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100 ° - Morte di Lenin

Abbattè la monarchia zarista, vinse una guerra civile e realizzò per la prima volta la rivoluzione socialista in una superpotenza mondiale. Il 21 gennaio 1924 moriva Vladimir Il'ic Ul'janov, detto Lenin, l'uomo che trasformò la Russia zarista nell'Unione Sovietica.

Vladimir Il'Ic Ul'janov, detto Lenin, è stato primo ministro russo dal 1917 alla morte, avvenuta il 21 gennaio 1924 a soli 53 anni per le conseguenze di due ictus. Guida della Rivoluzione d'Ottobre del 1917, che rovesciò il regime zarista, portò la Russia fuori dalla Grande Guerra e creò nel 1922 l'Unione Sovietica

Vladimir Il'ic Ul'janov nasce il 22 ottobre 1870 a Simbirsk, capoluogo del governatorato che verrà poi ribattezzato Ul'janovsk in suo onore. Era di famiglia borghese, con entrambi i genitori insegnanti, il padre di matematica e fisica e la madre di letteratura russa, proveniente da una famiglia di commercianti, entrambi zaristi e ortodossi. Pochi anni dopo il padre Il'ja divenne direttore scolastico e insignito di un titolo nobiliare di quarto grado, trasmissibile ereditariamente. Nel 1886 Il'ja morì, lasciando una cospicua eredità alla famiglia, che permise ai figli di studiare. 
Un anno dopo, il primo evento traumatico fomentò il suo odio per lo zar: il fratello Aleksandr e la sorella Anna vennero arrestati con l'accusa di aver tramato per uccidere lo zar Alessandro III (Alessandro II era stato assassinato il 13 marzo 1881). La sorella venne scagionata, ma Alexsandr venne giustiziato. Vladimir si iscrisse alla facoltà di legge dell'Università di Kazan, ma il 4 dicembre 1887 ne venne espulso e venne arrestato per due giorni per aver organizzato un'assemblea non autorizzata. Riuscì a essere riammesso a San Pietroburgo solo 3 anni dopo, ottenendo il diploma e iniziando un brevissimo tirocinio legale. Nel 1893 assunse l'incarico di assistente di un anziano avvocato mentre frequentava assiduamente il circolo socialdemocratico di Michail Brusnev, che  mirava apertamente alla rivoluzione socialista coinvolgendo operai e intellettuali, iniziando a scrivere i primi saggi marxisti.
Al rientro da un viaggio in Francia e Svizzera, dove prese contatti con altri intellettuali comunisti europei, nel 1897 venne arrestato e deportato in Siberia, dove scontò una pena di 3 anni. Alla scarcerazione gli venne proibito vivere nelle grandi città e si trasferì allora a Monaco di Baviera, in Germania, dove insieme a Julij Martov e Nikolaj Plechanov si dedicò alla scrittura e alla strutturazione di un partito rivoluzionario, assumendo lo pseudonimo di Lenin (ossia "uomo del fiume Lena"). Teorico di un partito guidato dall'alto e con poca democrazia interna, ne venne ben presto isolato e si trasferì a Ginevra, in Svizzera.
Nel frattempo, il 22 gennaio 1905 una manifestazione guidata dal pope ortodosso Gapon, che voleva incontrare lo zar per chiedere riforme economiche e politiche, venne repressa nel sangue dall'esercito, causando un'ondata di sollevazioni popolari. Lenin si fece capo della fazione bolscevica del Partito Socialdemocratico Russo (POSDR) al Congresso di Londra, proponendo di favorire un'insurrezione armata, osteggiato dall'opposta fazione menscevica. Tornato clandestinamente a San Pietroburgo, dovette fuggire poco dopo per la repressione zarista, che sciolse la Duma e ordinò un'ondata di arresti. 

Lenin si rivolge alla folla di San Pietroburgo il 16 aprile 1917, al suo arrivo in treno dalla Germania. Esule da 17 anni, venne autorizzato dal kaiser Guglielmo II di Prussia a rientrare in patria. Nei giorni seguenti pubblicò le Tesi di Aprile, fondamento del nascente regime comunista

Allo scoppio della Grande Guerra, Lenin prese atto del fallimento della Seconda Internazionale, visto che i partiti comunisti di Francia e Germania sostenevano i rispettivi governi, su fronti opposti, anziché puntare alla rivoluzione. A febbraio 1917 ulteriori sollevazioni degli operai misero in difficoltà il governo, costringendo lo zar Nicola II ad abdicare. La Duma proclamò la Repubblica e istituì un governo provvisorio. Lenin chiese di poter rientrare in Russia, ma l'Intesa negò il permesso. Lo concesse invece il kaiser di Prussia Guglielmo II, che finanziò il partito socialdemocratico russo in cambio della promessa di uscire dalla guerra una volta giunto al potere (sempre negato da Lenin per paura di essere tacciato come collaborazionista, visto che Germania e Russia erano su fronti opposti). Il 16 aprile 1917 Lenin arrivò in treno a Pietrogrado, come era stata rinominata San Pietroburgo. 
Immediatamente Lenin pubblicò le Tesi di Aprile, documento in dieci punti che costituiva il suo programma di governo: ostilità al governo provvisorio, instaurazione della Repubblica dei Soviet (e non parlamentare), assumere la guida di un movimento internazionale per esportare il comunismo. Inizialmente osteggiate, le tesi di Lenin acquisirono sempre maggior favore nel partito, in particolare dopo la caduta del primo governo provvisorio il mese successivo, sostituito da un secondo composto da borghesia e socialisti moderati, guidato da Aleksandr Kerenskij. Tale governo respinse la proposta di riforma agraria e annunciò che la guerra sarebbe proseguita, visti i grandi investimenti inglesi e francesi nelle industrie russe e la possibilità di espansione territoriale verso ovest.
Il 3 luglio una nuova manifestazione operaia degenera in violenza e Lenin, accusato di esserne l'ideatore, ripara in Finlandia, a pochi chilometri dal confine russo. La fragilissima Repubblica Russa però precipitava sempre più nel caos: ad agosto il generale Kornilov chiese apertamente pieni poteri per scacciare i bolscevichi e consegnò Riga ai tedeschi senza combattere per tentare di marciare su Pietrogrado. Immediatamente il movimento operaio si organizzò spontaneamente istituendo le Guardie Rosse, che riuscirono a respingere l'offensiva e ad arrestare i generali, che però vennero rilasciati pochi mesi dopo.

Lenin insieme a Stalin, che nel 1922 divenne il primo Segretario Generale del PCUS. Lenin non lo riteneva adatto a guidare il Paese perché troppo violento, ma morì prima di nominare un successore, ben sorvegliato nella sua dacia di Gor'kij per ordine dello stesso Stalin, che sarà poi al potere per i successivi 31 anni

Il governo di Kerenskij ormai non aveva più alcuna autorità e, quando fissò la data per le elezioni di un'Assemblea Costituente per il 28 novembre, Lenin decise che il momento dell'insurrezione era arrivato: il 24 ottobre i bolscevichi occuparono la capitale assaltando il Palazzo d'Inverno e costringendo Kerenskij a fuggire. Il giorno seguente Lenin annunciò ufficialmente la presa del potere proclamandosi primo ministro.
Il suo primo atto fu requisire la terra dei proprietari terrieri per distribuirla ai contadini, un armistizio temporaneo di 3 mesi in vista di un'uscita dalla guerra, la nazionalizzazione di flotta e ferrovie, la separazione tra Stato e Chiesa con l'introduzione del matrimonio civile e del divorzio, l'abolizione della polizia, sostituita da una milizia operaia e la giornata lavorativa di 8 ore. Un primo tentativo controrivoluzionario di Kerenskij, riparato in Bielorussia, venne respinto. 
Le elezioni per l'Assemblea Costituente si tennero comunque ma il 12 novembre, con un'elevata astensione e la totale prevalenza di socialisti rivoluzionari e bolscevichi. Viktor Cernov ne venne eletto Presidente. Il 3 marzo 1918 l'Unione Sovietica esce dalla Grande Guerra firmando con la Germania la pace di Brest-Litovsk, dalle condizioni estremamente onerose per la neonata Unione Sovietica, che dovette rinunciare a 800mila chilometri quadrati di territorio e un quarto della popolazione. Il conflitto diventa però guerra civile, con le regioni a guida menscevica che iniziarono immediatamente un'insurrezione armata. Di fronte all'iniziale avanzata menscevica, il commissario Jakov Jurkovskij, a cui era affidata la custodia della famiglia reale dei deposti Romanov, dà ordine di fucilare lo zar Nicola II e tutta la sua famiglia. È il 17 luglio 1918.
Il neonato Stato si ritrova stretto tra due guerre: contro le armate bianche, che puntavano alla restaurazione dello zar, appoggiate da Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Giappone e Italia, e contro la neonata Polonia per il possesso di alcuni territori di confine, entrambe risolte nel 1921, la prima con una vittoria militare e la seconda con il Trattato di Riga. Il 1921 fu anche l'anno in cui Lenin abbandonò il comunismo di guerra, fatto di requisizioni di derrate alimentari che alimentarono rivolte e carestie in cui morirono milioni di persone, in particolare dopo l'ammutinamento della base navale di Kronstadt. Lenin ideò la Nep, Nuova Politica Economica, che liberalizzava la produzione agricola e poneva le basi per un Stato più industriale. 
Nel 1922 Lenin introdusse nuovi sistemi di educazione e propaganda, istituì la GPU, una nuova polizia segreta che sostituisce la Ceka, e requisì i beni del clero ortodosso, condannando a morte 28 vescovi e 1200 sacerdoti e incarcerandone 100 e 10mila. Il 30 dicembre 1922 veniva ufficialmente istituita l'Unione Sovietica e venne istituita la carica di Segretario Generale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica (PCUS), in cui venne eletto il georgiano Iosif Vissarionovic Dzugasvili, chiamato Stalin, che da un decennio era tra i principali collaboratori di Lenin, ma che pare quest'ultimo non ritenesse adatto a succedergli alla guida del Paese, preferendogli il più accorto Lev Trotskij
Il 25 maggio 1922 Lenin venne colpito da un ictus, che lo costrinse a mesi di riabilitazione e lo lasciò paralizzato alla parte destra del corpo, seguito da un secondo il 16 dicembre che lo lasciò completamente paralizzato. Morì dopo mesi di declino fisico il 21 gennaio 1924, a soli 53 anni nella casa di cura di Gor'kij, dove era ricoverato/confinato. Per ordine di Stalin, infatti, era tenuto sotto stretta sorveglianza, con il divieto di ricevere lettere e notizie e scrivere qualunque cosa, nemmeno sotto dettatura. L'autopsia attribuì la morte ad aterosclerosi cerebrale, ma solo 8 medici su 27 medici. 
Solo nel 1956 il Segretario del PCUS Nikita Chruscev rese noto il cosiddetto "testamento di Lenin", dettato poco prima di morire ma mai reso noto per volere del Comitato Centrale del Partito. In esso, Lenin proponeva non solo di allargare il Comitato anche a contadini e operai, ma anche di rimuovere Stalin dalla carica di Segretario Generale. 
Nonostante la sua volontà di essere sepolto accanto ai propri compagni di rivoluzione, il PCUS decise di imbalsamarne il corpo e farne un simbolo permanente del trionfo del comunismo. Venne quindi costruito un Mausoleo nella Piazza Rossa, ai piedi delle mura del Cremlino, dove il corpo di Lenin viene costantemente preservato e da un secolo è perennemente esposto. 

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