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5° - Morte di Fidel Castro

Il 25 novembre 2016, a 90 anni, moriva Fidel Castro, l'uomo che trasformò Cuba nel primo Stato occidentale monopartitico comunista. Padre del moderno Stato cubano, è stato il più longevo capo di Stato non di sangue reale del Novecento, Primo ministro, Presidente e Segretario Generale del Partito Comunista, capo di Stato di Cuba dal 1976 al 2008.

Fidel Castro era nato il 13 agosto 1926 e si è spento a 90 anni il 25 novembre 2016. È stato Primo Ministro (1959 - 1976), Presidente di Cuba (1976 - 2008) e Segretario Generale del Partito Comunista di Cuba (1965 - 2011)


Fidel Castro nasce il 13 agosto 1926 a Biràn, nella tenuta Las Manacas del padre Angel Castro y Argiz, emigrato spagnolo dalla Galizia dopo la Guerra Civile che vide il successo dei franchisti. Angel Castro, che aveva fatto fortuna con la coltivazione di canna da zucchero,  dopo la fine del primo matrimonio, da cui aveva avuto 5 figli, aveva preso in moglie la governante Lina Ruz Gonzàlez, di origini canariane, da cui aveva avuto altri 7 figli. Fidel era il terzo, nato due anni dopo Ramòn e cinque anni prima di Raùl.
L'attivismo politico di Castro iniziò all'Università dell'Avana, ambiente di studio in netto contrasto con i collegi dei gesuiti in cui aveva trascorso gli anni precedenti. Divenne fervente critico dell'imperialismo americano nei Caraibi, in particolare delle Guerre della Banana, una serie di operazioni militari in America Centrale tra il 1898 e il 1934. Nel corso di questo insieme di conflitti, nel 1898 gli Stati Uniti avevano occupato Cuba, fino ad allora protettorato spagnolo. Il Paese era diventato indipendente nel 1902, ma gli Stati Uniti avevano ottenuto l'installazione di una base militare a Guantànamo nel 1903.
Il suo primo discorso pubblico contro gli Stati Uniti è del 1946. L'anno successivo Castro si unisce al Partito del Popolo Cubano, formazione di sinistra guidata da Eduardo Chibàs, arrivato terzo nelle elezioni del 1948. Sceglie di lasciare l'università, dove studiava legge, e a dedicarsi alla politica, dedicandosi anche ad attività di guerriglia.
Nel giugno 1947 Castro si unisce a una spedizione di 1200 uomini che volevano rovesciare il governo di destra di Rafael Trujillo in Repubblica Dominicana, alleato degli Stati Uniti. Il governo cubano impedisce l'invasione con la forza, ma Castro sfugge all'arresto. Nel 1948 partecipa alle proteste universitarie contro il governo dopo l'uccisione di uno studente e viene seriamente malmenato. Da allora inizia a concentrarsi, nei suoi discorsi, sulle diseguaglianze sociali piuttosto che sulla condanna dell'imperialismo americano. Sposa Mirta Dìaz Balart, studentessa di una famiglia facoltosa, che gli apre le porte dell'alta società cubana. I due avranno un figlio insieme, Fidelito, prima di divorziare nel 1955.
All'assassinio del compagno di partito Justo Fuentes le sue posizioni si radicalizzano ulteriormente verso sinistra. Si convince che i problemi di Cuba sono legati a doppio filo alla struttura capitalista della società e che l'unico modo per superare le diseguaglianze sia una rivoluzione proletaria. Nel 1949 in un comizio denuncia pubblicamente i legami tra il governo cubano e le gang dell'Avana, costringendo sè e la propria famiglia a nascondersi negli Stati Uniti per qualche mese. Riesce comunque a tornare in patria e a laurearsi in legge nel 1950.
Castro tenta un'iniziativa legale a favore dei cubani più poveri, fallendo. Dopo il suicidio di Chibàs, tenta di candidarsi alla segreteria del Partito del Popolo Cubano e poi al Parlamento. 
Fulgencio Batista, già Presidente dal 1940 al 1944 e capo del Partito Unitario d'Azione (destra), gli offre un posto della sua amministrazione in caso di successo. Entrambi, anche se su schieramenti differenti, erano infatti oppositori del Partito Autentico del primo ministro Carlos Prìo Socarras. Castro rifiuta. 
Il 10 marzo 1952 Batista prende il potere con un colpo di stato, dichiarandosi Presidente, cancellando le elezioni presidenziali e instaurando di fatto una dittatura. Cuba si lega agli Stati Uniti, rompendo ogni relazione diplomatica con l'Unione Sovietica e perseguitando comunisti, socialisti e formazioni di sinistra. 

La storica foto del 21 gennaio 1998, in cui Fidel Castro regola l'orologio accogliendo Giovanni Paolo II in visita a Cuba. È il primo viaggio di un Pontefice in un Paese comunista. Castro, già ritiratosi, ha poi incontrato anche altri 2 Pontefici in visita sull'isola: Benedetto XVI nel 2012 e Papa Francesco nel 2015


Nel 1952 Castro passa alla lotta armata, istituendo Il Movimento, gruppo clandestino per addestrare volontari anti Batista e pubblicando il giornale clandestino El Acusador. Nei quartieri più poveri dell'Avana mette insieme 1200 reclute. Il fratello Raùl si unisce al Partito Socialista Popolare, di fatto comunista, mentre Fidel preferisce mantenere stretti contatti ma non aderire per non allontanare i moderati di sinistra. Castro elabora un piano per attaccare la Moncada, un fortilizio militare fuori da Santiago de Cuba. La Moncada, espugnata dall'interno, sarebbe dovuta essere la base per organizzare delle rivolte nella povera provincia di Oriente e iniziare una sollevazione su scala nazionale. 
Il 26 luglio 1953 Castro e 165 volontari lanciano l'assalto alla Moncada, ma il piano fallisce a causa di ritardi organizzativi e dell'allarme dell'esercito. Rimangono sul campo 4 rivoluzionari e 19 soldati. Castro fugge sulle montagne della Sierra Maestra per iniziare una campagna di guerriglia, mentre Batista proclama la legge marziale ed elimina la libertà di stampa. Mentre i media scrivono che i comunisti avevano ucciso pazienti in ospedale, iniziano ben presto a circolare, nel Paese e al di fuori, le immagini dei metodi brutali dei soldati governativi. 
L'esercito riesce comunque a circondare i ribelli. Alcuni vengono giustiziati, mentre Castro viene arrestato. Il governo chiama a processo 122 membri del Partito Comunista, convinto che Castro avesse agito con il loro sostegno. Fidel non sceglie un avvocato ma si difende da solo, proclamando che l'autore morale del piano era Josè Martì, eroe dell'indipendenza cubana, e che l'accusa di attentato ai poteri costituzionali è falsa, dato che Batista si è impadronito del potere in maniera incostituzionale. Il processo prova le sistematiche torture dell'esercito, ma Castro viene comunque condannato a 15 anni di prigione nell'ala dell'ospedale del Carcere Moderno, sull'Isla de Pinos. In occasione della condanna, il 16 ottobre, Castro pronuncia il famoso discorso "La Storia mi assolverà".
Nel 1954 passa in regime di isolamento, dove apprende dalla radio che la moglie Mirta aveva trovato lavoro al Ministero dell'Interno, un affronto per lui, che chiede immediatamente il divorzio. Mirta ottiene però la custodia del figlio Fidelito. Batista, unico candidato alle elezioni presidenziali, viene rieletto Presidente e, sentendosi non più minacciato, nel 1955 scarcera i responsabili dell'attacco alla Moncada, che si organizzano nel Movimento 26 Luglio, giorno dell'attacco. 
Dopo un altro round di violente dimostrazioni contro Batista, Fidel e Raùl partono per l'esilio in Messico, dove incontrano un giornalista e fotografo argentino di idee marxiste-leniniste, Ernesto Che Guevara. Nel 1956 Castro compra il decrepito yacht Granma e parte da Veracruz con 81 rivoluzionari alla volta di Cuba per unirsi alla rivolta in patria capeggiata da Frank Paìs del Movimento 26 Luglio. Il Granma tuttavia arriva troppo in ritardo per fornire rinforzi ai rivoluzionari, che si sono già ritirati. I castristi si dirigono così verso la Sierra Maestra per tentare altre operazioni di guerriglia. Sotto gli attacchi delle forze governative sopravvivono solo in 19, tra cui i fratelli Castro, Camilo Cienfuegos e Che Guevara.
Dopo la presa dell'avamposto di La Plata e l'aumento dei volontari, circa 200, Castro divide i rivoluzionari in 3 colonne, guidate da lui stesso, Raùl e Che Guevara. Il responsabile dell'approvvigionamento delle armi diventa Frank Sturgis, che poi sarà uno dei 5 ladri catturati nel 1974 mentre tentano di entrare nell'Hotel Watergate, dando inizio allo scandalo che travolgerà Richard Nixon. Frank Paìs viene ucciso in azione, lasciando Castro leader unico dei rivoltosi. Castro incontra i leader del Partito Comunista e lancia un appello all'estero per chiedere un governo civile che porti avanti una moderata riforma agraria, industrializzazione e istruzione pubblica, prima di indire elezioni multipartitiche. Le immagini della brutalità dei metodi di Batista, intanto, fanno il giro del mondo e, dopo l'intervista di Herbert Matthews del New York Times, il nome di Fidel Castro diventa famoso in tutto il mondo.
Nel 1958 il governo perde il controllo della Sierra Maestra. Batista viene messo sotto pressione su tutti i fronti, al punto che gli Stati Uniti smettono di rifornirlo di armi. All'Operazione Verano del governo, Castro risponde con una massiccia controffensiva in cui conquista anche le province di Oriente e Las Villas.
Batista, dopo la sconfitta militare, perde non solo il supporto del popolo cubano ma anche degli Stati Uniti, che gli annunciano il ritiro del loro sostegno e, tramite la Cia, avviano trattative tra Castro e il generale Eulogio Cantillo, comandante delle forze armate, che promette la consegna di Batista. Il dittatore, tuttavia, l'ultimo giorno dell'anno fugge in Portogallo con 300 milioni di dollari sotto la tutela del dittatore Antonio Salazar, dopo che Stati Uniti e Messico gli negano asilo. Il 1° gennaio 1959 Cantillo proclama Presidente il giudice della Corte Suprema Carlos Piedra, in violazione degli accordi. Castro, furioso, marcia sull'Avana, destituisce Piedra e arresta Cantillo, entrando di persona nella capitale il 9 gennaio. Castro sceglie come Presidente ad interim Manuel Urrutia Lleò, annunciando falsamente che era stato selezionato dopo un voto popolare, si autonomina Rappresentante delle Forze Armate, senza incarichi politici formali, e installa il suo quartier generale nell'attico dell'Havana Hilton Hotel, iniziando a porre le basi per uno Stato socialista e ordinando a Urrutia di mettere fuorilegge tutti gli altri partiti, all'inizio solo temporaneamente. Il governo, guidato da Josè Mirò Cardona, si dimise dopo soli 2 mesi. Il primo ministro sceglie l'esilio negli Stati Uniti e la politica attiva contro Castro.

Castro iniziò a cedere i poteri presidenziali al fratello Raùl nel 2006, in occasione di un intervento chirurgico. Nel 2008 si è ritirato dalla presidenza e nel 2011 dalla Segreteria Generale del Partito Comunista. Dopo la morte, il 25 novembre 2016, è stato sepolto nel cimitero di Santa Ifigenia a Santiago


Il 16 febbraio 1959 Fidel Castro decide di scendere in campo come primo ministro di Cuba, iniziando a girare in mondo in cerca di alleati e finanziamenti. La prima mossa è nazionalizzare piantagioni e raffinerie, espropriandole ad aziende americane e privati cittadini. Nonostante neghi di essere comunista, sceglie per il suo governo figure apertamente marxiste.
In particolare, Che Guevara diventa Ministro dell'Industria e Governatore della Banca Centrale di Cuba. Il Presidente Urrutia si lamenta pubblicamente della deriva marxista e, in tutta risposta, Castro annuncia le proprie dimissioni. In poche ore 500mila castristi circondano il Palazzo Presidenziale, costringendo Urrutia a dimettersi. Castro riprende quindi le sue funzioni e nomina il marxista Osvaldo Dorticòs come Presidente.
Castro si concentra quindi sul progresso delle classi più povere con vaccinazioni, infrastrutture, tagli agli affitti e agevolazioni nelle scuole. Nel 1960, allo scoppio della Guerra Fredda, stipula un accordo con l'Unione Sovietica per la fornitura di zucchero e frutta in cambio di denaro e greggio, e nazionalizza tutti i beni americani a Cuba. In risposta il Presidente Eisenhower proclama un embargo e dà mandato alla Cia di rovesciare il regime con ogni mezzo. Castro capisce il rischio, investe 120 milioni di dollari in armamenti e crea il Comitato per la Difesa della Rivoluzione, un organismo governativo per raccogliere le denunce anonime di attività sospette. Rifiuta poi di indire elezioni, in quanto la democrazia rappresentativa era un modello che avrebbe in ogni caso favorito le élite.
Nell'aprile 1961, dopo l'ordine di Castro di dimezzare il personale (300 unità) che lavora all'ambasciata Usa all'Avana e la rottura di relazioni diplomatiche tra i due Paesi, il Presidente John Fitzgerald Kennedy decide di finanziare e supportare un gruppo di esuli anticastristi per invadere l'isola. In tre giorni Castro sconfigge i ribelli sbarcati alla Baia dei Porci, catturandone 1189, interrogandoli direttamente nella tv pubblica e infine rimandandoli negli Stati Uniti in cambio di denaro e medicinali. La Baia dei Porci è il primo grande scacco militare degli Stati Uniti dopo la Seconda Guerra Mondiale e incendia i sentimenti rivoluzionari e antiamericani dell'America Latina.
Castro modella apertamente Cuba sul modello sovietico, perseguitando oppositori politici, prostitute e omosessuali, inizialmente reclutati a forza nelle Unità Militari di Aiuto alla Produzione, chiuse nel 1967. La depressione economica del Paese lo portano a inimicarsi la vecchia guardia comunista cubana e perfino Che Guevara, più vicino alla Cina che all'Unione Sovietica, che nel 1965 lascia Cuba per esportare la rivoluzione e parte per il Congo. Morirà in Bolivia due anni dopo, nel 1967, a 39 anni.
Nel 1962 Castro e il Segretario Generale del Pcus Nikita Chruscev si accordano segretamente per installare una batteria di missili sovietici, ma il piano viene scoperto dagli Stati Uniti grazie alle immagini satellitari. Il Presidente Kennedy ordina alla flotta di circondare Cuba per impedire l'ingresso delle navi sovietiche con i missili. La risoluzione diplomatica della Crisi dei Missili, con la decisiva mediazione del Vaticano, taglia fuori Castro dalle trattative. Alla fine l'Unione Sovietica si impegna a ritirare i missili in cambio della promessa americana di non invadere Cuba e il ritiro dei missili Usa da Italia e Turchia. 
Castro amplia la sua visione socialista, finanziando movimenti rivoluzionari in Sudamerica e Africa occidentale. Nel 1976, vista la crescita dell'economia cubana, il primo Congresso del Partito Comunista Cubano introduce una nuova Costituzione che crea un Consiglio di Stato e un Consiglio dei Ministri, ponendo Fidel a capo di entrambi e rendendolo Capo di Stato.
Negli Anni '80 la crisi economica torna a essere pesante, con ondate di migranti cubani che iniziano a sbarcare sulle coste della Florida in fuga dalla miseria. L'elezione nel 1980 di Ronald Reagan alla presidenza Usa posiziona gli Stati Uniti su una politica di netta ostilità con Cuba, con il manifesto desiderio di rovesciare il regime. Castro, in risposta, rende l'economia cubana completamente dipendente dall'Unione Sovietica e supporta governi antiamericani in Grenada, Nicaragua e Argentina, con un diretto coinvolgimento di truppe cubane nella guerra civile in Angola.
Le cose cambiano nel 1985, quando Michael Gorbacev viene eletto Segretario Generale del Pcus e avvia una politica di apertura all'Occidente e di rivisitazione del modello sovietico, che implica anche l'eliminazione dei sussidi al regime cubano. La conseguenza è una crisi economica a Cuba ancora più soffocante. Nel 1992, dopo un crollo dell'economia del 40% in due anni, mancanza di cibo, malnutrizione e povertà diffusa, Castro annuncia un Periodo Speciale di Pace, con l'eliminazione delle missioni militari all'estero e il razionamento dei beni primari, causando le prime proteste di massa. 
La situazione migliora solo nel 1999, con l'elezione del socialista Hugo Chàvez alla presidenza del Venezuela. Chàvez e Castro sviluppano una solida amicizia personale e siglano un accordo, chiamato "pink tide", che prevede l'invio di medici cubani in Venezuela in cambio di 53mila barili di petrolio al giorno a prezzi preferenziali. I due Paesi siglano anche l'Alleanza Bolivariana per le Americhe (Alba), un progetto per la redistribuzione della ricchezza e contro l'imperialismo americano in Centro e Sud America. Nel 2005 Castro, grazie ai miglioramenti economici, riesce a varare alcune riforme economiche, come il raddoppio del salario minimo, l'aumento delle pensioni e la consegna di cucine gratis alla popolazione a basso reddito.
Il 31 luglio 2006 Castro è costretto a operarsi per un'emorragia intestinale e delega per la prima volta i poteri presidenziali al fratello Raùl. Nel 2008, a 82 anni, rifiuta il nuovo mandato presidenziale che gli viene conferito dall'Assemblea Nazionale per motivi di salute. 
L'Assemblea allora designa Raùl come Presidente, il quale comunque promette di confrontarsi sempre con Fidel sulle questioni di maggiore importanza. Nel 2011, a 85 anni, Fidel Castro lascia anche la carica di Segretario Generale del Partito Comunista a Raùl, ritirandosi definitivamente dalla politica. Da allora Fidel si ritira a vita privata, apparendo in pubblico sempre più raramente.
Nove mesi dopo il fratello maggiore Ramòn, Fidel Castro muore il 25 novembre 2016, a 90 anni. Le cause della morte non vengono rese note. Fidel viene cremato e sepolto nel Cimitero di Santa Ifigenia a Santiago di Cuba dopo un grandioso funerale di Stato.

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