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25° - Enciclica Evangelium Vitae

Il 25 marzo 1995 Giovanni Paolo II promulgava l'enciclica Evangelium Vitae, una delle encicliche sociali più importanti della Chiesa moderna, che riafferma la dottrina cattolica sulla santità della vita umana, il suo valore e la sua inviolabilità. Fu l'11° delle 14 scritte da Papa Wojtyla nel corso del suo pontificato.


Giovanni Paolo II scrisse 14 encicliche nei suoi quasi 26 anni di pontificato. La prima fu la Redemptor Hominis del 1979, l'ultima la Ecclesia de Eucharistia nel 2003


L'introduzione è una panoramica dello sviluppo della cultura della vita da parte della Chiesa e le minacce alla sua attuazione, a partire dall'eutanasia fino all'aborto e alla pena di morte. Ci furono molte polemiche, dalla citazione di Tertulliano sull'aborto come "omicidio anticipato per prevenire la nascita di qualcuno" alla definizione di eutanasia come "disturbante perversione della pietà". L'unico utilizzo potenzialmente accettabile della pena di morte, invece, sarebbe stato nel caso in cui non sarebbe stato possibile difendere la società in altro modo, una situazione talmente rara da essere ormai inesistente.
L'enciclica si concentra poi sull'importanza di costruire una società basata sulla famiglia piuttosto che sulla corsa al miglioramento dell'efficienza e ricorda il dovere di occuparsi in particolare di poveri e ammalati. 

Di seguito i passaggi principali dell'enciclica. 

Omicidio
«Per l'autorità che Cristo ha conferito a Pietro e ai suoi successori, in comunione con i vescovi della Chiesa cattolica, confermo che l'uccisione diretta e volontaria di un uomo innocente è sempre gravemente immorale. Questa dottrina, basata sulla legge non scritta che l'uomo, con la luce della ragione, ritrova nel proprio cuore, è riaffermata dalle Sacre Scritture, trasmesse dalla Tradizione della Chiesa e proclamate dal Magistero ordinario e universale».


Aborto
«Fra tutti i crimini che possono essere commessi contro la vita, il procurato aborto ha caratteristiche che lo rendono particolarmente serio e deplorevole. Il Concilio Vaticano Secondo definisce l'aborto, come l'infanticidio, un "crimine indicibile". I testi della Sacra Scrittura non affrontano mai il problema dell'aborto deliberato e di conseguenza non lo condannano in modo diretto e specifico. Ma mostrano così grande rispetto per l'essere umano nel grembo della madre che richiedono, come logica conseguenza, che il comandamento di Dio "Non uccidere" sia esteso anche ai bambini non nati. La Tradizione Cristiana è chiara e unanime, dagli inizi ai giorni nostri, nel descrivere l'aborto come un grave disordine morale.
Data questa tale unanimità nella tradizione dottrinaria e disciplinare della Chiesa, Paolo VI dichiarò che questa tradizione era invariata e invariabile. Di conseguenza, per l'autorità che Cristo ha conferito a Pietro e ai suoi Successori, in comunione con i vescovi, che in varie occasioni hanno condannato l'aborto e che nelle consultazioni sopra menzionate, anche se dispersi in tutto il mondo, hanno mostrato unanime accordo su questa dottrina, io dichiaro che l'aborto diretto, ossia l'aborto voluto come fine o come mezzo, costituisce sempre un grave disordine morale, dal momento che costituisce la deliberata uccisione di un essere umano innocente». 


Contraccezione e sterilizzazione
Sono menzionate in molti paragrafi. «Contraccezione, sterilizzazione e aborto sono certamente una parte delle cause per cui in alcuni casi c'è un rapido declino del tasso di natalità». L'enciclica dice anche che contraccezione e aborto «sono spesso collegati, come frutti dello stesso albero». 

Eutanasia
«In armonia con il Magistero dei miei Predecessori e in comunione con i vescovi della Chiesa cattolica, confermo che l'eutanasia è una grave violazione della legge di Dio, dal momento che è l'uccisione deliberata e moralmente inaccettabile di una persona».

Pena di morte
«L'esecuzione è appropriata solo in casi di assoluta necessità, in altre parole quando non sia possibile difendere in altro modo la società». Nella società di oggi, comunque, con il miglioramento del sistema giudiziario, questi casi sono molto rari. Obiettivo della punizione è «risarcire il disordine causato dall'offesa». La natura e l'estensione della punizione devono essere esaminati attentamente e, nei casi dov'è possibile, non dovrebbero spingersi fino all'estrema soluzione. 

Gli insegnamenti contenuti nell'Evangelium Vitae sono considerati infallibili dai teologi cattolici, non come esempio di infallibilità papale ma di infallibilità del Magistero ordinario e universale. In altre parole, Giovanni Paolo II non ha esercitato il potere di infallibilità papale, ma ha constatato che queste dottrine erano state proclamate in modo infallibile dai vescovi nel corso della storia.
Per enfatizzare l'infallibilità dell'encliclica, Giovanni Paolo II raccolse le opinioni di tutti i vescovi del mondo e tutti condannarono l'immoralità di omicidio, aborto direttamente voluto ed eutanasia. Il Papa concluse ogni passaggio dell'enciclica con un riferimento al "Magistero ordinario e universale".
William Joseph Levada, arcivescovo di Portland e futuro successore di Joseph Ratzinger come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, fu il primo a scrivere nel 1995 che gli insegnamenti dell'enciclica erano infallibili. 
Il 29 giugno 1998, infine, la Congregazione stabilì la definitiva infallibilità degli insegnamenti dell'Evangelium Vitae nel Commentario sulla Formula Conclusiva della Professio Fidei, firmato dal Prefetto cardinale Joseph Ratzinger e dal Segretario arcivescovo Tarcisio Bertone.

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