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80° - Bombe Atomiche e fine della Seconda Guerra Mondiale

Il primo e unico utilizzo della bomba atomica nella storia, l'atto che nei fatti pose fine alla Seconda Guerra Mondiale. Il 6 e 9 agosto 1945 due bombe atomiche colpivano le città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, dando il via allo sviluppo sempre più frenetico di armi di distruzione di massa delle principali superpotenze mondiali durante la Guerra Fredda. Pochi giorni dopo i bombardamenti atomici, il 15 agosto 1945, il Giappone si arrendeva: la Seconda Guerra Mondiale, dopo 6 anni esatti, era finita. 

Il 6 agosto 1945 gli Stati Uniti colpivano con la bomba atomica la città di Hiroshima, seguita tre giorni dopo da Nagasaki. La notizia ebbe un tremendo impatto sull'opinione pubblica mondiale, anche nei decenni a seguire, e costrinse il Giappone alla capitolazione, il 15 agosto 1945


Nel 1919, nell'ambito della crescente attenzione verso la fisica dell'atomo, il fisico inglese Ernest Rutherford scoprì un nuovo tipo di particelle. Si chiamavano particelle alfa, erano emesse da nuclidi radioattivi degli elementi pesanti, come gli isotopi di uranio, plutonio, torio e radio, in un processo denominato decadimento alfa. A volte, tuttavia, questo decadimento lasciava i nuclei in uno stato eccitato, ma Rutherford scoprì che l'eccesso di energia poteva essere rimosso con l'emissione di raggi gamma, un'altra forma penetrante di radiazione elettromagnetica derivante dal decadimento radioattivo dei nuclei atomici, costituito dalle onde elettromagnetiche a lunghezza d'onda più corta, come quella dei raggi X.
Rutherford si accorse che i raggi alfa, a causa della loro carica elettrica, interagiscono fortemente con la materia, vengono quindi facilmente assorbiti dai materiali e possono viaggiare solo per pochi centimetri nell'aria. Negli uomini, vengono assorbiti dagli strati più esterni della pelle e generalmente non sono pericolosi per la vita, a meno che la sorgente non venga inalata o ingerita, come nel caso del gas radon. In questo caso i danni sarebbero stati invece maggiori di quelli causati da qualsiasi altra radiazione ionizzante. 
Le ricerche di Rutherford vennero riprese nell'intervallo tra le due guerre mondiali da Niels Bohr, Werner Heisenberg, James Chadwick ed Enrico Fermi, che presentarono le nuove teorie della fisica quantistica, identificarono il neutrone e soprattutto scoprirono che il bombardamento dell'atomo con neutroni produceva isotopi di nuovi elementi.
Applicando i calcoli teorici basati sulla formula E=mc² di Albert Einstein (1905), la frantumazione dell'atomo sembrava poter liberare una enorme quantità di energia. Nel 1938 due fisici tedeschi emigrati negli Stati Uniti per sfuggire al nazismo, Otto Hahn e Fritz Strassmann, definirono il fenomeno della fissione nucleareuna reazione in cui il nucleo atomico di un elemento chimico pesante, come uranio-235 o plutonio-239, decade in nuclei di atomi di numero atomico inferiore, e quindi di minore massa, con emissione di una grande quantità di energia e radioattività. Questa fissione, secondo Hahn e Strassman, poteva avvenire spontaneamente in natura ma anche essere indotta artificialmente tramite bombardamento di neutroni.
Altri due ricercatori tedeschi emigrati negli Stati Uniti, Lise Meitner e Otto Frisch, scoprirono che l'uranio era un elemento instabile particolarmente idoneo per la fissione nucleare. Fu tuttavia merito soprattutto di Leó Szilárd, scienziato ungherese professore alla Columbia University di New York e collaboratore di Einstein, se si giunse alla concezione della cosiddetta reazione a catena: un elemento poteva frantumarsi sotto il bombardamento di neutroni emettendo un numero di particelle a loro volta capaci di assaltare altri nuclei atomici, prolungando in questo modo il processo di fissione. Szilárd comprese le paurose implicazioni militari di queste scoperte e per primo, enunciando la sua teoria nel 1938, mise in guardia contro il pericolo della divulgazione di queste notizie per non avvantaggiare la Germania nazista.
E poi arrivò la Seconda Guerra Mondiale. Sul teatro europeo, i bombardamenti contro Germania e Italia rimasero sul suolo convenzionale, mentre in Asia il Giappone, al momento della fine della Guerra in Europa (8 maggio 1945) ancora resisteva. Gli Stati Uniti erano impegnati, con scarso sostegno dagli altri Alleati, in una faticosa riconquista atollo per atollo delle isole occupate dai giapponesi, che resistevano tenacemente causando enormi perdite agli statunitensi. A giugno 1945 l'enorme operazione anfibia necessaria per conquistare l'isola di Okinawa aveva richiesto 2 mesi di combattimenti, 150mila decessi tra civili e militari giapponesi e 70mila soldati statunitensi. Gli Stati Uniti erano riusciti a ottenere il possesso di un territorio strategico da cui lanciare uno sbarco in Giappone, ma gli alti comandi prevedevano perdite 3/4 volte superiori ad Okinawa (quindi 350/500mila soldati solo sul lato statunitense), dato l'acceso patriottismo dei soldati giapponesi, che cresceva a mano a mano che arretravano verso la madrepatria.
Per anticipare i nazisti, gli Stati Uniti, con l'assistenza militare e scientifica del Regno Unito e del Canada, erano già riusciti a costruire e provare una bomba atomica. Già nel 1939 gli Alleati avevano infatti avviato il Progetto Manhattan, cresciuto fino ad occupare più di 130mila persone e costato complessivamente quasi 2 miliardi di dollari (27 miliardi attuali), sotto il comando del fisico Robert Oppenheimer, arrivando a costruire un intero villaggio segreto nel deserto del New Mexico. Come risultato del Progetto, il 16 luglio 1945 si era svolto il primo test nucleare, nome in codice Trinity, si svolse il 16 luglio 1945 ad Alamogordo, in cui venne fatta esplodere una bomba di prova, denominata The Gadget.
I test erano seguiti con apprensione dalla Casa Bianca, in cui sedeva Harry Truman, succeduto a Franklin Delano Roosevelt alla morte di quest'ultimo il 12 aprile 1945. 
Truman ereditava una guerra praticamente conclusa in Europa ma ancora in alto mare in Asia. Il ministro della Guerra Harry Stimson propose di usare la nuova bomba atomica contro il Giappone ma avvertì il Presidente delle enormi implicazioni di politica internazionale di un gesto simile. Tuttavia, Stimson si disse favorevole a un suo utilizzo, così come il Segretario di Stato James Byrnes: secondo lui, la bomba avrebbe potuto "far impressione alla Russia" e rendere possibile imporre le condizioni americane alla fine della guerra". Truman, sostanzialmente in sintonia con le opinioni dei suoi consiglieri, e deciso a modificare la politica conciliante di Roosevelt nei confronti dell'Unione Sovietica, aveva già assunto una posizione più rigida nei negoziati sulla situazione in Europa orientale e costituito l'Interim Committee, incaricato di proseguire lo sviluppo del programma atomico statunitense e pianificare l'impiego  della nuova arma, formato da lui, Stimson, Byrnes e dai due massimi responsabili della ricerca scientifica, Bush e Conant.
Affiancato da un comitato consultivo formato dai massimi esperti del mondo scientifico, tra cui Oppenheimer, Compton, Fermi e Lawrence, l'Interim Committee concluse il suo lavoro il 31 maggio 1945, dando per scontato che la bomba sarebbe stata utilizzata. Sembra però che al comitato non siano state illustrate le implicazioni internazionali dell'impiego della bomba né sulla situazione reale del Giappone e sulle possibili opzioni alternative per affrettare la resa. Le discussioni del comitato, infatti, si concentrarono soprattutto sui dettagli operativi per ottenere il massimo effetto strategico e psicologico dall'impiego della bomba. Secondo la relazione finale del Comitato, inviata a Truman, "la via migliore era colpire all'improvviso una grande città" oppure un obiettivo militare circondato "da case di lavoratori". Il Comitato riteneva, in ogni caso, che fosse necessario sviluppare al più presto la nuova arma per garantire la superiorità degli Stati Uniti e che la bomba andasse impiegata senza indugio contro il Giappone senza darne alcun preavviso, per impressionare e sconvolgere il nemico.

Alle 5.29 del 16 luglio 1945 il Progetto Manhattan concludeva i suoi esperimenti con l'Operazione Trinity, ovvero l'esplosione della prima bomba atomica della storia, The Gadget. Il test, guidato da Robert Oppenheimer, avvenne nel deserto del New Mexico, a poche decine di km da Alamogordo

Il giorno successivo, 1º giugno 1945 il Segretario di Stato Byrnes presentò le conclusioni raggiunte dall'Interim Committee a Truman, che era già sostanzialmente convinto del fatto che l'arma dovesse essere usata: il Presidente concordò in pieno con la relazione e ordinò che la bomba avrebbe dovuto essere sganciata "il più vicino possibile a un centro di produzione bellica". Il bombardamento avrebbe dovuto determinare una risoluzione rapida della guerra, infliggendo una devastazione totale e infondendo quindi nel governo giapponese il timore di ulteriore distruzione e forzandolo alla resa.
Un mese e mezzo dopo, il Presidente e gli Alleati vennero informati della notizia dell'esperimento di Alamogordo. Churchill parlò di "Secondo Avvento... appena in tempo per salvare il mondo", mentre il Ministro della Guerra americano Stimson parlò di una "carta vincente" e un "equilibratore" della situazione di potere internazionale. Il Segretario di Stato James Byrnes ritenne che i sovietici non avrebbero potuto sviluppare in tempi brevi una simile arma e che sarebbe stato possibile per gli Stati Uniti intraprendere una "diplomazia atomica" nei confronti dei russi, che a suo parere "erano sensibili solo alla potenza".
Sicuri ormai della vittoria, il 26 luglio 1945, 10 giorni dopo il test, il Presidente Truman e gli altri capi di Stato alleati firmarono la Dichiarazione di Potsdam, in cui lanciavano un ultimatum al Giappone e ne imponevano i termini per la resa. Se il Giappone non si fosse arreso, secondo il documento, sarebbe andato incontro a una "rapida e totale distruzione", senza menzionare l'atomica. Il giorno seguente i giornali giapponesi riportarono la dichiarazione, il cui testo venne diffuso anche radiofonicamente in tutto l'Impero, ma il governo militare la respinse senza esitazione. Oggi pare opinione consolidata che gli alti comandi politici e militari giapponesi non avessero la minima idea del fatto che gli Stati Uniti possedessero un'arma di una potenza simile.
Si passò quindi rapidamente al lato operativo. Poco prima della Dichiarazione di Potsdam si era tenuta una riunione negli Stati Uniti, in cui erano stati definiti i possibili obiettivi: Kyoto, Hiroshima, Yokohama, Kokura e Nagasaki e gli arsenali militari. Era esclusa la capitale, Tokyo, perché era la città più grande e perché l'esplosione avrebbe cancellato l'intera famiglia imperiale e il Governo. Si decise comunque di non utilizzare la bomba atomica esclusivamente su un obiettivo militare per evitare di mancarlo e sprecare la bomba. La decisione finale veniva rimandata all'ultimo momento, ma venne stabilito che sarebbero dovuti essere tenuti in maggior conto gli effetti psicologici sul governo giapponese, visto che la nuova bomba avrebbe avuto un effetto spettacolare con una risonanza a livello mondiale. Il primo obiettivo della lista comunque era Kyōto, principale centro intellettuale del Giappone.
Va notato che, durante la Seconda Guerra Mondiale, era già accaduto in numerose occasioni e su entrambi i fronti il bombardamento delle città per colpire depositi e infrastrutture e abbassare il morale della popolazione, causando in alcuni casi perdite spaventose. In Germania e Italia le città erano state sotto il tiro dell'aeronautica alleata per oltre un anno, culminato con il bombardamento di Dresda (13-15 febbraio 1945), che aveva causato la morte di 35mila persone e la distruzione di una delle maggiori città d'arte tedesche. In primavera erano iniziati anche i bombardamenti sulle città giapponesi: a Tokyo nel marzo 1945 erano morte oltre 100mila persone, con danni enormi in termini urbani e architettonici. Al momento della Dichiarazione di Potsdam, erano già state colpiti oltre 60 centri urbani giapponesi.

Harry Truman, diventato Presidente degli Stati Uniti il 12 aprile 1945, alla morte di Franklin Delano Roosevelt, diede l'ordine di sganciare le atomiche sul Giappone per risparmiare gli altissimi costi umani di un'invasione anfibia e dare un evidente messaggio di potenza al mondo. Nel 1948, a sorpresa, venne rieletto e dovette affrontare anche la Guerra di Corea. Pur potendo candidarsi per un terzo mandato, come Roosevelt, scelse di non farlo e nel 1953 lasciò la Presidenza

Nei giorni successivi alla Dichiarazione, però, l'attenzione dei comandi statunitensi si spostò progressivamente da Kyoto agli altri maggiori centri urbani giapponesi. Nel 1945 Hiroshima era una città di grande importanza militare e industriale e ospitava numerose basi militari, come il quartier generale della Quinta Divisione e quello del maresciallo Shunroku Hata, secondo quartier generale dell'esercito, a cui faceva capo l'intero sistema difensivo del Giappone meridionale. Hiroshima era una base minore, dedita al rifornimento e all'appoggio per le forze armate ma era un centro per le comunicazioni e lo stoccaggio delle merci e un punto di smistamento delle truppe. Per questi motivi, non era mai stata attaccata dall'aeronautica statunitense e venne attenzionata, anche per studiare gli effetti di una bomba atomica in un ambiente ideale, su una città non colpita.
Il comando statunitense, infine, metterà Hiroshima in cima alla lista degli obiettivi per lo sgancio della bomba perché era l'unico tra gli obiettivi che non avesse al suo interno e nei dintorni campi per i prigionieri di guerra: la bomba, quindi, non avrebbe colpito soldati alleati. Il centro della città ospitava una grande quantità di edifici di cemento armato, mentre la periferia era congestionata da una miriade di piccole strutture di legno, usate come botteghe per lavorare tra una casa e l'altra. Anche le case erano di legno e molti edifici industriali avevano a loro volta pareti a incastro di legno, rendendo la città ad altissimo rischio d'incendio.
Il centro di Hiroshima si estende sul delta del fiume Ōta, un'area pianeggiante attraversata da 7 rami del fiume, sui quali si aprono numerosi ponti. C'è anche un castello/fortezza del XVI secolo, che ospitava nei suoi seminterrati alcune strutture logistiche militari. La popolazione di Hiroshima aveva raggiunto i 381mila abitanti prima della guerra, ma la popolazione era poi rapidamente diminuita per via delle varie evacuazioni ordinate dal governo giapponese per i bombardamenti americani. Il 6 agosto, comunque, in città si contavano circa 255mila abitanti.
Nagasaki, invece, era uno dei maggiori porti del Giappone meridionale, di grande importanza bellica a causa delle sue attività industriali, dedicate alla produzione di munizioni, navi, equipaggiamenti militari e materiale bellico. Anche qui, gran parte delle abitazioni era costruita con una struttura in legno o anche interamente in legno e carta, con i tetti in ceramica. Molte delle industrie e stabilimenti ospitavano alloggi in legno per gli operai, quindi facilmente infiammabili e non in grado di sostenere l'esplosione nemmeno delle bombe convenzionali. La città inoltre si era sviluppata senza piano regolatore, come consuetudine del modello urbano giapponese, cosicché le case molto spesso erano adiacenti ai fabbricati industriali. Nagasaki ospitava in particolare alcuni impianti industriali di grandi dimensioni appartenenti al gruppo Mitsubishi, tra cui una acciaieria, una grande fabbrica di armamenti e munizioni e un cantiere navale.
Come Hiroshima, anche Nagasaki non era mai stata sottoposta a bombardamenti su larga scala, anche se il 1º agosto 1945 alcune bombe ad alto potenziale erano state sganciate sui cantieri navali, sul porto e sulla fabbrica d'acciaio e d'armi Mitsubishi; altre 6 bombe caddero sull'ospedale e sulla scuola medica di Nagasaki e altre 3 nelle sue immediate vicinanze. Anche se i danni procurati da questo bombardamento furono modesti, suscitarono comunque la preoccupazione della popolazione e molti decisero di abbandonare la città per rifugiarsi in campagna.
Per ironia della sorte, Nagasaki era una delle città più ostili al governo militare giapponese sia per la tradizione socialista sia perché ospitava la più grande e antica comunità cristiana giapponese, tradizionalmente ben disposta verso gli stranieri e gli occidentali. Inoltre, nel cantiere navale di Nagasaki veniva praticato il lavoro coatto di prigionieri coreani, mentre nella fabbrica di armi lavoravano cittadini in mobilitazione forzata, tra cui molte ragazze adolescenti. I cittadini giapponesi mobilitati come operai ricevevano pieno stipendio e svolgevano orari normali, ma era proibita la formazione di sindacati. A nord di Nagasaki erano presenti campi di lavoro per prigionieri di guerra inglesi, impegnati a lavorare nelle miniere a cielo aperto di carbone.
La città di Nagasaki sorge poi su un terreno complesso: le montagne formano un restringimento intorno alla vallata e dividono l'area urbana in due parti, una meridionale e una settentrionale: la prima era quella situata sulla baia portuale, che ospitava le attività più centrali e con la più alta densità residenziale, mentre l'area settentrionale più interna, il quartiere Urakami, era quella dove si trovavano le industrie più grandi, la ferrovia e le maggiori infrastrutture, i parchi cittadini e la cattedrale cattolica. La bomba fu sganciata al centro di questo quartiere, che venne completamente distrutto. La parte meridionale sul porto, invece, subì relativamente pochi danni, perché i monti Insayama e Kompira fecero da schermo all'esplosione.

La prima bomba atomica della storia, Little Boy, venne sganciata alle 8.14 del 6 agosto 1945 su Hiroshima. L'ordigno rase istantaneamente al suolo il 90% degli edifici della città e tutti i suoi 51 templi, uccidendo 80mila persone sul colpo


Il 24 luglio 1945, due giorni prima della Dichiarazione di Potsdam, in un incontro nella città tedesca in preparazione del documento tra Truman e Stalin, il Presidente usa disse di essere ormai certo della vittoria per via dell'esistenza nell'arsenale degli Stati Uniti di un'arma di "inusuale potenza distruttiva". Finito l'incontro, in previsione del rifiuto giapponese della Dichiarazione, il generale Leslie Groves, responsabile militare del Progetto Manhattan, redasse da Washington la direttiva formale che autorizzava l'impiego della nuova bomba, trasmessa con una comunicazione in codice al Capo di Stato Maggiore George Marshall, che si trovava a Potsdam insieme al Presidente. Il Ministro della Guerra Henry Stimson e Marshall approvarono la direttiva del generale Groves e la passarono a Truman, che approvò solo verbalmente, senza alcuna approvazione scritta esplicita. Se il Giappone avesse rifiutato la resa, la bomba sarebbe stata usata.
Il giorno seguente, 25 luglio, la direttiva venne quindi inviata alle forze aeree strategiche statunitensi nel Pacifico, comandate dal generale Carl Spaatz: sarebbe stata la sua aeronautica, in particolare il 509º Gruppo aereo misto, a sganciare la "prima bomba speciale" dopo il 3 agosto, in un giorno adatto in base alle condizioni meteorologiche. Il comando statunitense indicava a Spaatz 4 possibili obiettivi, Hiroshima, Kokura, Niigata e Nagasaki, con altre bombe che sarebbero potute essere sganciate successivamente, non appena disponibili. La direttiva infine sottolineava il carattere di estrema segretezza dell'operazione: solo il Presidente e il Ministro della Guerra avrebbero potuto divulgare qualsiasi informazione sull'atomica e sul suo utilizzo contro il Giappone.
Il 26 luglio, mentre veniva emanata la Dichiarazione di Potsdam, arrivò alla base di Tinian l'incrociatore Indianapolis con a bordo i componenti della bomba atomica Little Boy, mentre contemporaneamente decollarono dalla base aerea di Kirtland tre aerei da trasporto con altri elementi fondamentali dell'ordigno e altri 2 con a bordo il nocciolo di plutonio della seconda bomba. Iniziarono quindi le operazioni di assemblaggio della bomba e il 31 luglio la prima bomba atomica della storia, chiamata Little Boy, divenne operativamente pronta per l'impiego. Nel mentre, il generale Carl Spaatz stava operando la scelta finale dell'obiettivo. Dopo giorni di riflessioni, Spaatz, quando la bomba era pronta, comunicò a Washington che a Hiroshima, sulla base di testimonianze di prigionieri di guerra, non erano presenti campi di prigionia per soldati alleati. Il 1° agosto, quindi, il Ministero della Guerra decise che Hiroshima avrebbe dovuto essere considerata al "primo posto nell'ordine di precedenza" degli obiettivi. Il Giappone, nel frattempo, aveva rifiutato i termini di resa contenuti nella Dichiarazione di Potsdam e Truman, di conseguenza, aveva ordinato che la procedura di bombardamento non sarebbe più stata revocata, salvo ripensamenti del Giappone, ma solo se la Dichiarazione fosse stata accettata integralmente. 
Non servivano, quindi, autorizzazioni del Presidente a ogni passaggio: tutto sarebbe avvenuto in modo automatico, salvo contrordini, che non arrivarono mai. Mentre Little Boy veniva completata, quindi, 3
 bombardieri tennero un volo di addestramento sopra Iwo Jima, sganciando il finto ordigno L6. Completato con successo quest'ultimo test, Spaatz comunicò a Washington che tutto era pronto.
La data definitiva sarebbe però stata scelta all'ultimo momento, visto che Hiroshima, bersaglio designato, era coperta da giorni da diverse nubi stratificate che rendevano il meteo imprevedibile. Per prendere una decisione finale, Spaatz decise di far decollare un aereo B-29, identico a quello che avrebbe trasportato Little Boy, ma senza armamenti per indicare al comando la situazione meteo sopra le città giapponesi. Pare infatti che Spaatz fosse deciso a cambiare bersaglio in favore di Kokura, in cui il meteo era previsto soleggiato, ma, imprevedibilmente, l'aereo trovò nubi estremamente fitte a coprire la città. Spaatz, quindi, prese la decisione ufficiale di seguire i piani e bombardare Hiroshima il giorno seguente.
Decollarono quindi da Tinian, alle prime luci dell'alba del giorno seguente, 3 aeroplani: i bombardieri Enola Gay, che trasportava la bomba, e The Great Artiste e un altro aereo più piccolo, Necessary Evil, che aveva il compito di documentare con fotografie gli effetti dell'impiego dell'atomica. I 3 aerei vennero intercettati dalla rete radar giapponese, che lanciò l'allarme trasmesso via radio in tutto il Giappone, visto che non si sapeva quale città sarebbe stata colpita. Poco prima delle 08, tuttavia, la stazione radar di Hiroshima capì che il numero di velivoli era basso, appena 3, e perciò l'allarme aereo venne ridimensionato: il comando militare giapponese infatti aveva deciso, per risparmiare il carburante, di non far alzare in volo i propri aerei per le formazioni aeree di piccole dimensioni. 

Costruito il 18 maggio precedente, il nuovo bombardiere B-29 Enola Gay, comandato dal colonnello Paul Tibbets, venne scelto per sganciare l'atomica su Hiroshima, accompagnato da un altro aereo di supporto e uno di documentazione. Fu Tibbets a dare tale nome all'aereo in onore della madre, Enola Gay Haggard. L'atomica su Nagasaki verrà invece sganciata dal "gemello" Bockscar, comandato dal maggiore Charles Sweeney


Alle 08:14 e 45 secondi del 6 agosto 1945 l'Enola Gay sganciò Little Boy sul centro di Hiroshima. il sensore altimetrico era tarato per effettuare lo scoppio a 600 m dal suolo, dopo 43 secondi di caduta libera. Immediatamente dopo lo sgancio, l'aereo fece un'inversione di 159°, prendendo velocità con una picchiata di circa 500 m e perdendo quota, allontanandosi alla massima velocità possibile. L'esplosione si verificò a 580 m dal suolo, con una detonazione equivalente a 16 chilotoni, uccidendo sul colpo 70/80mila persone. Circa il 90% degli edifici e tutti i 51 templi della città vennero completamente distrutti dalla forza dell'esplosione.
Testimone oculare del bombardamento di Hiroshima fu il gesuita e futuro Superiore Generale Pedro Arrupe, spagnolo e missionario in Giappone, tra i primi a portare aiuto ai sopravvissuti. Scrisse: "Ero nella mia stanza con un altro prete alle 8:15, quando improvvisamente vedemmo una luce accecante, come un bagliore al magnesio. Non appena aprii la porta che si affacciava sulla città, sentimmo un'esplosione formidabile simile al colpo di vento di un uragano. Allo stesso tempo porte, finestre e muri precipitarono su di noi in pezzi. Salimmo su una collina per avere una migliore vista. Da lì potemmo vedere una città in rovina: di fronte a noi c'era una Hiroshima decimata. Poiché ciò accadde mentre in tutte le cucine si stava preparando il primo pasto, le fiamme, a contatto con la corrente elettrica, entro due ore e mezza trasformarono la città intera in un'enorme vampa. Non dimenticherò mai la mia prima vista di quello che fu l'effetto della bomba atomica: un gruppo di giovani donne, di 18/20 anni, che si aggrappavano l'un l'altra mentre si trascinavano lungo la strada. Continuammo a cercare un qualche modo per entrare nella città, ma fu impossibile. Facemmo allora l'unica cosa che poteva essere fatta in presenza di una tale carneficina di massa: cademmo sulle nostre ginocchia e pregammo per avere una guida, poiché eravamo privi di ogni aiuto umano".
In primo ad accorgersi del bombardamento in Giappone fu un operatore di controllo di Tokyo della Società Radiotelevisiva Giapponese, che si accorse che la stazione di Hiroshima non era più in onda ed era irraggiungibile. Anche il centro telegrafico ferroviario di Tokyo si accorse che la linea aveva smesso di funzionare poco a nord di Hiroshima. 
Anche l'esercito era confuso: i militari cercarono di mettersi in contatto con la stazione di controllo di Hiroshima, ricevendo solo assoluto silenzio in risposta. Eppure non era stata registrata alcuna potente incursione nemica e a Hiroshima non c'era nessun deposito di esplosivi. Un giovane ufficiale del Comando generale giapponese fu incaricato di volare in aereo su Hiroshima e riferire, ma nel quartier generale la sensazione era che non potesse essere accaduto nulla di serio.
Dopo circa 3 ore di volo, quando mancavano ancora 160 km a Hiroshima, l'ufficiale e il suo copilota scorsero una grande nuvola di fumo sopra la città. Sull'aereo, i due militari furono i primi a poter testimoniare cosa fosse rimasto della città: una grande cicatrice rovente sul terreno ancora ardente, coperta da una spessa nuvola di fumo. Solo 16 ore dopo la Casa Bianca diramò un comunicato ufficiale in cui annunciava l'avvenuto attacco nucleare. L'avvelenamento da radiazione e le necrosi provocheranno malattie e morti per circa il 20% di coloro che erano sopravvissuti all'esplosione iniziale, portando il numero di vittime totali, conteggiando anche quelle di lungo termine, a circa 200mila persone.
Alcuni degli edifici in cemento armato a Hiroshima, tuttavia, erano costruiti in modo molto resistente per via del pericolo di terremoto e le ossature di alcune strutture non crollarono. Al momento della detonazione in aria della bomba atomica, l'esplosione si riversò verso il basso più che lateralmente, il che favorì la sopravvivenza della Sala della prefettura per la promozione industriale, ora comunemente conosciuta come Genbaku o Cupola della bomba-A, progettata e realizzata dall'architetto ceco Jan Letzel, che si trovava a pochi metri da ground zero. Le sue rovine furono chiamate Memoriale della pace di Hiroshima e vennero rese un sito Patrimonio dell'umanità dell'Unesco nel 1996, nonostante il voto contrario di Stati Uniti e Cina.
Dopo il bombardamento, il Presidente Harry Truman annunciò: "Se non accettano adesso le nostre condizioni, si possono aspettare una pioggia di distruzione dall'alto, come mai se ne sono viste su questa Terra". L'8 agosto furono lanciati volantini e furono dati avvertimenti al Giappone da Radio Saipan, tranne una specifica zona, quella di Nagasaki. Un minuto dopo la mezzanotte del 9 agosto 1945, 3 giorni dopo l'esplosione della bomba atomica, rompendo il trattato di non aggressione con il Giappone firmato nel 1931, l'Armata Rossa lanciò un'enorme offensiva verso la Manciuria con oltre 1,5 milioni di uomini, 5500 mezzi corazzati e 5mila aeroplani.
Nonostante la situazione militare catastrofica, gli ufficiali dell'esercito giapponese e il M
inistro della Guerra Korechika Anamidecisero di non arrendersi e anzi di imporre la legge marziale per arrestare chiunque avesse tentato di firmare una pace. Venne però mandato a Hiroshima un pool dei migliori fisici atomici giapponesi, capeggiato da Yoshio Nishina (che morirà poi di cancro nel 1951) per constatare i danni prodotti dall'ordigno nucleare: i fisici testimoniarono senza esitazione che la città era stata distrutta. L'esercito giapponese, al comando dell'ammiraglio Soemu Toyoda, stimò comunque che gli Stati Uniti avrebbero potuto sganciare solamente altre 1/2 bombe, che avrebbero causato grande distruzione ma non avrebbero impedito al Paese di proseguire la guerra.

Il lancio della seconda atomica su Nagasaki, scelta all'ultimo al posto di Kokura per via del meteo, avvenne il 9 aprile 1945. Per via di un lieve errore nello sgancio, non rase al suolo l'intera città ma solo il quartiere di Urakami; tuttavia, l'impatto uccise circa 60mila persone sul colpo


Si cominciò quindi, con il benestare di Truman e del governo americano, a pianificare un secondo attacco atomico contro Kokura, inizialmente pianificato l'11/12 agosto. Visto che su tutto il Giappone, però, era previsto meteo nuvoloso dopo il 10 agosto, si scelse di anticipare. La mattina del 9 agosto 1945 l'equipaggio del Boeing B-29 Superfortress Bockscar si alzò in volo da Tinian con a bordo la seconda bomba atomica, chiamata Fat Man, affiancato da un secondo aereo da ricognizione. Tuttavia, anche questa volta la città era coperta da nubi: dopo 3 passaggi sopra la città, ormai a corto del carburante necessario per il viaggio di ritorno, Spaatz dirottò l'aereo sul secondo obiettivo dell'elenco, ovvero Nagasaki. Alle 7:50 il governo giapponese lanciò un allarme aereo, che durò fino alle 8:30. Alle 10:53, però, i sistemi radar giapponesi segnalarono la presenza di solo 2 bombardieri e il comando giapponese, ritenendo che si trattasse solo di aerei da ricognizione, anche questa volta ritirò l'allarme.
Poche decine di minuti prima, durante un sorvolo precedente, il secondo aereo aveva sganciato su Nagasaki degli strumenti attaccati a 3 paracadute: questi strumenti contenevano dei messaggi diretti al professore Ryokichi Sagane, fisico nucleare dell'Università Imperiale di Tokyo che aveva studiato all'Università di Berkeley assieme a 3 degli scienziati responsabili della bomba atomica, perché informasse la popolazione dell'immane pericolo che stavano per correre. I messaggi vennero ritrovati dalle autorità militari, ma non furono consegnati al destinatario. 
Alcuni minuti dopo aver cominciato a sorvolare Nagasaki, il capitano avvistò visivamente il nuovo obiettivo, il centro industriale della città, che però era ancora una volta nascosto dalle nubi. Dato che la possibilità di tornare indietro e rischiare un ammaraggio dovuto alla mancanza di carburante con un'arma atomica a bordo era escluso, il comandante decise, in contrasto con gli ordini, di accendere il radar in modo da individuare l'obiettivo anche attraverso le nubi, anche se correva il rischio di essere intercettato. Fat Man venne però sganciata alle 11:02 del 9 agosto 1945 sulla zona industriale di Nagasaki, esplodendo a circa 470 m d'altezza vicino a fabbriche d'armi, quasi 4 km a nord ovest da dove previsto: questo errore salvò gran parte della città, protetta dalle colline circostanti, dato che la bomba cadde nella valle di Urakami.
Tuttavia il computo delle vittime fu molto elevato. Da 22 a 75mila persone morirono sul colpo e altre 55mila rimasero ferite; includendo il numero degli esposti a radiazioni che perderanno la vita nei mesi successivi, il conto arriva a 80mila persone.
I due bombardamenti, estremamente ravvicinati e potentissimi, con centinaia di migliaia di vittime, e la prospettiva di nuovi utilizzi dell'atomica, costrinsero i giapponesi alla resa. Il 15 agosto 1945, 6 giorni dopo Nagasaki, il Giappone si arrendeva. Dopo 6 anni esatti, la Seconda Guerra Mondiale era finita. I superstiti del bombardamento vennero chiamati hibakusha, una parola giapponese che significa letteralmente "persona esposta alla bomba", superstiti e soccorritori divennero il nucleo del pacifismo giapponese del dopoguerra e da allora il Giappone è diventato paladino dell'abolizione delle armi nucleari in tutto il mondo. Ad oggi, il governo giapponese riconosce 219.410 hibakusha.

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Il Papa che convocò il Concilio di Trento, che darà il via alla Controriforma cattolica dopo lo scisma protestante. Il 10 novembre 1549 moriva a 81 anni Paolo III , al secolo Alessandro Farnese , il Papa che autorizzò la fondazione della Compagnia di Gesù. Paolo III, nato Alessandro Farnese, fu Papa con il nome di Paolo III dal 13 ottobre 1534 alla morte, avvenuta il 10 novembre 1549 a 81 anni. Fu l'iniziatore del Concilio di Trento e colui che approvò l'istituzione dei Gesuiti Alessandro Farnese nacque a Canino, nella Maremma laziale, nei pressi di Viterbo), il 29 febbraio 1468. Era figlio di Pier Luigi I Farnese , signore di Montalto, e Giovannella Caetani, discendente dalla prestigiosa famiglia nobiliare che aveva dato 2 Papi alla Chiesa: Gelasio II (1118 - 1119) e Bonifacio VIII (1294 - 1303). Egli era il terzo di cinque figli, il secondo dei maschi. La famiglia Farnese arrivò al massimo splendore durante il pontificato di Paolo III, arrivando a governare il Ducato di Pa...

70° - Inizio della Guerra di Corea

L'interruzione del periodo di pace successivo alla fine della Seconda Guerra Mondiale e il rischio di un nuovo conflitto che avrebbe incendiato il pianeta. Ma anche l'inizio di un'inimicizia tra due Stati che ancora oggi non accenna a placarsi. Il 25 giugno 1950 iniziava la Guerra di Corea , quando il Nord filosovietico invase il Sud filoamericano.  In Corea del Sud il conflitto si chiama 625, dalla data in cui ebbe inizio, mentre in Corea del Nord è conosciuto come Guerra per la Liberazione della Patria. La Guerra di Corea iniziò il 25 giugno 1950, con l'invasione del Sud da parte del Nord, e terminò il 27 luglio 1953 con l'armistizio di Panmunjom, che sancisce l'attuale divisione del Paese in due Stati. Non è mai stato firmato alcun trattato di pace. Si stima che il conflitto abbia provocato 2,8 milioni di morti, la metà civili Il Giappone aveva imposto la sua sovranità sulla Corea unita nel 1905, strappandola all'Impero Russo con la trionfale ...

15° - Morte di Giovanni Paolo II

Il 2 aprile 2005 , alle 21:37, moriva Giovanni Paolo II , il primo Papa polacco della storia, detentore del secondo pontificato più lungo di sempre. La morte arrivò dopo un lungo declino fisico e mesi di profonda sofferenza da parte del Pontefice, che comunque, secondo la versione ufficiale, rimase lucido quasi fino alla fine.  Giovanni Paolo II era nato a Wadowice il 18 maggio 1920. Il suo pontificato di 26 anni e 5 mesi è il 2° per lunghezza certificata dopo Pio IX (31 anni e 7 mesi). Per età di fine pontificato, invece, è il 7° certificato di sempre La salute di Karol Wojtyla era sempre stata ottima a causa della sua passione per lo sport e la montagna, nonostante l'attentato scampato nel 1981. Le sue condizioni iniziarono a peggiorare dal 2001, quando, a 81 anni, gli venne diagnosticato il morbo di Parkinson , ufficializzato dal Vaticano solo due anni più tardi. Con l'arrivare del 2005 la sua salute ebbe un peggioramento repentino. Il 1° febbraio il Papa venne rico...