Passa ai contenuti principali

75° - Fondazione della Repubblica Popolare Cinese

Uno degli Stati più grandi del mondo, culla di una millenaria tradizione e oggi gigante geopolitico e seconda economia globale. Dopo la vittoria nella guerra civile, il 1º ottobre 1949 a Pechino le forze comuniste guidate da Mao Tse-Tung proclamano ufficialmente la nascita della Repubblica Popolare Cinese.

Mao Zedong, che il 1° ottobre 1949 proclamò la nascita della Repubblica Popolare Cinese, era diventato il leader del Partito Comunista ai tempi della guerra civile, in cui fu l'ideatore della celebre Lunga Marcia. Resterà alla guida del Paese per 27 anni: morirà il 9 settembre 1976, a 82 anni

Per la Cina la prima metà del Novecento fu uno dei periodi più travagliati della propria storia. Il secolo si era infatti aperto con il crollo di un impero millenario, nato nel 212 a.C. La rivolta di Wuchang, iniziata il 10 ottobre 1911 e guidata da Sun Yat-sen, prese il via per il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione ma prese quasi subito come obiettivo finale il rovesciamento della dinastia Qing, che governava la Cina dal 1636.
Le rivolte si erano presto diffuse in tutto il Paese, con la secessione di numerose province. Sun Yat-Sen propose a
l generale Yuan Shikai, Primo Ministro, la carica di Presidente della futura repubblica se avesse appoggiato la rivoluzione con l'esercito. Il 1º gennaio 1912 venne quindi proclamata la Repubblica da parte dei delegati di 16 assemblee provinciali riunitesi a Nanchino, con Sun Yat-sen Presidente provvisorio, che però ben presto, come da accordi, rinunciò in favore di Yuan Shikai. Il 12 febbraio del 1912 venne infine deliberata l'abdicazione dell'ultimo imperatore Pu Yi, un bambino di appena 6 anni, in cambio di un'indennità e il privilegio di poter continuare a vivere nella Città Proibita.
Alla caduta della monarchia, le province periferiche del Tibet e dello Xinjiang si erano rese autonome, così come la Mongolia. Rimasero inoltre alcuni territori dominati da dinastie locali e indipendenti, i Resti dell'Impero del Grande Qing. 
Uno dei primi impegni della neonata Repubblica la Prima Guerra Mondiale, dove si schierò con la Triplice Intesa. Nonostante avesse proclamato inizialmente la propria neutralità, infatti, nell'agosto 1914 l'Impero Giapponese aveva attaccato la provincia dello Shandong, che di fatto era sotto controllo coloniale tedesco. 
Il Giappone aveva presentato al debole governo cinese le "21 richieste", nelle quali si imponeva il riconoscimento degli interessi giapponesi su larghe parti del territorio cinese, nonché la partecipazione di consiglieri giapponesi nella pubblica amministrazione, cosa che avrebbe di fatto trasformato l'intera Cina in un protettorato giapponese. Ciò suscitò un'ondata di indignazione nella popolazione cinese, ma il Governo di Yuan Shikai non poté che accettare.
Dopo la morte di Yuan nel giugno 1916 si aprì un periodo caotico, in cui numerosi "signori della guerra", ossia personaggi legati agli ambienti militari, iniziarono feroci guerre per contendersi le massime cariche della Repubblica. 
Molti "signori della guerra" erano favorevoli all'ingresso della Cina nella Grande Guerra per riprendersi lo Shandong, occupato però da giapponesi e tedeschi, Paesi che erano su due sponde opposte nel conflitto. Nell'aprile del 1917 il nuovo Primo Ministro Duan Qirui dichiarò guerra alla Germania, schierandosi quindi con l'Intesa al fianco del nemico storico giapponese, nonostante le critiche di Sun Yat-Sen.
Nel luglio del 1917 si verificò quindi un breve tentativo da parte del generale monarchico Zhang Xun di riportare sul trono l'imperatore Pu Yi, ma la cosiddetta Restaurazione Manciù durò appena 11 giorni, travolta dall'attacco degli altri "signori della guerra", tra cui iniziarono ben presto una miriade di conflitti locali. 
Intanto nello stesso 1917 a Canton venne fondato un Governo dissidente da parte di Sun Yat-Sen, alla testa del Movimento di Protezione della Costituzione con l'obiettivo di sconfiggere tutti i signori della guerra nel nord del Paese. 
Questa complicata situazione interna rese secondario l'apporto militare della Cina alla Grande Guerra: la Conferenza di Versailles del 1919, infatti, assegnò lo Shandong al Giappone, che promise in futuro di restituirlo alla Cina.
Nacque quindi il 
Movimento del 4 Maggio 1919, costituito in maggioranza da giovani e studenti, che protestavano per le decisioni prese alla Conferenza di Versailles. Il 10 ottobre dello stesso anno, Sun Yat-Sen rifondò il Partito Comunista Cinese (Pcc) con il determinante sostegno della neonata Unione Sovietica, mentre il 1º luglio del 1921 veniva fondato a Shanghai il Partito Nazionalista Cinese, che incitò a una forte mobilitazione da parte delle masse urbane, in particolare degli operai e delle organizzazioni sindacali, con frequenti scioperi e manifestazioni popolari.
Con l'obiettivo di rovesciare il governo di Pechino e riunificare la Cina, nel 1924 i nazionalisti strinsero un'alleanza col Pcc, che insieme formarono il Fronte Unito. Nei piani di Sun da Canton, base dei rivoluzionari, sarebbe dovuta partire una spedizione verso Nord: per farlo però occorreva creare un esercito efficace. Grazie all'appoggio dell'URSS, che inviò armi, finanziamenti e consiglieri militari, venne fondata l'Accademia militare di Huangpu, al cui comando venne posto Chiang Kai-Shek, capo dei nazionalisti. Tuttavia, nell'autunno del 1924 si aprì l'ipotesi di mediazione diplomatica coi signori della guerra e il Fronte Unito venne invitato a partecipare ad una Conferenza per la riunificazione nazionale che non portò alcun frutto.
Alla morte di Sun Yat-sen, avvenuta a Pechino il 12 marzo del 1925, 
il Partito Comunista diede ulteriore impulso alle manifestazioni di piazza fondando il Movimento del 30 Maggio; scioperi e proteste si susseguirono in tutta la Cina meridionale in maniera sempre più intensa e violenta. 

Pu-Yi, ultimo Imperatore della Cina, aveva appena 2 anni quando salì sul trono imperiale, venendone deposto nel 1912 a 6. Tornerà Imperatore per 12 giorni nel 1917, a 11 anni, e per 11 regnerà sullo Stato fantoccio giapponese del Manciukuò. Anche dopo l'ascesa del Pcc rimase a vivere a Pechino, dove morì il 17 ottobre 1967, a 61 anni, senza figli, estinguendo così la Dinastia Qing e la bimillenaria storia imperiale della Cina

Il 1º luglio 1926 Chiang Kai-Shek diede avvio alla Spedizione del Nord contro i signori della guerra. Dopo una prima fase di successi, emersero dei seri contrasti all'interno del Fronte Unito: da una parte i comunisti e i sostenitori del Fronte, appoggiati dei sovietici, si erano installati a Wuhan; dall'altra parte Chiang Kai-Shek e i suoi i fedeli avevano la propria base a Nanchino. Le divergenze apparvero insanabili, al punto che che Chiang mosse autonomamente verso Shanghai. Tra l'11 e il 12 aprile le sedi dei sindacati furono attaccate dalle truppe di Chiang Kai-Shek, il Massacro di Shanghai, portando a una repressione contro le forze di sinistra in tutta la Cina e alla dissoluzione di fatto del Fronte Unito. I comunisti furono costretti alla clandestinità, mentre Chiang marciò verso Pechino travolgendo i signori della guerra e insediando un nuovo governo a Nanchino il 10 ottobre 1928.
I nazionalisti, ora al potere, dovevano affrontare molti gravi problemi: il ripristino dell'assetto istituzionale, la questione comunista, i problemi economici e sociali, la riaffermazione della Cina sul panorama internazionale. Il governo dei nazionalisti fu caratterizzato da una forte centralizzazione, soprattutto nelle mani di Chiang Kai-shek, che arrivò a cumulare le più importanti cariche del partito e dello Stato, oltre dell'esercito di cui era comandante in capo. Vennero condotte altre campagne militari contro i signori della guerra rimasti, ma al 1935 Nanchino controllava solo 11 delle 18 province cinesi.
Anche l'espansionismo giapponese continuava a minacciare la Repubblica. Il 18 settembre 1931, sfruttando la debolezza interna della Cina, alcuni reparti dell'esercito giapponese fecero saltare in aria la ferrovia di Mukden dando la colpa ai cinesi e creando il pretesto per l'invasione della Manciuria, dove venne instaurato lo stato fantoccio del Manciukuò, al cui vertice venne issato simbolicamente il deposto imperatore Pu-Yi.
Nonostante la resistenza cinese, tra il 1933 e il 1935 l'espansione giapponese proseguì in maniera incontrastata: il governo cinese fu costretto a firmare il penalizzante Armistizio di Tanggu, con cui la Cina riconobbe il Manciukuò e costituì sul proprio territorio un'ampia area demilitarizzata, ma diede la possibilità a Chiang Kai-Shek di concentrare le proprie forze sulla lotta contro i comunisti.
Il Pcc, infatti, acquisiva sempre maggiore influenza e risorse, visto lo sviluppo dei movimenti sindacali operai e contadini, che erano in condizioni estremamente difficili in seguito alla repressione del Kuomintang. Una prima insurrezione lanciata nel settembre 1927, la Rivolta del raccolto autunnale, si risolse però in un pieno fallimento. Il Pcc arrivò ben presto a strutturarsi sul modello del Partito Comunista Sovietico e a formare un esercito, che infatti prese il nome di Armata Rossa.
Nel novembre 1931 venne addirittura fondata la Repubblica Sovietica Cinese, vero e proprio anti Stato con un proprio sistema di governo e leggi autonome.  In risposta, i nazionalisti decisero di lanciare delle Campagne di sterminio e annientamento verso le basi rurali del Pcc: la prima partì proprio nel 1930, l'ultima nel 1933/1934, per un totale di 5 campagne, di cui solo l'ultima ebbe successo, costringendo alla fuga i comunisti che, accerchiati, scelsero di aggirare il nemico e trasferirsi nella Cina settentrionale. Il cammino è passato alla storia come la Lunga Marcia: l'esercito comunista, composto da 300mila uomini, impiegò un anno esatto (370 giorni, dal 16 ottobre 1934 al 22 ottobre 1935) per arrivare nello Shaanxi, percorrendo circa 12mila km tra altopiani aridi, montagne prive di strade, cime innevate e fiumi imponenti, il tutto continuando a combattere per aprirsi la strada. Fu un giovane comandante, Mao Zedong, ad assumere il comando dell'esercito, trasformando la fuga in una marcia d'attacco contro il Giappone, che stava invadendo la Cina dalla Corea e dalla Manciuria e facendo base nello Shaanxi, una provincia semidesertica a ridosso del Fiume Azzurro.
Dal 1936 la città di Yan'an divenne il quartier generale del Pcc, dove i comunisti si fermarono per potersi riorganizzare, stretti come erano tra l'esercito nazionalista e la minaccia giapponese. Mao scelse di avviare negoziati con il governo di Nanchino per una nuova alleanza antinipponica, considerata più urgente.

Chiang Kai-Shek fu il successore di Sun Yat-Sen alla guida del Kuomintang, il partito nazionalista cinese. È stato a capo dello Stato cinese dal 1928 al 1949, quando venne sconfitto da Mao Zedong e costretto a rifugiarsi sull'isola di Taiwan, dove proseguì il regime autoritario inaugurato in Cina. Muore a Taipei il 5 aprile 1975, a 87 anni

Il 12 dicembre 1936, tuttavia, nuovo colpo di scena: Chiang Kai-shek viene rapito dal suo generale Zhang Xueliang, nel cosiddetto Incidente di Xi'an. Zhang voleva che il generalissimo cessasse la guerra civile e si impegnasse totalmente contro il Giappone. Dopo 14 giorni Chiang venne rilasciato e vennero intavolate trattative tra nazionalisti e comunisti, che sfociarono nella creazione di un secondo Fronte Unito.
Infatti, proprio durante i negoziati a Nanchino, il Giappone riaprì le ostilità contro la Cina senza alcuna dichiarazione formale di guerra. Un piccolo incidente tra i due eserciti, avvenuto presso il ponte di Marco Polo, nei pressi di Pechino, il 7 luglio 1937 spinse i giapponesi a un'invasione senza alcun preavviso: a luglio Pechino e Tianjin erano cadute, seguite a novembre da Shanghai. Il governo nazionalista scelse di abbandonare Nanchino e trasferirsi a Chongqing, nell'interno: la capitale cadde senza difficoltà a dicembre 1937 e venne devastata con stupri di massa e omicidi. Il massacro di Nanchino è ancora oggi uno dei più grandi crimini di guerra mai commessi.
Alla fine del 1938 il Giappone controllava gran parte dei centri industrializzati e dei principali nodi ferroviari cinesi; tuttavia, la guerra in questo periodo entrò in una fase di stallo. Nei territori occupati vennero quindi insediati alcuni governi collaborazionisti. Il particolare, il 30 marzo 1940 venne stabilito a Nanchino il Governo Nazionale Riorganizzato della Repubblica di Cina con a capo Wang Jingwei, già membro di spicco del Partito nazionalista e per questo ritenuto dai giapponesi una figura autorevole, capace di porsi in alternativa a Chiang Kai-shek. Durerà fino al 1944, quando Wang morì.
Tuttavia i rapporti interni al Secondo Fronte Unito stavano peggiorando: nel 1940, mentre l'esercito comunista lanciava la più grossa offensiva contro i giapponesi, a sud i "rossi" vennero accerchiati e attaccati dalle truppe nazionaliste, l'Incidente dell'Anhui Meridionale pose fine definitivamente alla collaborazione tra Kuomintang e Pcc.
La svolta arrivò nel 1942, con l'entrata degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale e l'inizio della Campagna del Pacifico: le offensive giapponesi vennero arrestate, mentre la Cina, che nel 1941 aveva dichiarato guerra alla Germania nazista, cercava di accreditarsi presso le principali potenze europee nella Seconda Guerra Mondiale, anche con la partecipazione di Chiang Kai-Shek alla Conferenza del Cairo. Il Presidente statunitense Roosevelt sostenne le rivendicazioni della Cina, sostenendo lo sviluppo del Paese nell'ottica di farlo diventare la quarta potenza mondiale, alleato del blocco occidentale e potenziale rivale dell'URSS in Asia a guerra finita. 
Dopo il conflitto, infatti, la Cina si ritrovò fra le potenze vincitrici, ottenendo addirittura un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Grazie all'aiuto degli Stati Uniti, Chiang Kai-Shek riprese il controllo del Paese, mettendo fine all'occupazione del Giappone, e si dedicò a regolare i conti una volta per tutte con i comunisti, che controllavano ancora vasti territori nella Cina centrale e settentrionale. 
Per riunificare e ricostruire il Paese venne avviato un negoziato tra Pcc e Kuomintang mediato dagli Stati Uniti, nella persona del diplomatico Patrick Jay Hurley, da novembre 1945 sostituito dal generale George Marshall. Venne quindi stilato un accordo di massima, poi a gennaio 1946 fu stabilito un cessate il fuoco e convocata una Conferenza composta da 38 delegati comunisti, nazionalisti e di altri partiti. Nonostante ciò le trattative andarono incontro ad un fallimento: nessuno dei due partiti era disposto a governare con l'altro, trascinando il Paese in una nuova guerra civile.
L'esercito nazionalista, finanziato dagli Stati Uniti, era più numeroso e meglio equipaggiato e nel 1947 colse alcuni successi, ma a partire dal 1948 l'avanzata dell'Esercito Popolare di Liberazione divenne sempre più inarrestabile. Pechino venne presa il 31 gennaio, seguita da Nanchino, Wuhan, Shanghai, Canton e Chongqing.
Il 1º ottobre 1949 Mao Zedong proclamò ufficialmente da Pechino la nascita della Repubblica Popolare Cinese, sancendo la definitiva vittoria dei comunisti. I nazionalisti, guidati da Chiang Kai-Shek, fuggirono quindi dalla Cina continentale rifugiandosi sull'isola di Taiwan.
Il nuovo governo, guidato da Mao Zedong, riunificò il territorio e diede una struttura economica di tipo socialista al Paese, con la nazionalizzazione delle industrie, la creazione delle comuni e la redistribuzione delle terre dei latifondisti ai contadini attraverso iniziative politiche ed economiche che costarono la vita a milioni di persone.
La linea economica di Mao inizialmente seguì il modello sovietico ma poi tentò un percorso alternativo che porterà al disastro del "grande balzo in avanti"dal 1958 al 1961 il governo mobilitò l'enorme popolazione cinese per riformare rapidamente il Paese, trasformando il sistema economico da agricolo a moderno e industrializzato. In realtà, sarà la principale causa di una gravissima carestia (1959/1961), durante la quale morirono tra i 15 e i 55 milioni di persone, a cui si aggiunsero le vittime di torture ed esecuzioni sommarie e la distruzione di più del 30% delle case del Paese.
Ogni movimento di protesta venne represso e oppositori di ogni tipo vennero mandati in campi di lavoro simili ai gulag sovietici. Dopo il fallimento sul fronte economico, nel 1966 Mao lancerà la Rivoluzione Culturale per riprendere il comando effettivo del partito e dello Stato, mobilitando i giovani per estromettere a loro volta i dirigenti, sia nazionali sia locali, che lo avevano emarginato, epurando tutti coloro che si opponevano all'applicazione ortodossa del pensiero marxista/leninista. Il numero stimato di morti durante la Rivoluzione Culturale varia da centinaia di migliaia a 20 milioni, con esecuzioni avvenute con i metodi più brutali (come decapitazione, pestaggio, sepoltura da vivi, lapidazione, annegamento e sventramento). 
A partire dall'Agosto Rosso di Pechino nel 1966 iniziano massacri in tutta la Cina continentale, come il massacro del Guangxi (100/150 mila morti, in cui è stato documentato anche il più vasto caso di cannibalismo umano su larga scala, con almeno 421 vittime). Allo stesso tempo, le Guardie Rosse iniziarono a distruggere i Quattro Vecchi (vecchie idee, vecchia cultura, vecchie abitudini e vecchie usanze) e i membri delle Cinque Categorie Nere (proprietari terrieri, contadini ricchi, controrivoluzionari, persone di destra e "cattivi elementi") vennero ferocemente perseguitati. Il crollo della diga di Banqiao e di 62 altre dighe vicine, iniziato nel 1975 dopo il tifone Nina e completato dall'esercito, fu uno dei più grandi disastri tecnologici della storia, uccidendo 171.000 persone.
Mao Zedong morirà il 9 settembre 1976 a 82 anni per una crisi respiratoria dopo 27 anni al potere. Iniziò quindi un'aspra lotta per il potere in Cina, che vide contrapposti la Banda dei Quattro, tra cui la vedova del Presidente, che voleva proseguire la politica di mobilitazione delle masse rivoluzionarie, i restaurazionisti guidati da Hua Guofeng, che sostenevano il ritorno a una pianificazione centralizzata in stile sovietico, e i riformatori, guidati da Deng Xiaoping, che volevano una revisione dell'economia cinese, basata su politiche pragmatiche. Dopo l'arresto della Banda dei Quattro Hua divenne premier e guida del Partito Comunista Cinese), ma nel 1981 l'ala riformista prese il potere nel Partito e dovette lasciar spazio a Deng Xiaoping, che introdusse riforme in stile capitalista che si sono rivelate di ampio successo, che portarono la Cina al più alto tasso di crescita economica del mondo nei successivi due decenni.

Commenti

Post popolari in questo blog

Innocenzo XIII, un pontificato troppo breve per essere efficace

Fu Papa per nemmeno 3 anni, un pontificato troppo breve per essere efficace dopo il ventennio del suo predecessore. Il 7 marzo 1724  moriva Papa Michelangelo Conti , che scelse il nome di Innocenzo XIII . Innocenzo XIII, nato Michelangelo Conti, è stato il 244° Papa, successore di Clemente XI. Eletto Papa l'8 maggio 1721, già anziano, il suo pontificato non arrivò a durare 3 anni: morì il 7 marzo 1724, a 68 anni Michelangelo Conti nacque a Poli, su un'altura dei Monti Prenestini laziali, il 13 maggio 1655. Figlio di Carlo dei Conti di Segni, era discendente da una nobile famiglia che aveva già dato un Papa alla Chiesa, cinquecento anni prima: Lotario dei Conti di Segni , eletto nel 1198 con il nome di Innocenzo III . Dopo gli studi al Collegio dei Gesuiti a Roma e una laurea in legge all'Università La Sapienza, a 25 anni venne ordinato sacerdote ed entrò nella corte pontificia. Il suo primo incarico fu inviato speciale di Papa Alessandro VIII a Venezia per la consegna di

800 ° - Approvazione della Regola Francescana

Uno dei più antichi e famosi Ordini mendicanti della Chiesa, fondato da un Santo divenuto icona della povertà. Il 29 novembre 1223 Papa Onorio III approvava la Regola dell' Ordine dei Frati Minori , fondati da San Francesco d'Assisi nel 1209, oggi divisi nelle tre famiglie indipendenti di francescani, cappuccini e conventuali.  San Francesco d'Assisi è il fondatore non solo dell'Ordine dei Frati Minori, la cui regola venne approvata da Onorio III il 29 dicembre 1223, ma di un'intera spiritualità. Canonizzato a tempo di record nel 1228, a soli due anni dalla morte, dal 1939 è patrono d'Italia La storia dell'Ordine è naturalmente intrecciata con quella di San Francesco , uno dei Santi più celebri e influenti della storia della Chiesa. Nato nel 1181 ad Assisi , figlio del ricco mercante Pietro da Bernardone, ad appena vent'anni venne imprigionato per un anno a Perugia dopo una battaglia che la contrappose ad Assisi. Durante questo periodo e la successiva

Benedetto XIII, l'ultimo Papa del Sud Italia

Originario di Gravina di Puglia, è stato l'ultimo Papa proveniente dal Sud Italia. Il 29 maggio 1724 veniva eletto Papa Benedetto XIII , al secolo P ietro Francesco (in religione Vincenzo Maria ) Orsini , domenicano, 245º Papa per 6 anni, fino alla morte, avvenuta il 21 febbraio 1730, a 81 anni. Vincenzo Maria Orsini (al secolo Pietro Francesco) è stato eletto 245° Papa il 29 maggio 1724, a 75 anni. Sedette sul trono pontificio per quasi 6 anni, fino alla morte, avvenuta il 21 febbraio 1730, a 81 anni Pietro Francesco Orsini di Gravina nacque il 2 febbraio 1649 a Gravina in Puglia da Ferdinando III Orsini, XI duca di Gravina, e da sua moglie, Giovanna Frangipane della Tolfa di Toritto. Fu il figlio primogenito della coppia, che ebbe altri cinque figli. La famiglia Orsini , tuttora esistente, è tra le più antiche casate d'Italia e d'Europa, legata a doppio filo alla città di Roma, allo Stato Pontificio e al Regno di Napoli. Prima di Benedetto XIII, infatti, la famiglia av