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50° - Morte di Francisco Franco

L'uomo che ha plasmato gran parte dell'immagine della Spagna del Novecento, giunto al potere dopo una sanguinosa guerra civile. Il 20 novembre 1975 moriva a 83 anni Francisco Franco, detto il Caudillo, che guidava il Paese in modo dittatoriale dal 1939. 

Francisco Franco, detto il Caudillo, fu dittatore della Spagna per 36 anni, dalla vittoria nella guerra civile del 1939 fino alla morte, avvenuta il 20 novembre 1975 a 82 anni. Strenuo oppositore del comunismo, instaurò uno spietato regime monopartitico, riuscendo però a mantenere la Spagna neutrale durante la Seconda Guerra Mondiale


Francisco Franco nacque il 4 dicembre 1892 a Ferrol, porto della Galizia che ruotava intorno a una grande base navale militare, creata nel 1726. Il padre Nicolás Franco Salgado-Araújo era appunto un ufficiale dell'amministrazione navale, in una famiglia di ufficiali di marina da 6 generazioni. Anche la madre, María del Pilar Bahamonde y Pardo de Andrade, era la figlia di un commissario per le forniture navali. La coppia si era sposata due anni prima della nascita di Francisco ed ebbe 5 figli: Nicolás (poi ambasciatore in Portogallo e capo di Stato maggiore della Marina sotto il governo del fratello), Francisco, Pilar, María de la Paz (che morì nel 1903, a cinque anni) e Ramón. Francisco sin da bambino esibì un carattere introverso e riservato; incapace di guadagnarsi l'affetto del padre, uomo molto severo, si legò moltissimo alla madre, dalla quale ereditò una fervente religiosità.
Seguendo le orme del padre e del fratello Nicolàs, Francisco era in procinto di entrare nell'accademia navale per diventare ufficiale di marina. Tuttavia, l'imperialismo spagnolo, soprattutto sui mari, era appena stato distrutto da quello statunitense dopo la guerra ispano-americana con gli Stati Uniti (aprile/agosto 1898): Cuba aveva ottenuto l'indipendenza ma sotto il controllo statunitense e la Spagna aveva dovuto cedere anche le Filippine, Guam e Porto Rico per la modica somma di 20 milioni di dollari. La guerra aveva causato gravissime perdite alla flotta spagnola e, non necessitando più di nuovi ufficiali, il governo aveva sospeso i corsi dell'Accademia Navale per 7 anni, dal 1906 al 1913.
Il 29 agosto 1907, a soli 14 anni, Franco entrò quindi nell'Accademia Militare di Toledo. Separato dalla figura materna di riferimento e dall'ambiente in cui era cresciuto, dovette subire le angherie e il nonnismo dei compagni, a causa dell'aspetto mingherlino e dell'atteggiamento riservato. Franco reagì impegnandosi nello studio di materie quali topografia e storia militare e aderendo pienamente ai principi dell'Accademia: obbedienza, eroismo, coraggio e senso del dovere. Molti decenni più tardi definì egli stesso quegli anni un "duro calvario".
Nel 1909 gli fu conferito il grado di sottotenente e nel 1912 si diplomò ufficiale con il grado di tenente. Nel 1914 venne inviato in Marocco, dove dal 1909 infuriava una guerra con i nativi, e in diversi scontri le descrizioni delle sue imprese sui giornali incominciarono a dargli una certa fama in Spagna. Per questo, a soli 21 anni, fu promosso capitano per merito, noto non solo per la risolutezza sul campo di battaglia, ma anche per le capacità organizzative.
Il 29 giugno 1916 subì l'unica ferita grave da lui riportata, all'addome, in un combattimento a El Biutz; l'anno successivo fu promosso maggiore con effetto retroattivo al giorno del ferimento, e venne inviato a Oviedo, dove incontrò la quindicenne Carmen Polo. Franco rimase molto colpito dalla ragazza e incominciò un assiduo ma timido corteggiamento a distanza. Nel 1920, quando la Spagna stava fronteggiando la peggior rivolta scoppiata in Marocco, suo protettorato, guidata da Abd el-Krim, entrò nella neocostituita Legione Straniera di Spagna, di stanza in Marocco, di cui fu uno degli ufficiali fondatori, e la forgiò attraverso durezza e ferrea disciplina. Tornato in Spagna per un breve soggiorno, sposò Carmen Polo a Oviedo, nell'ottobre 1923.
Franco proseguì la sua carriera militare sino a venir insignito del grado di colonnello nel 1925 e di generale di brigata l'anno seguente, a 33 anni, diventando il più giovane generale d'Europa. Nel 1926 ebbe anche la sua unica figlia, Carmen.

Alfonso XIII di Borbone era Re di Spagna dalla nascita (1886); il padre Alfonso XII era morto di colera a soli 28 anni nel novembre 1885, quando la moglie Maria Cristina d'Asburgo-Teschen era incinta. Proprio lei sarà reggente del figlio fino al 1902: Alfonso lascerà la Spagna nel 1931 alla volta di Roma, dopo 45 anni di regno, senza abdicare. Lo farà nel 1941, due mesi prima di morire, a favore del figlio Giovanni


Nel frattempo, anche la Spagna subiva il fascino delle autocrazie, che stavano prendendo piede nel resto d'Europa. Ispirandosi alla Marcia su Roma del 1922, con cui Mussolini aveva preso il potere in Italia, il generale Miguel Primo de Rivera aveva organizzato una marcia su Madrid del tutto simile il 15 settembre 1923, con l'appoggio di esercito, latifondisti, sindacati e imprenditori catalani, per risollevare le sorti economiche e sociali della Spagna. Come in Italia, anche Primo de Rivera venne riconosciuto dal Re Alfonso XIII di Borbone, che lo nominò primo ministro.
Primo de Rivera sospese la Costituzione, istituì la legge marziale, impose una rigida censura e bandì tutti i partiti politici ad eccezione del suo, l'Unione Patriottica Spagnola, creando un sistema monopartitico. Primo de Rivera, che stimava molto il giovane Franco, nel 1928 lo nominò Direttore Generale dell'Accademia militare di Saragozza.
Tuttavia, la dittatura durò poco. La grave crisi economica che colpì la maggior parte dei Paesi occidentali dopo il crollo di Wall Street del 1929 portò quasi al tracollo le finanze della Spagna e Primo de Rivera perse rapidamente l'appoggio di quasi tutte le parti sociali e dell'esercito. Dopo una rivolta militare a Valencia alla fine del 1929, lo stesso Alfonso XIII lo convinse a dimettersi il 30 gennaio 1930. Appena 2 mesi dopo, il 16 marzo 1930, a soli 60 anni, 
Primo de Rivera morì improvvisamente in esilio a Parigi, ufficialmente per complicanze di diabete mellito.
A quel punto, il 27 agosto 1930 le formazioni politiche repubblicane (sinistra, radicali e destra liberale) costituirono, con il Patto di San Sebastiàn, un comitato rivoluzionario come base per un futuro governo provvisorio di transizione dalla monarchia alla repubblica. Anche una parte dei militari si ribellò alla monarchia, tra cu
Ramón Franco, tenente colonnello dell'aeronautica e fratello minore di Francisco Franco. Nel febbraio 1931, il Presidente del Consiglio, l'ammiraglio Juan Bautista Aznar-Cabañas, incaricato dal Re, convocò le prime libere elezioni municipali dopo la dittatura per valutare il supporto popolare alla monarchia, prima di indire le elezioni politiche con una nuova legge elettorale: anche se i partiti monarchici tradizionali avevano conseguito la maggioranza nelle zone rurali, i repubblicani risultarono vincitori in 41 capoluoghi di provincia contro 8 dei monarchici e, soprattutto, stravinsero a Madrid e Barcellona.
Il 14 aprile 1931, quindi, Re Alfonso XIII partì per l'esilio a Roma, senza formalmente abdicare al trono (lo farà nel 1941, un mese prima di morire). La Repubblica venne proclamata nella località basca di Eibar sotto forma di Stato federale: la Catalogna, in questo quadro, si proclamò repubblica autonoma come 
Generalitat de Catalunya e Macià, eleggendo come primo Presidente Francesc Macià. Dopo l'interim di 
Niceto Alcalá-Zamora y Torres, Manuel Azaña Diaz venne eletto Presidente della Repubblica.
La famiglia di Franco venne guardata con ostilità dal nuovo governo repubblicano. L'Accademia Militare di Saragozza, dove Franco era direttore generale, venne chiusa: di contro, Franco tenne un discorso di congedo ai suoi cadetti, in cui disse che erano necessari maggiore disciplina e rispetto da parte delle autorità, parole che gli guadagnarono l'ostilità perenne del Presidente Azaña Diaz. Per 6 mesi rimase senza incarico, periodo in cui iniziò a scrivere per il giornale monarchico Acción Española, sostenendo che fosse in atto una cospirazione di ebrei, bolscevichi e massoni per estirpare il cristianesimo nel mondo, con la Spagna come obiettivo primario. Nel 1932 gli venne quindi affidato il comando della base militare di La Coruña. Nell'agosto 1932, da poco divenuto comandante dei Carabineros, il generale Josè Sanjurjo tentò un colpo di Stato filomonarchico chiamato Sanjurjada, scoppiato nella piazza di Siviglia contro il governo repubblicano: fallito il moto, che si era esteso solo a Madrid, Sanjurjo fu arrestato e condannato a morte. Tuttavia, a novembre 1933 al governo arrivarono forze politiche conservatrici, che scarcerarono Sanjurjo e commutarono la sua pena in esilio in Portogallo. A Franco venne chiesto di partecipare, ma il generale evitò di farsi coinvolgere, esprimendo il proprio dissenso in alcune lettere inviate al generale.
Nel 1933, in seguito a una riforma militare, nonostante l'anzianità di servizio, Franco venne declassato dal 1° al 24° posto nella graduatoria dei generali di brigata e venne nominato comandante militare delle Isole Baleari, allontanandolo così dalla Spagna continentale. Nello stesso anno, come detto, le elezioni politiche videro la vittoria del fronte di centrodestra; l'instabilità sociale del Paese portò a una rivolta promossa dai comunisti e dagli anarchici, che venne repressa nella maggior parte del Paese tranne che nelle Asturie, dove era sostenuta soprattutto dai sindacati dei minatori. Franco venne così inviato a reprimere la rivolta, al comando della legione spagnola, che aveva già comandato, richiamata appositamente dal Marocco, insieme con l'esercito regolare guidato del generale Eduardo López Ochoa. Dopo due settimane di combattimenti e circa 1300 morti, la ribellione venne sedata. Nel successivo discorso al Parlamento, dirà che la ribellione era stata "una guerra di frontiera contro socialismo, comunismo e qualsiasi cosa attacchi la civiltà per rimpiazzarla con la barbarie". Come ricompensa, il 15 febbraio 1935 Franco venne nominato comandante in capo della legione spagnola di stanza in Africa e, tre mesi dopo, capo di Stato maggiore della Spagna.

Il Valle de Los Caìdos venne costruito sui monti della Sierra de Guadarrama, a 10 km dal Monastero dell'Escorial e a 60 da Madrid, dove sono sepolti i Re di Spagna, tramite i lavori forzati dei prigionieri della guerra civile spagnola per perpetuare la memoria dei caduti in tale conflitto. Fu inaugurato nel 1959 da Franco e ospita anche un'abbazia benedettina


Non passarono che pochi mesi che la Spagna venne attraversata da un altro scandalo, il cosiddetto Straperlo: il ministro degli Interni Rafael Salazar Alonso non solo aveva il vizio del gioco, ma usava anche roulette truccate. Lo scandalo ebbe una tale risonanza mediatica e portò alla caduta del governo di centrodestra, con nuove elezioni indette per febbraio 1936, che videro il ritorno al potere del Fronte Popolare (sinistra), con un margine molto ristretto. Il centrodestra sconfitto accusò la sinistra vincitrice di voler instaurare una dittatura di stampo marxista e, in risposta, il governo accusò gli oppositori di volere rovesciare illegalmente l'ordine repubblicano.
Per evitare colpi di Stato, tutti i più influenti generali spagnoli di destra vennero allontanati: Franco venne destituito dall'incarico di Capo di Stato maggiore e nominato comandante militare delle Isole Canarie: in risposta, inviò al Presidente del Consiglio Santiago Casares Quiroga una lettera in cui contestava il trattamento tenuto nei confronti degli ufficiali dell'esercito considerati vicini alla destra. Franco avrebbe voluto 
favorire un accordo tra ufficiali e governo, in modo da scongiurare l'ennesima insurrezione; Quiroga però ignorò la lettera. Il generale, allora, iniziò da quel momento a progettare in prima persona un colpo di Stato insieme ad altri generali allontanati.
Franco, tuttavia, non era d'accordo con le modalità scelte dagli altri generali e mantenne fino all'ultimo un atteggiamento ambiguo, senza mai dare il suo definitivo appoggio. Alla fine, gli insorti decisero di dare inizio al golpe anche senza di lui, ponendo a capo delle operazioni José Sanjurjo, l'uomo che aveva tentato il precedente golpe 4 anni prima, fissando come data il 18 luglio. Solo due settimane prima di questa data Franco decise di schierarsi con i golpisti e gli venne dato il comando delle truppe di stanza in Marocco.
Proprio in quei giorni arrivò il pretesto perfetto per scatenare le ostilità. Accadde infatti, il 12 luglio 1936, che il militante comunista José del Castillo, responsabile dell'uccisione del falangista Andrés Saenz de Heredia, venne ucciso dai falangisti. Quella stessa notte, per rappresaglia, i suoi commilitoni Josè Calvo Sotelo, membro di spicco del partito conservatore ed ex ministro delle Finanze sotto la dittatura di Primo de Rivera.
I militari di stanza in Africa si ribellarono 4 giorni dopo, un giorno prima del previsto, e fecero prigionieri i comandanti filorepubblicani; il 18 luglio Franco emanò un proclama dalle Canarie e si recò in Africa a bordo di un aereo privato per prendere il comando delle truppe. Gli insorti in una sola settimana conquistarono un terzo del territorio spagnolo, ma la flotta era ancora controllata dalle forze repubblicane, lasciando Franco isolato e impossibilitato a sbarcare sul territorio continentale. I nazionalisti non riuscirono a prendere subito il potere e la situazione degenerò in una vera e propria guerra civile.
Le principali potenze straniere firmarono un accordo, nell'agosto 1936, per non intervenire, ma in realtà appoggiarono ciascuna uno dei due schieramenti, "prova generale" delle alleanze della Seconda Guerra Mondiale, che sarebbe scoppiata 3 anni dopo. Italia e Germania furono tra le prime a intervenire inviando a Franco numerosi armamenti e anche truppe sul campo: Mussolini inviò il Corpo Truppe Volontarie e ingenti armamenti, mentre Hitler inviò la Legione Condor.  I repubblicani furono invece fortemente indeboliti dalla politica del non intervento dei futuri Alleati: mentre Franco veniva regolarmente rifornito, la politica di neutralità delle potenze liberali impedì alla Repubblica di procurarsi armi e il governo, paradossalmente, fu costretto a chiedere aiuto all'unica nazione che si era dichiarata disponibile a fornirne, ossia l'Unione Sovietica. Francia e Gran Bretagna non presero mai posizione: la prima, il cui premier era il socialista Léon Blum, era favorevole ad aiutare la Repubblica ma non da sola, avrebbe agito solo insieme all'Inghilterra, che però si rifiutò sempre di intervenire.
Franco, allo scoppio della guerra civile, si trova quindi a capo di 30mila militari di stanza in Marocco. In attesa di progressi da parte degli altri generali in Spagna, si assicurò in breve tempo il controllo dell'intero protettorato, anche attraverso un'alleanza con gli autoctoni e ordinando l'esecuzione di 200 ufficiali che si erano rifiutati di prendere parte al golpe.
Visto che lo stallo in Spagna si protraeva, però, Franco iniziò a progettare uno sbarco. Si rivolse quindi a Mussolini, che offrì inizialmente un esiguo numero di aerei per dare inizio a un ponte aereo, anche perché la flotta inglese aveva bloccato lo Stretto di Gibilterra. Grazie ad altri 22 aerei inviati dalla Germania, Franco riuscì ad aviotrasportare le sue truppe a Siviglia, che venne rapidamente conquistata e costituì la base delle operazioni militari. Franco chiese ulteriore supporto alla Gran Bretagna, che rifiutò fermamente, e a Germania e Italia, che invece inviarono altri velivoli in Marocco. 
In un mese Franco prese il controllo dell'intera Andalusia e organizzò una colonna di 15mila soldati che, sotto il comando di Juan Yagüe, marciò verso l'Estremadura con l'obiettivo di conquistare Madrid. Il 10 agosto Mérida fu conquistata e il 15 agosto cadde anche Badajoz, con un bagno di sangue di civili. Le file dei golpisti furono ulteriormente ingrossate da 12mila volontari italiani e da uno squadrone di 24 aerei della Luftwaffe.
Il 21 settembre, quando la colonna nazionalista era giunta a 80 km da Madrid, Franco ordinò di dirigersi invece verso Toledo, per liberare la guarnigione che si era asserragliata nell'Alcázar e che si trovava sotto assedio. Questa decisione fece guadagnare tempo ai repubblicani, che ebbero il tempo di rinforzare le difese della capitale; allo stesso tempo, la vittoriosa resistenza e il salvataggio della guarnigione dell'Alcazár fu un importante successo propagandistico e di morale per i nazionalisti.
Il 20 luglio 1936 José Sanjurjo, capo fino a quel momento dei nazionalisti, morì improvvisamente in un incidente aereo mentre tornava dal Portogallo alla Spagna per partecipare a colloqui che avrebbero dovuto ratificare, a guerra finita, la sua nomina a Capo dello Stato. Il potere venne quindi diviso tra 4 generali: Emilio Mola, che controllava le milizie del nord, Queipo de Llano, che controllava l'Andalusia, Franco e Miguel Cabanellas Ferrer, a capo delle truppe in Aragona. I 4 generali costituirono la Giunta di Difesa Nazionale, che si insediò il 24 luglio a Burgos. In quell'occasione, Franco venne nominato Capo di Stato e Capo di Stato Maggiore e un altro suo fedelissimo, Fidel Dávila Arrondo, venne nominato capo della Giunta.
La decisione fu dovuta anche al fatto che Hitler aveva annunciato che avrebbe continuato a supportare i nazionalisti solo a condizione che Franco fosse investito dei pieni poteri, visto che si era dimostrato il più abile e che la sua intuizione del ponte aereo era stata vincente. Franco, inoltre, si era detto disinteressato alle cariche politiche e gli ambasciatori di Italia e Germania raccomandarono un suo appoggio ai due Stato.
Dopo avere fallito un primo assalto a Madrid nel novembre 1936, Franco optò per una strategia fatta di attacchi sporadici e a bassa intensità piuttosto che di massicce e imponenti battaglie. Nonostante Franco fosse sostenuto da Germania e Italia, nessuna delle due potenze influenzò la scelta della strategia militare da adottare. Le truppe italiane, comunque, parteciparono a quasi tutte le battaglie e giocarono un ruolo importante nella vittoria dei nazionalisti, mentre la Luftwaffe riuscì a dare un decisivo supporto aereo. Anche Antonio Salazar, che nel 1932 era diventato dittatore del Portogallo, inviò 20mila soldati portoghesi a fianco di Franco.
Franco rimase indipendente anche nella costruzione del suo partito, la Falange, fondato da Primo de Rivera, respingendo i suggerimenti di prendere spunto da nazismo e fascismo in favore dell'elaborazione di una grande coalizione di affaristi, monarchici, cattolici, conservatori e falangisti puri. Il 19 aprile 1937 Franco si autoproclamò capo del partito e il saluto romano venne adottato come saluto ufficiale del regime. La Falange riuscì a prosperare per decenni anche perché accoglieva al suo interno sia militanti filonazisti (gli ex falangisti di Primo de Rivera) sia antinazisti. Il cognato di Franco, Ramón Serrano Súñer, suo consigliere personale e delegato nella gestione del partito, fomentò la tensione tra le due correnti, facendo emergere Franco come arbitro super partes in grado di tenere unito il movimento. Il generale espulse anche dal partito i principali esponenti delle due fazioni per assicurarsene il controllo totale. Franco si presentò come il difensore della Spagna cattolica dal pericolo del comunismo ateo, raccogliendo consensi anche nella maggioranza della popolazione.
Nei primi mesi del 1939 solo Madrid, Valencia e poche aree della Spagna erano ancora controllate dai repubblicani e Gran Bretagna e Francia si rassegnarono a riconoscere il nuovo regime franchista. Il 28 marzo 1939 cadde Madrid e il giorno dopo anche Valencia, che era stata assediata per quasi 2 anni. Il 1º aprile, con la resa delle ultime forze repubblicane, la guerra civile spagnola si concludeva quindi con la vittoria dei franchisti.
Secondo alcuni studiosi, almeno 150mila civili furono giustiziati dai franchisti durante la guerra civile, con l'aggiunta di altri 20mila oppositori politici subito dopo la fine del conflitti, oltre a quelli imprigionati, inviati ai lavori forzati, oppure impiegati nella costruzione di strade, canali e della Valle de los Caídos, un enorme mausoleo nella montagna, a poca distanza dal Monastero dell'Escorial, tomba dei reali di Spagna, per Primo de Rivera, fondatore della Falange Spagnola, e di altri 33.872 combattenti nazionalisti. Una delle condanne a morte che fecero più scalpore fu quella comminata nell'ottobre 1940 a Lluís Companys i Jover, Presidente della Generalità della Catalogna, fuggito in Francia e qui arrestato dalla Gestapo durante l'occupazione nazista e riconsegnato alla Spagna.

Terminata la guerra civile, nel 1947 Franco ripristinò formalmente la monarchia, senza scegliere alcun Re e nominandosi reggente a vita. Solo nel 1969, per evitare conflitti dopo la sua morte tra i vari pretendenti al trono, scelse come successore il 31enne principe Juan Carlos di Borbone, nipote dell'ultimo Re Alfonso XIII, che diventerà Re alla morte del Caudillo


Nonostante la guerra civile fosse terminata, la resistenza al regime di Franco si mantenne nelle regioni di montagna, dove gli oppositori perseverarono in azioni di guerriglia fino agli Anni '50. Nel 1944, un gruppo di veterani repubblicani, che già aveva combattuto contro i nazisti tra le file della resistenza francese, invase la Val d'Aran, in Catalogna, venendo tuttavia sconfitto dalle truppe governative.
La vittoria di Franco portò all'esilio decine di migliaia di oppositori politici e militanti repubblicani o di sinistra, soprattutto verso Francia, America Latina e Stati Uniti. Dopo la proclamazione della Repubblica di Vichy nel 1940, però, i rifugiati spagnoli divennero dei prigionieri politici in Francia e furono perseguitati dal nuovo regime, che acconsentì alla deportazione di migliaia di essi verso i campi di concentramento nazisti; nel campo di concentramento di Mauthausen morirono circa 5mila prigionieri spagnoli. Il poeta cileno Pablo Neruda, che era stato nominato dal suo Paese consulente speciale per l'immigrazione, aiutò, nell'agosto 1939, circa 2mila rifugiati spagnoli a fuggire, a bordo della nave da carico SS Winnipeg, dal porto francese di Pauillac a quello di Valparaíso, in Cile.
La Spagna rimase neutrale durante la Seconda Guerra Mondiale, aumentando ulteriormente la popolarità di Franco. Il 23 ottobre 1940, Franco e Hitler si incontrarono a Hendaye, in Francia, per discutere la possibilità dell'entrata in guerra della Spagna a fianco delle forze dell'Asse: Franco chiese rifornimenti di cibo e materie prime e i territori di Gibilterra e dell'Africa Francese del Nord, richieste che furono giudicate eccessive da Hitler. Nei documenti e negli atti ufficiali, comunque, il Caudillo descrisse sempre la Spagna come alleata delle potenze dell'Asse, offrendo comunque un limitato supporto militare: inviò infatti in Unione Sovietica la Division Azul, formata da volontari, ma proibì agli spagnoli di unirsi ai combattimenti sugli altri fronti. Franco, da fervente cattolico, criticava in particolare l'eccessivo peso dato da Hitler al misticismo nazista e i suoi tentativi di manipolare il cristianesimo.
Secondo la maggior parte degli storici, Franco fece apposta delle richieste che Hitler non avrebbe mai accettato, per non essere coinvolto in un'altra guerra sanguinosa: aveva preso in considerazione questa possibilità ma, constatato che le truppe avevano subito perdite troppo ingenti durante la guerra civile, aveva deciso di non entrare in guerra. Franco permise inizialmente l'ancoraggio delle navi italiane e tedesche nei porti spagnoli per poi tornare su posizioni più neutrali nel 1943, quando la vittoria dell'Asse non appariva più così scontata. Nell'inverno 1940, Franco propose la creazione di un Blocco Latino, di Paesi neutrali, formato da Spagna, Portogallo, Italia, Francia e Città del Vaticano; il progetto non fu mai messo in atto. 
Il 19 giugno 1940 Franco inviò una lettera a Hitler, mostrandosi pronto a entrare in guerra aggiungendo alle richieste precedenti il Camerun, colonia inglese, di nuovo bocciata dal Führer. Hitler, dal canto suo, aveva bisogno di una nazione neutrale da cui far passare le materie prime importate dalle Americhe, quindi non spinse mai troppo per l'entrata in guerra della Spagna, e sosteneva che, come l'Italia, sarebbe stata un peso, non in grado di sostenere un conflitto di tale portata. Nel 1941, anche se le truppe francesi riportarono diverse vittorie in Nord Africa riducendo la necessità di supporto da parte degli spagnoli, Hitler non volle insistere e aprire un nuovo fronte in Europa occidentale poiché era già impegnato in Grecia e Jugoslavia a sostenere i fallimenti italiani e stava progettando l'invasione dell'Unione Sovietica.
Secondo alcuni, Franco aveva progettato di invadere Gibilterra per ritagliarsi un ruolo nella guerra e isolare il Mar Mediterraneo, ma, resosi conto che la colonia britannica era ben fortificata e che una sua invasione avrebbe certamente portato alla dichiarazione di guerra da parte della Gran Bretagna, abbandonò l'idea. Era sicuro che le città spagnole non avrebbero resistito a lungo agli attacchi aerei inglesi e che la flotta britannica avrebbe isolato i porti spagnoli: la Spagna intratteneva rapporti economici vitali con gli Stati Uniti e una guerra avrebbe interrotto le importazioni di materie prime dal Nordamerica, facendo collassare l'economia in pochi mesi.
Il 14 giugno 1940 la Spagna occupò la città marocchina di Tangeri, che era sotto la protezione della Società delle Nazioni, salvo poi ritirarsi alla fine della guerra, nella primavera 1945. Nel 1942, su richiesta di Hitler, Franco decise di cambiare il fuso orario della Spagna, adeguandolo a quello della Francia. Nel dopoguerra, il governo spagnolo cercò poi di occultare tutte le prove di collaborazione con le potenze sconfitte: nel 2010 furono ritrovati documenti che attestavano che il 13 maggio 1941 Franco aveva ordinato ai governatori provinciali di redigere una lista degli ebrei residenti nelle rispettive entità amministrative; la lista, che comprendeva circa 6000 nomi, era stata consegnata da Franco a Heinrich Himmler, capo delle SS; tuttavia, l'interruzione delle trattative per l'ingresso in guerra portò a un nulla di fatto, e la Spagna divenne al contrario un rifugio per molti ebrei in fuga dai Paesi dove erano in atto le persecuzioni razziali. Franco non si allineò infatti agli altri fascismi nelle leggi antisemite, non perseguitò gli ebrei sul territorio iberico e i soldati di origine ebraica prestarono regolarmente servizio nell'esercito spagnolo. Inoltre, i diplomatici spagnoli in Ungheria, Cecoslovacchia e nei Balcani offrirono protezione a numerosi ebrei perseguitati.
Franco e il cognato Serrano Suñer incontrarono Mussolini e Galeazzo Ciano il 12 febbraio 1941 a Bordighera. Mussolini non si mostrò interessato alla posizione di Franco sulla guerra a causa delle sconfitte che l'esercito italiano stava subendo in Nordafrica e nei Balcani e confidò al Caudillo che stava meditando di ritirarsi dal conflitto. Quando ebbe inizio l'operazione Barbarossa (invasione dell'Unione Sovietica), il 22 giugno 1941, Serrano Suñer propose la formazione di un corpo volontario, la Division Azul, che si unisse alle truppe tedesche, che combattè sul fronte orientale per tre anni, fino al 1944.
Terminata la guerra, nel luglio 1947 Franco proclamò la restaurazione della monarchia, senza però designare alcun sovrano, per ammansire i monarchici in seno alla Falange, che temevano una deriva troppo autoritaria. Durante la sua dittatura governò come se fosse lui stesso il monarca, indossando l'uniforme di capitano generale (tradizionalmente indossata dai Re di Spagna), vivendo nel Palazzo Reale di El Pardo, facendo affiggere il suo volto su monete e francobolli, e facendo aggiungere ai suoi titoli l'espressione "Per grazia di Dio", tipicamente associata ai sovrani. Franco mise ai margini del suo governo gli ideologi fascisti più radicali, in favore di tecnocrati, molti dei quali membri dell'Opus Dei, che promossero una modernizzazione economica. Nel 1956 introdusse la televisione fondando la RTVE, finanziata direttamente dallo Stato.
Nonostante il franchismo sia stato spesso assimilato al fascismo, quest'ultimo sosteneva la necessità di una rivoluzione per trasformare la società, mentre invece Franco fece esattamente il contrario, ovvero instaurare un governo tradizionalista e conservatore. Sicuramente, entrambi condividevano autoritarismo, nazionalismo e anticomunismo. 
Vista la complicità con l'Asse, la Spagna comunque patì un certo isolamento dalla comunità internazionale e venne esclusa dal Piano Marshall, al contrario delle nazioni che durante il conflitto si erano dichiarate apertamente neutrali. Solo durante la Guerra Fredda, in cerca di alleati anticomunisti, gli Stati Uniti riallacciarono rapporti militari ed economici con Franco con una storica visita in Spagna del Presidente Dwight Eisenhower nel 1953, che culminò con la firma dei Patti di Madrid. Nel 1955 la Spagna venne ammessa nell'ONU e furono costruite basi militari statunitensi in territorio iberico. Papa Pio XII nel 1953 concesse a Franco l'Ordine Supremo del Cristo, massima onorificenza vaticana, per il suo impegno nella lotta al comunismo.
Il primo decennio di dittatura franchista fu caratterizzato da una dura repressione degli oppositori, con la condanna a morte della maggior parte di loro. Tuttavia, all'inizio degli anni cinquanta il governo di Franco divenne meno violento, anche se le organizzazioni sindacali non governative e i movimenti di sinistra, anarchici e separatisti, in particolare quelli baschi e catalani, furono duramente repressi. Il Partito Nazionalista Basco si autoesiliò e nel 1958 creò l'ETA, gruppo armato di tendenze marxiste e separatiste.
Franco promosse una politica di omogeneità culturale, reprimendo duramente le minoranze. I criteri di omogeneità furono stabiliti dallo stesso Franco: il flamenco, ballo di origine andalusa, fu considerato parte di una tradizione nazionale più estesa, mentre altri balli tradizionali, come la sardana catalana, furono proibiti.
Franco promosse l'omogeneità linguistica, proibendo l'uso di lingue regionali come catalano, galiziano e basco in favore del castigliano. Tutti i documenti ufficiali avrebbero dovuto essere redatti esclusivamente in quest'ultima lingua, pena la nullità. L'uso delle lingue locali fu proibito nei luoghi pubblici, nei segnali stradali e nelle insegne dei negozi.
Il cattolicesimo fu proclamato religione di Stato e la Chiesa cattolica godette di numerosi privilegi che le erano stati negati durante il periodo repubblicano. Uno dei requisiti per diventare funzionari pubblici divenne l'essere cattolici e la nomina in alcune posizioni di rilievo comportò la richiesta di un attestato di buona condotta rilasciato da un prete. Tutti i matrimoni civili proclamati durante il periodo repubblicano e non confermati dalla Chiesa cattolica furono annullati, furono aboliti il divorzio e l'aborto e venne vietato l'uso di metodi contraccettivi. Nel 1954 anche omosessualità e prostituzione divennero reati perseguibili penalmente.
Le località rurali venivano pattugliate da squadre della Guardia Civil, la polizia militare, ampiamente utilizzata per mantenere l'ordine pubblico. Le città più popolose erano pattugliate dalla Policia Armada, equipaggiata più pesantemente, che represse duramente rivolte degli studenti universitari negli anni sessanta e settanta.

Francisco Franco morì, dopo un lungo accanimento terapeutico, per le conseguenze del morbo di Parkinson il 20 novembre 1975, a 82 anni. Sepolto per 44 anni nel Valle de Los Caìdos, il 24 ottobre 2019 per ordine del governo la sua salma è stata riesumata. Oggi riposa accanto alla moglie Carmen Polo nel cimitero di Mingorrubio - El Pardo, a nord di Madrid


Il franchismo promosse un'immagine della donna in sintonia con quella cristiana e conservatrice: moglie amorevole e figlia o sorella devota, fedele al marito e legata alla famiglia. La propaganda ufficiale limitò il ruolo della donna a quello di madre che si prende cura del focolare domestico, con lo slogan "niños, hogar, iglesia", che ricalcava lo slogan "Kinder, Küche, Kirche" usato dal regime nazista. Subito dopo l'inizio della dittatura, tutte le leggi di parità tra i sessi promulgate in epoca repubblicana furono abolite: le donne non poterono assumere la carica di giudice o testimoniare nei processi, non poterono assumere cattedre universitarie, avere conti bancari personali e i loro averi dovevano essere amministrati dal padre o dal marito. Tuttavia potevano assumere cariche politiche ed essere deputate alle Cortes, se elette nel partito unico franchista.
Durante la dittatura la Spagna cercò poi di mantenere il controllo sul proprio impero coloniale, senza succcesso. Durante la guerra d'Algeria (1954-1962) Madrid divenne la base principale dell'OAS, francese di estrema destra che combatteva contro l'indipendenza di Algeri. Quando il Marocco, colonia francese, ottenne l'indipendenza nel 1956, la Spagna concesse al nuovo Stato solo una parte di territorio da essa controllato; l'anno dopo il Re Muhammad V invase il Sahara spagnolo durante la guerra di Ifni, annettendo anche il Marocco Meridionale Spagnolo. Nel 1969, infine, anche l'exclave di Ifni fu ceduta allo Stato africano, e nel 1975, dopo le manifestazioni popolari della Marcia verde, il Marocco prese il controllo della totalità del Sahara Occidentale, ex territorio spagnolo. Nel 1968, su pressione della comunità internazionale, Franco concesse infine l'indipendenza alla Guinea Equatoriale, ultima colonia spagnola rimasta, mettendo fine dopo quasi 5 secoli all'impero coloniale di Spagna, nato nel 1492 con la scoperta dell'America.
Sul lato economico, Franco aveva preso il comando di un Paese stremato dalla guerra civile: le infrastrutture erano pesantemente danneggiate, molti lavoratori erano rimasti uccisi e il commercio si era arenato. Per circa un decennio, l'economia si riprese molto lentamente, anche a causa del conflitto mondiale: Franco inizialmente promosse l'autarchia, tagliando fuori la Spagna dai commerci internazionali, con il risultato di una sostanziale stagnazione economica e una crescita esponenziale del mercato nero.
Sull'orlo della bancarotta, e su pressione della comunità internazionale, Franco si aprì infine al libero mercato: nella seconda metà degli Anni '50 si registrò un'accelerazione nella ripresa economica che prese slancio nel 1959, quando le audaci riforme dei tecnocrati nominati al governo da Franco portarono a un boom economico, che terminò nel 1974. Numerose aziende estere aprirono uffici e fabbriche in Spagna, dove gli stipendi e le tasse erano inferiori alla media europea. Compagnie di proprietà dello Stato, come la Seat e la Pegaso, aumentarono la produzione di veicoli. Alla morte di Franco la Spagna era ancora indietro rispetto alle principali potenze economiche europee, ma il reddito pro capite si era notevolmente avvicinato.
Man mano che entrava nella vecchiaia, Franco decise di nominare un "principe ereditario" che gli succedesse alla sua morte, ripristinando la monarchia. Il suo partito era diviso in due fazioni. La prima, detta alfonsista, voleva il ritorno dei Borbone: l'ultimo Re Alfonso XIII era morto di angina pectoris in esilio a Roma nel 1941, a soli 54 anni e un mese dopo aver rinunciato ai propri diritti sul trono di Spagna. Il suo primogenito Alfonso era già morto nel 1938 per un incidente stradale a Miami a soli 31 anni, dopo aver rinunciato a sua volta ai propri diritti per sposare una donna cubana non nobile. Il fratello minore Giacomo, sordo fin da bambino per mastoidite, aveva anch'egli rinunciato alle proprie pretese per diventare pretendente al trono di Francia. Visto che anche l'ultimogenito Gonzalo era morto in un incidente d'auto in Germania nel 1934, a soli 19 anni, il ramo Borbone era rappresentato solamente dal principe Giovanni, esule a Roma ma malvisto da Franco perché troppo liberale. C'erano poi i carlisti, nati nel '700, che rivendicavano la legittimità reale del ramo di Borbone-Parma, rappresentato Carlo Ugo e Sisto Enrico di Borbone-Parma, tra loro rivali.
Per evitare una guerra di successione dopo la sua morte, Franco nel 1963 offrì la corona di Spagna, alla sua morte, alla famiglia Asburgo, che aveva regnato dal 1556 al 1700, durante l'era del massimo splendore del Paese. Ottone d'Asburgo, figlio dell'ultimo Imperatore d'Austria Carlo I, tuttavia a sorpresa rifiutò, sostenendo che la sua famiglia sarebbe stato malvista in quanto tedesca. Nel 1969, per dirimere la questione, Franco decise di ignorare qualunque legge dinastica e nominare erede al trono il principe 31enne Juan Carlos di Borbone, figlio di Giovanni di Borbone e nipote dell’ultimo Re Alfonso XIII, scavalcando sia il padre che la fazione carlista. Quando Juan Carlos accettò, il padre Giovanni ruppe ogni rapporto con lui fino al 1977, due anni dopo la morte di Franco, quando rinunciò a ogni pretesa e riconobbe il figlio come Re.
Il 9 giugno 1973, superati gli 80 anni, Franco decise di lasciare la carica di Presidente del Governo all'ammiraglio Luis Carrero Blanco, che però fu ucciso in un attentato del gruppo terroristico indipendentista basco ETA il 20 dicembre, dopo appena 6 mesi; al suo posto, Franco nominò Carlos Arias Navarro. Il 19 giugno 1974 scelse 
trasferì a Juan Carlos le funzioni di Capo di Stato nel caso in cui fosse stato impossibilitato a svolgere le proprie funzioni istituzionali, di cui sempre più si disinteressava, preferendo trascorrere il tempo sul suo yacht Azor, giocando a golf o seguendo le partite di calcio. Tuttavia, nel 1975, a 82 anni, a seguito di debolezze e tremori che duravano da mesi, dopo averlo convinto a sottoporsi a esami medici approfonditi, gli venne diagnosticata la malattia di Parkinson. L'ultima apparizione pubblica di Franco avvenne il 1º ottobre 1975, quando, visibilmente sofferente e debolissimo, tenne un discorso dal balcone del Palazzo Reale in occasione di una manifestazione a sostegno del regime.
Il 15 ottobre Franco subì un attacco di cuore, dal quale si riprese, ma ulteriori crisi cardiache si succedettero il 22 e il 24 ottobre. Temendo che la sua morte potesse causare una crisi di governo e portare al potere esponenti non allineati con il regime, Arias Navarro decise di fare il possibile per fare sopravvivere Franco almeno per un mese, fino al 26 novembre, data nella quale avrebbe dovuto rinnovare il mandato delle cariche ritenute strategiche per influenzare l'elezione del futuro premier.
Venne quindi allestito un ospedale di fortuna allestito presso il Palazzo del Pardo prima di venir trasferito in una clinica di Madrid, dando inizio a uno strenuo accanimento terapeutico, che ne rese l'agonia lunga e dolorosa. Per rallentarne le funzioni vitali la temperatura corporea gli venne abbassata a 33°; all'inizio di novembre un'ulcera peptica gli causò un'emorragia allo stomaco, a seguito della quale i due terzi dell'organo gli vennero asportati chirurgicamente e venne dializzato. Una seconda operazione all'apparato digerente gli causò una peritonite acuta, con susseguente insufficienza multipla ad altri organi; una terza operazione non risolse alcunché, tanto che il suo responsabile sanitario, il chirurgo Manuel Hidalgo Huerta, si rifiutò di intervenire ulteriormente e cercò di convincere la famiglia e il governo a lasciarlo morire. Dopo 3 giorni di trattative, tutti presero atto dell'irrecuperabilità della situazione e la sera del 19 novembre le macchine che lo tenevano in vita vennero staccate. Franco morì nelle prime ore del 20 novembre 1975, all'età di 82 anni.
L'annuncio ufficiale del decesso venne dato alle 4:30 del mattino tramite un telegramma alla tv di Stato; poco dopo il premier Carlos Arias Navarro diede la notizia in un discorso in diretta radiotelevisiva, dichiarando 30 giorni di lutto nazionale. La salma di Franco venne trasferita nel Palazzo Reale di Madrid, dove gli resero omaggio tra 300 e 500mila persone. Al suo funerale parteciparono solo tre capi di Stato: il principe Ranieri III di Monaco, il Re Ḥusayn di Giordania e Augusto Pinochet, che in quell'occasione definì Franco uno dei suoi modelli ispiratori. Il nuovo Re Juan Carlos e il premier Arias Navarro, di seppellire il dittatore nella Valle de los Caídos, da lui voluta.
Tra mille polemiche, la salma di Franco rimase nella Valle per 44 anni, nonostante molti governi avessero provato a rimuoverla. Solo dopo la morte di Carmen, unica figlia di Franco, avvenuta a 91 anni a dicembre 2017, il governo di Pedro Sánchez si mosse per l'esumazione del dittatore, approvando un progetto di legge che riconosceva solo ai caduti della guerra civile la possibilità di essere sepolti nella Valle, disponendo quindi implicitamente il trasferimento della salma del Caudillo e dando alla famiglia di Franco 15 giorni di tempo per decidere un nuovo luogo di sepoltura.
I 7 nipoti del dittatore proposero quindi, di comune accordo, la cattedrale dell'Almudena di Madrid, dove era appena stata sepolta Carmen, in una tomba di famiglia appositamente voluta da Franco. Sànchez immediatamente rifiutò e il governo decise quindi autonomamente come destinazione il cimitero di Mingorrubio-El Pardo, alla periferia nord di Madrid, in un'altra cappella privata di famiglia dove riposavano le spoglie della moglie Carmen Polo, morta nel 1988 a 88 anni. Previa approvazione, da parte del Congresso dei Deputati, di un apposito decreto legge, il 24 ottobre 2019 la salma di Franco lasciò la Valle e venne infine ritumulata a Madrid.

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