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Garofani, canzoni e la fine di una dittatura

Un colpo di Stato militare incruento, che pose fine a un regime dittatoriale durato oltre 40 anni. Il 25 aprile 1974 con la Rivoluzione dei Garofani in Portogallo crolla l'Estado Novo instaurato da António Salazar nel 1933 e viene avviata (con fatica) la transizione del Paese verso la democrazia.

Il 25 aprile 1974 la Rivoluzione dei Garofani, colpo di Stato incruento, mette fine alla dittatura in Portogallo, iniziata nel 1926 e rafforzata nel 1932 dall'Estado Novo di Antònio Salazar. Vennero deposti tutti gli organi dello Stato, guidato da Marcello Caetano, successore di Salazar

La Prima Repubblica portoghese, costituita nel 1910 dopo la fine della monarchia dei Braganza, ebbe vita molto breve e instabile, con 8 Presidenti della Repubblica e 38 Primi ministri nel giro di 16 anni. Il 28 maggio 1926 il generale Manuel Gomes da Costa iniziò una marcia militare su Lisbona partendo dalla città di Braga, sostenuto dal popolo e dalla classe operaia. Tutte le unità militari del paese ed i capi della polizia di Lisbona dichiararono il proprio sostegno al colpo di Stato, mentre il primo ministro Antonio Maria da Silva diede le dimissioni, seguito dal Presidente della Repubblica Bernardino Machado. Con il sostegno della stragrande maggioranza del popolo e delle classi sociali, nel giugno 1926 il Parlamento venne sciolto definitivamente e si instaurò una dittatura militare.
La cosiddetta Dittatura Nazionale era inizialmente guidata dal promotore del golpe, il generale Manuel Gomes da Costa, ma anch'essa si mostrò inizialmente instabile, in quanto non aveva ancora un vero e proprio progetto politico. Presidente del Consiglio e della Repubblica divenne pochi mesi dopo il generale António Óscar Carmona, che nel 1928 restò solo Presidente della Repubblica, sostituito come capo del Governo dal generale José Vicente de Freitas.
Nel 1928 i generali nominarono Ministro delle Finanze l'economista António de Oliveira Salazar che negli anni seguenti riuscì a portare in pareggio il bilancio portoghese e a stabilizzare la situazione finanziaria del Paese, cosa che innalzò il livello di stima e fiducia nei confronti della dittatura da poco affermatasi da parte del popolo. Nel 1932 Salazar venne nominato Presidente del Consiglio e introdusse una nuova Costituzione, che gli diede i pieni poteri ed il controllo totale dello Stato. Era l'inizio del cosiddetto Estado Novo, regime autoritario a partito unico, l'Unione Nazionale, chiaramente ispirato al fascismo italiano (come Mussolini, infatti, non fu mai capo di Stato). Il generale António Óscar Carmona rimase comunque Presidente della repubblica fino al 1951.
L'Estado Novo è stato uno dei regimi autoritari più longevi in Europa nel XX secolo. Contrario a comunismo, socialismo, sindacalismo, anarchismo, liberalismo e anticolonialismo, era conservatore, corporatista e nazionalista, difendendo il cattolicesimo tradizionale del Portogallo. La sua politica prevedeva la perpetuazione del Portogallo come nazione pluricontinentale sotto la dottrina del lusotropicalismo, con Angola, Mozambico ed altri territori portoghesi come estensioni del Portogallo stesso, fonte di civiltà e stabilità per le società d'oltremare nei possedimenti africani e asiatici. Sotto l'Estado Novo, il Portogallo cercò infatti di perpetuare il suo impero coloniale, al contrario delle altre ex potenze che avevano in generale aderito alle richieste globali di autodeterminazione e indipendenza delle loro colonie.
Il supporto alla repressione del regime fu la polizia politica segreta, creata nel 1933, la PIDE (Polícia Internacional e de Defesa do Estado), che sopravviverà alla morte dello stesso Salazar con il nome di DGS (Direcção General de Segurança).
Durante la guerra civile spagnola (1936 - 1939) il Portogallo di Salazar esibì una neutralità di facciata, ma sostenne attivamente le forze nazionaliste di Francisco Franco, permettendo il passaggio di materiale bellico e promuovendo l'invio tra i volontari internazionali, dei "viriatos" a sostegno di Franco.
Nel 1936 Salazar assunse anche la carica di ministro degli Esteri, che mantenne durante il corso di tutta la seconda guerra mondiale, improntando l'incarico all'imperativo della neutralità. Nel marzo 1939 in questa veste siglò il Patto Iberico, un accordo di non aggressione con la Spagna, unico Paese confinante, poi ampliato nel 1948 e nel 1958.
Dopo la guerra il Portogallo di Salazar si aprì anche alla comunità internazionale, entrando a far parte delle Nazioni Unite nel 1955 e diventando membro fondatore della Nato (1949), dell'Ocse (1961) e dell'Efta (1960).
Nel 1968 fu colpito da un ictus cerebrale invalidante, conseguenza postuma di un banale incidente domestico, una caduta da una sedia. Dovette quindi abbandonare il potere, sostituito da Marcello Caetano. Inizialmente in coma, resta non verificata la storia secondo cui, al suo risveglio e fino alla morte, nessuno osò annunciargli che non era più il Presidente del Consiglio. Salazar morirà poco dopo, il 27 luglio 1970, a 81 anni.

Antonio de Oliveira Salazar, economista, nel 1928 divenne ministro delle Finanze della dittatura portoghese. Nel 1932 venne nominato Primo Ministro e instaurò l'Estado Novo, una dittatura fascista che durò per 42 anni, sopravvissuta di poco anche alla sua morte, avvenuta il 27 luglio 1970 a 81 anni per le conseguenze di un ictus


Caetano, successore di Salazar, continuò a puntare sull'integrazione economica con l'Europa e un livello più elevato di liberalizzazione economica nel Paese, raggiungendo la firma di un importante accordo di libero scambio con la Comunità Economica Europea (CEE) nel 1972. Durante il regime di Salazar il Portogallo vide il suo Pil pro capite aumentare a un tasso medio annuo del 5,7% ma, nonostante questo, alla caduta dell'Estado Novo il Portogallo aveva ancora il reddito pro capite più basso e il tasso di alfabetizzazione più basso dell'Europa occidentale.
Il regime inizialmente sopravvisse al suo fondatore. Alla morte di Salazar José Veiga Simão, rettore dell'Università di Lourenço Marques (oggi Maputo, in Mozambico, allora colonia portoghese), divenne ministro dell'Istruzione e lanciò una "Legge fondamentale dell'educazione", che mirava a democratizzare l'istruzione in Portogallo, e un decreto che creerà le Università Nova de Lisboa, di Aveiro e del Minho, l'Instituto Universitário de Évora, diverse scuole politecniche e scuole superiori.
L'Estado Novo, tuttavia, intraprese ben presto una strada sempre più declinante. Dopo che l'India ottenne l'indipendenza nel 1947 sotto il governo di Attlee, i residenti filo-indiani del territorio portoghese d'oltremare di Dadra e Nagar Haveli, con il sostegno del governo indiano e con l'aiuto delle organizzazioni filo-indipendenza, avevano liberato il territorio dal dominio portoghese nel 1954. Nel 1961, invece, l'annessione del Forte di São João Baptista de Ajudá da parte della Repubblica del Dahomey (l'attuale Benin) fu l'inizio di un processo che portò allo scioglimento definitivo del secolare Impero portoghese. Nel dicembre di quello stesso 1961 il Portogallo si rifiutò di cedere i territori di Goa, Daman e Diu all'India che, di conseguenza, attaccò e vinse con facilità la limitata guarnigione difensiva portoghese, mettendo fine al dominio portoghese in India.
I movimenti indipendentisti attivi in Angola, Mozambico e Guinea erano sostenuti sia dagli Stati Uniti sia dall'Unione Sovietica, che volevano entrambi porre fine a tutti gli imperi coloniali ed espandere le proprie sfere di influenza. Le guerre coloniali, inoltre, erano
 impopolari e costose, isolavano diplomaticamente il Portogallo e mettevano in cattiva luce il Governo. I vari conflitti costrinsero i governi Salazar prima e Caetano poi a destinare una quota sempre maggiore del bilancio per le spese militari e il Portogallo si trovò ben presto sempre più isolato dal resto del mondo. Migliaia di giovani portoghesi iniziarono inoltre a lasciare il Paese per evitare la coscrizione, emigrando principalmente in Francia e negli Stati Uniti.
Un altro colpo all'Estado Novo lo inflisse il sacerdote inglese Adrian Hastings, che nel 1973 con un articolo su The Times denunciò il massacro di Wiriyamu in Mozambico, rivelando che l'esercito portoghese aveva massacrato circa 400 abitanti del villaggio di Wiriyamu, vicino a Tete, nel dicembre 1972. Il suo rapporto venne stampato una settimana prima che il Primo Ministro portoghese, Marcelo Caetano, visitasse il Regno Unito.
In quello stesso anno alcuni ufficiali, con idee politiche di sinistra e contrari alle politica del Governo riguardo alla guerra coloniale, si associarono nel Movimento dei Capitani, diventato poi Movimento delle Forze Armate (MFA), organizzato con lo scopo di abbattere l'Estado Novo e avviare il paese sulla strada della democratizzazione, della decolonizzazione e dello sviluppo economico, con obiettivi immediati la fine della guerra, la convocazione di elezioni libere e l'abolizione della polizia politica. 
Una parte degli ufficiali del Movimento era però legata al generale Kaúlza de Arriaga, ex comandante delle Forze Armate portoghesi in Mozambico, le cui posizioni politiche si ponevano alla destra dello stesso Presidente del Consiglio Caetano e quindi tendenti a un rafforzamento del regime. Kaúlza de Arriaga tentò una sollevazione militare contro Caetano nel dicembre 1973 e successivamente strinse un'alleanza sempre più stretta con il Presidente della Repubblica, l'ammiraglio Américo Tomás, che isolò sempre di più il premier. Nel febbraio 1974 Caetano decise di rimuovere il generale António de Spínola dal comando delle forze portoghesi in Guinea di fronte al crescente disaccordo di de Spínola con la promozione di ufficiali militari e la direzione della politica coloniale portoghese.
Il 5 marzo 1974 il Movimento delle Forze Armate, guidato da Vitor Alves e Otelo Saraiva de Carvalho, tenne una riunione clandestina a Cascais, in cui venne approvato il programma politico del movimento. Il regime venne però a conoscenza del documento: Vasco Lourenço, uno dei dirigenti del Movimento delle Forze Armate, fu arrestato e successivamente trasferito nelle Azzorre. Il 14 marzo i generali António de Spínola e Francisco da Costa Gomes, rispettivamente Vice capo e Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate, furono destituiti per non avere partecipato a una manifestazione di appoggio al governo.

Antonio de Spìnola, il generale più autorevole tra gli ideatori del colpo di Stato del 1974, divenne Presidente della Giunta di Salvezza Nazionale e poi Presidente della Repubblica per soli 4 mesi. L'11 marzo 1975 tentò un nuovo colpo di Stato che lo costrinse alla fuga in Brasile. Rientrò l'anno successivo ma venne relegato a vita privata fino alla morte, avvenuta il 13 agosto 1996, a 86 anni

Il 16 marzo ci fu un prematuro tentativo d'insurrezione, quando il 5º Reggimento di Fanteria marciò su Lisbona, un fallimento che portò all'arresto di circa 200 militari. Il 24 marzo però una riunione clandestina della commissione coordinatrice dell'MFA deliberò che un nuovo tentativo di colpo di Stato avrebbe dovuto avere luogo tra il 22 e il 29 aprile. Otelo Saraiva de Carvalho fu incaricato di gestire il piano generale delle operazioni, con l'assistenza del capitano Rodrigo de Sousa e Castro.
I leader dell'MFA si erano accordati con Carlos Albino, responsabile del programma musicale Límite di Rádio Renascença, perché trasmettesse Grândola, Vila Morena di José Afonso (canzone proibita dal regime), come segnale di avvio delle operazioni.
Il 25 aprile 1974, a mezzanotte e venti, la canzone viene trasmessa, dando inizio al golpe. L'esercito
 prende rapidamente il controllo della tv di stato RTP e delle principali stazioni radio e dell'aeroporto. Caetano si asserraglia nel quartiere generale della Guardia Nacional Republicana (GNR), salvo poi attendersi al generale De Spìnola dopo alcune ore. Immediatamente il generale approva la legge numero 1 del 25 aprile 1974 (Destituzione dei dirigenti fascisti, che decreta la destituzione del Presidente della Repubblica e del Primo Ministro, lo scioglimento dell'Assemblea nazionale e del Consiglio di Stato e il passaggio dei poteri alla Giunta di Salvezza Nazionale, composta da membri dell'MFA. Vengono anche destituiti i governatori civili delle province, il partito unico Ação Nacional Popular, la polizia politica DGS, la Legione Portoghese e tutte le altre associazioni di regime.
Il nome di Rivoluzione dei Garofani deriva dal gesto di una fioraia, Celeste Caeiro, che in una piazza di Lisbona offrì garofani ai soldati. I fiori furono infilati nelle canne dei fucili, divenendo simbolo della rivoluzione e insieme segnale alle truppe governative perché non opponessero resistenza. Le vittime, uccise dalle forze lealiste della DGS, furono quattro.
Alla Rivoluzione dei garofani seguì un periodo di transizione, noto come Processo Revolucionário Em Curso (PREC). Il 15 maggio 1974 il generale Spinola fu eletto Presidente della Repubblica e nominò Primo Ministro Adelino da Palma Carlos, che smantellò il sistema economico e politico corporativo della dittatura.
Palma Carlos si scontrò fin da subito con Spìnola e si dimise, sostituito dal colonnello Vasco Gonçalves. Spìnola, che aveva posizioni conservatrici e sosteneva una soluzione federalista al problema coloniale, di contro lala società civile che chiedeva la piena indipendenza per le colonie africane. Preoccupato dal socialismo si andava diffondendo nel Paese, Spínola organizzò una manifestazione per sostenere l'aumento dei poteri del capo dello Stato e il mantenimento delle colonie. Sostanzialmente fu un tentativo di rafforzamento autoritario, subito sventato dall'opposizione della popolazione, che costrinse il Presidente a dimettersi e fuggire in Brasile. Francisco da Costa Gomes divenne il nuovo Presidente e confermò come Primo Ministro il colonnello Vasco Gonçalves, noto per le sue simpatie comuniste.
Angola, Mozambico, Guinea-Bissau, Capo Verde e São Tomé e Príncipe ottennero l'indipendenza in un breve lasso di tempo, in seguito ad accordi tra i movimenti di liberazione nazionale e il governo portoghese. La colonia di Timor dichiarò l'indipendenza, ma venne invasa cinque giorni dopo dall'Indonesia. Macao, invece, restò territorio portoghese, in vista di un futuro accordo con la Cina per il passaggio di sovranità, stipulato nel 1984 e attuato nel 1999. L'impero coloniale portoghese era finito.
L'11 marzo 1975, a fronte della deriva paracomunista impressa dalla fazione sinistra dell'MFA, militari spinolisti tentarono un colpo di Stato "reazionario", sventato dall'intervento del COPCON (Comando Operacional do Continente), corpo militare d'élite formato da 5.000 uomini e comandato da Otelo Saraiva de Carvalho, istituito nel luglio 1974 con lo scopo di difendere il processo di transizione e il programma del Movimento. Il fallimento del golpe fece diventare l'ala rivoluzionaria dell'MFA maggioranza del movimento e consentì a Gonçalves di spingere ulteriormente per una transizione verso il socialismo: banche, compagnie di assicurazione e numerose industrie furono nazionalizzate. Tra marzo e aprile venne firmato un patto tra i partiti politici e l'MFA che prevedeva la continuazione del processo rivoluzionario, il riconoscimento provvisorio di alcuni poteri a un Consiglio della Rivoluzione e la convocazione di un'Assemblea costituente.
Le libere elezioni per l'Assemblea costituente si tennero nel primo anniversario della Rivoluzione, il 25 aprile 1975. Essa risultò con una maggioranza relativa composta dal Partito Socialista, con una minoranza centrista del Partido Social Democrata (secondo) e terzo il Partito Comunista. Nel corso dell'anno maturò un lungo dibattito sulla scelta del nuovo sistema politico, tra cui anche possibilità di stabilire un regime di tipo sovietico. Alla fine la Costituzione optò però per un sistema misto, caratterizzato da una democrazia di tipo occidentale e da un socialismo pluripartitico. 
Dopo un'estate di tensioni, il 25 novembre 1975 fu tentato un altro colpo di Stato da parte dell'estrema sinistra, con paracadutisti del COPCON che occuparono quattro basi dell'aviazione mentre la sede della rete televisiva nazionale venne occupata da gruppi di estrema sinistra. La mancanza di una precisa leadership e l'immediata risposta militare del Gruppo dei Nove, guidato da António Ramalho Eanes (che poi diventerà Presidente della Repubblica) portarono al fallimento del golpe e Otelo de Carvalho, accusato di aver appoggiato i golpisti, fu allontanato dai suoi incarichi, il COPCON fu soppresso e l'estrema sinistra di fatto eliminata dall'MFA.
Il 2 aprile 1976 venne approvata la nuova Costituzione che, nonostante stabilisse una democrazia pluripartitica, era comunque carica di riferimenti alla "transizione verso il socialismo", alla creazione di "una società libera, giusta e solidale" e di un'economia socialista, dando ampio spazio ai diritti dei lavoratori e ai doveri di solidarietà economica e sociale. Il sistema apparve molto avanzato per l'epoca, in quanto creava una forma di governo semipresidenziale, in cui sia l'Assemblea sia il Presidente detenevano forti poteri che si bilanciavano reciprocamente, scongiurando la debolezza parlamentare e le eccessive concentrazioni di potere.
Il 25 aprile 1976, due anni dopo la Rivoluzione, si tennero le prime elezioni per l'Assemblea della Repubblica, vinte dai socialisti di Mário Soares. Nel giugno 1976 si tennero le elezioni per il Presidente della Repubblica. Francisco da Costa Gomes rinunciò a candidarsi e le elezioni furono vinte da António Ramalho Eanes, che superò Otelo de Carvalho. Nel luglio 1976 il potere passò dai militari ai rappresentanti democraticamente eletti e Mario Soares divenne Primo ministro.
Con il passare degli anni, la carica ideologica della Rivoluzione si perse. Nelle riforme costituzionali del 1982 e del 1989 furono eliminati quasi tutti i riferimenti ideologici originari, i principi socialisti dell'economia e venne eliminato il ruolo dell'MFA come garante del mantenimento delle istituzioni democratiche e della sovranità popolare. Ciò consentì nel 1986 l'ingresso del Portogallo nella Comunità Economica Europea (poi Unione Europea) e la ripresa definitiva dell'economia.
Oggi il 25 aprile è festa nazionale portoghese, chiamato dai portoghesi Dia da Liberdade (Giorno della Libertà). 

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