L'ultima enciclica di Giovanni XXIII, la più famosa, il manifesto del proprio pontificato. L'11 aprile 1963 il Papa firmava la Pacem in Terris, appena due mesi prima della propria morte.
Il Papa, che aveva aperto il Concilio Vaticano II, l'11 ottobre 1962, riteneva che il tema della pace dovesse essere al centro della sua ultima enciclica. Giovanni XXIII, infatti, aveva 80 anni e prima dell'apertura del Concilio gli era stato diagnosticato un tumore allo stomaco, che aveva già colpito altri membri della sua famiglia.
La tematica della pace e della fratellanza tra le nazioni era stata anche al centro di una sua opera di mediazione nei mesi precedenti, tuttora considerato uno dei punti più alti della diplomazia vaticana. Il 22 ottobre 1962, 11 giorni dopo l'apertura del Concilio in Vaticano, il Presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy aveva decretato un blocco navale 800 miglia al largo di Cuba, dove l'Unione Sovietica aveva inviato navi militari per l'installazione di batterie missilistiche. Le navi sovietiche sembravano avviarsi a forzare il blocco e il mondo precipitare nuovamente verso una guerra mondiale.
Il 25 ottobre Giovanni XXIII fa scrivere un comunicato in francese, consegnato agli ambasciatori russo e statunitense: "Oggi noi rinnoviamo questo appello accorato e supplichiamo i Capi di Stato di non restare insensibili a questo grido dell'umanità. Facciano tutto ciò che è in loro potere per salvare la pace: così eviteranno al mondo gli orrori di una guerra, di cui nessuno può prevedere le spaventevoli conseguenze. Continuino a trattare".
Il resto della diplomazia, affiancata a quella del governo italiano, è ancora oggi coperto da segreto, ma è indubbio che le mosse del Vaticano furono decisive per il cambio di atteggiamento, ma sorprendentemente non del cattolico Kennedy quanto dell'ateo Kruscev. Nemmeno due giorni dopo il messaggio del Papa, infatti, l'Unione Sovietica propone il ritiro delle navi e l'impegno a non installare missili a Cuba in cambio dell'impegno americano a non attaccare il regime castrista e a rimuovere le testate nucleari dalle basi Usa in Turchia e Italia. Anzi, se gli Stati Uniti non riconobbero mai l'impegno del Vaticano, Kruscev sottolineò pubblicamente il ruolo decisivo di Giovanni XXIII e gli inviò personalmente un biglietto di auguri per Natale.
Agli inizi del 1963 Giovanni XXIII, alla luce di questa esperienza, incaricò alcuni collaboratori di scrivere l'enciclica, cosa di cui il Papa per la prima volta non fece mistero. Roncalli si affidò al teologo don Pietro Pavan, che già aveva coordinato il lavoro di redazione dell'enciclica Mater et Magistra del 1963, poi Rettore della Pontificia Università Lateranense (1969 - 1973), creato cardinale da Giovanni Paolo II nel 1985 e mancato nel 1995, a 91 anni. A Pavan il Papa volle affiancare il proprio Segretario Particolare don Loris Francesco Capovilla, poi arcivescovo di Chieti - Vasto (1967 - 1971) e prelato di Loreto (1971 - 1988), creato cardinale da Papa Francesco nel 2014, a 98 anni (il più anziano di sempre al momento della creazione), e mancato nel 2016 a 100 anni.
Pavan presentò il frutto della propria scrittura solitaria a novembre 1962, presentando il testo in Vaticano a gennaio perché venisse rivisto da Capovilla. Nonostante le critiche poste in fase di successiva revisione del testo da parte dei teologi incaricati dal Papa, egli si rifiutò di apportare alcuna modifica al testo vidimato da Capovilla.
Il cuore dell'enciclica era l'invito alla fratellanza tra nazioni, in un momento in cui la Guerra Fredda sembrava dover spingere il mondo verso un altro conflitto globale. Al centro del sistema economico doveva sempre esserci l'uomo, per cui il Papa proponeva il passaggio dal capitalismo a uno stato sociale (ma non socialista) e al valore dell'individuo, che non doveva annullarsi all'interno di sistemi economico come capitalismo o comunismo.
La Pacem in Terris venne firmata da Giovanni XXIII l'11 aprile 1963, ottava enciclica di un pontificato durato nemmeno 5 anni, è la prima enciclica non indirizzata solamente ai cattolici ma "a tutti gli uomini di buona volontà" ed è ancora oggi il fondamento della dottrina della Chiesa in materia di pace e rapporti tra nazioni.
Dopo l'enciclica, la vita pubblica di Giovanni XXIII si ridusse notevolmente a causa della malattia, tanto che il Pontefice apparve in pubblico pochissime volte. L'11 maggio, a un mese dalla firma, ricevette al Quirinale il Premio Balzan per la Pace dal Presidente della Repubblica Antonio Segni. Fu il suo ultimo impegno ufficiale.
La sua ultima apparizione pubblica, invece, fu il 23 maggio successivo, per recitare il Regina Coeli nella solennità dell'Ascensione. Il 31 maggio le sue condizioni di salute iniziarono a peggiorare rapidamente, ma il Papa rimase lucido fino all'ultimo. Le sue ultime parole, affidate al Segretario Capovilla, furono: "Perché piangere? È un momento di gioia questo, un momento di gloria".
Giovanni XXIII si spense alle 19.49 del 3 giugno 1963, a 81 anni. Nonostante le sue volontà di essere sepolto in Laterano, venne tumulato tre giorni dopo nelle Grotte Vaticane. Nel 2000, in occasione della beatificazione, il suo corpo venne riesumato ed esposto nella navata destra della Basilica di San Pietro. Prescindendo dalla necessità di un secondo miracolo, Papa Francesco lo ha canonizzato il 27 aprile 2014.
Il 21 giugno 1963 il Conclave eleggerà come nuovo Papa il cardinale Giovanni Battista Montini, 65 anni, arcivescovo di Milano, che prenderà il nome di Paolo VI.
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