Un papato all'insegna del riformismo, applicando l'illuminismo al cattolicesimo. Il 31 marzo 1675 nasceva a Bologna Papa Benedetto XIV, al secolo Prospero Lorenzo Lambertini, 247° Papa dal 1740 al 1758.
Prospero Lorenzo Lambertini nacque a Bologna in via delle Campane, poi intitolata a suo nome, il 31 marzo 1675 da Marcello Lambertini e Lucrezia Bulgarini. Attraverso il padre, apparteneva al ramo cadetto di un'antica famiglia senatoria di Bologna, seconda città per importanza dello Stato Pontificio. Battezzato il giorno stesso della nascita dall'arciprete della cattedrale di Bologna, Prospero rimase orfano del padre a nemmeno 10 anni, mentre la madre convolò a seconde nozze con il Conte Luigi Bentivoglio.
Lambertini apprese i primi rudimenti da un educatore e un sacerdote, per essere poi trasferito nel convitto dell'Accademia degli Ardenti, detto Del Porto, a 13 anni, essere mandato a Roma nel Collegio Clementino diretto dai Padri Somaschi.
Il giovane Lambertini, a 16 anni, riuscì da semplice studente a farsi notare nientemeno che dal Papa. Nel 1691, infatti, Innocenzo XII aveva ascoltato un discorso in latino scritto da Lambertini sulla Santissima Trinità e a lui dedicato e ne fu talmente stupefatto che gli assegnò un piccolo beneficio che rendeva 100 scudi d'oro.
Nel 1694 Lambertini si laureò quindi in teologia e in utroque iure (cioè in diritto civile e canonico) all'Università La Sapienza di Roma, avviandosi alla carriera di avvocato al servizio della Curia Romana, senza diventare sacerdote. Nel 1708 venne nominato Promotore della Fede del Tribunale della Rota Romana, nel 1712 Canonico della Basilica di San Pietro e nel 1718, a 43 anni, Segretario della Congregazione del Concilio, incarico in cui Lambertini divenne uno dei più stretti collaboratori di Clemente XI (Papa dal 1700 al 1721). Anche il successore, Innocenzo XIII, gli confermo la propria fiducia come canonista della Penitenzieria Apostolica.
Il 12 giugno 1724, a 49 anni, Lambertini venne elevato vescovo da Benedetto XIII. Non essendo ancora sacerdote, venne ordinato il 2 luglio successivo prima di venire consacrato dal Papa il 16 luglio ed elevato arcivescovo l'anno successivo. Benedetto XIII lo creò cardinale presbitero di Santa Croce in Gerusalemme (in pectore il 9 dicembre 1726 e pubblicato il 30 aprile 1728, a 53 anni) e lo nominò vescovo di Ancona.
Il 30 aprile 1731, a 56 anni, Lambertini venne nominato da Clemente XII arcivescovo di Bologna. La città era governata da Chiesa e Senato, con cui c'erano difficili rapporti che Lambertini, con le proprie capacità diplomatiche, riuscì a normalizzare, attuando anche molti lavori di pubblica utilità, quali la pavimentazione delle strade.
A Bologna Prospero Lambertini promosse le arti e la scienza, costituendo l'Accademia Clementina di Pittura, così chiamata in onore di Clemente XII, e l'Istituto di Scienze e ottenendo che la seconda donna laureata al mondo, Laura Bassi, insegnasse all'Università di Bologna, oltre che coordinando l'archiviazione e la sistemazione della biblioteca personale del predecessore Gabriele Paleotti.
Lambertini volle impostare il suo episcopato su continue visite pastorali, che gli assicuravano un contatto continuo con la diocesi e gli permettevano sia di rendersi conto personalmente delle varie realtà locali, sia di intervenire nel modo più opportuno e tempestivo. Spesso infatti nell'occasione dava indicazioni e disposizioni di carattere generale e, all'occorrenza, riprendeva e sanzionava il clero indisciplinato o ignorante. Anche a questo scopo, operò una risistemazione economica e istituzionale di parrocchie, confraternite e collegi per studenti ristrutturò la Cattedrale di San Pietro e edificò e stabilizzò le entrate del seminario.
Infatti, Lambertini fu anche mecenate, commissionando varie ristrutturazioni di chiese o edifici sacri: sovvenzionò la riedificazione della collegiata di San Biagio a Cento e della cattedrale di San Pietro in Bologna (tra il 1743 e il 1755) e continuò inoltre la costruzione del santuario della Madonna di San Luca, avviata nel 1723, che sarà terminata nel 1757.
Il 6 febbraio 1740 Papa Clemente XII, al secolo Lorenzo Corsini, morì a 87 anni nel Palazzo del Quirinale dopo un decennio di pontificato. Il Conclave si aprì il 19 febbraio successivo nel Palazzo Apostolico e risultò uno dei più aspri di tutta la storia moderna: la fazione filo franco/austriaca e quella filo-spagnola continuavano a scontrarsi e a non trovare un'intesa su un candidato gradito a entrambi gli schieramenti. Caddero, in rapida successione, le candidature di Neri Corsini, nipote del defunto Papa, Annibale Albani e Pompeo Aldrovandi. Si dice allora che il cardinale Lambertini, che non era stato preso ancora in considerazione come candidato, disse una battuta ai cardinali, con lo spirito scherzoso che lo contraddistingueva: "Volete un santo? Scegliete Gotti. Volete uno statista? Eleggete Aldobrandini. Volete un uomo onesto? Eleggete me". Dopo questo episodio, i cardinali rapidamente si accorsero che la sua neutralità lo rendeva un ottimo candidato e così, nel giro di due votazioni, il 17 agosto 1740, a 65 anni, Prospero Lambertini venne eletto Papa. Quando il cardinale Protodiacono Carlo Maria Marini gli chiese se accettava l'elezione, si prese del tempo per pensarci, visto che non desiderava affatto diventare Papa. Tuttavia dopo qualche decina di minuti si decise e, dopo aver accettato pronunciando la formula in latino, espresse in modo inedito al Sacro Collegio le motivazioni dietro la sua decisione: "La prima: per non dispregiare un vostro benefizio; la seconda: per non resistere alla volontà manifesta di Dio, poiché tale la ritengo non avendo mai io desiderato così eccelsa vanità; la terza: per finire queste nostre adunanze che credo servano di scandalo al mondo per la loro durata". Il Conclave, infatti, durava da oltre 6 mesi. Lambertini fu incoronato il 22 agosto 1740 e scelse il nome di Benedetto XIV, in onore di Benedetto XIII, suo bi-predecessore, al quale doveva la sua carriera ecclesiastica.
Nonostante l'ascesa al Soglio di Pietro, Benedetto XIV decise di tenere per sé anche il titolo di arcivescovo di Bologna, governando attraverso un vicario, l'arcivescovo Giambattista Scarselli. Solo dopo 14 anni da Papa, a gennaio 1754, quando si avvicinava agli 80 anni, si decise a nominare un successore. Il legame con Bologna fu intenso e a varie istituzioni culturali ed ecclesiali cittadine Benedetto XIV fece numerosi doni d'arte o strumenti di ricerca: in particolare, il Papa mise sotto la sua protezione l'Istituto delle Scienze di Bologna, e donò alla biblioteca dell'Istituto (oggi Biblioteca Universitaria di Bologna) la raccolta dei 25.000 libri che componevano la sua biblioteca personale e il fondo archivistico con le carte di tutta la sua vita (oltre 500 capsule o volumi di carte.
I primi 10 anni del pontificato furono caratterizzati da una notevole apertura nei confronti del mondo laico, dall'abbandono dei pregiudizi verso metodi di governo e politiche religiose perseguite dai suoi predecessori. Benedetto XIV decise di perseguire una politica concordataria nei confronti delle potenze secolari, abbandonando in campo ecclesiastico l'eccessiva rigidità mentale tipica della prima Controriforma.
L'elezione di Benedetto XIV era avvenuta in un periodo di grandi tribolazioni, causate principalmente dalle dispute tra le nazioni cattoliche e il Papato: il Papa rifiutò la maggior parte delle richieste degli Stati nazionali di nominare i vescovi, avocandolo a sé e, grazie a diplomatici eccellenti come il cardinale Silvio Valenti Gonzaga, suo Segretario di Stato fino alla morte nel 1756, Benedetto XIV fu in grado di appianare le dispute della Santa Sede con alcuni dei principali sovrani europei. Per esempio, con Carlo Emanuele III di Savoia il Papa stipulò un concordato nel 1741 in cui si disponevano nuove misure da adottarsi nell'amministrazione dei feudi pontifici nel Regno di Sardegna. Nello stesso anno venne trovato un accordo con Carlo III di Napoli riguardante i benefici ecclesiastici della Santa Sede in quel reame, rinunciando a buona parte degli antichi privilegi, seguito da accordi simili con il Regno del Portogallo (1745) e del Regno di Spagna (1753).
Veniva instaurata una nuova concezione moderna del rapporto tra Stati laici e potere temporale della Chiesa, non imponendo la superiorità della seconda ma cercando di superare con animo conciliante le eventuali divergenze, per il bene supremo delle anime. Benedetto XIV riteneva infatti "di vivere in un'epoca che richiedeva assolutamente accondiscendenza verso i prìncipi temporali sul terreno civile per ottenere in cambio mano libera in quello spirituale, da non confondersi, quest'ultimo, con la difesa dei privilegi del clero". Con questo spirito, pertanto, Benedetto XIV accettò la totale indifferenza con cui fu trattata la delegazione pontificia in occasione della Pace di Aquisgrana, che sanciva la fine della guerra di successione austriaca (1740/1748): in quell'occasione, venne deciso di concedere gli ex territori pontifici di Parma, Piacenza e Guastalla a Filippo di Borbone, senza che il Papa ne venisse informato. Secondo alcuni, addirittura, Benedetto XIV intendeva abolire progressivamente il dominio temporale dei papi in nome dell'assoluta preminenza del carattere spirituale proprio del ministero petrino.
Nel nuovo spirito di tolleranza, quindi, il Papa riconobbe Federico II come Re di Prussia e non più come semplice Marchese del Brandeburgo. Questo riconoscimento nei confronti di un sovrano protestante fu una vera e propria rivoluzione diplomatica: la Chiesa, con questo atto, non soltanto differenziava le questioni politiche da quelle religiose, ma cercava anche di assicurare ai cattolici residenti in quel regno dei diritti che fino a quel momento erano stati negati dai Papi precedenti. Benedetto XIV invitò anche per lettera l'Imperatrice Maria Teresa d'Austria a tollerare nei suoi Stati i protestanti, pur raccomandandole di "cercarne con cristiana dolcezza la conversione".
Benedetto XIV decise inoltre di approvare l'elezione a Imperatore del Sacro Romano Impero di Carlo VII di Baviera, avvenuta a Francoforte sul Meno nel febbraio del 1742, quale successore di Carlo VI d'Asburgo, negando quindi le ambizioni di Francesco Stefano di Lorena, marito di Maria Teresa d'Austria, figlia di Carlo VI. Quando però nel gennaio 1745 Carlo VII morì e Maria Teresa, attraverso un accordo con suo figlio Massimiliano III di Baviera, ottenne per il marito il titolo di Imperatore, nacque una crisi diplomatica con lo Stato Pontificio, che il Papa tentò invano di appianare inviando agli Imperatori delle fasce benedette da lui in persona per il battesimo del principe Giuseppe, futuro Giuseppe II d'Asburgo-Lorena. Anche per questo motivo, le richieste pontificie, durante la Pace di Aquisgrana del 1748, che poneva fine alla Guerra di Successione Austriaca, vennero ignorate.
Al momento della sua elezione, Benedetto XIV trovò una situazione economica disastrosa e si dedicò quindi a riorganizzare le finanze e tutelare la sicurezza pubblica, ordinando la ridefinizione dei confini dei rioni nei quali era suddivisa la città di Roma e affidando all'architetto Giovanni Battista Nolli da Como l'incarico di disegnare una pianta accurata della città, cosa che avvenne nel 1748. I rioni vennero quindi identificati con delle apposite targhe e venne stesa la prima guida turistica di Roma, edita nel 1745 in tre volumi dal titolo Roma antica e moderna.
Sul piano più strettamente amministrativo Benedetto XIV individuò, come causa principale del dissesto finanziario dello Stato Pontificio, la cattiva amministrazione della Curia Romana e affidò quindi molte cariche pubbliche a civili, nella convinzione che le famiglie romane conoscessero meglio i problemi dello Stato e avessero interesse a garantirne lo sviluppo e la buona amministrazione. Per questo, nel 1746, istituì il primo albo della nobiltà romana, in cui vennero inserite 180 famiglie.
Nello stesso anno Benedetto XIV affidò la revisione delle politiche economiche dei suoi immediati predecessori al suo Segretario Particolare Giovanni Angelo Braschi, un giovane che cercò per anni, infine riuscendoci, di convincere a diventare sacerdote, e che diventerà Papa con il nome di Pio VI). Nel 1748, su consiglio di Braschi, il Papa liberalizzò i commerci negli Stati Pontifici, eliminando le dogane interne e permettendo una diminuzione dei prezzi dei manufatti artigianali, risanando buona parte delle finanze pontificie.
Parallelamente, Benedetto XIV avviò anche un'opera di riforma del clero, a cominciare dai dignitari ecclesiastici a tutti i livelli, a Corte, in Curia, nel governo delle diocesi e delle province, semplificando la Curia Romana e ponendo le basi per il miglioramento della qualità del clero dell'Ottocento.
Altri provvedimenti di carattere economico/amministrativo riguardarono la limitazione delle spese in favore dell'esercito e della corte pontificia: Benedetto XIV volle favorire i più bisognosi concedendo, per esempio, "ai poveri contadini di spigolare in tutti i campi dello Stato della Chiesa in barba ai proprietari che volevano impedirlo, con un'ammenda di 30 scudi per i contravventori da distribuirsi tra gli stessi poveri". Sempre per alleviare le pene delle classi meno abbienti, il Papa "soppresse sette pesanti tributi sulla seta cruda, sull'olio, sul bestiame e sopra altre derrate".
Nella prima fase del pontificato, insomma, Benedetto XIV dimostrò una volontà riformatrice nei vari provvedimenti teologici e pastorali, avvicinandosi al clima dell'Aufklarung, l'illuminismo cristiano. Seguendo il modello di Carlo Borromeo, il Papa obbligò i vescovi a risiedere nelle loro diocesi, non allontanandosi da esse per un periodo di tempo troppo lungo, con un'apposita costituzione apostolica del 1746.
La sua opera riformatrice proseguì nel 1741 con la bolla Immensa Pastorum Principis contro lo schiavismo nelle Americhe, chiedendo ai vescovi portoghesi di difendere i diritti umani degli Indios. Il Papa si dimostrò invece risoluto nel mantenere rigidamente il rito latino anche al di fuori dell'Europa, rifiutando l'adattamento del cristianesimo ai modelli culturali locali, estensivamente utilizzato ad esempio dai gesuiti nelle loro missioni in Cina. Per esempio lo status degli antenati (l'onore tributato agli antenati da parte della cultura cinese) veniva considerato qualcosa di simile alla venerazione cattolica dei santi.
Benedetto XIV, desideroso di promuovere una religiosità semplice e improntata alla purezza del rito, ordinò nel 1740 che non venissero utilizzate le trombe durante le celebrazioni eucaristiche e chiese ai vescovi dello Stato Pontificio di porre sempre il crocifisso sugli altari e di controllare la devozione verso i santi, nel tentativo di regolarizzare e uniformare la devozione popolare. Benedetto XIV ridusse nel 1742 i giorni di precetto in tutta Italia, per poi estendere tale decreto anche alle restanti zone d'Europa tra il 1748 e il 1754 e si accinse ad una riforma generale del breviario, che però non riuscì a completare a causa della mancanza di collaboratori.
Il 13 giugno 1757, inoltre, ammorbidì la posizione della Chiesa verso la Bibbia in italiano, permettendo la lettura delle versioni in volgare approvate dalla Santa Sede o pubblicate sotto la sorveglianza dei vescovi. L'abate Antonio Martini realizzò quindi nel 1781 la prima traduzione completa della Sacra Scrittura in italiano.
Benedetto XIV, nella sua opera di riforma, cercò anche una forma di colloquio con l'episcopato, senza imporre i provvedimenti ciecamente dall'alto. Pertanto, poco dopo la sua elezione, iniziò a scrivere lettere pontificie indirizzate alla cristianità, inventando le encicliche, in cui si esponevano le direttive pontificie in materia dottrinale. La prima enciclica, Ubi Primum, fu indirizzata ai vescovi il 3 dicembre 1740 e chiedeva di rispettare le norme disciplinari del Concilio di Trento e di esaminare attentamente i candidati al ministero sacerdotale.
Benedetto XIV, tuttavia, fu molto meno tollerante nei confronti degli ebrei. Già tartassati e vilipesi dalle nazioni cristiane in generale per l'infamante accusa di deicidio, erano oggetto di particolari persecuzioni, per lo stesso motivo, proprio nello Stato della Chiesa. Clemente XII aveva edito nel 1733 un dettagliato manuale antiebraico, imponendo anche una serie di provvedimenti restrittivi per gli ebrei.
Il successore, nonostante l'apertura culturale e psicologica in altri ambiti, non si discostò dalle posizioni tradizionali della Chiesa, rinnovando nel 1746 il codice promosso dal suo predecessore. Anzi, Benedetto XIV rincarò la dose con la bolla Beatus Andreas (1755), con la quale egli prestò attenzione alla questione del cosiddetto omicidio rituale, dando al clero severe e precise istruzioni su come procedere nei confronti di tali pratiche. Riguardo al battesimo forzato degli ebrei infanti fu invece molto più tollerante: stabilì che non dovessero essere battezzati contro il consenso dei genitori e che si potesse procedere al battesimo solo se il bambino fosse stato abbandonato dai genitori.
Benedetto XIV celebrò anche il Giubileo del 1750, improntato ad un profondo clima spirituale, in cui affidò a San Leonardo da Porto Maurizio il compito di coordinare la predicazione. Il Pontefice curò in prima persona ogni singolo dell'Anno Santo, stabilendo le principali iniziative spirituali, organizzando le strutture ricettive (l'Ospitale della Trinità accolse, su disposizione del Papa, per 3 giorni i pellegrini poveri), fino ad accogliere a volte in prima persona i pellegrini che giungevano a Roma.
San Leonardo, durante il Giubileo, si recò ogni domenica dal Papa e, su suo impulso, istituì la pratica della Via Crucis al Colosseo, monumento che Benedetto XIV voleva preservare dallo smantellamento progressivo, visto che veniva utilizzato come cava di marmo per i più svariati utilizzi, e consacrandolo invece come luogo di martirio dei primi cristiani. A segno di questa consacrazione, il Papa presiedette la prima Via Crucis il 27 novembre 1750 e pose nell'arena una croce con 14 edicole, che verranno poi tolte nel 1874. La sola croce verrà ripristinata nel 1925.
In occasione del Giubileo, il Papa pubblicò anche una revisione totale della procedura di canonizzazione dei santi e beati, ancora in vigore: per essere elevati agli onori degli altari bisognava essere stati autori almeno di un miracolo, cioè di un evento sovrannaturale avvenuto tramite l'azione divina. L'esame di tale miracolo deve essere affidato a una congregazione cardinalizia che deve vagliare sia il prodigio che la condotta di vita e fede del "candidato" alla santificazione. Alla regola si riconoscevano alcune eccezioni, come per il caso di santi riconosciuti dalla Congregazione dei Riti come venerati da tempo immemorabile e si lasciava al Papa la facoltà di eccepire in ogni modo a questa regola.
Proprio a partire dal Giubileo, tuttavia, gli storici notano che il clima di apertura e illuminismo di Benedetto XIV iniziò a irrigidirsi, per lasciare spazio a un nuovo conservatorismo dottrinale che segnerà anche l'operato dei predecessori. Nel 1751, infatti, il Papa rinnovò la condanna nei confronti della massoneria, espressa già dal predecessore Clemente XII e nel 1752 le opere degli illuministi furono condannate e messe all'Indice. Questo cambio di rotta fu dovuto con tutta probabilità al timore che il Pontefice provava nei confronti delle critiche più aspre da parte della frangia conservatrice della Chiesa.
Il discredito delle due Congregazioni del Sant'Uffizio e dell'Indice, che si occupavano della censura preventiva e della proibizione dei libri, indussero Benedetto XIV a rivedere tutta la materia e a riformarne la legislazione, disciplinando con rigore tutta la procedura nell'esame delle opere sospette, al fine di evitare arbitrii e abusi. Secondo il Papa, comunque, il doveroso rispetto della legge e della tradizione dovevano andare di pari passo con la ricerca ancora in atto a livello scientifico e culturale. Il 23 dicembre 1757 Benedetto XIV pubblicò una nuova edizione dell'Indice dei Libri Proibiti, con grande liberalità nei confronti delle tesi copernicane e galileiane, atteggiamento dovuto anche alle scoperte dello scienziato gesuita Ruggiero Giuseppe Boscovich, che confermavano tali tesi.
Dopo il Giubileo, la salute di Benedetto XIV, che si avviava verso gli ottant'anni, vide un progressivo esaurimento delle energie fisiche. All'inizio del 1758 fu afflitto da un attacco di gotta: dopo un'iniziale ripresa, ad aprile la sua salute declinò precipitosamente. Il 3 maggio 1758, a 83 anni, Benedetto XIV morì nel Palazzo del Quirinale, dopo quasi 18 anni di pontificato. Al momento della morte, si dice che egli abbia pronunciato la famosa frase: "Sic transit gloria mundi. Io ora cado nel silenzio e nella dimenticanza, l'unico posto che mi spetta".
Il 6 luglio 1758 verrà eletto come suo successore il cardinale Carlo Della Torre di Rezzonico, che assumerà il nome di Clemente XIII.
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