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80° - Indipendenza dell'Indonesia

Il più grande Stato-arcipelago del mondo, il 4° per popolazione dopo Cina, India e Stati Uniti. Il 17 agosto 1945 l'Indonesia ottiene l'indipendenza dai Paesi Bassi, dando il via alla propria turbolenta storia da nazione sovrana.

L'Indonesia, il più grande Stato-arcipelago del mondo, formato da 17.508 isole, è diventato indipendente dai Paesi Bassi il 17 agosto 1945. Dopo un conflitto armato con l'ex madrepatria, il 27 dicembre 1949 anche i Paesi Bassi hanno riconosciuto l'indipendenza dello Stato asiatico

La storia dell'Indonesia come Stato comincia nel 425, quando il Regno di Tamura venne istituito nella parte orientale dell'isola di Giava, contribuendo alla diffusione del buddismo. In realtà, si scoprirà che gli insediamenti umani in Indonesia hanno origini antichissime: nel 1891 l'antropologo olandese  Eugène Dubois, convinto che in Indonesia vi fossero tracce di uomini preistorici, portò avanti una serie di scavi a Giava che portarono a scoprire, a Trinil, l'Uomo di Giava, il primo esemplare di Homo Erectus mai ritrovato (un molare, la parte superiore del cranio e un femore). Nel 2003, sull'omonima isola, verrà scoperto anche l'Uomo di Flores, contemporaneo dell'Homo Habilis (1,75 milioni di anni fa).
L'Indonesia, in età rinascimentale, era suddivisa tra due grandi imperi. Il più grande era lo 
Srivijaya, impero talassocratico buddista con sede nell'isola di Sumatra, formato nella prima metà del VII secolo, con sovranità su buona parte del Sud-est asiatico come confederazione di diverse città-Stato. È stato il più grande Stato sorto tra Borneo e Indonesia, con una superficie di 1,2 milioni di km² nel 1200. L'impero durò circa 650 anni e si sviluppò controllando le rotte di navigazione attraverso lo Stretto di Malacca. Dopo un breve declino, dovuto allo spostamento delle rotte dei traffici marittimi fra Paesi islamici e Cina, l'impero cadde con l'invasione di Sumatra e della penisola malese da parte del regno Singhasari, Dopo la caduta, Srivijaya fu completamente dimenticato: fino ai primi anni del XX secolo gli storici non sospettarono che nel Sud est asiatico vi fosse stato un così grande ed influente impero.
Srivijaya passò sotto il controllo della dinastia dei maharaja Sailendra, che avevano costruito un florido regno sull'isola di Giava, con grande attenzione all'aspetto culturale e artistico e all'osservanza buddista. Di quel periodo si conserva l'imponente stupa (enorme edificio reliquiario) di Borobudur, ristrutturato dopo secoli di abbandono e dichiarato patrimonio dell'umanità dall'Unesco.
I Sailendra vennero poi sopraffatti da un altro potente Stato che sorse a Giava, nella parte orientale dell'isola, il regno indù di Majapahit, che divenne presto un impero. Dopo Srivijaya, arrivò a essere fu il più grande stato in Malesia e Indonesia, coprendo 410.000 km², con 21 Stati vassalli e 98 regioni tributarie. La sua influenza arrivò perfino oltre i confini indonesiani e malesi, fino alla Nuova Guinea.
Non è tuttavia chiaro quali fossero i suoi reali confini, dal momento che la maggior parte dei regni vassalli si limitava a pagare simbolici tributi o addirittura rifiutava di farlo. Majapahit vantava di dominare un territorio pari addirittura a 2,7 milioni di km², ma in realtà era composto di Stati alleati o vassalli ma quasi sempre autonomi o indipendenti. Sembra più probabile che la vera forza di Majapahit si basasse sul dominio delle acque di tutta la moderna Indonesia, insomma una talassocrazia. Il leggendario imperatore Gajah Mada (1331 - 1364) fu una figura rilevante, che nel 1343, con la conquista di Bali, arrivò per la prima volta a riunificare l'Indonesia sotto un'unico Stato. Gajah Mada lasciò in eredità una prima codificazione di leggi e un poema epico che plasmò la cultura nazionale indonesiana e malese.
Nel frattempo, nel Paese, si faceva strada non solo l'Islam, portato nel XII secolo dai mercati arabi, ma anche i missionari cattolici, visti i sempre più stretti rapporti commerciali con l'Europa, che inizialmente non prevedevano una vera e propria colonizzazione.

Mentre le principali potenze europee si spartivano il Sudamerica, l'Indonesia venne lentamente colonizzata dagli olandesi, che nel 1602 iniziarono a stabilirsi in sempre maggior numero, sfruttando il collasso dell'Impero Majapahit in tanti piccoli regni autonomi e deboli. Nel 1609 il capitano Samuel Bloemaert, della Compagnia delle Indie Orientali Olandesi, strinse un patto commerciale con il re di Sambas Saboa Tangan, e i primi coloni olandesi iniziarono a installarsi in Indonesia. Lentamente, la Compagnia, basata nella città di Batavia (oggi Jakarta), sull'isola di Giava, iniziò a conquistare e amministrare direttamente i territori indonesiani, riunendoli nelle Indie Orientali Olandesi. Durante la colonizzazione olandese, durata 3 secoli in un monopolio praticamente totale, le Indie Orientali Olandesi divennero uno dei possedimenti coloniali più ricchi del mondo, in posizione strategica, enorme e molto popoloso. L'unica eccezione era la parte orientale dell'isola di Timor, occupata nel 1702 dal Portogallo e oggi diventata lo Stato di Timor Est. L'unico Stato non olandese nella zona era il Sultanato di Sambas, nato nel 1619 con capitale Pontianak, pacifico e prospero, in ottimi rapporti con i sultanati vicini, tra cui quello del Brunei, e anche con i nuovi arrivati olandesi. Nel 1802, tuttavia, l’esercito olandese bombardò e in parte distrusse la capitale Sambas e pose il sultanato sotto un protettorato, annettendo il territorio alle Indie Orientali Olandesi pochi anni dopo e completando la conquista dell'intera Indonesia. Nel 1824 il Trattato di Londra stabiliva la demarcazione tra le nuove colonie inglesi di Malesia e quella olandese di Indonesia, in vigore ancora oggi, e la fondazione del porto indipendente di Singapore.

Sukarno, pseudonimo di Kusno Sosrodihardjo, è stato il principale promotore dell'indipendenza dell'Indonesia, diventandone il primo Presidente dal 1945 al 1967. Di ideologia comunista, anche sua figlia Megawati Sukarnoputri è stata Presidente dal 2001 al 2004


Nel 1864 l'avventuriero italiano Celso Cesare Moreno provò a convincere il governo del nuovo Stato, riunificato da appena 3 anni, a inaugurare i propri possedimenti coloniali in Asia attraverso una una presenza italiana a Sumatra, Moreno aveva vissuto per molto tempo nel Sultanato di Aceh, dove era diventato amico del sultano Ibrahim e ne aveva anche sposato una figlia). Moreno presentò il dettagliato progetto di una colonia nell'isola di Pulau Weh e disse che il Sultanato di Aceh era disponibile a passare allo status di protettorato italiano per sottrarsi al dominio olandese, ma il governo italiano si dimostrò disinteressato. Un altro tentativo italiano di stabilire una presenza nell'area fu compiuto pochi anni dopo, nel 1869, dall'esploratore Giovanni Battista Cerruti, che era tornato a Firenze con una serie di trattati firmati dai sultani delle isole di Aru, Kai e Balscicu, in Nuova Guinea che riconoscevano la sovranità italiana su quei territori, all'insaputa del governo di Roma. Cerruti aveva addirittura preso possesso di alcune zone della costa settentrionale ed occidentale nella Nuova Guinea in nome dell'Italia. Di fronte al fatto compiuto, nel 1883 il Regno d'Italia cercò di intavolare una trattativa con il Regno Unito per un'eventuale Nuova Guinea italiana, ma i britannici non vollero nemmeno sedersi al tavolo delle trattative. 
Durante il primo decennio del XX secolo si formò velocemente un movimento indonesiano di indipendenza, specialmente fra le due Guerre Mondiali. I leader del movimento provenivano da un piccolo gruppo di giovani professionisti e studenti istruiti nei Paesi Bassi tra cui un giovane avvocato, Sukarno.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, nel maggio 1940 i Paesi Bassi si arresero alla Germania di Hitler, le Indie olandesi vennero dichiarate in stato d'assedio e reindirizzarono le proprie esportazioni destinate al Giappone verso gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Le Indie, tuttavia, prive di leadership, accettarono pochi mesi dopo l'offerta del Giappone di formare un governo alleato con l'Asse guidato da 3 politici locali, espressione delle varie anime del Paese, Sukarno, Mohammad Hatta e Kyai.
Nel marzo 1945 il Giappone promise l'indipendenza all'Indonesia a guerra finita, ma dopo pochi mesi la situazione sul campo si fece sempre più grave, fino alle bombe atomiche. Il 9 agosto 1945, giorno del bombardamento atomico di Nagasaki, il Giappone, anche se ormai prossimo alla resa, annunciò che avrebbe comunque dichiarato l'indipendenza dell'Indonesia entro pochi giorni. Ma il governo di Tokyo non fece in tempo: il 15 agosto il Giappone si arrendeva, ponendo fine alla Seconda Guerra Mondiale, e non era più in grado di fare un simile annuncio. 
Gli Alleati intendevano, in linea generale, restituire i territori occupati dalle potenze dell'Asse ai legittimi occupanti pre guerra. Quindi il 17 agosto 1945, due giorni dopo la resa del Giappone, Sukarno lesse la veloce e unilaterale "Proklamasi" (Dichiarazione di Indipendenza). L'esercito indonesiano nominò Sukarno Presidente e Mohammad Hatta suo vice, sulla base di una costituzione scritta velocemente nei giorni precedenti, e venne creato il KNIP (Comitato Nazionale Indonesiano Centrale), organo di governo provvisorio fino a elezioni regolari. Sukarno, in breve tempo, decise che il nuovo Stato sarebbe stato composto da 8 province: Sumatra, il Borneo, Java Occidentale, Java Centrale, Java Orientale, Sulawesi, Maluku e Sunda Kecil.
I Paesi Bassi dichiararono subito guerra all'autoproclamato Stato indonesiano, dando il via a una campagna militare breve, costosissima e di fatto inefficace vista la consistenza dell'esercito indonesiano, che poteva contare anche sugli armamenti lasciati dai giapponesi. Tuttavia il Parlamento indonesiano, fondato sulle basi di una Costituzione che dava uguale spazio a tutte le componenti etniche e religiose dello Stato, si dimostrò ingovernabile. L'unico successo delle truppe dei Paesi Bassi nella guerra fu la cattura di Sukarno nel dicembre 1948, che però non pose fine al conflitto. Il 27 dicembre 1949, dopo 4 anni di guerra, la regina Giuliana d'Olanda pose fine alla guerra e riconobbe ufficialmente l'Indonesia. Nel 1950, l'Indonesia divenne il sessantesimo membro delle Nazioni Unite.
Per superare le differenze di visione dei vari partiti del Paese, Sukarno iniziò sempre più spesso a ignorare il Parlamento e governare in modo sempre più autoritario, anche contro la Costituzione. Nel 1956 alcuni reparti dell'esercito tentarono un colpo di Stato, che convinse Sukarno a passare alla "democrazia guidata", nella quale il Presidente acquisì un sempre maggior potere esecutivo.
Sukarno affidò sempre più all'esercito e all'appoggio del PKI, il Partito Comunista Indonesiano, aumentando lo scontento tra la popolazione. Il 30 novembre 1957 vennero lanciate delle granate contro il Presidente, mentre stava visitando una scuola a Jakarta, in cui 6 bambini rimasero uccisi. In risposta, Sukarno stabilì il controllo governativo sui media e sulle case editrici e purghe contro i residenti cinesi, sospettati di comunismo, fino ad arrivare nel 1959 alla dissoluzione del Parlamento e ad assumere i pieni poteri come primo ministro, istituendo di fatto una dittatura comunista.
Nel 1962 la Nuova Guinea Occidentale, ancora colonia olandese, si proclamò indipendente. Sukarno la reclamò per sè e pretese che i Paesi Bassi lo aiutassero a conquistarla. Di fronte al rifiuto dell'Aja, invase la regione, ancora oggi indonesiana, ruppe le relazioni con l'ex madrepatria e si fece proclamare Presidente a vita. Il Regno Unito aveva inoltre riunito tutti i suoi possedimenti nella Federazione Malese, che Sukarno non riconobbe perché portatrice degli interessi coloniali inglesi, avviando una guerra a bassa intensità che durerà 3 anni. 
Una svolta si ebbe il 9 agosto 1965 quando Sukarno, durante un comizio in piena estate, svenne sotto il sole mentre parlava, a soli 64 anni. La mattina del 1º ottobre successivo alcune delle sue guardie del corpo lo rapirono e assassinarono 6 generali nel tentativo di fare un golpe. Sukarno venne salvato dal generale Suharto, comandante in capo dell'esercito che, col pretesto di riportare l'ordine, diede l'avvio a una campagna repressiva anticomunista in tutto il Paese. Nel giro di un anno, 3 milioni d'indonesiani vennero uccisi da soldati, polizia e bande armate pro regime, uno dei peggiori omicidi di massa del XX secolo. Debole e provato da un tumore ai reni, Suharto costrinse Sukarno a cedere il potere l'11 marzo 1966; Sukarno venne destituito da un Parlamento provvisorio il 12 marzo 1967 e posto agli arresti domiciliari. Morirà poco tempo dopo, il 21 giugno 1970, a 69 anni.

Il generale Suharto, approfittando della salute precaria di Sukarno, prese il potere nel 1965 con un colpo di Stato e divenne Presidente nel 1967, mantenendo il controllo del Paese per 32 anni. Durante il suo governo vennero uccisi tra i 500mila e i 3 milioni di indonesiani per il sospetto di comunismo e venne occupata l'ex colonia portoghese di Timor Est, poi diventata indipendente nel 1999


Dal 1965 il potere passò quindi a Suharto, ferreo alleato degli Stati Uniti, che divenne il secondo Presidente dell'Indonesia e stabilì l'Orde Baru (Ordine Nuovo): epurò il Parlamento dai comunisti, eliminò i sindacati e aumentò la censura della stampa. Inoltre, ruppe le relazioni diplomatiche con la Cina e ristabilì tutte quelle con le nazioni occidentali. 
Suharto basò il suo potere esclusivamente su polizia ed esercito: incrementò le sovvenzioni alle forze armate, pose fine al conflitto con la Malaysia e istituì due nuove agenzie di intelligence, il Comando Operativo per il Ripristino della Sicurezza e dell'Ordine (Kopkamtib) e l'Agenzia di Coordinamento dell'Intelligence di Stato (Bakin). Da 1 a 2 milioni di persone furono giustiziate e altre 200mila furono arrestate semplicemente perché sospettate di essere comuniste. Nel 1967, con Sukarno agli arresti, Suharto organizzerò delle elezioni che lo legittimarono come Presidente e gli diedero il mandato per nominare direttamente il 20% dei membri del nuovo Parlamento e per rendere il suo partito, Golkar, come l'unico a cui dovevano essere affiliati tutti i funzionari di Stato. Suharto, unico candidato, verrà rieletto altre 6 volte per altrettanti mandati di 5 anni.
Nel 1975, al ritiro del Portogallo da Timor Est, decise di invadere lo Stato per annetterlo all'Indonesia, visto che era salito al potere Freitlin, un movimento indipendentista. Si stima che 100mila persone, circa un terzo della popolazione locale, vennero uccise dall'esercito indonesiano. Il governo fantoccio chiese l'annessio di Timor Est all'Indonesia e il 15 luglio 1976 lo Stato divenne la provincia di Timor Timur fino al 1999 quando, dopo la fine del regime di Suharto, un referendum che sancì la volontà della popolazione di diventare uno Stato indipendente e l'amministrazione della provincia passò alle Nazioni Unite.
Nel 1996 Suharto decise di estromettere la figlia di Sukarno, Megawati Sukarnoputri, dalla guida del Partito Democratico Indonesiano di Lotta, uno dei 3 partiti ancora consentiti in Indonesia. I sostenitori di Sukarnoputri occuparono il quartier generale del partito Golkar e, dopo che le forze di sicurezza li arrestarono, scoppiarono rivolte a Jakarta.
Questa perdita di controllo interno, unita alla crisi finanziaria che colpì l'Asia negli Anni '90, portò al crollo del regime. Nel 1997, secondo la Banca Mondiale, dal 20 al 30% del denaro erogato all'Indonesia per finanziare il proprio sviluppo era stato indebitamente appropriato nel corso degli anni dal governo, che era costretto a richiedere nuovi prestiti, che vennero sottoposti a maggiori indagini da parte del Fondo Monetario Internazionale.
Nonostante fosse appena stato rieletto per un sesto mandato, il 21 maggio 1998 Suharto decise di dimettersi dopo 32 anni e lasciare il potere al suo vice, Jusuf Habibie. L'ex Presidente, in quel momento, aveva un patrimonio totale stimato di 15 miliardi di dollari in contanti, azioni, società, beni immobili, gioielleria ed opere d'arte; 9 miliardi, la maggior parte, sarebbero stati depositati in una banca austriaca. Inoltre, attraverso la propria famiglia, aveva il controllo di circa 36.000 km² di terreni in Indonesia, compresi 100.000 m² di spazio uso ufficio a Giacarta e di quasi il 40% della terra di Timor Est. Oltre 73 miliardi di dollari sono passati per le mani della sua famiglia durante i 32 anni di regime.

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