nella storia. L'11 marzo 2011 un terremoto e uno tsunami colpivano Paese nipponico, causando il disastro nucleare di Fukushima, il più tragico dopo Chernobyl.
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L'11 marzo 2011 alle 14:46 (ora giapponese) si verificò un terremoto di magnitudo 9.1 circa 72 km al largo della costa giapponese. Le vittime ufficiali furono oltre 19mila. Il conseguente tsunami allagò 561 km quadri di territorio giapponese |
Il terremoto ebbe origine 72 km a est della Penisola Oshika di Tohoku, da cui prende il nome, alle 14:46 dell'11 marzo 2011. La scossa durò 6 minuti e fu di magnitudo 9.1. La città più vicina era Sendai, a 130 km. Nell'antichità (869) c'era stato un altro terremoto simile, la cui magnitudo stimata fu 8,4 che inondò la piana di Sendai.
Il sisma causò una forza superficiale doppia rispetto a quello che nel 2004 investì l'isola di Sumatra, in Indonesia, causando la morte di 230mila persone. Una delle conseguenze del terremoto, avvenuto in pieno Oceano Pacifico, fu uno tsunami di 8 metri che investì 180 km di costa giapponese, inondando 561 chilometri quadri di territorio. Le muraglie anti-tsunami si rivelarono troppo basse per l'onda di piena, che distrusse città come Kuji, Ofunato e Rikuzentakata.
Il conto ufficiale delle vittime raggiunse la cifra di 19.575, più 6157 feriti. In aggiunta, il governo giapponese ha riconosciuto 1331 morti come non direttamente legate al terremoto ma causate dalle tremende condizioni dopo il disastro, e 18 morti nelle operazioni di soccorso. Negli altri Paesi del Pacifico l'onda causò 2 morti, uno negli Stati Uniti e uno a Papua Nuova Guinea.
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La centrale nucleare di Fukushima, costruita nel 1971, è stata investita in pieno dal terremoto e dallo tsunami. Quattro dei 6 reattori furono gravemente danneggiati dal sisma e spenti ad aprile 2012. Anche i reattori non danneggiati non verranno riattivati. A Fukushima esiste un impianto nucleare gemello 15 km a sud, severamente danneggiato ma stavolta spento in breve tempo |
L'impianto nucleare di Fukushima era composto da 6 reattori. L'11 marzo 3 erano spenti per le operazioni di rifornimento, ma le cisterne contenenti il carburante avevano bisogno di raffreddamento. Quando arrivò il terremoto, i 3 reattori attivi vennero danneggiati ma subentrarono generatori d'emergenza, che mantennero elettricità e raffreddamento. I problemi iniziarono quando, 50 minuti dopo, l'onda di piena di 14 metri dello tsunami li distrusse. I reattori iniziarono a surriscaldarsi. Le pessime condizioni delle strade fecero tardare l'arrivo dei generatori d'emergenza.
Il 12 marzo iniziarono esplosioni causate dall'ossidazione dello zirconio da parte del vapore. Il materiale nucleare liquido iniziò a fondersi nei 3 reattori attivi. In almeno un caso è documentato che materiale nucleare liquido sia fuoriuscito dalla centrale. Anche il reattore 4, non attivo, fu danneggiato da un'esplosione a causa di idrogeno transitato nei tubi dal reattore 3, mentre i reattori 5 e 6 subirono danni minimi. Fu necessario sversare in mare 1320 tonnellate di rifiuti radioattivi per prevenire ulteriori danni.
Il governo del Giappone evacuò immediatamente un'area di 30 km intorno alla centrale, circa 130mila persone, fino all'inizio del 2013. L'Oms stimò un aumento dei rischi di contrarre cancro alla tiroide (+70%), leucemia (+7%) e cancro alla mammella (+6%).
Nella scala INES, che misura la gravità degli incidenti nucleari, Fukushima e Chernobyl sono gli unici casi in cui è stato raggiunto il livello 7, il massimo.
Le morti come conseguenza di disastri simili non sono facilmente calcolabili. Dei 110mila operai ucraini che lavorarono a Chernobyl dopo il disastro, solo lo 0,1% aveva sviluppato forme di leucemia e i casi di cancro alla tiroide, anche se leggermente sopra la media, non erano mortali nel 99% dei casi.
I fatti di Fukushima causarono la nascita di una grande campagna in Giappone contro il nucleare. Visto l'enorme impatto delle immagini sull'opinione pubblica, a marzo 2012, un anno dopo, tutti i reattori nucleari del Giappone erano spenti, tranne 2, anche perché molti ancora danneggiati dal sisma. Il Paese perse il 30% della sua capacità di produrre energia, compensando con gas naturale e carbone. Tuttavia la centrale nucleare più vicina, quella di Onagawa, rimase intatta e il tasso di mortalità nella zona non subì grandi variazioni. Il Giappone sta virando con sempre più decisione verso il carbone. Entro il 2030 il governo ha pianificato la costruzione di 36 nuove centrali, portando il carbone a generare il 26% dell'energia totale (contro il 10% attuale). Entro il 2050 il Giappone si è anche impegnato a ridurre le emissioni di gas serra dell'80%, obiettivo all'apparenza incompatibile.
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