Ponte tra due continenti e terra di numerose civiltà da secoli, ma Stato autonomo solo da un secolo. Il 29 ottobre 1923, ad Ankara, Mustafa Kemal, detto Ataturk, proclamava ufficialmente la nascita della Turchia, stato successore dell'Impero Ottomano.
La storia della Turchia si può convenzionalmente far risalire a una data: il 667 a.C.. In questa data, infatti, coloni greci di Mègara fondarono Bisanzio, nuova città situata in posizione strategica, a cavallo tra due continenti, Europa e Asia, sulle due sponde del Bosforo. Durante l'espansione dell'Impero Romano verso Est, la città si alleò con il generale Pescennio Nigro, proclamato imperatore dalle legioni orientali dopo l'uccisione di Pertinace, assassinato dai pretoriani il 28 marzo 193, e la vendita del titolo imperiale a Didio Giuliano. Da ogni parte dell'impero sorsero rivolte: oltre a Pescennio, vennero proclamati imperatori Settimio Severo, di stanza in Pannonia, che marciò su Roma per punire i pretoriani, e Clodio Albino in Britannia.
Mentre dopo appena 3 mesi sul trono i pretoriani assassinavano Didio Giuliano mediante decapitazione, si scatenava una furiosa guerra civile tra i 3 contendenti, che vide vincitore Settimio Severo, il quale uccise Pescennio Nigro in battaglia a Isso nel 194 e sconfisse Clodio Albino a Lione nel 197, che si suicidò. Teatro della battaglia contro Pescennio Nigro fu anche Bisanzio, che venne assediata, distrutta e annessa all'Impero nel 196.
L'imperatore ricostruì la città e la rese nuovamente il centro nevralgico dei commerci nell'Est. Bisanzio acquisì poi ulteriore importanza nel 296, quando Diocleziano, dividendo l'Impero in 4 parti, rese la città capitale di una di esse, ma fu Costantino, che riunificò l'Impero nelle sue mani nel 324, a rendere la città una metropoli, rifondandola ufficialmente l'11 maggio 330 come Nuova Roma e ribattezzandola poi a suo nome Costantinopoli. L'imperatore iniziò a risiedervi abitualmente, rendendola di fatto la capitale imperiale, erigendovi palazzi, chiese, un enorme palazzo imperiale, un foro, un ippodromo e una serie di infrastrutture che resero la città la seconda più grande al mondo, espanse ulteriormente dai suoi successori.
Con l'avanzare dell'Impero Romano d'Oriente, ormai entità autonoma e sempre più potente, si riduceva sempre più l'influenza della parte occidentale, che definitivamente crollò nel 476. Al contrario, la controparte orientale fiorì ancora per circa mille anni, riuscendo addirittura, sotto Giustiniano, a riconquistare buona parte degli ex territori occidentali nel VI secolo e a rifondare il diritto con il Corpus Iuris Civilis, emanato a Costantinopoli nel 565.
Nei secoli successivi l'Impero bizantino si ridurrà sempre più in estensione. Constantinopoli venne espugnata per la prima volta dopo otto secoli nel 1204 dai crociati, partiti per la quarta crociata indetta da Innocenzo III ma dirottati poi sull'ex Bisanzio, dove instaurarono l'Impero Latino d'Oriente, poi crollato nel 1261. La minaccia principale, tuttavia, era rappresentata dai selgiuchidi, che iniziarono gradualmente a conquistare l'intera Anatolia, assimilando le popolazioni locali all'islam e alla lingua turca. Con la battaglia di Mazicerta del 1071, prima sconfitta dei bizantini contro gli arabi, ebbe inizio il secolare pericolo arabo da est. Venne infatti istituito il Sultanato Selgiuchide di Rum, con capitale Iconio, stato vassallo del più grande impero selgiuchide, con capitale Esfahan.
Nel 1243, tuttavia, lo scenario cambiò: la battaglia di Köse Dağ, infatti, diede inizio alla dominazione mongola sull'Anatolia sotto l'egida di Hulagu Khan, nipote di Gengis Khan. I mongoli non sembravano interessati a un'ulteriore espansione verso ovest, vista l'enormità dei territori già amministrati, il che diede alcuni anni di relativa tranquillità agli imperatori bizantini. Alcune popolazioni di origine turkmena in quegli anni fondarono alcuni principati in Anatolia, detti beylik.
Sarà il beylik ottomano a emergere come potenza regionale, conquistando Edirne nel 1261 dai bizantini e facendone la nuova capitale. Sfruttando la decadenza dell'Impero, il giovane sultano Maometto II cinse d'assedio Costantinopoli, espugnandola il 29 maggio 1453, uccidendo ultimo imperatore Costantino IX Paleologo e ponendo fine alla millenaria storia dell'Impero Romano d'Oriente dopo 2200 anni di presenza romana e 182 imperatori.
Il nuovo Impero Ottomano iniziò ben presto a incutere timore nell'Europa cattolica per le sue continue mire espansionistiche verso ovest, in particolare verso i territori di Venezia e del Sacro Romano Impero. Sotto Solimano il Magnifico, intorno al 1520, l'Impero raggiunse una potenza ineguagliata, conquistando l'Ungheria, assediando Vienna nel 1529, in alleanza con la Francia, ed espandendosi verso est fino a Iran e Iraq, a spese dell'Impero safavide, oltre a una generale modernizzazione legislativa e scientifica. Il figlio Selim II riuscì a strappare Cipro a Venezia nel 1571 con il crudele assedio di Famagosta, ma nello stesso anno la flotta ottomana venne sconfitta dalla Lega Santa nella celeberrima battaglia di Lepanto.
Le guerre tra Lega Santa e Impero Ottomano proseguirono per oltre un secolo, con un secondo assedio di Vienna nel 1683, fino al Trattato di Karlovitz, siglato il 26 gennaio 1699. Con la pace l'Impero ottomano iniziò il proprio declino, perdendo Ungheria e Dalmazia e sancendo definitivamente il ruolo dell'Austria come prima potenza europea. Da quel momento in avanti, l'Impero si trascinò fino alla caduta, in assenza di riforme e sostanziale immobilismo.
Nel 1813 una ribellione del governatore dell'Egitto venne risolta da Russia, Inghilterra e Austria, interessate alla riapertura degli stretti e al ripristino degli equilibri commerciali. Da quel momento si susseguirono ciclicamente una serie di rivolte, con l'indipendenza della Grecia nel 1829. Nel 1873 massicce ribellioni in Bosnia causarono l'intervento della Russia e il Trattato di Santo Stefano del 1877 sancì l'indipendenza di Bulgaria, Serbia, Romania e Montenegro, mentre l'Inghilterra occupò l'Egitto, la Russia la Bessarabia e l'Austria l'Erzegovina. Nel complesso l'Impero Ottomano arrivò alla Grande Guerra sulla scia di continua instabilità politica e perdite territoriali, alleato degli Imperi Centrali per contrastare Russia e Inghilterra.
Durante il conflitto si registrò il genocidio degli armeni nel 1915, una rivolta araba contro l'elite corrotta guidata dal giovane maresciallo Mustafa Kemal e continue sconfitte contro gli inglesi, fino alla presa di Baghdad del 1917. Il 30 ottobre 1918 l'Impero Ottomano firmava a Mudros l'armistizio che poneva fine alla sua Grande Guerra, senza sapere che da due anni esisteva l'accordo Sykes-Picot tra Francia e Inghilterra per spartirsi i suoi territori.
Il 10 agosto 1920 il Trattato di Sèvres, mai ratificato ma imposto dall'Intesa, poneva fine all'Impero Ottomano. La spartizione, tuttavia, non venne mai accettata dal Movimento Nazionale Turco guidato da Mustafa Kemal, che avviò una lotta armata contro la Grecia, a cui erano stati assegnati i territori occidentali, per sovvertirne i termini e far nascere una Turchia indipendente.
Kemal capì ben presto che la fase successiva sarebbe stata la diplomazia. Avviò infatti un'opera di convincimento degli Stati dell'Intesa per riprendersi i territori che erano stati tolti alla giovane Turchia dal Trattato di Sèvres. Nel 1921 il Trattato di Kars segnava l'accordo con l'Unione Sovietica per la restituzione dei territori ex ottomani, occupati da armeni e curdi. Kemal si impegnò anche ad assicurare alla giustizia i responsabili del genocidio armeno del 1915, ma rifiutò qualunque responsabilità dello Stato attuale per crimini commessi dal regime precedente. La Turchia ancora oggi rifiuta l'accostamento della parola "genocidio" ai fatti del 1915.
Dopo la firma del Trattato di Losanna con Regno Unito, Francia, Italia, Giappone, Grecia e Jugoslavia, che annullava il Trattato di Sèvres, e quindi uno Stato curdo indipendente e le restrizioni alle forze armate turche, il 29 ottobre 1923 Mustafa Kemal fondò la Repubblica di Turchia, riconosciuta come Stato successore dell'Impero Ottomano, di cui divenne il primo Presidente fino alla morte, nel 1938. Nel 1934 il Parlamento gli conferì il soprannome di Ataturk, ossia Padre della Turchia.
Ataturk intraprese subito la costruzione di un'identità turca moderna, laica e nazionalista, passando all'alfabeto latino, rafforzando i legami con l'Occidente e spostando la capitale da Istanbul ad Ankara ma perseguendo una rigida neutralità in politica estera, risolvendo ogni contenzioso rimanente con la Grecia. Per la prima volta un Paese a maggioranza musulmana non aveva una religione di Stato, sancendo la laicità in Costituzione. Nel 1937 la Turchia aderì al Trattato di Sa'dabad con Iraq, Iran e Afghanistan per rafforzare la cooperazione. Sarà l'ultimo grande atto di Ataturk, che morì il 10 novembre 1938, a 57 anni, nel Palazzo di Dolmabahce a Istanbul. Il suo corpo venne tumulato nel monumentale mausoleo di Anitkabir ad Ankara, mentre il Parlamento elesse come suo successore il Vicepresidente Ismet Inonu.
Sarà Inonu a salvare il Paese dalla Seconda Guerra Mondiale, in cui rimase rigidamente neutrale, firmando un patto di non aggressione con la Germania nel 1941 e non permettendo mai a mezzi militari di qualunque schieramento di transitare nel Paese. Solo nel 1945 la Turchia dichiarò guerra alle forze dell'Asse, condizione necessaria per partecipare alla Conferenza di San Francisco che sancirà la nascita delle Nazioni Unite, di cui è Paese fondatore. Nel 1946 venne approvato il pluripartitismo e nel 1950 si tennero le prime grandi elezioni a suffragio universale. Nel 1952 la Turchia entrò nella Nato.
Il 27 maggio 1960 la Turchia subì un primo colpo di Stato, quando il colonnello Alpaslan Turkes e il generale Cenan Gursel rimossero e giustiziarono il primo ministro Adnan Menderes. Ismet Inonu passò a guidare un governo di coalizione, mentre Gursel venne eletto Presidente della Repubblica. Il 12 marzo 1971 le forze armate, comandate dal generale Faruk Gurler, costrinsero nuovamente alle dimissioni il premier Suleyman Demirel.
Nel 1974, a seguito di un colpo di Stato a Cipro guidato dalla Grecia, la Turchia invase il nord dell'isola instaurando la Repubblica Turca di Cipro del Nord, riconosciuta solo dalla stessa Turchia. A seguito di violenze tra estrema destra ed estrema sinistra, poi, il generale Kenan Evren organizzò un terzo colpo di Stato il 12 settembre 1980, venendo poi eletto Presidente della Repubblica due anni dopo.
Nel 1984 il PKK, partito separatista curdo, cominciò un'insurrezione armata contro il governo di Ankara, avviando un conflitto non concluso ancora oggi, costato già oltre 40mila vittime. Nel 2002 è iniziata, con la vittoria alle elezioni del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, l'era di Recep Tayyip Erdogan, per 12 anni premier e dal 2014 Presidente della Repubblica. L'ultimo momento di vera tensione è stato il 15 luglio 2016, quando alcuni reparti delle forze armate hanno tentato un quarto colpo di Stato per rovesciare Erdogan, di cui quest'ultimo ha incolpato il politologo e predicatore Fethullah Gulen, esule negli Stati Uniti.
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