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75° - Indipendenza dell'India

La quinta economia al mondo, uno Stato ricco di storia e religione e una delle principali potenze dell'Asia. Il 15 agosto 1947 l'India ottiene l'indipendenza dal Regno Unito, grazie all'opera straordinaria di Mohandas Karamchand Gandhi, anche se non nella forma da lui voluta.

Il 15 agosto 1947 l'India diventò ufficialmente indipendente dal Regno Unito. Allo stesso tempo divennero indipendenti le province orientali e occidentali musulmane come Pakistan. Nel 1971 le province orientali divennero l'odierno Bangladesh


L'India, divisa tra vari sultanati locali, fin dall'Ottocento era preda di una sempre più frequente attrazione da parte delle compagnie europee, prima commerciale e poi militare. Danimarca, Paesi Bassi, Portogallo, Francia e Regno Unito iniziarono ben presto a contendersi il dominio su intere zone del Paese. La maggior parte dell'India, progressivamente, cadde sotto il dominio della Compagnia delle Indie Orientali e divenne una colonia dell'Impero Britannico.
Nel 1848 Lord Dahlousie, nominato a capo della Compagnia, iniziò un ampio tentativo di trasformare l'India in uno Stato moderno, investendo su educazione e infrastrutture e sulla creazione di un'elite locale. Nel 1857, tuttavia, scoppiò una ribellione su vasta scala contro gli inglesi che, benché soppressa nel giro di un anno, portò alla dissoluzione della Compagnia e alla creazione del British Raj, ossia di una vera e propria provincia dell'Impero direttamente controllata da Londra.
Gli inglesi decisero di concedere grande autonomia all'India, con un Parlamento locale come le altre colonie e la creazione di una democrazia multipartitica sul modello inglese, ma sempre sotto il controllo della Corona. In India venne anche creata una rete ferroviaria moderna per collegare le varie zone del vasto Paese e dare slancio a un'economia che da agricola doveva trasformarsi in industriale. 
Questo scenario cambiò dopo la Grande Guerra, in cui combatterono circa un milione di indiani. Nel 1915, dopo un ventennio come attivista per i diritti civili in Sudafrica, tornò in patria Mohandas Karamchand Gandhi.
 

Mohandas Karamchand Gandhi, conosciuto come Mahatma (Grande Anima), è considerato il padre della nazione indiana, che però pensava come Stato unitario multiconfessionale. Teorico della resistenza non violenta, è stato assassinato da un fanatico indù il 30 gennaio 1948, a 78 anni, a New Delhi


Le teorie di Gandhi ben presto si diffusero in tutto il Paese: il Mahatma sosteneva che il dominio inglese si basava sulla cooperazione degli indiani e, senza di esso, sarebbe inesorabilmente crollato. Le proteste contro gli inglesi, quindi, dovevano essere completamente non violente e ogni indiano avrebbe dovuto rifiutarsi di cooperare in alcun modo con i colonizzatori. Nel 1919 il massacro di Amritsar, ovvero l'uccisione di centinaia di indiani in protesta non violenta da parte dell'esercito inglese, e le conseguenti reazioni sdegnate, furono il primo grande risultato della politica di Gandhi. Nel 1921 assunse la guida dell'Indian National Congress (Inc), il principale partito indiano, fondato nel 1885, che aveva l'indipendenza tra i suoi principali obiettivi. Gandhi estese quindi l'invito agli indiani a non rispettare le leggi inglesi e a boicottare i beni prodotti all'estero. Nel 1922 venne arrestato per sedizione e condannato a sei anni, fatto che portò il movimento indipendentista a dividersi tra una fazione violenta e una non violenta.
Liberato nel 1924, Gandhi riunificò il movimento, appianando anche le distanze tra musulmani e induisti. Il 26 gennaio 1930 l'Inc dichiara unilateralmente l'indipendenza dell'India, data ancora oggi celebrata come festa nazionale. Dal 12 marzo al 6 aprile 1930, inoltre, Gandhi organizzò una grande marcia di 388 km da Ahmedabad a Dandi per produrre il sale in prima persona, in spregio alle leggi inglesi. Sarebbe passata alla storia come la Marcia del Sale.
Dopo il grande eco internazionale delle gesta di Gandhi, che in India iniziava a essere salutato come un eroe nazionale, il governatore Lord Irwin accettò di negoziare con Gandhi e firmò il Gandhi-Irwin Pact il 5 marzo 1931, che lasciò il Mahatma insoddisfatto. Il Regno Unito avrebbe infatti liberato tutti i prigionieri politici in cambio della fine delle proteste, ma senza alcun accenno all'indipendenza o a riforme a causa dell'aperta ostilità del primo ministro Winston Churchill verso il movimento indipendentista. I negoziati a Londra del 1931-32 furono l'unica occasione in cui Gandhi lasciò l'India dal 1915 alla morte.
Al suo ritorno in India, Gandhi venne arrestato a Pune e iniziò uno sciopero della fame quando seppe che il governo britannico aveva approvato il Communal Award, che istituiva seggi separati per i Dalit, la casta più bassa del sistema. Le rivolte che ne seguirono costrinsero nuovamente gli inglesi a più miti consigli, concedendo il Poona Pact, che riservava un certo numero di seggi elettorali ai Dalit.
Nel 1934 Gandhi decise di lasciare l'Indian National Congress, che stava progressivamente abbandonando le idee non violente e infatti elesse un suo oppositore alla guida del partito, Shamal Chandra Bose. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale si appellò alla popolazione perché non aiutassero lo sforzo bellico inglese, senza successo: oltre 2,5 milioni di indiani partirono come volontari per il fronte.

Mohammed Ali Jinnah, nazionalista musulmano, è stato il leader della Lega Musulmana Panindiana. Convinto che i musulmani non potessero convivere alla pari in una nazione induista, il suo movimento portò alla separazione degli Stati su base confessionale. Morirà a 72 anni nel 1948, dopo appena un anno come primo Governatore Generale del Pakistan


Nel 1942 Gandhi venne arrestato e rinchiuso nell'Aga Khan Palace di Pune per due anni a causa dei suoi ripetuti appelli a non cooperare con i britannici. Durante la prigionia contrasse la malaria e morirono la moglie Kasturba e lo storico segretario particolare Desai. 
Nel 1944 il Regno Unito rilascia Gandhi, ormai 75enne, per motivi di salute, evitando il rischio che morisse in carcere creando una sommossa popolare. Il primo partito in India era la Lega Musulmana, guidata da Muhammad Ali Jinnah e, nonostante intensi colloqui, non si riuscì a trovare un'intesa con Gandhi, convinto che l'India dovesse essere uno Stato unitario multiconfessionale, senza la nascita di altri Stati musulmani. 
Alla fine, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, Jinnah decise di fare a modo suo. Il 16 agosto 1946 la Lega Musulmana organizzò imponenti manifestazioni per chiedere la partizione dell'India su base confessionale, che causò un massacro di indù a Calcutta e altre violenze di segno opposto come rappresaglia, senza che l'esercito britannico intervenisse. Anche l'ultimo governatore dell'India Archibald Wavell si oppose fermamente alla proposta di Gandhi.
Alla fine, il Regno Unito accettò con riluttanza l'indipendenza dell'India ma seguendo la proposta di Jinnah: il 15 agosto 1947 l'India divenne indipendente ma solo induista, mentre le province a maggioranza musulmana diventarono il Pakistan, diviso in due (i territori orientali nel 1971 diventarono a loro volta indipendenti formando il Bangladesh). La decisione causò violenze interconfessionali che portarono a 500mila morti e alla migrazione di massa di 10-12 milioni di non induisti dal Pakistan all'India. Gandhi non festeggiò il giorno dell'indipendenza ma a Calcutta, nonostante l'età avanzata, scese in strada per chiedere la pace, mentre il suo delfino designato Jawahlal Nehru diventava primo ministro.
Il Mahatma sopravvisse solo pochi mesi al dominio coloniale inglese. Il 30 gennaio 1948, alle 17:17, un fanatico indù, Nathuram Godse, lo assassino con tre colpi di pistola al petto mentre stava per presiedere una preghiera alla Birla House di New Delhi. Aveva 78 anni. Secondo la tradizione indù, il suo corpo venne cremato e le sue ceneri sparse nel fiume Sangam di Allahabad il 12 febbraio successivo; altre sono state sparse successivamente e due urne si trovano a Pune (nel palazzo dove venne tenuto prigioniero) e Los Angeles.

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