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Innocenzo X, il Papa che ridisegnò Roma

Mecenate delle arti, per sua volontà venne risistemata Piazza Navona, commissionata la Fontana dei Fiumi e portate a termine numerose opere artistiche che ancora oggi ornano Roma. Il 6 maggio 1574 nasceva Papa Innocenzo X, al secolo Giovanni Battista Pamphilj, Papa per poco più di un decennio, dal 1644 al 1655.

Innocenzo X, al secolo Giovanni Battista Pamphilj, nato il 6 maggio 1574 a Roma, fu il 236° Papa dal 1644 al 1655. Appartenente alla nobile famiglia dei Pamphilj, ridisegnò molti luoghi storici di Roma con gusto barocco

Giovanni Battista Pamphilj nacque il 6 maggio 1574 a Roma da Camillo Pamphilj e Maria Cancellieri del Bufalo, sesto di nove figli. Apparteneva alla nobile ed eminente famiglia Pamphilj, protagonista della storia di Roma ma estinta dal 1760 e unita alla famiglia Doria Landi con il nome di Doria Landi Pamphilj (a sua volta estinta dal 2000). In linea paterna Giovanni Battista era discendente direttamente da Alessandro VI (Papa dal 1492 al 1503, che nonostante ciò ebbe 9 figli), in quanto la nonna paterna Giustina Mattei era figlia di una nipote di Lucrezia Borgia, figlia del Pontefice.
La famiglia Pamphilj, romana, da sempre aveva grande influenza nella capitale, arrivando a esprimere altri 6 cardinali nella sua storia (compreso il periodo Doria Landi Pamphilj). Giovanni Battista studiò sotto la supervisione dello zio paterno, il cardinale Girolamo Pamphilj, al Collegio dei Gesuiti di Roma, e ottenne poi una laurea in legge alla Sapienza nel 1594. Dopo Gregorio XV e Urbano VIII, sarà il terzo Papa ad essere istruito dai Gesuiti.
Avvocato e docente universitario, diventò avvocato concistoriale e Uditore del Tribunale della Rota Romana nel 1601. Dopo un periodo come canonico della Penitenzieria Apostolica, il 26 marzo 1621, a 46 anni, venne nominato nunzio apostolico nel Regno di Napoli, anche senza l'ordinazione presbiterale. Tornato a Roma, venne assegnato al seguito del cardinale Francesco Barberini in due missioni diplomatiche in Francia e Spagna.
Il 19 gennaio 1926, a 51 anni, venne elevato arcivescovo con il titolo di Patriarca titolare di Antiochia. Solo a quel punto, il 25 gennaio successivo, venne ordinato sacerdote e consacrato arcivescovo dal cardinale Laudivio Zacchia, Prefetto del Palazzo Apostolico. 
Il 30 maggio successivo, a 52 anni, venne nominato nunzio apostolico nel Regno di Spagna, in sostituzione dell'arcivescovo Giulio Cesare Sacchetti, richiamato in Italia come vescovo di Fano, anch'egli poi cardinale. Il 30 agosto 1627, a 53 anni, venne creato cardinale da Urbano VIII ma riservato in pectore, venendo rivelato solamente il 19 novembre 1629 con il titolo di Sant'Eusebio. Il 1° marzo 1630, a 55 anni, rinunciò tuttavia all'incarico di nunzio e torna a Roma, ritirandosi a vita privata e svolgendo alcune missioni diplomatiche per conto del Papa: nel 1635, insieme al cardinale Giulio Cesare Sacchetti, redasse ad esempio un lodo relativo ai rapporti tra il vescovo di Sansepolcro e l'abate di Bagno di Romagna.
Sarà la morte, a 68 anni, del cardinale Fabrizio Verospi a farlo tornare in Curia Romana con un incarico preminente: il 27 gennaio 1639, a 65 anni, venne nominato Prefetto della Congregazione del Concilio e nel 1643 viene anche eletto Vice Camerlengo del Collegio Cardinalizio.
Papa Urbano VIII (Maffeo Barberini) morì il 29 luglio 1644 nel Palazzo Apostolico. Aveva 76 anni e concludeva un pontificato lunghissimo, durato quasi 21 anni (il 2° più lungo della storia, all'epoca), venendo sepolto all'interno della Basilica di San Pietro nel famoso monumento funebre realizzato da Gianlorenzo Bernini in bronzo e marmo.
Il 9 agosto 1644, alla presenza di 57 cardinali, si aprì il Conclave nel Palazzo Apostolico. Il cardinale Gil Carrillo de Albornoz oppose il veto del re di Spagna all'elezione di Giulio Cesare Sacchetti, nel frattempo diventato Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, mentre il cardinale Giulio Mazzarino giunse a Roma troppo tardi per opporre il veto del re di Francia all'elezione di Giovanni Battista Pamphilj, che nel frattempo era già stato eletto Papa con 45 voti. Il 15 settembre 1644, all'età di 70 anni, Pamphilj ascese quindi al soglio pontificio ed assunse il nome di Innocenzo X, in omaggio a Papa Innocenzo VIII, che aveva sempre ammirato. Fu la prima volta che un cardinale riservato in pectore venne eletto Papa.
Immediatamente Innocenzo X confermò la giurisdizione del Patriarcato delle Indie Occidentali (eretto da Clemente VII nel 1524) e vieta ai cardinali di indossare simboli e stemmi nobiliari. Dopo averne indetto uno straordinario nel 1648 per invocare l'aiuto di Dio su Roma, Innocenzo X proclamò il XIV Giubileo per il 1650, aprendo la Porta Santa della Basilica di San Pietro la vigilia di Natale, come da tradizione, e disponendo il blocco degli sfratti e degli affitti e la sospensione di tutte le indulgenze. Roma fu visitata da circa 700.000 pellegrini, con evento culminante la Messa celebrata in Piazza Navona dal Papa stesso. Durante lo svolgimento del Giubileo, Spagna e Francia fecero quasi a gara nel dimostrare la propria ricchezza abbellendo le cerimonie. Nel mese di gennaio, Filippo IV mandò due ambasciatori in Vaticano con un seguito di 460 carrozze. Inoltre non badò a spese affinché le cerimonie organizzate nelle chiese spagnole e dalle confraternite spagnole superassero tutte le altre per magnificenza e splendore. Durante il Giubileo, Bernini scolpì l'Estasi di Santa Teresa e vennero iniziati i lavori per la costruzione di Palazzo Montecitorio. Il successo fu tale che Innocenzo X ne proclamò un altro nel 1654, per i Paesi Bassi meridionali e le Indie Occidentali.
In politica estera, il 24 ottobre 1648 venne firmata la Pace di Westfalia, che concludeva la Guerra dei Trent'anni e metteva fine alle guerre di religione in Germania. L'imperatore Ferdinando III d'Asburgo e Massimiliano I di Baviera stabilirono che ogni confessione avrebbe avuto libertà di culto, cattolici e protestanti sarebbero stati parificati di fronte alla legge e, soprattutto, ogni principe avrebbe potuto scegliere la sua religione e i suoi sudditi lo avrebbero dovuto seguire (“cuius regio, eius religio”). Innocenzo X protestò immediatamente contro i trattati, perché l'immediata conseguenza per la Chiesa era la perdita di tutte le diocesi della Germania settentrionale e centrale, comprese di conventi e monasteri, ma l'imperatore si rifiutò di rivedere i trattati.
Innocenzo ebbe anche rapporti molto difficili con la Francia. Il Pontefice, non essendo compromesso con nessuna delle due potenze, si pose come mediatore tra Francia e Spagna, in guerra tra loro, ma la sua influenza fu annullata dall'azione contraria del cardinale Giulio Mazzarino, primo consigliere di Re Luigi XIV, successore del cardinale Jean de Richelieu. Innocenzo X nominò come nuovo arcivescovo di Parigi il cardinale Jean-François Paul de Gondi e come nunzio apostolico Neri Corsini (poi cardinale), mai riconosciuto dalla monarchia. Nel novembre 1652 Mazzarino fece arrestare entrambi, a pochi giorni di distanza: Corsini fu condotto poi ad Avignone, dove potè risiedere da uomo libero ma senza esercitare le proprie funzioni diplomatiche, mentre il cardinale Gondi riuscì ad evadere nell'agosto 1654, rifugiandosi a Roma.
Nel 1653 con la bolla Cum occasione, Innocenzo X aveva condannato 5 proposizioni del vescovo Giansenio, già oggetto della bolla In Eminenti di Urbano VIII, come eretiche, appoggiato dai vescovi francesi e senza prima consultare il re. Era dalla Prammatica Sanzione di Bourges (1438) che la Chiesa francese non si pronunciava ufficialmente su un decreto papale in totale autonomia dal monarca.
Per riguardo alla Spagna, per contro, Innocenzo X si rifiutò di riconoscere il neonato Portogallo, staccatosi nel 1648, né di riconoscere come re Giovanni IV di Braganza. Nel 1653, inoltre, in Irlanda era scoppiata una sanguinosa guerra civile, che terminò con la vittoria definitiva dell'esercito inglese, guidato dal comandante Oliver Cromwell. Sull'onda della conquista dell'isola, tutte le terre di proprietà dei cattolici furono confiscate, la professione della fede cattolica fu messa fuori legge e addirittura furono poste taglie sui sacerdoti. Nonostante ciò l'Irlanda rimase una nazione cattolica, poiché la stragrande maggioranza dei suoi abitanti si rifiutò di abbandonare la propria fede religiosa. Innocenzo X tentò anche di costituire una nuova Lega Santa come quella vittoriosa a Lepanto nel 1572 per contrastare il rinnovato espansionismo ottomano a Creta, fallendo.

Innocenzo X, tra le altre opere, volle risistemare Piazza Navona, costruita sull'antico Stadio di Domiziano, erigendovi un obelisco ritrovato nel Circo di Massenzio, sulla Via Appia, e affidando a Gianlorenzo Bernini il progetto della Fontana dei Fiumi. Inoltre, avviò i lavori per la chiesa di Sant'Agnese in Agone e di un palazzo nobiliare per la sua famiglia, Palazzo Pamphilj

Dal predecessore Urbano VIII, invece, in Italia Innocenzo X aveva ereditato una situazione esplosiva riguardante il Ducato di Castro. La famiglia Barberini, infatti, a cui Urbano VIII apparteneva, aveva sempre avuto mire sul Ducato, arrivando a dichiarare guerra al duca Odoardo Farnese prendendo come pretesto la posizione del Ducato di Castro, creato su parte dei territori del Patrimonio di San Pietro in Tuscia. Dopo aver cercato di comprare il ducato i cardinali Francesco e Antonio Barberini approfittarono infatti della sua  finanziaria del ducato, usando come pretesto il possibile fallimento della banca dei Monti Farnesiani: per garantire i creditori del Duca, il 27 settembre 1641 l'esercito pontificio occupò il Ducato e sequestrò tutti i beni dei Farnese. Per reazione le truppe dei Farnese avviarono una controffensiva penetrando facilmente nello Stato della Chiesa, occupando la città di Acquapendente e arrivando addirittura a minacciare un nuovo Sacco di Roma. Iniziarono quindi le trattative di pace che si conclusero con il Trattato di Castel Giorgio, che fece tacere le armi solo per breve tempo: le truppe di Castro si ritirarono, ma il 26 ottobre 1642 i Barberini ripresero unilateralmente l'offensiva, vanificando la precedente avanzata nei territori pontifici. Dopo vari tentativi del Farnese di riconquistare Castro tramite spedizioni militari via terra e via mare, si arrivò alla seconda fase del conflitto: si formò una lega tra il granduca di Toscana, la Repubblica di Venezia e il duca di Modena, che, preoccupati per le mire espansionistiche dei Barberini, spingevano per la restituzione del ducato al legittimo proprietario. Gli alleati, che fino ad allora avevano solo appoggiato moralmente Odoardo, entrarono in guerra agli inizi del 1643. La flotta veneziana si diresse su Senigallia per effettuare un'incursione contro il territorio pontificio ma venne sconfitta 4 settembre 1643 dal cannoneggiamento dei soldati pontifici. La prima guerra di Castro terminò solo pochi mesi prima della morte di Urbano VIII, con il trattato di Roma del 31 marzo 1644, che, grazie all'aiuto diplomatico della Francia, restituiva il ducato al Farnese e lo riconciliava con la Santa Sede. Sarebbe stato nominato anche un nuovo vescovo di Castro, concordato tra le parti.
Innocenzo X cercò di chiudere definitivamente la questione con la creazione a cardinale di Francesco Farnese, fratello di Odoardo. Tuttavia l
a famiglia Pamphilj, a cui il nuovo Papa apparteneva, era quella che vantava più crediti nei confronti dei Farnese. Nel 1646 il Duca Odoardo morì: gli succedette il figlio Ranuccio II, appena sedicenne, che, oltre ai debiti pregressi, ereditò anche quelli della guerra appena terminata. Il 17 aprile 1648 Innocenzo X, senza consultare Ranuccio, che riteneva solo un giovane impreparato, nominò vescovo di Castro Cristoforo Giarda. Ranuccio, per tutta risposta, gli vietò l'ingresso in città. Dopo un anno di stallo, il Papa ordinò al vescovo di prendere comunque possesso della sua diocesi: il 18 marzo del 1649, diretto da Roma a Castro, vicino a Monterosi, Giarda fu tuttavia vittima di un agguato in cui perse la vita. Innocenzo X attribuì immediatamente la responsabilità dell'attacco ai Farnese e ordinò al governatore di Viterbo, Giulio Spinola, di istruire un processo per stabilire la responsabilità dell'atto. Il processo si concluse con la colpevolezza di Ranuccio e Innocenzo X diede quindi ordine di attaccare il ducato, che stavolta capitolò in breve tempo, il 2 settembre 1649. Innocenzo X ordinò la totale demolizione della città di Castro: furono rasi al suolo tutti gli edifici, compresi la chiesa, la zecca e le abitazioni gentilizie.

Innocenzo X morì il 7 gennaio 1655 dopo un decennio di pontificato. Inizialmente tumulato nella Basilica di San Pietro, nel 1677 il suo corpo venne poi trasferito nella chiesa di Sant'Agnese in Agone, da lui voluta

Tuttavia, non essendo rientrato del denaro versato ai Farnese, Innocenzo X intraprese anche un'azione legale contro la famiglia Barberini per malversazione di denaro pubblico, con l'istituzione di una commissione per indagare sugli arricchimenti illeciti del casato e per accertarne le responsabilità nell'errata conduzione della guerra di Castro. Prevedendo una possibile condanna, i cardinali Taddeo e Antonio Barberini fuggirono in Francia, dove si rifugiarono nella protezione nel cardinale Mazzarino. Per tutta risposta, Innocenzo X confiscò le loro proprietà nello Stato Pontificio. Decisiva fu la mediazione dell'anziano cardinale Francesco Barberini, che aveva avuto il giovane Pamphilj al suo servizio all'inizio della carriera: la famiglia Barberini rientrò in possesso dei propri beni e, dopo alcuni anni, il Papa sciolse la commissione e si riconciliò con i due cardinali fuggiaschi, che così poterono rientrare a Roma.
Appassionato d'arte e mecenate, Innocenzo X si dedicò anche a ridisegnare la città di Roma. Il capolavoro urbanistico da lui voluto fu la sistemazione di Piazza Navona, iniziata nel 1647 con il posizionamento dell'obelisco ritrovato nel Circo di Massenzio sulla Via Appia. Nel 1650, in occasione del Giubileo, i Papa bandì una gara d'appalto per la costruzione della Fontana dei Quattro Fiumi. Il progetto fu inizialmente affidato a Francesco Borromini ma Bernini, con uno stratagemma, riuscì ad aggiudicarsi il lavoro: fece recapitare a Olimpia Maidalchini, consigliera del Pontefice, un modellino d'argento della fontana con grotte, leoni, palme e sopra l'obelisco; Innocenzo, vedendo "per caso" il modellino, ne rimase entusiasta e gli affidò i lavori. L'interecessione di Donna Olimpia fu indispensabile, visto che Bernini era caduto in disgrazia per l'abortito progetto di elevare due campanili davanti alla facciata della basilica di San Pietro .La Fontana, pagata con i proventi delle tasse sul pane, sul vino e su altri generi di consumo, fu inaugurata nel 1651.
Nel 1653 il Bernini modificò anche una delle tre fontane monumentali che ornano la piazza, progettata nel 1575 da Giacomo Della Porta. Fu aggiunto un delfino che reggeva, sulla coda alzata, una lumaca, ma la figura non piacque e quindi fu sostituita dal busto di un africano che accarezza un delfino: per questo motivo la fontana si chiama oggi Fontana del Moro. La terza fontana non fu toccata.
Molte altre opere vennero portate a termine a Roma durante il pontificato di Innocenzo X: dalla chiesa di Sant'Ivo alla Sapienza al Palazzo di Propaganda Fide in Piazza di Spagna, passando per Palazzo Nuovo in piazza del Campidoglio, Palazzo Pamphilj in piazza Navona, l'Obelisco Agonale nello stesso luogo e la Fontana del Nettuno. Inoltre il Pontefice decise la completa riedificazione della Basilica di San Giovanni in Laterano, portando alla Basilica attuale, inaugurata nel 1734. Furono eseguiti nuovi lavori a Castel Sant'Angelo e nel Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo e venne avviata l'edificazione della Chiesa di Sant'Agnese in Agone, di Palazzo di Montecitorio e delle Carceri nuove. La famiglia Pamphilij, durante il suo pontificato, edificò fuori dalle mura gianicolensi una villa circondata da un grande parco, nota oggi come Villa Doria Pamphilj, e inaugurò la Galleria Doria Pamphilj, collezione privata di opere d'arte. Nel rispetto della tradizione nepotistica dell'epoca, il Papa creò cardinale il nipote Camillo Francesco Maria Pamphilj, che tre anni dopo, il 21 gennaio 1647, rinunciò alla porpora per sposare Olimpia Aldobrandini, principessa di Rossano, e unica erede degli Aldobrandini (a cui apparteneva Clemente VIII, Papa dal 1592 al 1605). La coppia ebbe cinque figli fra cui Benedetto Pamphilj, che sarà a sua volta creato cardinale nel 1681 da Innocenzo XI. È una prima e unica volta: padre e figlio vengono creati entrambi cardinali.
Innocenzo X si ammalò nell'agosto 1654 e morì il 7 gennaio 1655 a 81 anni, dopo 10 anni e 7 mesi di pontificato. Per l'avarizia dei parenti, il cadavere del Pontefice rimase per un giorno in una stanza e, solo grazie alla generosità del maggiordomo Scotti, che fece costruire una povera cassa, e del canonico Segni, che pagò la sepoltura, Innocenzo poté essere inumato in San Pietro. Nel 1677 la salma fu traslata e tumulata nella chiesa di Sant'Agnese in Agone, affacciata su Piazza Navona, all'interno della Cappella di Santa Francesca Romana. Nel 1838 fu infine traslata nella cripta della stessa chiesa, accessibile tramite il corridoio che conduce alla cappella di San Filippo Neri ove è custodita la reliquia del cranio di Sant'Agnese. Il monumento funebre, fatto costruire dal nipote Camillo e dal pronipote Giovanni Battista, si trova invece sopra l’ingresso.

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