La liberazione dell'Europa continentale dal dominio nazista ha una data d'inizio precisa. Il 6 giugno 1944 le truppe alleate sbarcano in Normandia, infliggendo un colpo alle forze dell'Asse che si rivelerà letale.
In termine D-Day è passato alla storia per indicare quel preciso evento storico, ma in realtà la sua funzione - come quella del più preciso H-Hour - indicano il momento in cui tutte le truppe scagliano un attacco nello stesso momento. In Francia il 6 giugno 1944, per lo stesso motivo, si chiama Jour-J.
Dopo l'attacco a Pearl Harbour del 1941 e l'Operazione Barbarossa del 1942, le sorti della Seconda Guerra Mondiale erano cambiate, volgendo per la prima volta a sfavore delle potenze nazifasciste. Alla conferenza militare Arcadia inglesi e americani stabilirono il principio della Germany first: bisognava concentrarsi sulla Germania, che era la sola vera potenza all'interno delle forze dell'Asse, attaccandola su più fronti.
Churchill e Roosevelt condivisero anche il timore di un crollo dell'Unione Sovietica sotto la pressione tedesca: i russi erano tanti ma male armati, e Stalin accusava da mesi gli Alleati di averlo lasciato solo in prima linea. L'apertura di un fronte occidentale sembrava quindi inevitabile.
Si cominciò invadendo l'Africa Occidentale francese nel 1942 e tentando un raid sulla cittadina francese di Dieppe. Il 19 agosto più di 4300 soldati alleati persero la vita tentando uno sbarco di fronte alle fortificazioni tedesche e quella disfatta portò il comando militare a procedere con estrema cautela.
A gennaio 1943 i leader alleati si incontrarono a Casablanca e decisero che un primo fronte sarebbe stato aperto in Italia. Il 9 luglio i generali Montgomery e Patton guidarono lo sbarco in Sicilia, causando il crollo del regime fascista. Soltanto a maggio 1943 alla conferenza di Washington venne pianificata l'operazione Overlord, che prevedeva l'invasione dell'Europa occidentale nella primavera successiva. L'operazione Anvil avrebbe dovuto aggredire la Francia da sud. Il comando venne assegnato al generale britannico Frederick Morgan.
La zona di Calais venne scartata perché troppo prevedibile: aveva le spiagge migliori e avrebbe garantito accesso rapido alla Germania, ma era proprio lì che i tedeschi se lo sarebbero aspettato.
A dicembre 1943 il generale Dwight Eisenhower prese in controllo delle operazioni, mantenne il piano di Morgan e lo ingrandì. Venne anche lanciata l'operazione Fortitude, un piano di depistaggio per far credere ai nazisti un imponente sbarco a Calais. Il rischio maggiore non era tanto essere ricacciati in mare quanto una gravosa situazione di stallo, esattamente come nella Prima Guerra Mondiale. Ci si aspettava scarsa resistenza via terra e un contrattacco pesante il giorno successivo da parte del generale Rommel, che comandava le truppe di terra tedesche. All'aviazione venne affidato il compito, nei giorni precedenti, di bombardare linee di comunicazione e depositi nazisti (operazione Pointblank). Il giorno prescelto per lo sbarco era il 5 giugno.
Hitler, dal canto suo, affidò la difesa delle coste occidentali al generale Erwin Rommel, la Volpe del Deserto, che avrebbe dovuto rinforzare il Vallo Atlantico. Pensava che sarebbe stato possibile vincere la guerra solamente se si fosse impedito uno sbarco alleato in Francia: l'Armata Rossa non aveva forze sufficienti per sfondare le linee e in Italia si sarebbe potuto resistere per molto tempo, usando il Po e le Alpi come trincea.
Rommel pensava che gli Alleati sarebbero comunque riusciti a sbarcare, in un modo o nell'altro, e a quel punto sarebbe stata necessaria una risposta rapida, ma i suoi sottoposti erano dell'idea che era meglio concentrare le divisioni corazzate in punti strategici, non disperderle proteggendo la costa. L'ultima parola fu di Hitler, che decise per la seconda ipotesi e spostò due divisioni sul fronte orientale, dove l'Armata Rossa stava avanzando.
E' a questo punto che alcuni generali, tra cui il governatore di Parigi von Stupnagel e quello del Belgio Falkenhausen, iniziarono a pensare che la disfatta fosse inevitabile e che Hitler fosse ormai incapace di guidare le sue truppe. Saranno loro a organizzare il fallito attentato del 20 luglio 1944 al Fuhrer.
Il 4 giugno, mentre le navi erano già salpate, la commissione meteo annunciò che il giorno seguente il meteo sarebbe stato pessimo, con pioggia e vento forte. Eisenhower sapeva che l'operazione si basava sul determinante supporto dell'aeronautica, inutilizzabile con il maltempo, e decise di rimandare di un giorno. Alle 21:45 diede l'ordine definitivo per l'invasione, che sarebbe scattata il 6 giugno 1944.
Le perdite maggiori avvennero nella famosa spiaggia di Omaha Beach, a causa della disorganizzazione generale e di errori tattici. Le truppe di Utah Beach, invece, furono sbarcate un chilometro e mezzo più in là ed ebbero il fortunoso vantaggio di cogliere di sorpresa le impreparate truppe tedesche. Erano guidate dal generale Theodore Roosevelt, futuro presidente americano.
Quel giorno morirono 10.300 uomini, aprendo un nuovo fronte occidentale che avrebbe portato in pochi mesi al collasso della Germania. Un successo determinante, e per questo passato alla storia.
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Il 6 giugno 1944 morirono 10.300 soldati Alleati e 4-9 mila tedeschi. Si combattè in 6 spiagge e nel primo entroterra |
In termine D-Day è passato alla storia per indicare quel preciso evento storico, ma in realtà la sua funzione - come quella del più preciso H-Hour - indicano il momento in cui tutte le truppe scagliano un attacco nello stesso momento. In Francia il 6 giugno 1944, per lo stesso motivo, si chiama Jour-J.
Dopo l'attacco a Pearl Harbour del 1941 e l'Operazione Barbarossa del 1942, le sorti della Seconda Guerra Mondiale erano cambiate, volgendo per la prima volta a sfavore delle potenze nazifasciste. Alla conferenza militare Arcadia inglesi e americani stabilirono il principio della Germany first: bisognava concentrarsi sulla Germania, che era la sola vera potenza all'interno delle forze dell'Asse, attaccandola su più fronti.
Churchill e Roosevelt condivisero anche il timore di un crollo dell'Unione Sovietica sotto la pressione tedesca: i russi erano tanti ma male armati, e Stalin accusava da mesi gli Alleati di averlo lasciato solo in prima linea. L'apertura di un fronte occidentale sembrava quindi inevitabile.
Si cominciò invadendo l'Africa Occidentale francese nel 1942 e tentando un raid sulla cittadina francese di Dieppe. Il 19 agosto più di 4300 soldati alleati persero la vita tentando uno sbarco di fronte alle fortificazioni tedesche e quella disfatta portò il comando militare a procedere con estrema cautela.
La zona di Calais venne scartata perché troppo prevedibile: aveva le spiagge migliori e avrebbe garantito accesso rapido alla Germania, ma era proprio lì che i tedeschi se lo sarebbero aspettato.
A dicembre 1943 il generale Dwight Eisenhower prese in controllo delle operazioni, mantenne il piano di Morgan e lo ingrandì. Venne anche lanciata l'operazione Fortitude, un piano di depistaggio per far credere ai nazisti un imponente sbarco a Calais. Il rischio maggiore non era tanto essere ricacciati in mare quanto una gravosa situazione di stallo, esattamente come nella Prima Guerra Mondiale. Ci si aspettava scarsa resistenza via terra e un contrattacco pesante il giorno successivo da parte del generale Rommel, che comandava le truppe di terra tedesche. All'aviazione venne affidato il compito, nei giorni precedenti, di bombardare linee di comunicazione e depositi nazisti (operazione Pointblank). Il giorno prescelto per lo sbarco era il 5 giugno.
Hitler, dal canto suo, affidò la difesa delle coste occidentali al generale Erwin Rommel, la Volpe del Deserto, che avrebbe dovuto rinforzare il Vallo Atlantico. Pensava che sarebbe stato possibile vincere la guerra solamente se si fosse impedito uno sbarco alleato in Francia: l'Armata Rossa non aveva forze sufficienti per sfondare le linee e in Italia si sarebbe potuto resistere per molto tempo, usando il Po e le Alpi come trincea.
Rommel pensava che gli Alleati sarebbero comunque riusciti a sbarcare, in un modo o nell'altro, e a quel punto sarebbe stata necessaria una risposta rapida, ma i suoi sottoposti erano dell'idea che era meglio concentrare le divisioni corazzate in punti strategici, non disperderle proteggendo la costa. L'ultima parola fu di Hitler, che decise per la seconda ipotesi e spostò due divisioni sul fronte orientale, dove l'Armata Rossa stava avanzando.
E' a questo punto che alcuni generali, tra cui il governatore di Parigi von Stupnagel e quello del Belgio Falkenhausen, iniziarono a pensare che la disfatta fosse inevitabile e che Hitler fosse ormai incapace di guidare le sue truppe. Saranno loro a organizzare il fallito attentato del 20 luglio 1944 al Fuhrer.
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Il D-Day scattò alle 7:30 del 6 giugno 1944. La data concordata era il 5 giugno, ma si decise di rimandare per il maltempo, che avrebbe bloccato i bombardamenti aerei |
Il 4 giugno, mentre le navi erano già salpate, la commissione meteo annunciò che il giorno seguente il meteo sarebbe stato pessimo, con pioggia e vento forte. Eisenhower sapeva che l'operazione si basava sul determinante supporto dell'aeronautica, inutilizzabile con il maltempo, e decise di rimandare di un giorno. Alle 21:45 diede l'ordine definitivo per l'invasione, che sarebbe scattata il 6 giugno 1944.
Le perdite maggiori avvennero nella famosa spiaggia di Omaha Beach, a causa della disorganizzazione generale e di errori tattici. Le truppe di Utah Beach, invece, furono sbarcate un chilometro e mezzo più in là ed ebbero il fortunoso vantaggio di cogliere di sorpresa le impreparate truppe tedesche. Erano guidate dal generale Theodore Roosevelt, futuro presidente americano.
Quel giorno morirono 10.300 uomini, aprendo un nuovo fronte occidentale che avrebbe portato in pochi mesi al collasso della Germania. Un successo determinante, e per questo passato alla storia.
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