Passa ai contenuti principali

200° - Indipendenza della Bolivia

Uno dei rari Stati del Sudamerica senza sbocco sul mare, tra le culle della civiltà Inca. Il 6 agosto 1825, dopo la battaglia di Ayacucho, la Bolivia diventava indipendente dalla Spagna, con Simon Bolìvar come primo Presidente.

Il 6 agosto 1825 la Bolivia divenne uno Stato indipendente, dopo tre secoli di dominazione spagnola. Teatro di numerosi colpi di Stato, ha perso quasi tutti i conflitti a cui ha partecipato, rimanendo senza sbocco sul mare: nel 2010, comunque, ha ottenuto dal Perù l'uso del porto di Ilo


La storia della Bolivia, come quella dell'intero sudamerica, è stata ricostruita fino a circa 20mila anni fa. La prima civiltà a noi nota è quella dei Tiahuanaco, che visse nel territorio della sponda sud-orientale del lago Titicaca, contemporaneamente agli Huari peruviani, e prese il nome dalle rovine della loro capitale, scoperte intorno alla città di Tiahuanaco, a 70 km da La Paz. Tuttavia i contatti tra le due culture sembrano essere stati limitati ad un periodo di 50 anni, durante i quali vi furono sporadiche scaramucce riguardanti una miniera che delimitava il confine tra le sfere di influenza delle due culture. Al collasso dei Tiahuanaco subentrarono gli Aymara, che crearono 7 regni nella zona, che vennero conquistati dagli Inca intorno al XV secolo, poco prima dell'arrivo degli europei.
Infatti, durante la colonizzazione del Sudamerica, ben presto la Spagna venne a contatto con l'Impero Inca e, constatatane l'inferiorità, decise di sottometterlo completamente. Francisco Pizarro, Diego de Almagro e Hernando de Luque nel 1524 navigarono verso sud lungo il Pacifico da Panama alla ricerca dell'esistenza della leggendaria terra dell'oro chiamata Biru, che in seguito divenne il Perù, allora territorio Inca. Gli spagnoli si inserirono abilmente anche in lotte interne per il potere tra la famiglia imperiale Inca: l'imperatore Huayna Capàc, infatti, pur avendo decine di figli, non ne aveva nominato uno come successore, quando si trovò terribilmente debilitato da una malattia. Ormai morente, l'Imperatore indicò il figlio Ninan Cuyuchi, che però era solo un bambino, secondo alcuni addirittura lattante, che però morì improvvisamente pochi giorni dopo. Huayna Capac indicò allora il figlio Huascar, a condizione però che gli oracoli gli avessero predetto una sorte benigna. I riti, che richiedevano alcuni giorni, diedero però esito negativo e nel frattempo l'Imperatore morì. Gli Inca decisero comunque di fare imperatore Huascar ignorando i presagi, ma il fratellastro Atahualpa, che regnava sul territorio di Quito, contestò la validità della successione, scatenando una sanguinosa guerra civile. Inizialmente le armate di Huàscar ottennero importanti successi, ma ben presto le forze di Atahualpa, comandate dai due valenti generali Quizquiz e Chalcochima presero il sopravvento, Cuzco venne assediata ed espugnata e Huàscar fu preso prigioniero e le sue mogli e i suoi figli furono uccisi davanti ai suoi occhi. In questo scenario, nel 1532, arrivarono gli spagnoli. Pizarro venne lasciato arrivare senza problemi a Cajamarca, in Perù, dove incontrò Atahualpa e, temendo di venire attaccato dagli Inca, dopo qualche giorno attacco per primo. Durante la battaglia di Cajamarca, il 16 novembre 1532, morirono 5000 inca e nessun soldato spagnolo; l'unico ferito di Francisco Pizarro, colpito a una mano da una coltellata di un altro soldato spagnolo mentre prendeva prigioniero l'Imperatore.
I due fratelli si trovarono così entrambi prigionieri, uno delle genti di Quito e l'altro degli spagnoli; dalla prigionia, Atahualpa ordinò di giustiziare Huàscar, che venne strangolato.
L'Imperatore chiese di essere rilasciato e, come riscatto, coprì d'oro gli spagnoli, facendo arrivare metalli preziosi da ogni dove. Pizarro espresse allora la volontà di liberarlo, per rispettare la parola data, ma si scontrò con l'opposizione del domenicano Vicente de Valverde, il capo dei missionari cattolici sul luogo, e del Tesoriere della Corona di Spagna Juan de Riquelme, che avevano timore che la sua liberazione avrebbe portato a ulteriori sollevazioni da parte della popolazione. Valverde disse ad Atahualpa che era stato condannato a morte ma, se si fosse convertito al cattolicesimo, gli sarebbe stato risparmiato il rogo (visto che gli Inca consideravano sacrilega la distruzione del cadavere). Il 26 luglio 1533, a soli 35 anni, Atahualpa venne così giustiziato tramite garrota, la macchina per strangolamento che gli spagnoli riservavano ai criminali comuni.
Il territorio della Bolivia venne compreso nella provincia dell'Alto Perù, con capitale La Plata (l'odierna Sucre), sotto il controllo degli spagnoli, mentre continuava la conquista della parte meridionale dell'impero Inca. 
L'Alto Perù (o Charcas) era sotto le dipendenze del Viceré di Lima ed era ricco di miniere d'argento. Potosí, nei pressi della famosa miniera di Cerro Rico (montagna ricca), divenne ben presto la città più grande delle colonie spagnole occidentali.
Più che al controllo dei conquistatori, la Spagna divenne interessata maggiormente alla stabilizzazione del flusso delle entrate alla Corona e alla raccolta di beni e forza lavoro dalle popolazioni native. Per questo, crearono un'elaborata burocrazia il Sudamerica, nel quale varie istituzioni avevano il compito di vigilare sulle altre e gli ufficiali locali avevano una considerevole autonomia, cosa che permise al loro dominio di durare secoli.

Nel 1839 l'attuale capitale della Bolivia, Chuquisaca, venne rinominata Sucre in onore di Antonio Josè de Sucre, braccio destro di Simon Bolìvar ed eroe delle guerre d'indipendenza sudamericane. Dopo essere stato governatore del Perù, generale capo dell'esercito della Grande Colombia e comandante dell'Esercito del Sud, è stato il secondo Presidente della Bolivia dopo Bolìvar dal 1825 al 1829. Nonostante fosse venezuelano, come Bolívar, è considerato padre della patria ed eroe nazionale in Ecuador e Bolivia.


L’Alto Perù si unì poi al Vicereame del Río de la Plata, con capitale Buenos Aires, quando venne costituito nel 1776. Il viceré era coadiuvato da un consiglio (Audiencia), che ricopriva il potere giudiziario e, in caso di assenza del viceré, amministrava anche il potere esecutivo. Le grandi ricchezze e la sua lontananza dall'Argentina convinsero le autorità del Rio de la Plata a creare un'Audiencia nella città di Chuquisaca (l'attuale Sucre) nel 1558, che divenne un importante  centro amministrativo e agricolo al pari di Potosí. La giurisdizione della Real Audiencia arrivò a 1.796 km² attorno a Chuquisaca, estendendosi poi a Santa Cruz de la Sierra, all'attuale Paraguay e perfino al distretto di Cusco. Il Presidente dell'Audiencia aveva autorità giudiziaria, amministrativa e gestiva il potere esecutivo nelle faccende di routine, mentre le decisioni più importanti venivano però prese a Lima o Buenos Aires. Questa situazione portò ad un'attitudine competitiva e alla reputazione dell'Alto Perù di assertività, anche perché era una delle più ricche regioni del Sudamerica.
Alla fine del XVIII secolo, la Spagna intraprese una riforma amministrativa per aumentare i guadagni della corona e diminuire il numero di casi di corruzione e malversazione, creando un sistema di sovrintendenze e dando quindi un esteso potere a ufficiali qualificati, direttamente responsabili di fronte al Re. Nel 1748 la Spagna istituì 4 sovrintendenze nell'Alto Perù: La Paz, Cochabamba, Potosí e Chuquisaca.
La corona spagnola controllò all'inizio i Governi locali solo indirettamente, poi vennero adottate procedure centralizzate. Inizialmente il viceré Francisco de Toledo confermò i diritti dei nobili locali, ai quali garantì massima autonomia e controlli ridotti. La corona istituì poi l'autorità del Corregidor de Indios, per raccogliere tributi e tasse dai nativi: questi ufficiali importavano beni dalla Spagna e costringevano i nativi a ricomprarli riuscendo a guadagnare ingenti somme, ma causando molto risentimento tra la popolazione nativa.
Con i primi coloni nell'Alto Perù, la Chiesa inviò anche molti missionari per convertire i nativi al cristianesimo. Nel 1552 venne istituita la prima diocesi dell'Alto Perù a La Plata (l'attuale Sucre), seguita da quelli di La Paz e Santa Cruz de la Sierra nel 1605. Nel 1623 i Gesuiti fondarono l’Alta Università Reale e Pontificia di San Francesco Saverio di Chuquisaca, la prima università dell'Alto Perù. Molti nativi adottarono uno stile di vita conforme a quello europeo, rompendo ogni legame con la loro cultura tradizionale cercando di entrare nella logica dell'economia di mercato e utilizzando la giustizia spagnola per proteggere i loro interessi, specialmente contro l'istituzione di nuovi tributi. Altri, invece, rimasero aggrappati alle tradizioni ribellandosi contro i coloni: solo nel territorio compreso dalle attuali Bolivia e Perù nel XVIII secolo vi furono oltre 100 rivolte, ma senza un'azione coordinata e di rilevanza esclusivamente locale. 
Anche se le religione inca scomparve rapidamente, i nativi continuarono i loro culti sotto la protezione di alcuni governanti locali, anch'essi nativi. Il cristianesimo influenzò comunque la loro religiosità e venne sviluppato una nuova forma di cattolicesimo che incorporava i simboli indigeni. Se i primi indiani ribelli erano anticristiani, le rivolte a partire dalla fine XVI secolo utilizzavano un simbolismo cattolico ma antispagnolo. La chiesa fu tollerante con questo sincretismo, e lo è tuttora, accettando immagini tradizionali nelle funzioni e nelle processioni. Nel 1582 il vescovo di La Plata permise ai nativi di costruire un santuario per la Virgen de Copacabana centro religioso tradizionale Aymara, sulle rive del Lago Titicaca.
La conquista, comunque, si rivelò un'esperienza traumatica per la maggior parte della popolazione nativa: milioni di indigeni vennero uccisi e molti si ammalarono di malattie non autoctone importate dall'Europa, che spesso intenzionalmente gli attaccavano. La situazione peggiorò ulteriormente nel XVIII secolo, quando la Spagna aumentò i tributi e fece di tutto per aumentare la produzione delle miniere. Questi profondi cambiamenti sociali ed economici e la rottura della cultura nativa contribuirono alla diffusione dell'uso dell'alcol: prima dell'arrivo degli spagnoli, gli Inca consumavano alcol e carne solo durante cerimonie religiose. Anche l'uso della foglia di coca si diffuse al punto che nel XVI secolo solo a Potosí il commercio della coca superò un milione di pesos annuo, per 95.000 cesti consumati.
Lo scontento nativo che incrementava contro i regnanti coloniali sfociò in una grande rivolta guidata da Túpac Amaru II, discendente dell'Imperatore Inca Túpac Amaru, di lingua spagnola e di educazione gesuita, che nel 1770 fece presente il trattamento del Corregidor de Indio nei confronti dei nativi era disumano e che questi versavano in condizioni di estrema povertà. Circa 60.000 nativi degli attuali territori peruviani e boliviani si rivoltarono contro gli spagnoli, anche se Tupac Amaru ribadiva che il suo era un movimento riformista che non cercava di esautorare gli spagnoli ma di esserne indipendente per garantire una vita più dignitosa ai nativi. La rivolta venne repressa nel sangue e Túpac Amaru II venne catturato e condannato a morte per squartamento nel 1781 sulla Plaza de Armas di Cuzco.
La rivolta continuò comunque nell'Alto Perù dove Tomás Katari, sostenitore di Túpac Amaru II, si mise alla testa di una nuova ribellione a Potosí nel 1780, venendo a sua volta catturato e giustiziato un mese dopo Túpac Amaru II. Un'altra grande rivolta seguì subito dopo, condotta da Julián Apaza, un sagrestano che si fece chiamare Túpac Catari, prendendo il nome dei due martiri ribelli. Assediò La Paz per oltre 100 giorni, prima di venire anch'egli catturato e condannato a morte per squartamento nello stesso 1781. La Spagna riuscì solo nel 1783 a mettere a tacere ogni rivolta, dopo avere ucciso migliaia di indios.
Il malcontento era elevato anche tra i creoli, persone di discendenza spagnola, ma nati nel nuovo mondo, che avevano un ruolo attivo nell'economia, specialmente nel settore minerario e agricolo. Tutti i posti amministrativi di livello medio/alto agli spagnoli, nati in Spagna). Inizialmente i creoli dell'Alto Perù erano influenzati dalla rivoluzione francese, ma la respingevano in quanto troppo violenta. Sebbene leali alla Corona di Spagna, le idee illuministiche e indipendentistiche iniziarono a essere discusse nelle università e nella borghesia locale. 
Dal momento che la Corona di Spagna si era indebitata durante il periodo delle guerre napoleoniche, vessando ancor di più le colonie, crebbe il sentimento contro il governo dell'occupante. La Francia di Napoleone, poi, invase la Spagna nel 1807, cacciando i Borbone e proclamando il figlio Napoleone II nuovo Re. I vari governi coloniali si divisero: alcuni rimasero leali agli spagnoli, supportarono la Giunta Centrale in Spagna, che rappresentava il deposto Ferdinando VII di Borbone. Altri erano invece favorevoli al nuovo assetto, viste le riforme coloniali promesse da Napoleone II. 
Questi conflitti sfociarono in una lotta di potere locale nell'Alto Perù tra il 1808 e il 1810 e costituirono l'inizio del cammino verso l'indipendenza. Nel 1808 il Presidente dell'Audiencia (la massima corte di giustizia), Ramón García León de Pizarro, chiese l'affiliazione con la Giunta Centrale, ma i suoi stessi giudici non riconobbero l'autorità della Giunta in quanto prodotto di ribellione popolare. Il 25 maggio 1809 anche i creoli più radicali si rifiutarono di riconoscere la Giunta, ma perché volevano l'indipendenza, una rivolta prontamente soffocata dall'autorità centrale.
Il 16 luglio 1809, a breve distanza, Pedro Domingo Murillo portò ad una seconda rivolta di creoli e meticci, ossia coloro che avevano origini sia indios che europee, che ebbe inizio a La Paz e portò alla proclamazione di uno Stato indipendente nell'Alto Perù, leale a Ferdinando VII di Borbone come pretesto per legittimare il movimento indipendentista. Nel novembre 1809, anche Cochabamba, Oruro e Potosí proclamarono uno Stato indipendente nell'Alto Perù e si unirono a Murillo. Anche questa rivolta venne soffocata dalle armate reali mandate a La Paz dal Viceré del Perù e a Chuquisaca (l'attuale Sucre) dal Viceré di Río de La Plata, ma a partire da quel momento l'Alto Perù non fu più controllato completamente dalla Spagna.
Durante i successivi 7 anni, l'Alto Perù divenne anche campo di battaglia tra le forze dell'indipendente Argentina e le truppe spagnole dal Perù: anche se le armate reali respinsero 4 invasioni argentine, la guerriglia controllava molte zone agricole dove formarono le 6 maggiori republiquetas (o zone d'insurrezione). In queste aree, il patriottismo locale si poté sviluppare in una vera e propria lotta per l'indipendenza.
Nel 1817, alla fine delle guerre tra Spagna e Argentina, l'Alto Perù fu relativamente tranquillo sotto il controllo spagnolo. Dopo il 1820, però, il Partito Conservatore dei creoli supportati dal generale Pedro Antonio de Olañeta rifiutò le misure della Spagna per conciliare le colonie e rifiutò di unirsi sia alle forze reali che a quelle ribelli sotto il comando di Simón Bolívar e Antonio José de Sucre Alcalá. Olañeta non rinunciò al suo intento nemmeno dopo che la Spagna lo incluse nei trattati di pace che seguirono la loro sconfitta nella battaglia di Ayacucho nel 1824, la battaglia finale delle guerre d'indipendenza dell'America Latina. Continuò la sua guerra per uno Stato autonomo filospagnolo finché non venne sconfitto da Sucre e ucciso dai suoi stessi uomini il 1º aprile 1825. Era la fine del governo spagnolo nell'Alto Perù.

In generale Hugo Banzer, sostenuto dalla Cia, prese il potere in Bolivia nel 1971 con un colpo di Stato, prima di essere destituito nel 1978 da un altro golpe. Tra i più sanguinari dittatori del Sudamerica, mai inquisito in patria, divenne politico e venne rieletto nel 1997 per un secondo mandato, prima di dimettersi, ormai malato terminale, pochi mesi prima di morire nel 2001


La Bolivia divenne una repubblica autonoma il 6 agosto 1825, 16 anni dopo la proclamazione dell'indipendenza da parte di Murillo, e prese il nome dal suo fondatore, Simón Bolívar, che ne venne proclamato all'unanimità primo Presidente. Nel 1828 Bolìvar scelse il generale Josè Antonio de Sucre come suo successore, senza elezioni né passare per una Costituzione, che verrà introdotta  solo 55 anni dopo, il 28 ottobre 1880. Comunque, per i successivi 60 anni a dominare la scena politica saranno i colpi di Stato.
Gli Stati del Sudamerica, inoltre, tra il 1828 e il 1900, furono impegnati in continue guerre e conflitti e bassa intensità per questioni di confine o per il controllo di giacimenti minerari o risorse forestali. Il più importante di questi conflitti, che ha fatto emergere la strutturale debolezza militare della Bolivia, è stata la Guerra del Pacifico (1879-1884) quando La Paz perse l'unico sbocco al mare sull'Oceano Pacifico e i campi ricchi di nitrati a favore del Cile. Nel 1899, poi, scoppiò la Guerra dell'Acre dopo la proclamazione di indipendenza da parte della Repubblica di Acre, sostenuta dal Brasile. Anch'essa venne persa: combattuta in due distinte fasi tra il 1899 e il 1903, il Trattato di Petrópolis sancirà infine l'annessione della regione al Brasile. Un incremento del prezzo dell'argento portò alla Bolivia una certa prosperità e stabilità politica nel tardo XIX secolo, quando lo stagno sostituì l'argento come maggior fonte di entrata del Paese. Lo sviluppo dell'industria mineraria portò alla creazione dei primi miliardari boliviani, Simón Iturri Patiño, Mauricio Hoschild e Carlos Víctor Aramayo, che modernizzarono il settore e concentrarono nelle loro mani lo sfruttamento dei giacimenti più redditizi. Le condizioni di vita delle popolazioni indigene, che costituivano più di un terzo della popolazione, rimanevano comunque tremende: costretti a lavorare in condizioni primitive nelle miniere e nelle prime haciendas (grandi proprietà agricole di stampo feudale), non potevano accedere all'istruzione, alle opportunità economiche e alla vita politica. La Bolivia non partecipò alla Grande Guerra, anche se un piccolo gruppo di volontari boliviani si arruolò sul fronte francese, ma pochi anni dopo il Paese combatté invece quella che molti considerano la prima guerra moderna del continente americano: la guerra del Chaco contro il Paraguay. Nel 1932, infatti, scoppiò un conflitto aperto con il vicino Paraguay, anch'esso senza sbocco sul mare e reduce da una lunga serie di sconfitte militari, per il controllo della ricca regione mineraria del Gran Chaco. Nonostante fosse più forte dal punto di vista economico e demografico, con un esercito comandato per un periodo anche da un ex generale prussiano della Grande Guerra, il tedesco Hans Kundt, con più mezzi militari tecnologicamente avanzati per l'epoca, come aerei e i primi carri armati usati nel continente, la Bolivia perse la guerra e si vide assegnato solo un terzo della regione, diventata il territorio del Chaco Boreal. Tra le cause della sconfitta, ci sono i gravi conflitti interni al suo esercito, la corruzione di parte degli ufficiali di maggior grado e la quasi totale estraneità del territorio del Chaco alla cultura e all'appartenenza boliviana. Inoltre, mentre al fronte mancavano spesso viveri e acqua, nelle retrovie gli alti gradi organizzavano spesso feste e banchetti. Nonostante ciò, non mancarono atti di eroismo e dedizione, soprattutto tra sottufficiali o gradi intermedi, come la difesa del forte del Boquerón dove 800 soldati boliviani, comandati dal colonnello Marzana, resistettero 18 giorni all'assedio di 7500 militari paraguaiani. Quando erano già morti 50mila boliviani, anche per le difficilissime condizioni climatiche e di rifornimento (principalmente acqua), i vertici militari organizzarono un colpo di Stato a Villamontes in cui deposero il Presidente Daniel Salamanca. 
La sconfitta segnò comunque una svolta: la grossa perdita di vite e di territori screditò la classe dirigente e il servizio nell'esercito produsse consapevolezza politica tra i nativi. Dopo il colpo di Stato, arrivò al potere una nuova generazione di militari, con una forte enfasi nazionalista. Il più influente di questi giovani ufficiali fu Germán Busch, che nel 1937 venne eletto Presidente presidente dal 1937 ma si suicidò appena 2 anni dopo. Internamente la situazione restava infatti caotica, con il dominio economico e sociale dei baroni dello stagno, che controllavano l'intera economia nazionale. Negli Anni '30 Patiño, un contadino di umili origini, era diventato tra gli uomini più ricchi al mondo perché monopolista mondiale dello stagno. Questi baroni arrivarono a organizzare un altro colpo di Stato, che portò alla destituzione dei militari e all'instaurazione di un governo pro Usa che partecipò formalmente alla Seconda Guerra Mondiale. Si trattava solo di una mossa politica: fornitura di stagno agli Usa a prezzi irrisori in cambio di protezione, senza alcun beneficio economico o progresso sociale, alimentando il malcontento.
Tutto ciò contribuì all'avvenimento storico più importante dall'indipendenza: la rivoluzione nazionalista del 1952 ad opera di Víctor Paz Estenssoro e del suo Movimiento Nacionalista Revolucionario (MNR). Già nel 1949 l'MNR aveva formato una giunta rivoluzionaria a Santa Cruz de la Sierra, che però era capitolata di fronte all'intervento dell'esercito. Nelle elezioni del 1951 l'MNR riportò la maggioranza dei seggi, ma il Presidente Urriolagoitia preferì consegnare il potere a una giunta militare. La rivoluzione prese quindi corpo, trionfando con l'appoggio decisivo della federazione dei lavoratori delle miniere, dopo scontri di piazza sanguinosi nella capitale La Paz. Dopo 127 anni dall'indipendenza, la Bolivia abolì la schiavitù, venne istituito il suffragio universale, furono nazionalizzate le miniere di stagno, promossa la scolarizzazione nelle campagne e si decretò una radicale riforma agraria. 
Nel 1956 le prime elezioni a suffragio universale portarono 1 milione di boliviani alle urne (contro i 200mila del precedente sistema per censo) e, con 82% dei voti, il Parlamento elesse Presidente uno dei principali collaboratori di Paz Estenssoro, Hernán Siles Zuazo.
Dodici anni di governi tumultuosi arrivarono infine a dividere l'MNR. Nel 1964 il comando militare destituì Paz Estenssoro e portò al potere il generale René Barrientos OrtuñoNel 1966 Ernesto Che Guevara lascerà i suoi incarichi politici a Cuba per guidare il movimento di guerriglia contro il generale, riportando iniziali successi contro il disorganizzato e corrotto esercito boliviano. Nonostante ciò, le difficoltà del territorio scelto, lo scarso appoggio dei contadini della regione, l'ambiguità del partito comunista boliviano, il tradimento di alcuni quadri della guerriglia poco motivati e preparati e il forte appoggio militare nordamericano, portarono alla sconfitta del movimento. L'8 ottobre 1967 Che Guevara viene catturato ferito dalle truppe boliviane e recluso nella scuola del villaggio di La Higuera;. il giorno seguente venne assassinato a sangue freddo per ordine del generale Barrientos, dopo aver diffuso un comunicato affermando che Che Guevara era morto in combattimento.
René Barrientos, di fatto un dittatore, morirà nel 1969 in un misterioso incidente aereo e verrà succeduto da una serie di governi deboli fino a un nuovo colpo di Stato: nel 1971, con l'appoggio di militari e dell'MNR, venne installato come Presidente il colonnello (poi generale) Hugo Banzer Suárez. Nel 1974, per controversie interne, il Presidente decise di rimpiazzare i civili con membri delle forze armate e di sospendere le attività politiche, riportando il Paese in dittatura, con una grande crescita economica ma grandi limitazioni alle libertà politiche e civili. Perso il consenso popolare, Banzer si dimise nel 1978 e indisse elezioni, che per 3 anni vennero ripetute senza esprimere una chiara maggioranza, con una serie di governi provvisori.
Nel 1980, quindi, il generale Luis García Meza risolse lo stallo con un altro violento colpo di Stato, sostenuto da squadracce di neonazisti e neofascisti comandati da Arce Gomez, che venne nominato ministro dell'Intero. La nuova dittatura di Meza diventerà tristemente nota per le violazioni dei diritti umani, il traffico di droga e la cattiva gestione economica e finanziaria, che portarono alla rottura delle relazioni con gli Stati Uniti. Nel 1981 Meza verrà destituito dalla giunta militare e fuggì in Brasile: condannato per crimini di guerra in contumacia, verrà catturato ed estradato dal Brasile nel 1995 condannato a 30 anni di reclusione, morendo in carcere nel 2018. Per migliorare l'immagine internazionale, la giunta militare decise di estradare in Francia Klaus Barbie carnefice nazista chiamato "il boia di Lione", sempre protetto dai militari boliviani e che verrà estradato in Francia e condannato nel 1987 all'ergastolo, prima della sua morte nel 1991 per leucemia.

Evo Morales, ex sindacalista dei cocaleros, è stato eletto Presidente della Bolivia nel 2006, il primo indigeno a ricoprire tale carica. Rieletto per 3 mandati, ha portato il Paese a una Costituzione moderna e una sostenuta crescita economica, prima di essere destituito da un golpe nel 2019. Nel 2020, dopo un anno di esilio, in seguito alla vittoria alle elezioni del suo partito, il MAS, è rientrato nel Paese


Dopo altri governi militari fallimentari, i generali richiamarono il Parlamento eletto nel 1980 e mai convocato per due anni per esprimere un nuovo esecutivo. Il 10 ottobre 1982, 22 anni dopo la fine del suo primo mandato, Hernán Siles Zuazo divenne nuovamente Presidente, dando il via al periodo democratico che dura fino a oggi. Nelle elezioni del 1985, l'ADN (Partito di Acción Democrática Nacionalista) del generale Banzer vinse l'elezioni seguito dall'MNR di Paz Estenssoro, che divenne Presidente per la quarta volta, in un contesto di crisi economica e calo delle esportazioni.
Il collasso del prezzo dello stagno nell'ottobre 1985 causò il licenziamento di 20.000 minatori dalle mal gestite miniere di Stato. L'inflazione aveva raggiunto il tasso annuale del 24.000% (il prezzo medio dei beni cresceva, cioè, di circa 240 volte da un anno all'altro). In 4 anni, tuttavia, l'amministrazione di Paz Estenssoro raggiunse la stabilità sociale ed economica; i militari vennero esclusi dalla politica e dai maggiori partiti politici, ponendo fine al periodo di violazioni dei diritti umani.
Nel 1989 divenne Presidente Jaime Paz Zamora, già Vicepresidente dal 1982 al 1984, scelto dal Congresso per mancanza di maggioranza assoluta. Paz Zamora fu un Presidente moderato di centrosinistra, che continuò le riforme economiche iniziate da Paz Estenssoro e portò avanti una linea piuttosto decisa contro il terrorismo interno, ordinando personalmente, nel dicembre 1990, l'attacco ai terroristi del Comision Nestor Paz Zamora (CNPZ) e prendendo severi provvedimenti contro l'Ejército de Guerrilla Tupac Katari (EGTK) nel 1992.
Gli Stati Uniti di Bill Clinton, tuttavia, accusarono l'amministrazione di Paz Zamora di essere poco incisiva nei confronti del traffico di droga. Paz Zamora, infatti, non era d'accordo con la totale eradicazione della coca, usata dagli indigeni dell'Altiplano per fini che non riguardavano la cocaina. 
Nel 1993 divenne Presidente Gonzalo Sánchez de Lozada, anch'egli di centrosinistra, che perseguì una politica aggressiva di riforme economiche, con l'appoggio del Fondo Monetario Internazionale. Venne decentralizzata l'amministrazione statale assegnando nuova autonomia e fondi per i comuni, promulgata la legge INRA, di controllo e riforma sul possesso delle terre, la legge forestale, che regolamenta e controlla lo sfruttamento delle foreste, introducendo controlli fiscali e permettendo la partecipazione di imprese popolari e indigene nello sfruttamento, e l'istituzione del Bonosol, pensione annuale per gli ultrasessantacinquenni. 
Modifiche radicali riguardarono anche il programma di privatizzazioni: gli investitori acquisirono il 50% della proprietà e il controllo sulle imprese pubbliche, come l'impresa petrolifera di Stato, sistemi di telecomunicazioni e compagnie elettriche. L'impresa telefonica nazionale, Entel, venne capitalizzata dalla STET italiana. 
Le riforme e la ristrutturazione economica furono contrastati da una parte della società, che accusava Sanchez de Lozada di svendere lo Stato e organizzò numerose manifestazioni, in particolare a La Paz e nelle regioni dove erano presenti le coltivazioni della coca. Negli stessi anni, il governo iniziò a dare in concessione a imprese straniere vaste aree di esplorazione petrolifera. Nelle elezioni del 1997, il generale Hugo Banzer, capo dell'ADN (destra), prese il 22% dei voti, mentre il candidato dell'MNR il 18%. 
Banzer continuò la campagna di privatizzazioni aggressive, arrivando a privatizzare perfino l'acqua proveniente dagli acquedotti municipali. Di fronte alle proteste, il governo instaurò la legge marziale, arrestando i capi della protesta e spegnendo le stazioni radio. A seguito di pressioni e manifestazioni, il Governo cedette e ritornò sui suoi passi il 10 aprile 2000. Malato terminale di cancro ai polmoni, Banzer si dimise nel 2001, sostituito dal Vicepresidente Jorge Quiroga.
Nelle elezioni del 2002, Sánchez de Lozada si ricandidò e vinse di poco contro il cocalero (coltivatore di coca) aymara Evo Morales, del Movimiento al Socialismo (MAS). L'ambasciatore statunitense, Manuel Rocha, aveva minacciato di tagliare ogni tipo di aiuto e di chiudere il proprio mercato alla Bolivia se avesse vinto Morales, che rivendicava il diritto dei nativi di coltivare la coca per destinarla a un mercato prevalentemente interno, diverso dalla produzione di cocaina
Per risanare l'economia, Sanchez de Lozada presentò il progetto di costruzione di un gasdotto via Cile per esportare gas a Stati Uniti e Messico, scatenando nuove proteste anche contro il Cile (che aveva sottratto alla Bolivia l'accesso al mare nella Guerra del Pacifico) e contro le privatizzazioni con capitale straniero.
La recessione economica, l'aumento della pressione fiscale e le tensioni etniche sfociarono, nel febbraio 2003, nella Guerra boliviana del gas, una disputa tra la regione altoplanica (intorno a La Paz), più povera di risorse naturali e maggiormente abitata dai nativi, e la zona di Santa Cruz de la Sierra, in forte espansione economica, ricca di gas naturali. Gli abitanti dell'altopiano chiedevano la nazionalizzazione delle risorse naturali (acqua e gas), mentre chi aveva in mano la gestione delle risorse nel sud del Paese (la lobby crucena) volevano alzare il prezzo del gas per realizzare maggiori profitti. La protesta si concentrò nella città di El Alto, città satellite di La Paz cresciuta vertiginosamente, in cui i cittadini bloccarono i rifornimenti alla capitale, causando l'intervento dell'esercito, che uccise 56 persone.
Di fronte a un Paese ormai incontrollabile, nell'ottobre 2003 Sánchez de Lozada fuggì a Miami e venne automaticamente sostituito dal suo vice Carlos Mesa che, come concessione a Evo Morales e al suo partito (MAS), convocò un referendum sulle risorse energetiche che non raggiunse alcun risultato. Addirittura la zona centrale del Paese, quella più ricca che gravitava attorno a Santa Cruz de la Sierra, organizzò un movimento secessionista. Gli abitanti della zona nord di La Paz e della confinante città di El Alto bloccarono nuovamente le strade principali per uscire dalla capitale e l'aeroporto internazionale, che è a El Alto).
Carlos Mesa rassegnò le dimissioni il 7 marzo 2005, con la capitale assediata, il Congresso riunitosi a Sucre elesse Eduardo Rodríguez Veltzé, capo della Corte Suprema, come nuovo Presidente, che indisse nuove elezioni ad altissima partecipazione. Nonostante i sondaggi prevedessero per il MAS circa il 35% dei voti, il partito di Evo Morales ottenne il 53% dei voti, portandolo alla Presidenza della Repubblica. 
Il 29 aprile 2006 la Bolivia aderì all'Alternativa Bolivariana per le Americhe (ALBA), un progetto di cooperazione politica, sociale ed economica tra i paesi dell'America Latina e i paesi caraibici, promossa dal Venezuela e da Cuba in alternativa all'Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA) voluta dagli Stati Uniti.
Il 1º maggio 2006, Evo Morales decretò la definitiva nazionalizzazione dei giacimenti di idrocarburi del Paese, creando apprensione in Spagna e Brasile, principali compratori del gas boliviano e in Argentina, da cui la spagnola Repsol comprava il gas. Con questa riforma lo stato boliviano guadagnava circa l'80% dei profitti dell'estrazione del petrolio. Morales annunciò anche una nuova riforma agraria per la redistribuzione della terra ai contadini. 
Il 6 agosto 2006 è stato definito da Morales “jacha uru” (il "gran giorno" in lingua aymara: quel giorno, infatti, si è insediata la prima Assemblea Costituente eletta a suffragio universale e composta da una maggioranza di indigeni boliviani. L'Assemblea, insediatasi a Sucre, è durata un anno ed è stata composta da 255 costituenti. Il 25 gennaio 2009, in seguito a un referendum, la Bolivia ha approvato la nuova Costituzione.
Evo Morales si è dimesso dopo 13 anni il 10 novembre 2019 ed è stato costretto a fuggire prima in Messico e poi in Argentina a seguito di un colpo di Stato, durante il quale polizia e militari hanno chiesto le sue dimissioni con l'accusa di aver truccato le elezioni del 2019. Il 12 novembre si è insediato un governo provvisorio guidato da Jeanine Áñez, prima Presidente donna. Le nuove elezioni hanno comunque visto la vittoria del MAS, l'elezione di Luis Arce a Presidente e il rientro di Morales dall'esilio.
Per evitare a Morales di candidarsi alle elezioni, il 26 giugno 2024 alcuni reparti dell'esercito, guidati dal capo di Stato Maggiore e dal comandante della Marina, Juan José Zúñiga e Juan Arnez Salvador, hanno tentato un colpo di Stato, sventato dall'esercito regolare.

Commenti

Post popolari in questo blog

475° - Morte di Paolo III

Il Papa che convocò il Concilio di Trento, che darà il via alla Controriforma cattolica dopo lo scisma protestante. Il 10 novembre 1549 moriva a 81 anni Paolo III , al secolo Alessandro Farnese , il Papa che autorizzò la fondazione della Compagnia di Gesù. Paolo III, nato Alessandro Farnese, fu Papa con il nome di Paolo III dal 13 ottobre 1534 alla morte, avvenuta il 10 novembre 1549 a 81 anni. Fu l'iniziatore del Concilio di Trento e colui che approvò l'istituzione dei Gesuiti Alessandro Farnese nacque a Canino, nella Maremma laziale, nei pressi di Viterbo), il 29 febbraio 1468. Era figlio di Pier Luigi I Farnese , signore di Montalto, e Giovannella Caetani, discendente dalla prestigiosa famiglia nobiliare che aveva dato 2 Papi alla Chiesa: Gelasio II (1118 - 1119) e Bonifacio VIII (1294 - 1303). Egli era il terzo di cinque figli, il secondo dei maschi. La famiglia Farnese arrivò al massimo splendore durante il pontificato di Paolo III, arrivando a governare il Ducato di Pa...

70° - Inizio della Guerra di Corea

L'interruzione del periodo di pace successivo alla fine della Seconda Guerra Mondiale e il rischio di un nuovo conflitto che avrebbe incendiato il pianeta. Ma anche l'inizio di un'inimicizia tra due Stati che ancora oggi non accenna a placarsi. Il 25 giugno 1950 iniziava la Guerra di Corea , quando il Nord filosovietico invase il Sud filoamericano.  In Corea del Sud il conflitto si chiama 625, dalla data in cui ebbe inizio, mentre in Corea del Nord è conosciuto come Guerra per la Liberazione della Patria. La Guerra di Corea iniziò il 25 giugno 1950, con l'invasione del Sud da parte del Nord, e terminò il 27 luglio 1953 con l'armistizio di Panmunjom, che sancisce l'attuale divisione del Paese in due Stati. Non è mai stato firmato alcun trattato di pace. Si stima che il conflitto abbia provocato 2,8 milioni di morti, la metà civili Il Giappone aveva imposto la sua sovranità sulla Corea unita nel 1905, strappandola all'Impero Russo con la trionfale ...

15° - Morte di Giovanni Paolo II

Il 2 aprile 2005 , alle 21:37, moriva Giovanni Paolo II , il primo Papa polacco della storia, detentore del secondo pontificato più lungo di sempre. La morte arrivò dopo un lungo declino fisico e mesi di profonda sofferenza da parte del Pontefice, che comunque, secondo la versione ufficiale, rimase lucido quasi fino alla fine.  Giovanni Paolo II era nato a Wadowice il 18 maggio 1920. Il suo pontificato di 26 anni e 5 mesi è il 2° per lunghezza certificata dopo Pio IX (31 anni e 7 mesi). Per età di fine pontificato, invece, è il 7° certificato di sempre La salute di Karol Wojtyla era sempre stata ottima a causa della sua passione per lo sport e la montagna, nonostante l'attentato scampato nel 1981. Le sue condizioni iniziarono a peggiorare dal 2001, quando, a 81 anni, gli venne diagnosticato il morbo di Parkinson , ufficializzato dal Vaticano solo due anni più tardi. Con l'arrivare del 2005 la sua salute ebbe un peggioramento repentino. Il 1° febbraio il Papa venne rico...