Ribadita la santità del matrimonio e proibiti ai cattolici contraccettivi e aborto. Il 31 dicembre 1930 veniva pubblicata la Casti Connubii, 18° enciclica di Pio XI sulle 31 del suo pontificato.
Pio XI sentì la necessità di affrontare temi come sessualità e matrimonio quando la Conferenza di Lambeth, la decennale assemblea dei vescovi anglicani, aprì nel 1930 all'uso di contraccettivi a determinate condizioni. La Casti Connubii fu strutturata intorno a 4 tematiche: santità del matrimonio, contrasto all'eugenetica, sessualità e riaffermazione della proibizione dell'aborto.
Sul matrimonio, Pio XI (Pontefice dal 1922 al 1939) riafferma i contenuti dell'enciclica Arcanum scritta da Leone XIII nel 1880, in cui considera il sacramento come una chiamata a una maggiore santità di vita. Papa Ratti aggiunge l'esplicito rifiuto di adulterio e divorzio (in Italia la legge arriverà 40 anni dopo) e l'invito a supportare le mogli nel lavoro domestico. Le mogli avrebbero dovuto obbedire ai mariti, che a loro volta avrebbero dovuto amarle "come Cristo ha amato la sua Chiesa".
"Una tale soggezione però - scrive il Papa - non nega né toglie la libertà che compete di pieno diritto alla donna, sia per la nobiltà della personalità umana, sia per il compito nobilissimo di sposa, di madre e di compagna; né l’obbliga ad accondiscendere a tutti i capricci dell’uomo, se poco conformi alla ragione stessa o alla dignità della sposa; né vuole infine che la moglie sia equiparata alle persone che nel diritto si chiamano minorenni, alle quali per mancanza della maturità di giudizio o per inesperienza delle cose umane non si suole concedere il libero esercizio dei loro diritti; ma vieta quella licenza esagerata che non cura il bene della famiglia, vieta che nel corpo di questa famiglia sia separato il cuore dal capo, con danno sommo del corpo intiero e con pericolo prossimo di rovina. Se l’uomo infatti è il capo, la donna è il cuore; e come l’uno tiene il primato del governo, così l’altra può e deve attribuirsi come suo proprio il primato dell’amore".
La Casti Connubii parla anche delle leggi eugenetiche, allora rese popolari dai totalitarismi, che impedivano di sposarsi e avere figli a coloro che venivano giudicati "inadatti": "Tutti coloro che operano in tal guisa, malamente dimenticano che la famiglia è più sacra dello Stato, e che gli uomini, anzitutto, sono procreati non per la terra e per il tempo, ma per il cielo e per l’eternità".
Viene anche presa una forte posizione contro le sterilizzazioni. Pio XI asserisce poi che se non c'è stato alcun crimine e nessun motivo di grave punizione, i magistrati non hanno potere diretto sul corpo dei rei, cioè non possono stabilire pene corporali: "Questo insegna pure San Tommaso d’Aquino quando, proponendo la questione se i giudici umani per prevenire mali futuri possano recar qualche danno al suddito, lo concede quanto a certi altri mali, ma a ragione lo nega per quanto riguarda la lesione corporale: 'Mai, secondo il giudizio umano, alcuno deve essere punito, senza colpa, con pena di battiture, per essere ucciso, o per essere mutilato o flagellato".
Prima di questa enciclica, alcuni cattolici credevano che l'unico fine consentito per l'atto sessuale fosse quello di procreare. La Chiesa non si era mai espressa in tal senso. La Casti Connubii ripete varie volte come l'atto sessuale sia intrinsecamente legato alla procreazione: "Qualsivoglia uso del matrimonio, in cui per la umana malizia l’atto sia destituito della sua naturale virtù procreatrice, va contro la legge di Dio e della natura, e che coloro che osino commettere tali azioni, si rendono rei di colpa grave".
Tuttavia la Casti Connubii riconosce come lecito anche un rapporto come semplice unione: "Né si può dire che operino contro l’ordine di natura quei coniugi che usano del loro diritto nel modo debito e naturale, anche se per cause naturali, sia di tempo, sia di altre difettose circostanze, non ne possa nascere una nuova vita. Infatti, sia nello stesso matrimonio, sia nell’uso del diritto matrimoniale, sono contenuti anche fini secondari, come il mutuo aiuto e l’affetto vicendevole da fomentare e la quiete della concupiscenza, fini che ai coniugi non è proibito di volere, purché sia sempre rispettata la natura intrinseca dell’atto e, per conseguenza, la sua subordinazione al fine principale".
L'atto sessuale umano viene poi distinto da quello animale per la sua natura volitiva, non puramente biologica ma radicata nella volontà del singolo e dunque atto personale.
Viene infine ribadita la contrarietà all'aborto e la distinzione tra le coppie che fanno uso di contraccezione e quelle che abortiscono, giudicando le seconde molto più severamente.
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