Una delle più grandi invasioni anfibie della storia, che permise di aprire un secondo fronte in Europa e accelerare la caduta del nazifascismo e la vittoria alleata della Seconda Guerra Mondiale. Il 6 giugno 1944, alle prime luci dell'alba, scattava il D-Day, la data dello sbarco in Normandia.
Lo sbarco in Normandia prese il via il 6 giugno 1944 alle prime luci dell'alba. Si tratta della più grande invasione anfibia della storia, che permetterà di aprire un secondo fronte contro la Germania nazista in Europa oltre a quello orientale e accelerare la caduta del regime |
La Seconda Guerra Mondiale sta infuriando in tutto il mondo da oltre 4 anni. Le potenze dell'Asse, in particolare la Germania di Adolf Hitler, sembra la vincitrice del conflitto, almeno nel teatro europeo, tanto da essersi addirittura lanciata nell'Operazione Barbarossa, l'invasione dell'Unione Sovietica, con cui aveva inizialmente stipulato un patto di non aggressione.
Oltre al progressivo logoramento dell'esercito tedesco nella steppa russa, in particolare nel vano e lunghissimo assedio di Pietrogrado, il 7 dicembre 1941 è una data decisiva per le sorti della guerra: l'aviazione giapponese, infatti, attacca la base navale statunitense di Pearl Harbor, portando gli Stati Uniti al coinvolgimento diretto nella guerra.
Con grande sollievo dell'Inghilterra, unico Stato rimasto sul continente europeo a opporsi ai nazifascisti, il Presidente Franklin Delano Roosevelt e il capo di Stato maggiore statunitense, generale Dwight Eisenhower, aderiscono subito al principio del Germany first, riconoscendo che la potenza bellica tedesca rappresenta il perno di tutta l'alleanza e che, dopo la sua sconfitta, Italia e Giappone si arrenderanno presto. La marina statunitense si sarebbero quindi dedicata a una lunga e faticosa avanzata verso il Giappone nei piccoli atolli del Pacifico, mentre lo sforzo massimo delle forze di terra si sarebbe dovuto concentrare contro la Germania e l'Italia. Il 31 dicembre 1941 si tenne la prima grande conferenza angloamericana di guerra a Washington, denominata Arcadia, nella quale gli Stati Uniti si impegnarono nell'attuazione del piano Bolero, ossia il progressivo concentramento di forze statunitensi in Gran Bretagna in vista di un'invasione via dell'Europa.
Gli Alleati a guida americana, quindi, cominciarono a progettare un'invasione oltre la Manica in tempi brevi, che portò con sé una considerevole quantità di discussioni politiche e militari. In un primo momento gli statunitensi volevano procedere in tempi brevi allo sbarco, temendo il crollo dell'Unione Sovietica. Serviva un'imponente azione diversiva a ovest, anche perché Stalin accusava gli Alleati occidentali di lasciare le forze armate sovietiche sole contro la micidiale macchina da guerra tedesca, sostenendo praticamente tutto lo sforzo bellico europeo da soli. Nel 1942 gli Stati Uniti iniziarono a invadere l'Africa settentrionale francese, occupata dai tedeschi, come ulteriore diversivo, una campagna che ebbe scarsi risultati. Il 19 agosto 1942 gli Alleati tentarono un primo sbarco a Dieppe, nella Francia del Nord, a circa 100 chilometri dalle spiagge del D-Day, fallendo. I rischi di uno sbarco anfibio su coste fortificate e pesantemente presidiate venne quindi rimandato a tempo indeterminato, almeno fino a dopo il 1943.
Il vero processo di pianificazione dell'invasione dell'Europa continentale cominciò in realtà a partire dal gennaio 1943, quando durante la conferenza di Casablanca i capi militari angloamericani si incontrarono per la seconda volta per fare il punto della situazione. Nella conduzione della guerra prevalse il piano inglese, l'operazione Husky, ossia lo sbarco in Sicilia, per aprire un fronte meridionale in Europa e portare al collasso l'Italia, considerato l'anello debole delle tre potenze dell'Asse. Alla conferenza svoltasi nel maggio 1943 a Washington, denominata in codice Trident, venne poi stabilito che nella primavera del 1944 sarebbe stata lanciata l'invasione dell'Europa nordoccidentale (nome in codice: operazione Overlord). Venne anche decisa l'attuazione dell'operazione Anvil, ovvero un secondo sbarco in Francia meridionale da svolgere in concomitanza con Overlord, a prescindere dai costi della campagna d'Italia.
Nell'aprile 1943 il generale di corpo d'armata britannico Sir Frederick Morgan fu nominato capo di stato maggiore del Comando supremo alleato, con la responsabilità di elaborare in via preliminare i particolari tecnici di Overlord. Il piano fu però strettamente vincolato a un piano operativo con un inadeguato apparato di forze: si prevedeva infatti lo sbarco in Francia di appena tre divisioni. C'erano troppe incognite. La regione del Pas de Calais venne innanzitutto scartata perché, nonostante offrisse le spiagge più adatte, fosse molto vicina alle coste inglesi e rappresentasse un più diretto accesso alla Germania, era proprio per questo il punto più probabile dove ci si sarebbe aspettata un'invasione e quindi il meglio difeso. Si portò allora l'attenzione a ovest, verso le ampie spiagge della Bretagna, del Cotentin e della Normandia.
La scelta ricadde infine sulla costa del Calvados in Normandia, che poteva contare su difese tedesche più deboli. Inoltre il Calvados, rispetto al Pas de Calais, possedeva ampie spiagge riparate dai venti occidentali.
Il 7 dicembre 1943 il generale Dwight Eisenhower venne nominato comandante del Supreme Headquarters Allied Expeditionary Force (SHAEF), ossia il comando supremo della forza di spedizione alleata, prendendo così il controllo delle truppe alleate in Europa. I tre posti di comando a lui subordinati furono occupati da tre ufficiali britannici: il generale Bernard Law Montgomery, l'ammiraglio Bertram Ramsay e il maresciallo capo dell'aria Trafford Leigh-Mallory, rispettivamente per le forze terrestri, navali e aeree; un altro alto ufficiale britannico, il maresciallo capo dell'aria sir Arthur Tedder, fu nominato vicecomandante supremo, in riconoscimento del ruolo centrale che l'aviazione avrebbe dovuto svolgere nell'invasione.
Il 19 agosto 1942 gli Alleati tentarono un primo sbarco in Francia a Dieppe, un centinaio di km a est delle spiagge del D-Day, per alleggerire la pressione sul fronte orientale, dove l'Unione Sovietica sembrava sul punto di cedere. Fu una cocente sconfitta: dopo 9 ore di combattimento venne ordinata la ritirata |
Quando Eisenhower e il suo stato maggiore giunsero a Londra il 15 gennaio 1944 per subentrare al comando supremo alleato, ripresero il piano del generale Morgan ma ritennero imperativo ampliare il fronte dell'invasione con un attacco portato da cinque divisioni, perciò chiesero e ottennero l'assegnazione di numerosi altri mezzi da sbarco.
Fu il generale Montgomery a perfezionare il piano di attacco precedentemente abbozzato dal COSSAC e delineò la nuova impostazione del piano che, nelle settimane successive, sarebbe stato trasformato in ordini operativi per le armate alleate. Gli statunitensi, sulla destra, dovevano puntare su Cherbourg, Brest e i porti della Loira: gli inglesi e i canadesi sulla sinistra "avrebbero impegnato il grosso del nemico sopravveniente da est e da sud-est".
Il buon esito dell'operazione, avvertiva Montgomery, sarebbe comunque dipeso dal comportamento di Hitler, apice decisionale della Germania, e dalla riuscita di Fortitude, una vasta operazione di depistaggio imperniata su un fantomatico "Primo gruppo d'armate statunitense", al comando dell'impetuoso tenente generale George Smith Patton, che minacciava uno sbarco a Calais. La paura principale era dunque il rischio non tanto di essere ricacciati in mare, quanto piuttosto di incorrere in una situazione di stallo simile a quella avuta sul fronte occidentale nel corso della Prima Guerra Mondiale.
Il 15 maggio il piano di sbarco venne nuovamente, e definitivamente, esposto da Montgomery agli ufficiali superiori degli eserciti alleati e alle massime cariche istituzionali dell'Impero britannico: il Re Giorgio VI, il Primo Ministro Winston Churchill, il Primo Ministro del Sudafrica Jan Smuts e il Capo di Stato maggiore dell'esercito britannico Sir Alan Brooke.
Tutta la costa oggetto dello sbarco fu mappata. Nei mesi precedenti l'invasione, erano stati anche raccolti campioni di sabbia dalle spiagge prescelte, per valutarne la consistenza e la capacità di reggere il peso di carri armati, cannoni, camion, veicoli cingolati e bulldozer. Ciò confermava che due punti essenziali erano alla base della campagna: il continuo rafforzamento delle forze sbarcate e la costante espansione delle teste di ponte. Se, in definitiva, l'assalto anfibio fu pianificato con cura, non altrettanto fu fatto circa i possibili sviluppi derivanti dalla vittoriosa esecuzione dell'operazione Neptune: Montgomery, infatti, aveva impostato la strategia terrestre sul presupposto errato che i tedeschi avrebbero offerto scarsa resistenza fino alla linea della Senna, dove era prevista la prima, grande battaglia sulla strada della Germania.
Chi non era d'accordo con Overlord era l'aeronautica. Sia il generale statunitense Carl Andrew Spaatz che il maresciallo dell'aria inglese Arthur Harris sostenevano che i bombardieri avrebbero potuto vincere da soli la guerra contro la Germania e consideravano uno sbarco un grosso e gratuito errore di valutazione strategica. Einsenhower, al comando di tutte le forze aeree alleate, infatti, proponeva di utilizzare i bombardieri sarebbero stati per attacchi strategici in tutto il territorio francese prima di avviare le operazioni.
Le forze aeree avrebbero dato inizio a un intenso programma di bombardamento delle linee di comunicazione francesi, concentrandosi in particolare sui nodi ferroviari e sui ponti, allo scopo di intralciare i movimenti dei tedeschi in vista del D-Day; furono inclusi obiettivi lungo tutta l'estensione della costa settentrionale della Francia, onde evitare che una concentrazione facesse capire ai tedeschi il luogo prescelto per lo sbarco. Parallelamente venne deciso uno sforzo particolare per intralciare l'operatività della Luftwaffe, comandata dal maresciallo Hermann Göring: i bombardieri alleati si dedicarono all'operazione Pointblank, reiterate incursioni sulle fabbriche aeree e sugli stabilimenti di produzione di benzina tedeschi, attacchi che ebbero notevole efficacia e di fatto paralizzarono le forze aeree del Reich.
Il feldmaresciallo Erwin Rommel, soprannominato "La volpe del deserto", si era distinto per i suoi risultati nelle campagne di Francia e Nordafrica ed era il militare più popolare in Germania dopo Hitler, che nel 1944 gli aveva affidato il comando delle difese del Vallo Atlantico. Dopo il fallito attentato del 20 luglio successivo contro Hitler, a ottobre gli verrà ordinato di suicidarsi per avere salvo il resto della famiglia |
A causa dei continui dissidi tra statunitensi e inglesi sulla catena di comando, tuttavia, Eisenhower e tutto lo stato maggiore riuscirono ad accordarsi sul piano aereo del D-Day solamente 36 ore prima degli sbarchi.
Gli Alleati ricevettero anche un supporto importante dalla Resistenza francese, che a partire dagli inizi del 1944 condusse molti attacchi dinamitardi alle ferrovie subirono un'impennata, che sfociarono nel Piano Trasporti, un progetto coordinato tra forze alleate e Resistenza con l'obiettivo di distruggere il maggior numero possibile di infrastrutture e depositi.
Inoltre, gli informatori francesi consentirono alla marina e all'aviazione alleate di conoscere con molta precisione l'ubicazione delle batterie tedesche sulle coste normanne. Sapendo che i tedeschi torturavano i membri della Resistenza catturati per avere informazioni, gli Alleati decisero di coordinare le azioni di sabotaggio tramite messaggi radio trasmessi dalla BBC il 1º, il 2, il 15 e il 16 di ogni mese: solo quando l'invasione fosse stata imminente sarebbe stato inoltrato un messaggio preparatorio in codice, in modo che nessun membro della Resistenza fosse effettivamente al corrente della data dell'operazione.
Sul fronte tedesco, la difesa del continente era affidata dal novembre 1943 al feldmaresciallo Erwin Rommel, che si era distinto per i suoi risultati in Nordafrica. Rommel diventò supervisore delle difese sul fronte occidentale, soprattutto di quelle costiere. Ai suoi occhi il coinvolgimento americano significava che la guerra era perduta, anche solo per le maggiori risorse alleate: l'unica alternativa era quella di proseguire la guerra su soli due fronti, a est e sud, visto che in Italia truppe esigue avrebbero potuto opporre resistenza per molto tempo all'avanzata alleata, appoggiandosi alla complessa morfologia del territorio (Appennini, fiumi montani, il Po e come extrema ratio le Alpi). Bisognava quindi evitare a qualunque costo un'invasione di terra attraverso la Manica e rivolgere il grosso delle forze a oriente per arrestare l'avanzata sovietica, in modo da riuscire a trattare una pace ragionevole. Se, invece, anche il fronte occidentale si fosse tramutato in un teatro di guerra di movimento, ogni speranza sarebbe andata perduta.
Dopo le prime ricognizioni condotte sulle coste della Danimarca, Rommel trovò ampiamente vulnerabili le difese del cosiddetto Vallo Atlantico, che secondo la propaganda tedesca avrebbe dovuto essere insuperabile. Il fronte da monitorare, sotto il controllo tedesco, era effettivamente molto ampio, dai Paesi Bassi fino al sud della Francia. Rommel diede inizio vaste opere di fortificazione sulle coste olandesi, con bunker e piazzole rinforzate per l'artiglieria costiera e stendere immensi campi minati lungo i tratti favorevoli a uno sbarco. Allo scopo, inoltre, di ingannare gli Alleati, predispose postazioni ben camuffate e organici di stato maggiore e mappe di movimento fittizie, da coordinare a un falso piano operativo del gruppo di armate.
In mare furono dislocate quattro cinture di ostacoli subacquei, posizionate in modo tale da essere efficaci in qualunque situazione di marea. A contrasto delle operazioni delle divisioni aviotrasportate, Rommel fece allagare ampi tratti di terre basse vicino alla costa, in prossimità di fiumi e paludi, e piantare nei campi migliaia di lunghi pali sulla cui sommità era assicurata una mina (i cosiddetti "asparagi di Rommel"), per impedire l'atterraggio degli alianti. Qualunque attacco dal cielo sarebbe stato respingibile a patto che le difese costiere avessero ricacciato in mare le fanterie alleate. Rommel si occupò anche di far risaltare nuovamente agli occhi di Hitler l'importanza del fronte ovest, che nei due anni e mezzo precedenti, era andata scemando dinanzi alle impellenti necessità del fronte orientale. I territori occupati a ovest erano utilizzati come area di riposo per le licenze, destinazione per chi aveva superato i limiti di età o per i convalescenti e anche gli equipaggiamenti erano di mediocre qualità e scarsa quantità.
Omaha Beach è situata nel Calvados, negli 8 km che dividono Sainte-Honorine-des-Pertes e Vierville-sur-Mer. Assegnata agli statunitensi, tra le 5 spiagge di sbarco fu quella che registrò il maggior numero di caduti, ben 4.400, più 1.200 tedeschi |
Più metteva a punto un gigantesco sbarramento difensivo, più Rommel in realtà si convinse che gli Alleati sarebbero riusciti comunque a sbarcare in qualche punto del fronte. Si adoperò quindi per organizzare un contrattacco rapido ed efficace tramite le truppe corazzate, schierate in modo strategico lungo la costa. I suoi due sottoposti, il feldmaresciallo von Rundstedt e il barone Leo Geyr von Schweppenburg, tuttavia, ritenevano che un contrattacco sarebbe stato efficace solo con forze adeguate, per cui era inutile difendere le spiagge a oltranza. Il modo migliore di contrattaccare sarebbe stato concentrare le forze anziché disperderle. Rommel era invece convinto che, nel caso di invasione, fosse indispensabile ributtare subito in mare gli Alleati, prima che essi riuscissero a stabilire teste di ponte e sbarcare.
Dopo molte discussioni, l'ultima parola fu espressa da Hitler a fine aprile 1944: egli decise di disporre sei divisioni panzer nella Francia settentrionale, assegnandone tre direttamente a Rommel e tre a von Schweppenburg, queste ultime disposte a buona distanza dietro alle spiagge. Per qualsiasi spostamento necessario, ogni comandante avrebbe dovuto chiedere autorizzazione all'altro.
Con tali disposizioni Hitler quindi scontentò entrambi, sparpagliando le forze sul territorio francese. Il comportamento del Führer in questa fase cruciale della guerra in effetti era da tempo contraddittorio. Il 3 novembre 1943 aveva espresso la sua forte preoccupazione per la cosiddetta "invasione" alleata e aveva deciso di rinforzare le sue forze in Occidente, arrivando al punto di affermare che il fronte orientale avrebbe dovuto fare a meno di rinforzi. Tuttavia, di fronte alle nuove vittorie dell'Armata Rossa, alla fine dell'inverno 1943/44, fu costretto a trasferire a est delle due divisioni corazzate, che erano stazionate in Francia in attesa dello sbarco. Inoltre, sembra che Hitler avesse correttamente previsto che gli Alleati non sarebbero sbarcati al passo di Calais e quindi rifiutò di rafforzare quel settore come richiedeva Rommel. Hitler, contro ogni previsione dei suoi generali, rimaneva infatti, apparentemente, ottimista e fiducioso, attribuendo la difficile situazione in Russia ai tradimenti dei suoi alleati dell'Asse e convincendosi che i britannici non si sarebbero impegnati a fondo nell'attacco a Occidente.
In realtà Hitler ignorava che all'interno delle strutture di comando della Wehrmacht in Occidente era presente una fitta rete di collegamenti tra ufficiali di alto grado coinvolti nella cospirazione contro il nazismo e che alcuni massimi capi, al vertice dei comandi più importanti, erano anche i principali dirigenti dell'opposizione segreta. In particolare, il generale Carl-Heinrich von Stülpnagel, governatore militare di Parigi, il generale Alexander von Falkenhausen, governatore militare del Belgio, e soprattutto il generale Hans Speidel, dall'aprile 1944 primo ufficiale di Rommel. Sembra che il generale Speidel abbia cercato di sondare cautamente il feldmaresciallo Rommel per favorire una sua adesione alla cospirazione, ma senza molto successo: Rommel, infatti, fino all'ultimo fu fiducioso nelle sorti della guerra e cercò con ogni mezzo di potenziare le difese tedesche.
Il contributo che le altre forze armate tedesche potevano dare alla difesa della Normandia era minimo. Nel giugno 1944 l'aviazione incaricata della copertura aerea di Francia, Belgio e Paesi Bassi, disponeva di appena 168 caccia, di cui solo un 50% circa era in condizioni operative. La Luftwaffe doveva, inoltre, scontare una penuria di piloti esperti e una sempre più grave carenza di carburante. La marina invece, sotto il controllo dell'ammiraglio Theodor Krancke, aveva nei porti di Cherbourg, Le Havre e Boulogne una ridotta forza composta da appena un centinaio di imbarcazioni.
Durante i primi giorni di giugno il generale Eisenhower e i suoi ufficiali tennero riunioni due volte al giorno con la Commissione meteorologica dello SHAEF: l'ultima consultazione avvenne il 4 giugno alle 4 del mattino, proprio mentre molte navi salpavano dai porti e quelle già in mare si disponevano in convogli. Per il 5 giugno ci sarebbe stato un tempo nuvoloso e temporalesco, con costante peggioramento. Eisenhower perciò si consultò con i comandanti supremi: mentre il generale Montgomery dichiarò che era bene procedere comunque, i marescialli Tedder e Leigh-Mallory consigliarono di rimandare. Il comandante supremo fece notare che Overlord, avviata con forze di terra non molto potenti, era attuabile solo in virtù della schiacciante superiorità aerea alleata che, vanificata dal tempo avverso, non avrebbe potuto essere di alcuna utilità, esponendo così l'invasione a rischi eccessivi. Alla fine gli alti ufficiali convennero con Eisenhower, che decise di posticipare di almeno un giorno, sperando in condizioni migliori per il 6 giugno: l'ordine di fermare le operazioni fu inviato alle 6. I tedeschi intanto, proprio a causa del brutto tempo che aveva flagellato la Manica il 4 e il 5 giugno e delle condizioni incerte pronosticate per i giorni successivi, si aspettavano che gli sbarchi sarebbero avvenuti dopo la metà di giugno.
Alle 21:30 del 4 giugno Eisenhower e tutti gli alti ufficiali ricevettero notizie incoraggianti: la situazione sarebbe presto migliorata e ci sarebbero state 36 ore di cielo sereno; i bombardieri avrebbero così potuto operare nella notte tra il 5 e il 6 giugno. Il maresciallo Leigh-Mallory propose il 19 giugno come data ultima per Overlord, ma Eisenhower decise di dare inizio alla grande operazione e alle 21:45 diede l'ordine definitivo, autorizzando l'ammiraglio Ramsay a schierare la flotta d'invasione, che sarebbe scattata nelle prime ore del 6 giugno 1944.
L'annuncio dello sbarco alla Resistenza francese fu dato pochi giorni prima utilizzando la prima strofa della poesia Chanson d'automne di Paul Verlaine all'interno di altri annunci trasmessi da Radio Londra. I primi tre versi ("I lunghi lamenti dei violini d'autunno") avvertirono i francesi situati nella regione d'Orléans di compiere azioni di sabotaggio alla rete logistica tedesca nei giorni successivi. Da quel momento tutte le trasmissioni radio dovevano essere continuamente ascoltate in attesa della seconda metà della strofa ("Mi lacerano il cuore con un monotono languore"), che venne trasmessa il 5 giugno, segnale che l'invasione sarebbe avvenuta entro 48 ore.
Anche il Servizio di Informazioni tedesco conosceva il significato di quei codici e trasmise l'allerta agli stati maggiori dei feldmarescialli von Rundstedt e Rommel. Quest'ultimo però non era al suo quartier generale in Francia, essendo in viaggio per la Germania per festeggiare il compleanno della moglie e quindi incontrare Hitler. Nessuno inoltrò quindi la segnalazione alle armate dislocate in Normandia né alla marina tedesca in Normandia. L'intero stato maggiore di Rommel infatti si aspettava l'invasione nella zona di Calais, l'unica dotata di porti in grado di assicurare rifornimenti agli eserciti invasori. Al quartier generale del Führer non arrivò nessun messaggio e il gran lavoro di controspionaggio tedesco si rivelò quindi inutile.
Lo sbarco era stato deciso per il 5 giugno, ma venne posticipato di un giorno a causa del previsto maltempo. L'effetto sorpresa fu enorme: i tedeschi non si aspettavano uno sbarco di queste proporzioni, essendo stati convinti da un'abile operazione di depistaggio che tale azione sarebbe avvenuta presso Calais |
Pochi minuti dopo la mezzanotte del 6 giugno 1944 i primi dei 9200 aerei alleati lasciarono gli aeroporti britannici diretti sulla Bretagna. Due bombardieri della RAF proseguirono verso l'entroterra per paracadutare il loro carico, ossia duecento "Ruebens", manichini di gomma dotati di paracadute e di petardi per simulare il fuoco di armi leggere; si trattava di un diversivo che doveva trarre in inganno e trattenere i tedeschi nell'entroterra, lontani dalle zone in cui i veri paracadutisti sarebbero entrati in azione. L'espediente ebbe successo. I partigiani in Bretagna nel frattempo iniziarono a mettere in atto il piano Violet per interrompere linee telefoniche, cavi sotterranei e distruggere ripetitori e centraline.
Alle 0:15 si lanciarono gli esploratori delle divisioni aviotrasportate, incaricate di raggiungere in fretta i luoghi di atterraggio dei loro compagni e segnalare le posizioni agli aerei in avvicinamento con pannelli fluorescenti e segnali radio; inoltre, i paracadutisti britannici dovevano occupare i ponti sul fiume Orne, al duplice scopo di impedire un pronto contrattacco tedesco e favorire successivamente l'ampliamento della testa di sbarco. L'assalto delle altre divisioni aviotrasportate si sarebbe svolto circa un'ora dopo l'atterraggio dei primi esploratori, ma il cattivo tempo, la scarsa visibilità, il fuoco della contraerea e l'errata distribuzione di buona parte degli esploratori resero l'assalto aviotrasportato molto difficoltoso, al limite del disastro.
Alle ore 1:11 il generale Marcks viene per la prima volta informato via telefono di truppe paracadutiste nemiche. Alle 1:50 vengono informati gli alti comandi tedeschi stanziati a Parigi, che però non erano ancora completamente convinti della reale portata degli avvenimenti in Normandia, nonostante i radar della marina avessero già localizzato una flotta di vaste proporzioni.
Nonostante le perdite e gli errori tattici, l'azione dei paracadutisti alleati fu nel complesso efficace: le retrovie tedesche furono disorganizzate e la confusione si diffuse nei comandi. Il villaggio di Sainte-Mère-Église la mattina del 6 giugno, fu il primo liberato nel corso dell'invasione.
I lanci di paracadutisti avevano messo in stato d'allarme i tedeschi, ma ancora alle 3 non si segnalavano movimenti di navi nella zona di Dover. La confusione regnava nella catena di comando tedesca e soltanto nel tardo pomeriggio del 6 giugno le divisioni corazzate si mossero per contrastare gli sbarchi alleati, dirigendosi verso Sword e Juno Beach dove oramai le truppe britanniche erano ben trincerate e pronte a rispondere al fuoco. Al calar della notte solo 54 carri su 124 erano ancora operativi.
In contemporanea all'assalto dal cielo aveva iniziato a muoversi l'imponente flotta d'invasione, che poté beneficiare di un insperato effetto sorpresa generato proprio dal maltempo: la Manica fu attraversata senza alcun contrasto e, quando apparve davanti alla Normandia, la flotta lasciò sbigottiti i difensori tedeschi. Il maresciallo Montgomery era convinto che il nemico si fosse reso conto che la Normandia stesse per essere attaccata in forze, quando invece le condizioni meteo, il servizio alleato di disinformazione (esemplificato da Fortitude) e la partecipazione della Resistenza francese generarono un gigantesco effetto sorpresa.
Alle 5:30 migliaia di uomini cominciarono a calare le reti sui fianchi delle navi da trasporto, iniziando lo sbarco vero e proprio, con il supporto dell'aviazione. I marescialli dell'aria Spaatz, Harris e Leigh-Mallory avevano infatti riunito la più grande armata aerea che fosse stata mai messa insieme: 3 467 bombardieri pesanti, 1 645 bombardieri medi, 5 409 cacciabombardieri, di cui solo 113 furono abbattuti, compiendo oltre 14.000 sortite contro le appena 319 dei tedeschi. La totale superiorità aerea alleata costrinse truppe tedesche furono costrette all'immobilità in rifugi e trincee. Gli Alleati lanciarono sulla Normandia più ordigni che su Amburgo (la città più bombardata della Germania) in tutto il 1943. Una volta completato questo ciclo offensivo, entro le 8 i bombardieri atterrarono alle basi di partenza, fecero rifornimento e decollarono nuovamente allo scopo di colpire i bersagli nell'entroterra, in particolare la cittadina di Caen.
Alle 5:50 il bombardamento navale riversò sulle coste normanne e sulle batterie tedesche una enorme quantità di proiettili, ma il risultato fu quasi ovunque inferiore alle attese.
Dwight Eisenhower, detto Ike, è stato comandante in capo delle forze alleate in Europa dal 1942 e il comandante dell'Operazione Overlord, a cui faceva capo Neptune. Sarà poi il primo comandante in capo della Nato e Presidente degli Stati Uniti per 2 mandati, dal 1953 al 1961. Morirà il 28 marzo 1969 a 78 anni |
Le 5 spiagge normanne dello sbarco erano state equamente suddivise tra americani e inglesi: Omaha Beach, Utah Beach e Pointe du Hoc ai primi, Sword Beach, Juno Beach e Gold Beach ai secondi. Il settore statunitense fu il più critico del D-Day a causa del mare agitato. A Omaha l'assalto anfibio fu particolarmente drammatico, poiché 27 dei 32 carri armati anfibi affondarono quando le onde ne squarciarono il rivestimento esterno che consentiva loro di rimanere a galla. Anche il tentativo di portare a terra i pezzi di artiglieria con gli autocarri anfibi fallì disastrosamente.
La spiaggia, oltretutto, era stata fortificata in modo incredibilmente efficace: le navi alleate vennero colpite a circa 350 metri di distanza dalla spiaggia di Omaha, visto che il bombardamento navale non le aveva intaccate. Alle 6:30 gli uomini della prima ondata sbarcarono quindi sulla spiaggia esposti al tiro nemico. I soldati, già esausti per le lunghe ore in mare e appesantiti dall'equipaggiamento, non appena lasciavano le chiatte d'assalto sprofondavano nell'acqua e rimanevano bersagli facili per il mitragliamento tedesco. La spiaggia infatti avrebbe presto assunto il nome di "Bloody Omaha"; in una delle succssive ondate si trovava anche il fotografo di guerra Robert Capa che produsse importanti testimonianze della furiosa battaglia sulle coste normanne.
Inoltre, quasi tutte le truppe assegnate a Omaha furono sbarcate più a est, in alcuni casi anche a 3 chilometri dai punti prefissati. La vastità dell'errore tattico si deve forse imputare alla forte corrente, al miscuglio di nebbia e fumo e a una certa imperizia dei marinai. Alle 7 Omaha venne raggiunta dalla seconda ondata e i soldati, oltre al fuoco nemico, dovettero farsi largo anche tra i mezzi da sbarco sventrati dell'ondata precedente e centinaia di cadaveri. Sbarcati spesso nel punto sbagliato e presi d'infilata dal tiro dei difensori che credevano già neutralizzati, i terrorizzati soldati statunitensi rimasero inchiodati tra la scarpata occupata dai tedeschi e il mare, cercando un riparo invece di muovere con decisione verso l'entroterra. La situazione era talmente grave che gli Alleati considerarono l'idea di evacuare Omaha Beach e concentrarsi su Utah.
I tedeschi tuttavia, pur riuscendo in un primo tempo a contrastare efficacemente gli invasori, non riuscirono ad arrestarli a causa della loro netta inferiorità numerica e del divario di potenza di fuoco. Il successo finale statunitense a Omaha Beach fu dovuto anche al tempestivo intervento del contrammiraglio Kirk, che fece avanzare tutti i suoi cacciatorpedinieri per aprire il fuoco contro i capisaldi tedeschi. Dopo le 13 il momento più critico era ormai stato superato e la fanteria statunitense riuscì a creare più teste di ponte separate entro la fine della giornata; il piano operativo del V Corpo risultò nel suo complesso un fallimento, ma gli uomini che aggredirono la scarpata trovarono il modo di impossessarsi della linea di cresta. Solamente tre giorni dopo le divisioni alleate riuscirono a raggiungere gli obiettivi prefissati per il giorno dello sbarco.
A 16 km a ovest di Omaha Beach, la 4ª Divisione sbarcò su Utah Beach e si diresse velocemente verso l'interno, incontrando una resistenza scoordinata e sporadica. Il bombardamento preliminare e la vista del gran numero di carri armati avevano demoralizzato i tedeschi, che si rifugiarono nelle loro posizioni dietro alla spiaggia. Nelle operazioni su Utah, il caso giocò un ruolo determinante: solo il generale di brigata Theodore Roosevelt Jr. e pochi dei suoi ufficiali si erano resi conto che lo sbarco era avvenuto in una zona sbagliata, poiché l'imbarcazione guida della prima ondata era stata trascinata di 1,5 km più a sud del tratto di costa da assaltare e la coltre di fumo e terra polverizzata avevano mascherato i punti di riferimento a riva. Un errore fortunato, dato che tutte le batterie che potevano colpire le zone prestabilite per lo sbarco erano ancora operative. L'insperata e vantaggiosa situazione tattica comportò tuttavia per il generale una difficile scelta: siccome entro pochi minuti sarebbero giunti altri 3000 uomini e 3500 veicoli, Roosevelt doveva decidere se farli approdare nella zona originaria con due uscite oppure dove si trovava lui, 2 chilometri più a sud, dove vi era una sola uscita che, se fosse risultata impraticabile, avrebbe imbottigliato l'intera divisione sulla spiaggia, alla mercé della reazione tedesca. Dopo un breve colloquio con i comandanti di battaglione, Roosevelt decise per la seconda opzione.
Il territorio dello sbarco venne suddiviso in 5 spiagge, di cui 2 (Utah e Omaha, le più occidentali) di competenza statunitense, 2 britannica (Gold e Sword) e 1 canadese (Juno) |
I tedeschi ritennero improbabile che gli Alleati sbarcassero proprio davanti alle vaste zone allagate che si estendevano dietro alle coste meridionali del Cotentin e, colti impreparati, si arresero quasi al completo. Le difficoltà maggiori che incontrò la 4ª Divisione ebbero inizio dopo aver lasciato la spiaggia, quando le unità in avanzata verso nord per assicurare il fianco alla divisione incontrarono un'accanita resistenza nelle retrovie della zona dove si sarebbe dovuto sbarcare. Il resto degli uomini dovette proseguire all'interno attraverso acquitrini dove l'avanzata si rivelò molto lenta e difficile.
Nonostante tutto, lo sbarco di Utah con ben 23.000 uomini, tra i quali si contarono solo 197 vittime, risultò quasi un miracolo propiziato da fortunate circostanze, in netto contrasto con il massacro di Omaha Beach.
Alle 6:30 partì anche l'assalto alla scogliera di Pointe du Hoc. L'imbarcazione di testa che guidava le altre aveva però in un primo tempo sbagliato strada, deviata dalla corrente 5 km più a sud: accortosi dell'errore, il colonnello James Rubber fece ricondurre i mezzi nel punto prestabilito e perse così tempo prezioso, che gli costò il rinforzo di 500 uomini. Secondo il piano, infatti, se entro le 7 Schneider non avesse visto un razzo di segnalazione sparato dallo scaglione del colonnello Rubber, stante a significare l'avvenuta scalata della scogliera, si sarebbe diretto a Omaha. Alle 7:10 il tenente colonnello Schneider, che aveva aspettato impaziente il segnale, seguì il piano e perciò il distaccamento di 225 ranger si ritrovò isolato.
Per di inerpicarsi sulla scogliera, i ranger erano stati equipaggiati con scale di corda munite di rampini, a loro volta assicurati a lunghi cavi che venivano operati da piccoli razzi, con il fuoco di copertura di due cacciatorpediniere da un alto e bombe a mano e raffiche di mitra dall'altro. Arrivati in cima, però, i ranger si accorsero che lo sforzo sostenuto era stato inutile: i tedeschi avevano già abbandonato la postazione e i bunker per l'artiglieria costiera erano in realtà vuoti.
Lungo la metà orientale della zona di invasione, all'ora H prevista per i britannici (le 7:30) le truppe generale inglese Dempsey iniziò lo sbarco sulle spiagge assegnatele: Sword, Juno e Gold, un tratto lungo 32 km. Le maggiori difficoltà qui furono provocate dal mare grosso e dagli sbarramenti sottomarini. Dopo 7 ore sarebbero dovuti arrivare altri 8 mezzi da sbarco con due compagnie di fanteria d'avanguardia, seguite a orari prestabiliti da altre ondate. Le perdite furono minori del previsto, ma le complesse tabelle orarie si rivelarono inefficaci già dopo la prima mezz'ora e i successivi scaglioni generarono un enorme ammassamento di uomini, veicoli, mezzi da sbarco e rottami.
I primi a sbarcare lungo le spiagge furono 120 guastatori dei Royal Marines, esperti di demolizioni sottomarine, il cui compito era aprire una breccia di 30 metri attraverso gli sbarramenti in appena 20 minuti, in tempo per non intralciare la prima ondata. Tuttavia s'imbatterono in un numero decisamente superiore di difese passive e, nonostante il lavoro, diversi erano ancora intatti quando gli anfibi di testa, seguiti dai mezzi da sbarco, avevano iniziato a muoversi verso la costa.
I Ranger statunitensi durante lo sbarco in Normandia assaltarono in condizioni estreme la scogliera di Pointe du Hoc, alta circa 30 metri ed estesa per circa 6 km e mezzo. Su 225 soldati ne morirono 135. Oggi una lapide sulla scogliera ricorda il loro sacrificio |
Nel settore di Sword Beach le perdite furono lievi e le prime fasi delle grandi operazioni anfibie poterono procedere senza particolari difficoltà. In molti luoghi di Sword Beach, dopo le prime ore, si respirava un'atmosfera quasi rilassata e molti dei "volontari" russi e polacchi non esitarono ad arrendersi.
Nel settore di Juno Beach anche i canadesi riuscirono a sfondare le difese nemiche, ma soffrirono perdite decisamente più pesanti. In questa spiaggia, a causa di vari ritardi, l'ora H fu spostata dalle 7:35 alle 7:45, permettendo ai tedeschi di riorganizzarsi dopo il bombardamento; inoltre si verificò un rapido alzarsi della marea. Questo provocò gravi perdite tra i mezzi da sbarco: bersagliati nella fase di andata, dopo aver scaricato gli uomini i natanti facevano marcia indietro ma, nelle manovre, si ritrovavano tra le mine, gli ostacoli e gli spuntoni rocciosi degli scogli. Delle 24 imbarcazioni della prima ondata, 20 andarono perse o furono gravemente danneggiate. Complessivamente, durante tutta la mattinata, dei 306 mezzi da sbarco impiegati ben 90 andarono perduti. I carri e la fanteria si mossero poi insieme verso l'entroterra, creando intasamenti e intralciandosi a vicenda durante gli aspri combattimenti che si protrassero fino al pomeriggio. I reparti canadesi furono quelli che tra le varie divisioni alleate ottennero la maggior avanzata, nonostante non fossero riusciti a collegarsi con i britannici sbarcati a Sword.
La 50ª Divisione britannica sbarcata a Gold Beach, la più occidentale del settore britannico, incontrò un fitto fuoco, visto che anche qui il bombardamento preliminare aveva solo intaccato in superficie le difese tedesche; inoltre si verificarono nuovamente perdite pesanti tra i blindati di supporto e ritardi nel loro arrivo sulla spiaggia, dove le truppe rimasero per molti minuti sprovviste di appoggio corazzato e alla mercé del tiro tedesco.
Per molti uomini la parte più difficile dell'assalto fu attraversare gli sbarramenti in mare, ma una volta superati si accorsero che il fuoco nemico sulle spiagge era piuttosto ineguale: violento in alcuni settori e quasi inesistente in altri. A Gold Beach i britannici furono quasi decimati mentre ancora cercavano di uscire dall'acqua, impiegando almeno 8 ore prima di neutralizzare le difese tedesche. Di contro, il reparto che sbarcò più a est incontrò ben poca resistenza, tanto che occupò il primo obiettivo in meno di un'ora. Il loro sbarco fu semplice e non incontrò resistenza e, evitando ogni contatto con il nemico, si riunirono con gli statunitensi sbarcati a Omaha verso mezzogiorno.
Contrariamente agli anglo-canadesi, gli statunitensi erano ancora fermi dinanzi alla solida e combattiva 352ª Divisione di fanteria tedesca. I britannici avevano poi fatto ampio utilizzo di carri anfibi, come pure di mezzi speciali, che battevano il terreno creando varchi e srotolando rotoli di grelle metalliche che facilitavano l'avanzata dei veicoli; gli statunitensi inoltre, parte a causa del mare agitato, parte lo scetticismo sulle conversioni operate dagli alleati, riscontrarono maggiori difficoltà logistiche.
Una volta che le truppe britanniche riuscirono a districarsi dalle congestionate spiagge, dilagarono verso l'interno in modo regolare senza imbattersi in particolari contrasti da parte di sparsi reparti tedeschi: da Gold Beach le colonne puntarono sulla città di Bayeux, 11 chilometri a sud; da Juno la 3ª Divisione canadese si lanciò verso meridione per spezzare la strada Bayeux-Caen e occupare l'aeroporto di Carpiquet, a una dozzina di chilometri di distanza. Ll'obiettivo più importante di tutto il D-Day era però la città di Caen.
Nel settore statunitense di Utah Beach, la decisione del generale Roosevelt di far continuare l'approdo delle truppe quasi 2 km più a est delle posizioni previste aveva avuto successo, ma la situazione rimaneva critica: se il traffico di uomini e mezzi fosse stato interrotto o rallentato, una controffensiva tedesca avrebbe imposto un netto freno all'avanzata. Alla sera del 6 giugno 1944, 22.000 uomini e 1800 veicoli si trovavano a terra ed era stata costituita la prima grossa testa di ponte statunitense in Francia.
A Omaha Beach, invece, verso mezzogiorno la situazione era ancora precaria, tanto che, come dicevamo, il generale Bradley era molto vicino a prendere la decisione di dirottare le ondate successive di uomini e mezzi a Utah. Dopo quasi 7 ore di scontri la 1ª Divisione, formata da veterani dello sbarco in Sicilia e di Salerno, iniziò ad avanzare, lasciando la spiaggia battuta dal fitto tiro tedesco. La linea di difesa tedesca era poco estesa in profondità e fu perforata e abbattuta. Al calare della notte del 6 giugno, la 1ª e la 29ª Divisione Usa erano progredite di circa 1,5 km, pagando il più alto numero di vittime durante il D-Day. Il generale Montgomery iniziò quindi a radunare truppe e mezzi per occupare Caen, ma rinunciò vedendo la totale spossatezza dei suoi uomini.
Quando il D-Day giunse al termine, nonostante ritardi, errori tattici, contrattempi e la mancata occupazione di diverse località, gli Alleati raggiunsero un successo pressoché totale, stabilendosi saldamente in Europa e respingendo i primi contrattacchi tedeschi. L'unica preoccupazione del generale Eisenhower, a quel punto, fu allargare la testa di ponte di Omaha allo scopo di mettere al riparo la spiaggia dal martellamento tedesco e consentire così l'afflusso continuo di rinforzi e i rifornimenti, confidando che il tempo sulla Manica non peggiorasse. Tuttavia, in campo tedesco la combattività e la fiducia erano ancora alte e anzi numerosi erano convinti che, con l'arrivo delle divisioni corazzate della riserva, gli angloamericani sarebbero stati ricacciati in mare.
Il generale inglese Bernard Law Montgomery era stato protagonista della seconda battaglia di El Alamein, in Egitto, che a ottobre/novembre 1942 aveva segnato una svolta nella guerra nel Mediterraneo. In occasione dello sbarco in Normandia fu il comandante delle truppe di terra alleate. Poi Capo di stato maggiore inglese e vicecomandante supremo della Nato, morirà a 88 anni il 24 marzo 1976 |
Il ruolo determinante nel successo dello sbarco in Normandia del 1944 fu insomma giocato da diversi fattori concomitanti: l'effetto sorpresa, la scelta del luogo e del giorno, le incertezze e le inadeguatezze delle forze tedesche nella zona e dei loro comandi a più alto livello. Le avverse condizioni atmosferiche del 4 e 5 giugno avevano indotto i tedeschi a ritenere molto improbabile, se non impossibile, uno sbarco in grande stile; secondo i comandanti tedeschi gli Alleati avrebbero rinunciato allo sbarco nelle prime settimane di giugno e ciò comportò l'assenza dai rispettivi posti di comando di diversi comandanti, compresi il feldmaresciallo Rommel (in Germania per festeggiare il compleanno della moglie) e il colonnello generale Dollmann (a Rennes per un'esercitazione). Nel corso del D-Day, dunque, molte scelte importanti furono ritardate per mancanza di chiarezza e di decisione: la dispersione dei paracadutisti statunitensi (causata da errori e difficoltà tecniche) paradossalmente comportò un ulteriore vantaggio, in quanto aggiunse confusione nei comandi tedeschi, che ricevevano rapporti indicanti la presenza di truppe aerotrasportate in tutta la Normandia settentrionale.
Decisiva fu anche l'opera del controspionaggio britannico, che riuscì a depistare gli agenti tedeschi, convincendoli che quella in Normandia fosse una colossale operazione diversiva, e l'accuratezza dell'operazione Fortitude completò l'inganno di portata strategica. Lo stesso Hitler il 9 giugno, tre giorni dopo lo sbarco, si era convinto che il teatro principale delle operazioni doveva aprirsi a Pas de Calais, avendo prestato credito ai messaggi inviati dalla celebre spia Arabel. Di conseguenza, la potente 15ª Armata fu mantenuta a Calais e non diede appoggio alla 7ª Armata nel settore normanno, tanto meno le diede l'allarme, come non lo diede alla marina di stanza a Cherbourg. Nel complesso, le truppe del generale Dollmann opposero una difesa relativamente inefficace, essendo male addestrate, a corto di trasporti ed equipaggiamento e tartassate da intensi bombardamenti per una settimana; si distinse solo la 352ª Divisione di fanteria, che si abbarbicò alle opere fortificate che dominavano Omaha Beach e causò gravi perdite al V Corpo d'armata statunitense. Inoltre, lungo i 50 chilometri di costa normanna interessati dallo sbarco, ogni unità costiera tedesca combatté in totale isolamento, poiché le linee telefoniche erano state interrotte dai bombardamenti aeronavali o dal sabotaggio dei partigiani francesi: né i comandanti sul campo, né lo stato maggiore potevano dunque avere una visione complessiva della battaglia. Ad esempio, solo alle 16:40 il comando della 7ª Armata fu informato che lo sbarco sulle coste del Cotentin (Utah Beach) era riuscito; i comandanti tedeschi impiegarono, poi, diverse ore per assicurarsi che i rapporti ricevuti indicassero davvero una grande operazione anfibia e non un'azione diversiva.
Una struttura da sbarco abbandonata a Omaha Beach. Ancora oggi sulla spiaggia e sulle alture circostanti si trovano numerosi relitti, strutture e placche commemorative degli eventi dello sbarco in Normandia |
La vittoriosa esecuzione di Overlord fu anche frutto dell'incontrastato dominio dei cieli, della devastazione delle reti ferroviaria e stradale e della frequenza delle missioni aeree di supporto tattico, che intralciarono anche l'afflusso di rinforzi tedeschi in Normandia. L'impiego delle Panzer-Division in Normandia fu condizionato, inoltre, dallo scarso numero di mezzi a disposizione delle singole divisioni, impossibilitate a sviluppare un'azione offensiva a largo raggio e che furono, anzi, costrette a limitarsi a una difesa locale più o meno elastica, in cui i carri armati svolsero prevalentemente funzioni di supporto.
La valutazione del feldmaresciallo Rommel (respingere tassativamente l'assalto nemico sulle spiagge) era sostanzialmente corretta, ma richiedeva lo schieramento e il coordinamento di un forte nucleo di divisioni corazzate, un piano che, date le condizioni delle forze armate tedesche in Francia nel 1944 e il dominio assoluto dei cieli da parte degli Alleati, non avrebbe potuto funzionare. Non fu tanto la mancanza di unità blindate a bloccare i contrattacchi tedeschi, quanto l'incompleta visione del quadro d'insieme della situazione: agendo in modo compatto, probabilmente i tedeschi avrebbero avuto forze sufficienti per rigettare in mare i britannici. Invece, i reparti furono scagliati in battaglia in maniera confusa e disorganica, indebolendo l'efficacia del contrattacco.
A tal proposito, alle 6 il colonnello generale Alfred Jodl fu il primo, al suo risveglio, ad essere informato della situazione in Normandia, ma non concesse tutte le divisioni corazzate della riserva strategica che il feldmaresciallo von Rundstedt, a scopo cautelativo nell'attesa di avere una visione più chiara delle intenzioni alleate, aveva insistentemente richiesto dalle 2:30: quell'ordine poteva essere dato solo da Hitler in persona che, però, sofferente d'insonnia, la sera precedente aveva assunto un sonnifero. Il Führer si alzò alle 10 e, considerando i precedenti messaggi ricevuti dal servizio di spionaggio, si mostrò incerto: in un primo tempo ritenne che non si trattasse del vero sbarco. Solo alle 14:32 il Fuhrer autorizzò l'aggregazione delle divisioni corazzate della riserva strategica al Gruppo di Armate B già sul campo per contrattaccare al più presto. Sebbene questo ritardo fosse stato aspramente criticato dai comandi tedeschi, probabilmente non influenzò l'andamento della battaglia, in quanto tutte le forze tedesche in marcia verso la Normandia subirono ingenti perdite e ritardi a causa degli intensi attacchi dell'aviazione angloamericana.
Le due divisioni corazzate, unità scelte, ben addestrate ed equipaggiate, incontrarono infatti grandi difficoltà per raggiungere l'area dello sbarco. La prima, la Panzer-Lehr, era raggruppata 120 km a sudovest di Parigi e fu messa in stato di allarme alle ore 2:30 di quel 6 giugno, ma sorsero ben presto contrasti tra gli alti comandi. Il generale Dollmann esigeva che la divisione iniziasse il movimento verso Caen alle 17, mentre il comandante della divisione, maggior generale Fritz Bayerlein, consigliava di muovere solo di notte per evitare la minaccia aerea alleata. Alla fine la divisione corazzata iniziò la marcia di trasferimento nel pomeriggio del 6 giugno, considerevolmente rallentata dalle ingenti distruzioni causate agli abitati e alle vie di comunicazione dagli attacchi aerei alleati; la Panzer-Lehr avanzò anche durante la notte e raggiunse l'area di schieramento il mattino del 7 giugno ma attaccata sistematicamente dall'aria, non sarebbe riuscita a contrattaccare neppure l'8 giugno.
Lo sbarco e la conseguente apertura di un secondo fronte europeo ebbero conseguenze devastanti per la Germania, anche sul fronte interno. Il 20 luglio 1944 Hitler fu oggetto di un tentativo di assassinio, a seguito del quale tutti i congiurati, o presunti tali come Rommel, vennero giustiziati o costretti al suicidio |
L'altra invece, la 12. SS-Panzer-Division (comandata dal maggiore Fritz Witt), che avrebbe dovuto sistemarsi nei pressi di Lisieux, a circa 30 km dietro alla costa (zona tatticamente ottima in previsione di uno sbarco), fu ridislocata dal generale von Schweppenburg 50 km più a sud, palesando con questa decisione i dissidi con il feldmaresciallo Rommel; questi voleva le riserve a ridosso della costa, mentre il primo riteneva più prudente disporle a maggiore distanza allo scopo di evitare il bombardamento navale e, successivamente, manovrare su una zona a vasto raggio. Nessuno dei due ufficiali considerò il peso schiacciante degli stormi aerei avversari, perciò la mattina del 6 giugno la divisione venne a trovarsi 20 km più distante dalla zona di combattimento e le risultò impossibile intervenire tempestivamente. Alla notizia dell'"invasione" fu subito messo in movimento anche il corpo d'armata corazzato del generale Hausser, che combatteva contro i sovietici nella regione di Leopoli, ma impiegò 5 giorni per arrivare via ferrovia a Nancy e, dovendo spostarsi su strada, fu pronto a intervenire in Normandia solo alla fine del mese di giugno, quando era ormai troppo tardi.
Nello sbigottimento generale, tuttavia, Adolf Hitler quel 6 giugno si mostrava ottimista e fiducioso; nella prima riunione al suo quartier generale in tarda mattinata, dopo le incertezze iniziali sulle reali intenzioni degli Alleati, disse al feldmaresciallo Wilhelm Keitel che: "Le notizie non potrebbero essere migliori"; il Führer si illudeva che, dopo tanta attesa, l'inizio della grande battaglia avrebbe dato la possibilità alle sue forze di distruggere il grosso degli eserciti nemici. Hitler disse: "Finché erano in Gran Bretagna non potevamo arrivare fino a loro. Ora li abbiamo a portata di mano e possiamo distruggerli"; più tardi apparve quasi contento dicendo a Göring, davanti alla carta militare: "Stanno sbarcando proprio dove li aspettavamo". Solo il 10 giugno Hitler e i suoi principali generali compresero l'imponenza delle forze alleate e la difficile situazione della Wehrmacht.
La Luftwaffe, come abbiamo detto, aveva opposto solo una modesta resistenza durante il 6 giugno, con solo 300 aerei efficienti, di cui meno di un centinaio erano caccia. Questi velivoli costituivano una forza difensiva, così era stato pianificato (in caso d'invasione) di rinforzarla con altri 600 aerei che, fatti partire dalla Germania, sarebbero dovuti andare ad atterrare in campi d'aviazione avanzati già predisposti in Francia. L'ordine di trasferimento venne però impartito quando ormai era troppo tardi.
Due piloti dello stormo di stanza in Francia, il tenente colonnello Josef Priller, asso della caccia tedesca con quasi cento vittorie aeree, e il suo gregario Heinz Wodarczyk. furono verosimilmente i primi due cacciatori tedeschi a entrare in azione la mattina del D-Day. I due, nonostante la confusione e gli ordini contraddittori dei comandi della Luftwaffe, non esitarono a decollare per andare a rendersi conto di persona degli avvenimenti. Nascondendosi tra le nubi, riuscirono a spingersi fino a Le Havre e proseguirono fino alla costa, finché non si trovarono proprio sulla flotta d'invasione nel settore britannico. Nonostante la evidente inferiorità, i due piloti si lanciarono verso le spiagge mitragliando gli uomini a terra, ma l'azione dovette essere subito sospesa per l'azione contraerea delle centinaia di navi.
I primi caccia invece arrivarono alle 10 sopra le spiagge, dove affrontarono la pesante copertura aerea dei caccia alleati; le ultime missioni terminarono alle 21:30, con i cacciatori tedeschi che avevano ottenuto 18 vittorie aeree e 2 perdite. Fu invece un totale fallimento il programma di rinforzo immediato studiato a lungo nei mesi precedenti dal comando della Luftwaffe, su cui anche Hitler aveva fatto pieno affidamento. Il piano di trasferire immediatamente almeno 800 caccia da altri fronti verso i cieli dello sbarco non fu completamente autorizzato fino al 7 giugno.
Il numero delle perdite totali per gli Alleati il 6 giugno fu complessivamente di circa 10.300 uomini, di cui 2.500 morti e gli altri dispersi, feriti o prigionieri. Gli statunitensi contarono 6.600 perdite, di cui 1.465 morti, i britannici 2.750 e i canadesi quasi 1.000. Nel 2014 ricerche più accurate sulle singole vittime del D-Day alzarono il totale dei morti, portandolo a circa 4 400 fra gli Alleati (2.500 morti statunitensi e 1.900 anglocanadesi). Il numero totale delle perdite tedesche non è conosciuto, ma si stima sia stato tra i 4.000 e i 9.000 uomini.
Oggi, a 80 anni di distanza, i ricordi più notevoli del 6 giugno 1944 sono sulle spiagge, che vengono ancora indicate con i nomi in codice assegnati durante l'invasione. Sulla costa sono inoltre visibili diversi bunker del Vallo Atlantico. Nella regione sono stati istituiti numerosi cimiteri di guerra: a Colleville-sur-Mer quello statunitense, a Bayeux quello del Commonwealth, e, accanto, il più grande cimitero della Normandia, il Cimitero militare tedesco di La Cambe, in cui riposano 21.222 soldati tedeschi.
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